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Autore: maxmin1997    13/10/2012    1 recensioni
Zoe Hastings è la ragazza stramba della scuola. Nessun amico, nessun interesse verso qualsiasi altra cosa che non siano libri e musica.
Jared Richmond, il bad-boy irromperà nella sua vita, mettendo in confusione tutto il suo mondo.
"Occhi-Di-Ghiaccio perse l’equilibrio e afferrò il primo appiglio possibile, la spalla di Zoe.
A quel piccolo contatto, la ragazza sentì la sua pelle bruciare e si limitò ad afferrare le braccia del ragazzo per aiutarlo.
Lui la guardò, quasi sorpreso che fosse ancora lì, e le fece un sorriso sarcastico, poi si scostò immediatamente, lasciandole una strana sensazione nel corpo, quasi di freddo."
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Zoe aprì gli occhi nel momento esatto in cui la sua fastidiosa sveglia cominciò a suonare, la chiuse con un colpo secco e, dopo qualche secondo a fissare il soffitto, si alzò sconsolata al pensiero che sarebbe dovuta andare a scuola, a fare cose, incontrare persone ecc.
Zoe non era una ragazza particolarmente sociale, anzi, se poteva, evitava la gente in generale. Molti nel suo liceo la consideravano stramba, senza speranze, asociale, drogata…
Ma lei non faceva assolutamente niente per cambiare la loro opinione, ormai aveva imparato a non badarci più.
Andò in bagno e si infilò sotto la doccia, lasciando che il getto dell’acqua calda la svegliasse un pochino. Quando uscì il bagno era piacevolmente pieno di vapore e, come sempre, iniziò a fari disegnini senza senso sullo specchio appannato. Era come una specie di tradizione. Uscì di malavoglia e si infilò una paio di jeans grigi, una felpa blu con il pipistrello di Batman bianco, un paio di stivaletti color miele. Si mise un po’ di trucco agli occhi e si esaminò alla parete specchiata nella sua camera. Era mediamente alta, capelli castano chiaro, occhi grandi e verdi e una pelle chiarissima.
Prese il suo preziosissimo iPod e le sue cuffie e, prendendo la borsa, si mise ad ascoltare Hurricane a tutto volume.
Prese per un soffio l’autobus e sedendosi su un sedile, si mise a osservare la magnifica città in cui viveva. Londra era proprio speciale.
Scese alla sua fermata e guardò in cagnesco la scuola che si ergeva davanti a lei. Un bell’edificio in rosso mattone, con grandi finestre e una bandiera colorata che spiccava all’entrata. Era lo stemma della scuola: un’enorme ancora blu, con uno sfondo grigio e rosso. Non aveva mai capito il significato di quella bandiera, e nemmeno le interessava scoprirlo.
Stava percorrendo il corridoio quando uno stupido le venne letteralmente addosso, facendola spalmare sul pavimento e guadagnandosi risatine e occhiate divertite da parte di tipo mezza scuola.
Alzò rabbiosa lo sguardo verso quel cafone, ma stava di schiena, impegnato a discutere con un ragazzo alto e biondo. Noel Bess. Si alzò a fatica e diede una spinta al tipo di prima. Lui si girò di scatto e Zoe sentì il suo cuore fermarsi, per poi riprendere a battere più veloce dei battiti d’ali delle farfalle.
Due occhi di ghiaccio l’avevano avvolta in una specie di bolla. Riusciva a vedere solo quelli, ora la scrutavano, percorrendo ogni centimetro del suo corpo e soffermandosi sul petto.
La ragazza riacquistò lucidità e lo aggredì.
“Almeno scusa no, eh?!”
Lui si limitò ad alzare un sopracciglio, e Zoe lo trovò decisamente sexy. Era alto almeno una spanna in più di lei, un fisico non da rugbista, bensì da nuotatore probabilmente, non era né robusto, né di certo mingherlino.
I capelli neri gli incorniciavano il viso, accarezzandogli le spalle, erano mossi e lei si accorse di desiderare di poterci passare la mano, per sentire se fossero soffici come sembravano.
“Ragazzina, non farmi perdere tempo.”
Oh, la sua voce era incredibile, sentì un brivido percorrerle la schiena, finché le parole che aveva pronunciato acquistarono un senso nella sua testolino momentaneamente vuota.
“Scusami?! Sei te che mi hai spinto, stronzo.”
Lui fece un sorriso divertito e guardò per una frazione di secondo Noel, che lo fissava rabbiosamente.
“Ho cose più importanti, levati di mezzo.”
Si girò di nuovo, e nel frattempo il biondo si era avvicinato.
La ragazza, persa la pazienza e accortasi che era divenuta oggetto di occhiate scettiche da parte di tutti i ragazzi, tirò per un braccio il moro, che colto di sorpresa, inciampò sui suoi passi, e a quel punto fu il delirio.
Noel ne approfittò per sferrargli un cazzotto dritto alla mascella, che lo prese in pieno.
Zoe urlò, sentendosi responsabile.
Occhi-Di-Ghiaccio perse l’equilibrio e afferrò il primo appiglio possibile, la spalla di Zoe.
A quel piccolo contatto, la ragazza sentì la sua pelle bruciare e si limitò ad afferrare le braccia del ragazzo per aiutarlo.
Lui la guardò, quasi sorpreso che fosse ancora lì, e le fece un sorriso sarcastico, poi si scostò immediatamente, lasciandole una strana sensazione nel corpo, quasi di freddo.
“Su, Noel, se vuoi puoi farti la mia ragazza, se proprio ci tieni tanto a vendicarti.” Disse il moro con un ghigno stampato in volto.
“Tu non hai una ragazza. Ti sbatti tutte le ragazze che respirano.”
L’altro fece per pensarci, poi sorrise.
“Hai ragione.”
A quel punto Noel si scagliò nuovamente verso di lui, e stavolta Zoe ebbe l’accortezza di spostarsi e mischiarsi nella folla. Non era per niente interessata alla loro furiosa lotta. A quanto aveva potuto capire, il moro era un puttaniere, e lei si sentì irritata dal fatto di aver provato quelle strane sensazione con quel bastardo.
Andò verso la classe di chimica e, sedendosi all’ultimo banco, si infilò le cuffie e ignorò bellamente la prof. Odiava da morire quella donna. Si chiamava Fiordalisa Mitchell, e già il nome era tutto un programma. Inoltre, al primo compito del primo anno, la ragazza era andata molto male, e questo aveva firmato la sua condanna a morte.
Quando sentì la campanella suonare, si alzò pigramente e raggiunse la porta. Ovviamente come sempre stava guardando a terra, pur di non incrociare gli occhi curiosi che la guardavano come a dire da dove è uscita questa. Il punto è che lei non sapeva come fare a evitarlo. Era sempre stata diversa. Tra shopping e una giornata in biblioteca, preferiva l’ultima. Se qualcuno le chiedeva di andare in discoteca (cosa che comunque non accadeva mai), lei sceglieva di prepararsi un thè caldo e guardare una delle sue serie tv preferite. Se un ragazzo le chiedeva di uscire era quasi sempre per entrare nelle sue mutandine, e questo lei lo sapeva, quindi li rifiutava. Poteva anche essere stramba, ma era consapevole di essere una bella ragazza.
Stava per attraversare la porta, come al solito era l’ultima a essere rimasta nell’aula, quando un braccio muscoloso e abbronzato le sbarrò la strada, bloccandola e spaventandola a morte.
Alzò lo sguardo e… non ci poteva credere. Ancora lui!
“Che vuoi?”
Lui posò i suoi occhi azzurri sui suoi e fece un sorrisino ironico.
“Non ti ho chiesto scusa, mi pare.”
“Non mi interessano più le tue scuse.”
“Ma come, mi sono anche beccato un pugno per colpa tua!”
Ora che lo osservava meglio, Zoe notò che la sua mascella destra era arrossata e un brutto livido cominciava a farsi vedere.
Abbassò velocemente lo sguardo e cercò di abbassare il braccio del moro.
“Lasciami passare, arrivo in ritardo a Letteratura.”
“Non mi importa.”
Ma che diavolo vuole? Pensò Zoe.
“Come ti chiami?”
Lei emise uno sbuffo esasperato.
“Zoe.”
“E’ un nome davvero bello. Io sono Jared.”
“Bene, interessante, ciao.”
E, prendendolo di sorpresa, passò sotto al suo braccio e corse verso la sua classe.
 Che ragazza interessante… Pensò il ragazzo. L’aveva  vista a scuola qualche volta, ma non aveva mai notato quegli occhi verdi, erano simile agli smeraldi. E le forme che aveva avuto modo di sfiorare, quando aveva perso l’equilibrio, gli sembravano decisamente deliziose. Fischiettando e dirigendosi verso il bar della scuola, una sola frase riecheggiava nella sua testa, e lui fece davvero di tutto per scacciarla, anche perché non aveva mai avuto così voglia di possedere una ragazza.
Sarà mia. Riusciva a pensare solo questo.

  
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