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Autore: releuse    26/04/2007    1 recensioni
Kaede Rukawa è sempre stato un tipo taciturno, silenzioso e distaccato. Sakuragi crede che pensi solo a se stesso e al basket, egoisticamente, finchè non scopre la verità. Eriko, sorella del volpino, è affetta da una rara forma di distrofia muscolare e Kaede è l'unica persona che si prende cura di lei. Come vive Rukawa la sua condizione? Possibile che Eriko soffra di più per lui che per la sua malattia? Ed Hanamichi sarà in grado di aprirsi uno spiraglio dentro il loro mondo?
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la vita che verrà

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La vita che verrà
II capitolo

La mattina seguente Hanamichi Sakuragi arrivò in ritardo a scuola e in seguito agli allenamenti. Non era riuscito a chiudere occhio ripensando a come era andata la sera prima. Aveva parlato con Kaede Rukawa per la prima volta da quando lo conosce, o meglio si erano parlati senza insultarsi per la prima volta.

'Poi sono stato a casa sua, incredibile. Mi ha quasi costretto, anche se avevo notato che qualcosa non andava. Così ho conosciuto Eriko, sua sorella. E forse ho avuto un assaggio della vita autentica di quella kitsune isterica...'

Sakuragi si sentiva davvero in colpa per tutte le volte che aveva insultato Rukawa per la sua freddezza e i suoi modi bruschi. Non avrebbe mai pensato che il suo acerrimo nemico vivesse in una simile condizione. Eppure in una parte nascosta del suo cuore era felice. Felice di aver conosciuto il vero Rukawa, quel ragazzo dai modi gentili e pacati...

'...E dal sorriso meraviglioso...'

Dentro di sé sapeva che niente sarebbe più stato uguale...

“Buongiorno Kitsune malefica!” Fece a gran voce entrando in palestra. Tutta la squadra si voltò sui due allibita.
“Hn?” Rispose Rukawa ignorandolo mentre lanciava la palla nel canestro.
Forse il rossino si era sbagliato: era tutto come prima!
“Ah, Kitsune scorbutica, mi ignori?” Disse Sakuragi arrabbiandosi nel non capire il comportamento del numero undici, ma un pugno di Akagi lo fece tornare con i piedi per terra.
“Razza di deficiente!” Urlava il gorilla “Non solo arrivi in ritardo agli allenamenti, ma ti metti a fare assurdità? Da quando in qua sei amico di Rukawa?”
Hanamichi non sapeva cosa rispondere, ma notando un'occhiata intimidatoria del numero undici capì che doveva inventarsi qualcosa: e subito!
“Uffa, quante storie” Cominciò mentre si massaggiava la testa dolorante. “Stavo solo scherzando! Volevo testare la reazione di Rukawa a questa nuova provocazione...così poi ce le saremmo date di santa ragione!eh eh!”
“Bè se hai tutte queste energie per fare a botte con Rukawa allora le userai per un allenamento intensivo.” Fece Ayako colpendolo con il suo ventaglio.
“Come? Ayako, cattiva!” Mugolò Sakuragi. Gli allenamenti proseguirono come al solito. Anzi, peggio del solito agli occhi del numero dieci. Rukawa infatti lo ignorò per tutta la durata dell'allenamento, senza insultarlo neppure una volta...

'Mi tratta come se non esistessi....'

Al termine degli allenamenti Rukawa fu il primo ad andarsene senza dire una parola, com'era al suo solito. Questa volta fu Sakuragi ad essere veloce e uscire poco dopo di lui. Lo raggiunse.

“Hey, kitsune! Fermatiii!”

Il moro che stava già pedalando si voltò a quel grido e notando Sakuragi che lo inseguiva correndo, decise di fermarsi.

“Hn?” Lo guardò impassibile. Hanamichi prese fiato.
“Diamine! Mi vuoi fare morire! Ma dico! Perché mi hai ignorato per tutto il tempo oggi?”
Rukawa rimase in silenzio per qualche istante.
“Perché dovevo parlarti? Non l'abbiamo mai fatto!”
“Si, ma...ieri...” Hanamichi non sapeva cosa dire in verità.
“Non mi sembra che siamo diventati amici.”. Le sue parole infransero brutalmente l'animo del rossino che rimase senza parole. Gli occhi di Rukawa lo fissavano gelidi. O così avrebbe pensato fino a due giorni prima. Invece lesse in quello sguardo uno sforzo immane a rimanere impassibile.
“Senti brutta kitsune polare! Non mi spaventi con questo atteggiamento, capito? Io ora sono dentro questa storia e non ho intenzione di uscirne. Povera Eriko, con un'ameba come te non può che annoiarsi! E non ti permetto di trattare il tensai in questo modo. Se mi ignori come al solito, almeno potresti menarmi come di consueto!”

Rukawa lo fissò stupito. Sakuragi era furibondo e il suo viso era davvero...buffo! Il numero undici abbozzò un sorriso finché non cominciò a ridere un po' trattenuto.

'Ce l'ho fatta, sta sorridendo...'

Sakuragi si rilassò soddisfatto. Rukawa fece un grosso respiro.

“Io...” Cercava di dire qualcosa, imbarazzato.
“Tranquillo, kitsune. Va bene così...”
“Do'hao...”
“Baka!”

“Eccomi qua Eriko!”

La mattina dopo un sorridente Sakuragi era sulla soglia di casa dei Rukawa. Aveva un abbigliamento sportivo come di chi dovesse andare ad allenarsi; sottobraccio teneva una palla da basket.

“Waaah! Hanachan! Come sei bello!” Sorrideva tutta eccitata Eriko sulla porta.

Il rossino notò che gli aveva aperto proprio lei che stava seduta su una sedia a rotelle. Sakuragi ebbe un tuffo al cuore carico di malinconia. Appena vide la ragazzina non seppe resistere all'impulso di prenderla in braccio e stringerla a sè, mentre lei ne era felicissima.

“Do'hao, che stai facendo?” Rukawa si affacciò dal soggiorno.
“Eh, eh, buongiorno, kitsune! Tengo in braccio la bambina più bella di questo pianeta! Vero?” Disse Sakuragi rivolgendosi ad Eriko.
“Siii! Grande tensai!” Urlò la piccola stringendosi di più al rossino.
“Eh...Siete proprio uguali eh, voi due.” Sospirò Rukawa accennando un sorriso.
“Bè, allora voi siete pronti?” Chiese Sakuragi appoggiando Eriko nella sedia a rotelle.
“Io si, io si! È Kacchan che ci mette una vita a prepararsi!” Rispose beffarda la ragazzina. Rukawa arrossì di colpo e infilandosi il giubbotto mugolò:
“Ma che cosa dici, Eriko? Non è vero! Sono pronto. Andiamo, andiamo!”
“Ah! ah! Ah! Dai, iniziamo a uscire, Eriko. Lasciamolo qui tuo fratello!” Sakuragi era carico di energie, afferrò la sedia a rotelle e la spinse fuori.
“Noi ti lasciamo qui, Rukawaaaa” urlò dal cortile. La sua voce allegra mista alle risate gioiose della sorella, davano al ragazzo moro una sensazione di quiete che raramente riusciva a provare.

'...mi piace vederlo ridere insieme ad Eriko. Io non riesco mai a farla ridere così. Lui è riuscito a portare una ventata di serenità a mia sorella...e a me...'

“Aspettateeee! Eriko, il giubbotto!” Urlò Rukawa improvvisamente uscendo fuori di corsa.

Il sole era luminosissimo quel giorno; non si vedeva una nuvola. Quell'azzurro limpido e tenue si mescolava così negli occhi dei fratelli Rukawa quando li alzavano verso il cielo. L'aria era secca e tiepida, perfetta per una passeggiata all'aperto.
Hanamichi guidava la carrozzina di Eriko scherzando con lei, mentre Rukawa camminava al suo fianco in silenzio divertito dai due. Gli piaceva osservarli.

'Che strano. Non ero mai uscito con qualcun altro quando c'è Eriko. Ho sempre pensato che non fosse il caso. Che a nessuno avrebbe fatto piacere...eppure ora, questo do'hao così tranquillamente...'

“Hanachan, dove andiamo?” Chiese curiosa la ragazzina stringendo i pugni per l'emozione.
“Ma a giocare a basket come promesso! Vero, Rukawa?”

'eh...?'

Rukawa batté le ciglia sorpreso: Hanamichi gli aveva appena rivolto un sorriso spontaneo e altrettanto spontaneamente lo aveva chiamato Rukawa. Per un attimo fu in preda alla confusione.

“Ah, Certo! A...andiamo a giocare a basket.” Concluse in fretta.
“Va tutto bene, kitsune?” Chiede d'un tratto Sakuragi.
“Si. Perchè?” Chiese sorpreso Rukawa. Stava benissimo.
“Non dici una parola.”. Il moro cercò di nascondere l'improvviso imbarazzo. Non poteva certo dirgli che era catturato da lui e dalla dolcezza che dimostrava verso la sorella.
“Ma Kacchan è sempre così. Non parla mai!” Sbuffò Eriko incrociando le braccia. Rukawa sorrise e si sporse per prendere la sedia a rotelle dalle mani del rossino.
“Non è vero...” Disse affacciandosi verso il viso della sorella.
“È che non sono chiacchierone come Sakuragi. Ti sta abituando troppo bene, vedo!” Rise mentre le scompigliava i morbidi capelli.
“Ah! dannata kitsune, come ti permetti? Qui siamo in due con tanta voglia di parlare. Dovresti prendere esempio da questi due tensai! Ah, ah, ah!”

Arrivarono in un campetto dove c'erano dei ragazzini che giocavano a calcio vicino al canestro che si innalzava su un lato.

“Hey, voi, potete spostarvi da una parte che dovremmo giocare a basket, per favore?” Chiese Sakuragi avvicinandosi al gruppetto. I ragazzini lo guardarono un attimo e si misero a ridere.
“Ma che diavolo avete da ridere? Spostatevi se non volete che ve le suoni...”
“Ma vuoi giocare con quella lì?” Disse il ragazzino più alto con tono spavaldo e rivolgendo uno sguardo di scherno verso Eriko.

Quest'ultima si ammutolì. Hanamichi stava per andare su tutte le furie e provò ad afferrare il ragazzino per prenderlo a testate, ma non riuscì ad acchiapparlo: Rukawa lo teneva sollevato per la collottola.

“Hai qualcosa da dire contro mia sorella? Eh, moccioso?” Il suo sguardo era carico d'odio.
“No...no...scusami...non intendevo...lasciami ti prego.” Tremava il ragazzino. Sakuragi era allibito.
“Em, Rukawa...”
“Lascialo, Kaede! Ti prego” Gridò Eriko abbassando gli occhi come rassegnata. A quelle parole Rukawa strattonò il ragazzino da un lato che insieme ai suoi amici corse via impaurito. Ora il campo era tutto per loro. Calò il silenzio, ma il tensai lo spezzò in pochi istanti.
“Allora, campioni! Vogliamo iniziarla questa partita?” Disse con tono di sfida.

Ad Eriko si illuminarono gli occhi, Kaede fece un cenno di approvazione sorridendo soddisfatto. Sakuragi lo aveva salvato nuovamente. Si rendeva conto che aveva le uscite giuste al momento giusto, che quella sua allegria era benefica per la sorella. Lui invece aveva molto spesso in estrema difficoltà a gestire le situazioni, e per questo molte volte fra lui ed Eriko calava un triste silenzio.
I ragazzi simularono così delle piccole partite dove talvolta erano Eriko e Rukawa a giocare contro Sakuragi, talvolta quest'ultimo e la ragazzina sfidavano il moro. I due assi dello Shohoku facevano di tutto per adeguarsi alle possibilità di Eriko che doveva muoversi con la carrozzina; le facevano dei piccoli passaggi e l'aiutavano a tirare a canestro. Sakuragi e Rukawa parlavano tranquillamente delle regole da seguire e di tanto in tanto si scambiavano dei sorrisi.

Finalmente...stavano andando d'accordo.

“Dai, kitsune rammollita. Ti fai battere da me e tua sorella? Ma non ti chiamano l'asso dello Shohoku?”
“Do'hao!”
“Brava, Eriko, così! Siamo la coppia di tensai più tensai che ci sia!”
“Siii! Grande Hanachan!”
“Dai, Eriko, Brava. Scofiggiamo Sakuragi!”
“Sii, Kacchan!”
“Ma come? Mi tradisci, Eriko!”
“Do'hao!”
“Baka kitsune!”
“Ah, ah, ah! Che buffo che sei Hanachan! Ma non sbagliare apposta il canestro per me!”
“Eriko, Sakuragi non sbaglia apposta, lui non sa tirar...”
“Kitsune! Che diavolo vai dicendo!”
“La verità. Do'hao. È ora che Eriko conosca la verità su di te.”
“Kitsune perfida!!!”
“Ah, ah, ah, ah,”

La mattinata trascorse in un'atmosfera di immensa gioia , fra risate e battute del tensai. Eriko si divertì tantissimo, e si rese conto che era da molto tempo che non si sentiva così felice. E forse anche Rukawa. Quand'era l'ultima volta che si era divertito così? Che aveva riso in quel modo? Non se lo ricordava.

'O forse non l'ho mai provato...'

Dal canto suo Hanamichi Sakuragi si divertiva spesso, è vero, ma la compagnia di questi due fratelli era diversa: gli piaceva da impazzire.

'E poi vedere Rukawa ridere è la cosa più strana e più bella che ci si possa immaginare...'

I tre ragazzi pranzarono fuori. Comprarono dei panini e alcune bibite e andarono a mangiare in un parco. Si sedettero su una panchina sollevando Eriko dalla sedia a rotelle per farla sedere in mezzo a loro.

“Sei stanca, Eriko?” Chiese Rukawa un po' preoccupato da tutto quel movimento . La ragazzina scosse più volte la testa in senso negativo.
“Sto benissimo Kacchan!...anzi, mi prendi in braccio?”
“Certo!” rispose sorpreso il moro.
“Ah, adesso vuoi le coccole di tuo fratello, eh? Furbetta!” Rise Sakuragi.
“Perché le vuoi anche tu, Hanachan?” Domandò ingenuamente la ragazzina.
Hanamichi diventò rosso di colpo
“Che...” Non riuscì a dire una parola.
“Non dire sciocchezze, Eriko.” Rukawa, in evidente imbarazzo, dette un colpetto alla testa della sorella.
“Cos'ho detto di male?” Non capiva.

La gente che passava di tanto in tanto li guardava incuriositi. A volte non mancavano quegli sguardi di pietà che tanto infastidivano Rukawa. Ma Eriko non si fece intimorire, anzi regalava a tutti un grande sorriso.

“Quella è tutta invidia...” Disse ad un certo punto la ragazzina.
“Hn?”
“Invidia?”
“Perché sono seduta in mezzo ai due ragazzi più belli di questo mondo! Mi sento proprio una principessaaa!” Lo gridò a pieni polmoni.
Sakuragi e Rukawa si guardarono trattenendo una risata, poi si scambiarono un enorme sorriso.

Nel tardo pomeriggio Eriko iniziò ad avere dei dolori alle gambe, quindi Rukawa decise di tornare a casa per metterla a letto.

“Grazie di tutto, Hanachan! Giocheremo ancora a basket, vero?”
“Certo, Eriko. Quando vuoi!” Sorrise il rossino. Eriko lo guardò con i suoi profondi occhi blu. Sembrava triste di doversi separare da Sakuragi.
“E quando torni a trovarmi?” Gli chiese con voce bassa. Hanamichi si inginocchiò di fronte a lei.
“Quando vuoi tu!”
Eriko osservò gli occhi nocciola del rossino...la vista le si stava appannando.
“Eriko...” Sussurrò Sakuragi. Eriko gli gettò le braccia al collo scoppiando a piangere.
“Eriko, che c'è?” Rukawa si spaventò.
Hanamichi capì, e la strinse a sè.
“Sono...felice...” Singhiozzò la ragazzina.
“Grazie...grazie Kaede...grazie Hana...”

Il giorno dopo Rukawa non andò scuola.

'Doveva accompagnare Eriko a fare la fisioterapia...mi è sembrato molto preoccupato quando me l'ha detto... strano. Chissà cosa doveva fare, o con chi doveva parlare...stasera glielo chiedo. Accidenti, ma vederlo così in ansia mi mette in agitazione...al diavolo la scuola! Lo raggiungo!'

Hanamichi Sakuragi decise di saltare la scuola e raggiungere l'amico in clinica.

'...perchè siamo amici, ora. Vero Rukawa?'

La possibile risposta a quella domanda lo riempiva d'emozione.
Arrivato alla clinica Sakuragi si chiese se era troppo presto. In realtà non sapeva a che ora Rukawa dovesse recarsi lì.
Erano le dieci.
Il rossino entrò dal cancello principale. Un viale alberato si espandeva fino alla struttura vera e propria. Avanzò titubante. C'era un via vai di persone, fra anziani, bambini e adulti e fra questi si poteva vedere gente in condizioni davvero difficili. Sakuragi fu pervaso da una grande malinconia nel vedere tutta quella sofferenza.

'E cosa mi aspettavo? Mica siamo in un parco dei divertimenti...'

Sospirò, pensando a Rukawa ed Eriko che vivevano praticamente in quel mondo. Poi, d'un tratto si fermò catturato dalla figura che intravide su un lato del giardino.
Rukawa stava rannicchiato su una panchina con le mani che abbracciavano le ginocchia. Non c'era nessuno nelle immediate vicinanze; era solo, immobile.
Sakuragi si diresse verso di lui chiamandolo.

“Hey, Rukawa.”

Nessuna risposta.

“Ru...”

Man mano che si avvicinava Hanamichi notava qualcosa di strano. Rukawa sembrava una statua senza vita, intorno a lui era come se il tempo si fosse fermato.
Il suo sguardo era perso nel vuoto. La sua pelle era pericolosamente bianca.
Hanamichi sentì i battiti del suo cuore agitarsi ossessivamente.
L'aveva raggiunto.

“Rukawa? Sono io...” Sussurrò quasi con timore.

Nessuna reazione. Gli occhi blu di Kaede continuavano a fissare un punto indefinito davanti a sé.

“Rukawa!!” Hanamichi spaventato si inginocchiò di fronte a lui scuotendolo per le spalle.
“Rukawa sono io! Rispondimi!Cos'hai?” Ansimò in preda all'agitazione. Temeva davvero il peggio.

Un flebile impulso simile ad una impercettibile scarica elettrica attraversò le mani di Sakuragi appoggiate sulle spalle di Rukawa. Poi le pupille del moro si mossero globulose come in preda ad un forte sforzo per riprendere a funzionare, mentre il viso lentamente stava riassumendo colore. Infine, finalmente, gli occhi di Kaede misero a fuoco.

“Sa...Sakuragi?” Riuscì a dire con un filo di voce. Hanamichi nel vederlo rispondere agì d'impulso.
“Brutto deficiente! Mi hai spaventato! Si può sapere che diavolo hai?” Alzò la voce.

Rukawa lo guardava spaesato.

“Hana...io...” La sua voce tremava.
“ Hei, Ru...che succede?” Chiese Hanamichi addolcendo il tono della sua voce.
“...entro l'anno...”
“Cosa dici?”
“...morirà entro l'anno...” La voce di Rukawa fu impercettibile.
Sakuragi si sentì soffocare.
“Chi...te l'ha detto?” Chiese turbato.
“...aveva fatto... delle analisi nelle scorse settimane...oggi dovevo ritirare...i risultati...” Kaede non riusciva a parlare, provava a sforzarsi, ma sentiva come se gli stessero stracciando violentemente le viscere. Tremava sempre di più.

Hanamichi era sconvolto.

“Non ci credo...” Iniziava a sentire sé stesso nelle parole di Rukawa. Si sentiva come se le stesse dicendo lui quelle parole.

Inconsciamente alzò la mano per accarezzare il viso dell'amico: la sua pelle era gelida.
Rukawa a quel tocco sentì la sua guancia bruciare.
Lacrime cominciarono a bagnargli il viso.

“Rukawa...” Hanamichi si scosse nel vedere il ragazzo piangere.

Le lacrime scivolavano per la sua mano accarezzandola. Poi d'improvviso Rukawa afferrò Sakuragi e si gettò su di lui scoppiando in un pianto disperato. Hanamichi strinse a sé l'amico più che poteva. Lo sentiva tremare e singhiozzare. Dolcemente gli poggiò una mano fra i capelli e cominciò ad accarezzarglieli.
Hanamichi non disse una parola. Poteva sentire i battiti agitati del cuore di Rukawa mescolarsi e fondersi coi suoi. Sentiva le sue stesse emozioni, le sue stesse paure. La sua stessa disperazione e voglia di sparire. Era come se Kaede gliele stesse trasmettendo tramite la sua anima. Nel profondo del loro cuore le rispettive coscienze si stavano sfiorando, fondendo. Non c'erano più Hanamichi e Kaede. Non c'era più un io o un tu.
Ci fu un istante che si trasformò in un noi.
C'era un unica anima che li univa.

Fine II capitolo



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