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Autore: clakis    13/10/2012    1 recensioni
Sapevo di esserci caduta di nuovo. Perchè nonostante cadevo spesso l'ascesa al suolo sembrava sempre più leggera e indolore. L'amore a volte può far male ma amare e non fermarsi è il miglior modo per rendere il mondo un posto sempre migliore. Così scelsi l'opzione migliore forse non feci nemmeno in tempo, il mio cuore aveva già scelto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Ho sempre pensato che se lascio aperta la finestra prima o poi entrerà tutto il cielo.

 Sesto capitolo : Così scelsi l'opzione migliore forse non feci nemmeno in tempo, il mio cuore aveva già scelto.

 


Le sue mani scivolarono presto sui suoi fianchi. Non incrociò i miei occhi e il mio volto rigato di lacrime. Non osava incontrare il mio sguardo. Il nostro abbraccio era durato pochissimi secondi perché lui mi scrollò di dosso in meno di 5 secondi. La sensazione che attraversò il mio corpo fu del tutto nuova e diversa. Il rifiuto. Sentì il mio stomaco rigirarsi e le mani iniziarono a tremare. Non fu del tutto semplice sopportare i pensieri e quella sensazione strana. Stefan aveva il volto perso nel vuoto, non mi degnava né di una parola né di uno sguardo. Mi regalava solo un ammasso di silenzio. C’era così silenzio che mi veniva voglia di  urlare da un momento all’altro. Dopo pochi secondi si allontanò dalla stanza a passi frettolosi e dentro di me regnò l’umiliazione. Mi aveva lasciata sola in quella stanza enorme, senza dirmi una parola o farmi un cenno. Niente di niente. Avevo così tanto vuoto da poterlo vendere. Cercai di distrarmi e allontanare il pensiero del suo comportamento ambiguo e distaccato. Solo una cosa mi veniva in mente per spiegare la sua reazione: indesiderata. Non avrei dovuto comportarmi in quel modo, gettarmi nelle braccia di uno sconosciuto che poche ore prima mi aveva salvata dalle grinfie di un maniaco. Cosa c’era che non andava in me? Ero così superflua? Troppo normale per uno come lui? Forse era proprio qui il problema. Non mi sentivo bella, nient’affatto. Probabilmente non ero il suo tipo. Effettivamente io non ero il tipo di ragazza che piace ai ragazzi. Ma i suoi sguardi mi avevano illuso. Le sue occhiate mi avevano fatto capire il contrario. Sembrava essere interessato a me. Almeno così credevo. Dovevo smetterla di farmi film mentali!  Il vuoto e la fame iniziarono ad essere d’accordo. Avevo bisogno di cibo nonostante non avessi tanta voglia di mangiare. Uscì da quella stanza a passi lenti , terrorizzata dall’idea di incrociare di nuovo i suoi occhi. Amareggiata, ecco come mi sentivo. Scese le scale incontrai solo il suo bonario fratello che ingoiava biscotti al cioccolato. La sua faccia era davvero compiaciuta. Quando mi vide , il suo viso prese vita.
 
Buongiorno Kristen! Fammi compagnia a fare colazione!

Buongiorno! Certo, arrivo!




Mi precipitai nella sedia vicino la sua e analizzai circospetta le mura intorno a me. Non c’erano nessun tipo di rumori, tutto era così calmo e silenzioso. Pure il suo profumo era scomparso. Non sapevo se essere sollevata o dispiaciuta. Forse nessuno delle due. La parte razionale di me sperava di non vederlo mai più. Quella irrazionale aspettava con ansia la sua ricomparsa.
Stefan è uscito pochi minuti fa. Ha detto che aveva delle commissioni da fare.. era davvero sconvolto in viso! Cosa gli hai fatto?
Il mio cervello analizzava lento le parole di Marco. Aveva usato un aggettivo forte e strano : sconvolto. Un abbracciò può sconvolgere una persona? Sicuramente sì se le persona che avresti dovuto abbracciare ti fa obbrobrio. Ma Stefan poteva pensare questo di me? Non ero più sicura della risposta. Sapevo soltanto di avere sempre più domande e meno certezze. Almeno potevo rimanere lucida fin quando non sarebbe tornato. Se fosse tornato.. non ne ero poi così sicura. Sembrava frutto di un sogno: compare, fa la sua parte e se ne va. Non mi andava di dire a Marco che mi ero fiondata su suo fratello senza una spiegazione razionale, se non quella che il mio istinto mi aveva spinto verso di lui. Così mentii anche se mi dispiaceva farlo con Marco.


Io proprio niente. Si è svegliato e se n’è andato senza dirmi niente. È proprio strano!

Strano era un bell’aggettivo per descriverlo. Era strano che tanta bellezza fosse incorporata in una sola persona.

Stefan è fatto così! Sicuramente fra un po’ si rifà vivo. Mangia ,su, e non ci pensare!

Ma io non ci sto pensando!

Bugiarda bugiarda.. che brutta bugiarda che ero! Mentire al mio migliore amico, era la prima volta che mi capitava.

Ricorda, Kristen, che ti conosco meglio di te!


E questa volta ti sbagli.

Scandì l’ultima parola con cura. Non si sbagliava per niente, era quello il problema. Impaziente aspettavo un suo ritorno. Girai con violenza i cereali che erano dentro la mia tazza. Non mi ero mai sentita così nervosa. Marco alzò gli occhi al cielo per la mia risposta falsa.

Lo sai che ci aspetta un’ora di pulizie vero?

Lo sapevo.. eccome se lo sapevo!

Mettiamoci subito a lavoro allora!

Mi alzai dalla sedia e iniziai a mettermi a lavoro per allontanare i pensieri. Il sole batteva forte fuori la finestra, il caldo era afoso e di conseguenza iniziai a sudare in modo incontrollato. Mentre io e Marco lavoravamo fra chiacchiere e risate , la televisione trasmetteva un programma di musica e improvvisamente mi ritrovai a canticchiare quella melodia , il pensiero di Stefan si allontanò da me. Così come lui, non si fece vivo. Le ore passavano veloci, avevamo quasi finito di sistemare tutto. Alla fine di tutta quella fatica preparammo un bel pranzetto che successivamente divorai con foga. La tristezza voleva riaffiorare e travolgermi ma la posticipai per il ritorno a casa. Ogni mia singola particella sentiva la sua mancanza. Non era un’emozione razionale, come poteva mancarmi una persona che conoscevo appena da un giorno? Era da stupidi ed io ero una stupida illusa. Alla fine del pranzo aiutai Marco a sistemare le cose che avevamo messo in mezzo per preparare il cibo e ad un tratto le sue parole mi sorpresero.

Kristen posso dirti una cosa?

Feci cenno di sì con la testa.

Era da un bordello di tempo che non vedevo quella luce negli occhi di Stefan, ti guarda come se la sua vita è concentrata solo su di te. Forse sto sbagliando ma è così.

Rimasi a bocca aperta. Non volevo che il mio cuore si lasciasse cullare da quel briciolo di speranza e di illusione. Cercai di non badare troppo e di non dare peso alle parole di Marco. Era soltanto un pensiero, cercai di ficcarmelo bene in testa e di autoconvincermi.
A questo punto che senso aveva andarsene? 

Marco non ti fare troppi film, mi guarda come un ragazzo guarda una ragazza. Niente di più, niente di meno. Comunque non m’importa, lo sai che dopo Riccardo non voglio altre delusioni, voglio restare sola.

Le parole sgorgavano veloci dalla mia bocca e cercai anche questa volta di convincere me stessa e non Marco.


Comunque è meglio che torno a casa, mia madre è sola e voglio fargli compagnia! Grazie di tutto Marco, sei il migliore!

Va bene, ciao Kristen! Ci vediamo domani a scuola ..ti voglio bene.
Mi tenne stretta al suo petto per vari secondi e cercai di cullarmi nel suo abbraccio e di trovare un pizzico di colore in quello strato di grigiastro che incombeva sopra di me. Con Marco era facile aprirsi, raccontargli ogni cosa.. ma questa volta era diverso perché  non potevo dirgli ciò che provavo per suo fratello anche perché non sembrava neppure vero provare tutte quelle emozioni in poche ore. Mi sentivo come se fossi stata mesi e mesi senza avere un briciolo di sensazioni in corpo e che adesso si erano catapultate dentro di me, tutte in una volta,  senza chiedere il permesso. Il viaggio del ritorno non fu tanto difficile come pensavo. Cercavo di fare attenzione alla strada per non pensare a lui. Ci riuscì a malapena ma in quei pochi minuti potevo godermi il vento in faccia e quella straordinaria giornata di sole. Al mio ritorno trovai la casa vuota, brutto segno. Cercai in tutti i modi di perdere tempo ma esaurite tutte le attività mi gettai nel letto , esausta. All’inizio mi violentarono tutti i pensieri più nitidi e straordinari, come il suo profumo o i suoi occhi. Poi ripensai alle sue parole, alle sue risposte fredde e sgarbate, al suo rifiuto. Tutto sembrava essere un sogno o un ricordo lontano. La mia mente era ricoperta di immagini e tra queste prevaleva il suo viso . Mai visto niente di più bello, pensavo. Piano a piano le immagini divennero lente e sfocate e il sonno mi inghiottì trasportandomi nel bel mezzo del mondo dei sogni.


1 settimana dopo.
Le ore scorrevano lente, la scuola era sempre troppo noiosa e perlopiù non riuscivo mai a concentrarmi e questo mi rendeva nervosa, come la campanella , come i lunghi pomeriggi di quella settimana buia, come la sera così vuota nonostante la  presenza costante dei miei migliori amici. Ma niente poteva rendermi più nervosa dal pensiero di non aver visto più Stefan da quella domenica soleggiata. Ormai stavo smettendo di sperare in una sua apparizione e anche Marco era d’accordo con me.

Non torna, inutile che guardi le finestre di scuola con aria malinconica. Mio fratello è fatto così, si fa vedere quei due giorni e se ne va di nuovo . Pensavo che questa volta era diverso invece è il solito stronzo!
Q
uelle parole mi colpirono in pieno. Pensavo anzi speravo che restava a Roma. Poco importava se non si faceva vedere, magari un giorno l’avrei incontrato per strada o in un vicolo o magari al cinema! . Ma l’idea che andava in un’altra città mi fece salire la colazione. Iniziai a sentire molto caldo e le gambe molli. Non potevo accettare che un’altra persona se ne andasse così, senza un saluto o una spiegazione. Stavo sbriciolando di nuovo. Chi avrebbe raccolto i pezzi questa volta?

Marco non m’interessa, io non sto aspettando nessuno. Pensa a ripassare che sta venendo la prof!

Con questa scusa allontanai le attenzioni di Marco e cercai con tutte le forze di non pensare. Era davvero così, non l’avrei più rivisto? Quel pensiero divenne padrone della mia mente. Poggiai la testa sul banco e cercai con tutte le forze di scacciare la nausea e la tristezza. Ma perché reagivo in quel modo? Avrei dovuto essere razionale, allontanare quei pensieri ingarbugliati e il ricordo di quei pochi attimi. Ma non mi volevano lasciare. Avevo vissuto interi mesi con la consapevolezza di non fare entrare più nessuno nel mio cuore per potermi distruggere da dentro. Avevo allontanato da me l’amore. Questa volta invece fu diverso. Non volevo e non potevo allontanarlo. Ogni mia singola particella di corpo urlava il suo nome. Sapevo di esserci caduta di nuovo. Perché nonostante cadevo spesso l'ascesa al suolo sembrava sempre più leggera e indolore. L'amore a volte può far male ma amare e non fermarsi è il miglior modo per rendere il mondo un posto sempre migliore. Così scelsi l'opzione migliore forse non feci nemmeno in tempo, il mio cuore aveva già scelto. Dovevo cercarlo. E non m’interessava affatto quanto tempo avrei impiegato per trovarlo.. ma non avevo altra scelta. Dovevo lasciarmi andare all’amore.

   
 
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