la vita che verrà
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La vita che verrà
II
capitolo
La mattina seguente Hanamichi Sakuragi arrivò in ritardo a
scuola e in seguito agli allenamenti. Non era riuscito a chiudere occhio
ripensando a come era andata la sera prima. Aveva parlato con Kaede Rukawa per
la prima volta da quando lo conosce, o meglio si erano parlati senza insultarsi
per la prima volta.
'Poi sono stato a casa sua, incredibile. Mi ha quasi
costretto, anche se avevo notato che qualcosa non andava. Così ho conosciuto
Eriko, sua sorella. E forse ho avuto un assaggio della vita autentica di quella
kitsune isterica...'
Sakuragi si sentiva davvero in colpa per tutte le
volte che aveva insultato Rukawa per la sua freddezza e i suoi modi bruschi. Non
avrebbe mai pensato che il suo acerrimo nemico vivesse in una simile condizione.
Eppure in una parte nascosta del suo cuore era felice. Felice di aver conosciuto
il vero Rukawa, quel ragazzo dai modi gentili e pacati...
'...E dal
sorriso meraviglioso...'
Dentro di sé sapeva che niente sarebbe più
stato uguale...
“Buongiorno Kitsune malefica!” Fece a gran voce entrando in
palestra. Tutta la squadra si voltò sui due allibita.
“Hn?” Rispose Rukawa
ignorandolo mentre lanciava la palla nel canestro.
Forse il rossino si era
sbagliato: era tutto come prima!
“Ah, Kitsune scorbutica, mi ignori?” Disse
Sakuragi arrabbiandosi nel non capire il comportamento del numero undici, ma un
pugno di Akagi lo fece tornare con i piedi per terra.
“Razza di deficiente!”
Urlava il gorilla “Non solo arrivi in ritardo agli allenamenti, ma ti metti a
fare assurdità? Da quando in qua sei amico di Rukawa?”
Hanamichi non sapeva
cosa rispondere, ma notando un'occhiata intimidatoria del numero undici capì che
doveva inventarsi qualcosa: e subito!
“Uffa, quante storie” Cominciò mentre
si massaggiava la testa dolorante. “Stavo solo scherzando! Volevo testare la
reazione di Rukawa a questa nuova provocazione...così poi ce le saremmo date di
santa ragione!eh eh!”
“Bè se hai tutte queste energie per fare a botte con
Rukawa allora le userai per un allenamento intensivo.” Fece Ayako colpendolo con
il suo ventaglio.
“Come? Ayako, cattiva!” Mugolò Sakuragi. Gli allenamenti
proseguirono come al solito. Anzi, peggio del solito agli occhi del numero
dieci. Rukawa infatti lo ignorò per tutta la durata dell'allenamento, senza
insultarlo neppure una volta...
'Mi tratta come se non esistessi....'
Al termine degli allenamenti Rukawa fu il primo ad andarsene senza dire
una parola, com'era al suo solito. Questa volta fu Sakuragi ad essere veloce e
uscire poco dopo di lui. Lo raggiunse.
“Hey, kitsune! Fermatiii!”
Il
moro che stava già pedalando si voltò a quel grido e notando Sakuragi che lo
inseguiva correndo, decise di fermarsi.
“Hn?” Lo guardò impassibile.
Hanamichi prese fiato.
“Diamine! Mi vuoi fare morire! Ma dico! Perché mi hai
ignorato per tutto il tempo oggi?”
Rukawa rimase in silenzio per qualche
istante.
“Perché dovevo parlarti? Non l'abbiamo mai fatto!”
“Si,
ma...ieri...” Hanamichi non sapeva cosa dire in verità.
“Non mi sembra che
siamo diventati amici.”. Le sue parole infransero brutalmente l'animo del
rossino che rimase senza parole. Gli occhi di Rukawa lo fissavano gelidi. O così
avrebbe pensato fino a due giorni prima. Invece lesse in quello sguardo uno
sforzo immane a rimanere impassibile.
“Senti brutta kitsune polare! Non mi
spaventi con questo atteggiamento, capito? Io ora sono dentro questa storia e
non ho intenzione di uscirne. Povera Eriko, con un'ameba come te non può che
annoiarsi! E non ti permetto di trattare il tensai in questo modo. Se mi ignori
come al solito, almeno potresti menarmi come di consueto!”
Rukawa lo fissò
stupito. Sakuragi era furibondo e il suo viso era davvero...buffo! Il numero
undici abbozzò un sorriso finché non cominciò a ridere un po' trattenuto.
'Ce l'ho fatta, sta sorridendo...'
Sakuragi si rilassò
soddisfatto. Rukawa fece un grosso respiro.
“Io...” Cercava di dire
qualcosa, imbarazzato.
“Tranquillo, kitsune. Va bene così...”
“Do'hao...”
“Baka!”
“Eccomi qua Eriko!”
La mattina dopo un
sorridente Sakuragi era sulla soglia di casa dei Rukawa. Aveva un abbigliamento
sportivo come di chi dovesse andare ad allenarsi; sottobraccio teneva una palla
da basket.
“Waaah! Hanachan! Come sei bello!” Sorrideva tutta eccitata Eriko sulla porta.
Il rossino notò che gli aveva aperto proprio lei che stava seduta
su una sedia a rotelle. Sakuragi ebbe un tuffo al cuore carico di malinconia.
Appena vide la ragazzina non seppe resistere all'impulso di prenderla in braccio
e stringerla a sè, mentre lei ne era felicissima.
“Do'hao, che stai
facendo?” Rukawa si affacciò dal soggiorno.
“Eh, eh, buongiorno, kitsune!
Tengo in braccio la bambina più bella di questo pianeta! Vero?” Disse Sakuragi
rivolgendosi ad Eriko.
“Siii! Grande tensai!” Urlò la piccola stringendosi
di più al rossino.
“Eh...Siete proprio uguali eh, voi due.” Sospirò Rukawa
accennando un sorriso.
“Bè, allora voi siete pronti?” Chiese Sakuragi
appoggiando Eriko nella sedia a rotelle.
“Io si, io si! È Kacchan che ci
mette una vita a prepararsi!” Rispose beffarda la ragazzina. Rukawa arrossì di
colpo e infilandosi il giubbotto mugolò:
“Ma che cosa dici, Eriko? Non è
vero! Sono pronto. Andiamo, andiamo!”
“Ah! ah! Ah! Dai, iniziamo a uscire,
Eriko. Lasciamolo qui tuo fratello!” Sakuragi era carico di energie, afferrò la
sedia a rotelle e la spinse fuori.
“Noi ti lasciamo qui, Rukawaaaa” urlò dal
cortile. La sua voce allegra mista alle risate gioiose della sorella, davano al
ragazzo moro una sensazione di quiete che raramente riusciva a provare.
'...mi piace vederlo ridere insieme ad Eriko. Io non riesco mai a farla
ridere così. Lui è riuscito a portare una ventata di serenità a mia sorella...e
a me...'
“Aspettateeee! Eriko, il giubbotto!” Urlò Rukawa
improvvisamente uscendo fuori di corsa.
Il sole era luminosissimo quel
giorno; non si vedeva una nuvola. Quell'azzurro limpido e tenue si mescolava
così negli occhi dei fratelli Rukawa quando li alzavano verso il cielo. L'aria
era secca e tiepida, perfetta per una passeggiata all'aperto.
Hanamichi
guidava la carrozzina di Eriko scherzando con lei, mentre Rukawa camminava al
suo fianco in silenzio divertito dai due. Gli piaceva osservarli.
'Che
strano. Non ero mai uscito con qualcun altro quando c'è Eriko. Ho sempre pensato
che non fosse il caso. Che a nessuno avrebbe fatto piacere...eppure ora, questo
do'hao così tranquillamente...'
“Hanachan, dove andiamo?” Chiese curiosa
la ragazzina stringendo i pugni per l'emozione.
“Ma a giocare a basket come
promesso! Vero, Rukawa?”
'eh...?'
Rukawa batté le ciglia
sorpreso: Hanamichi gli aveva appena rivolto un sorriso spontaneo e altrettanto
spontaneamente lo aveva chiamato Rukawa. Per un attimo fu in preda alla
confusione.
“Ah, Certo! A...andiamo a giocare a basket.” Concluse in fretta.
“Va tutto bene, kitsune?” Chiede d'un tratto Sakuragi.
“Si. Perchè?”
Chiese sorpreso Rukawa. Stava benissimo.
“Non dici una parola.”. Il moro
cercò di nascondere l'improvviso imbarazzo. Non poteva certo dirgli che era
catturato da lui e dalla dolcezza che dimostrava verso la sorella.
“Ma
Kacchan è sempre così. Non parla mai!” Sbuffò Eriko incrociando le braccia.
Rukawa sorrise e si sporse per prendere la sedia a rotelle dalle mani del
rossino.
“Non è vero...” Disse affacciandosi verso il viso della sorella.
“È che non sono chiacchierone come Sakuragi. Ti sta abituando troppo bene,
vedo!” Rise mentre le scompigliava i morbidi capelli.
“Ah! dannata kitsune,
come ti permetti? Qui siamo in due con tanta voglia di parlare. Dovresti
prendere esempio da questi due tensai! Ah, ah, ah!”
Arrivarono in un
campetto dove c'erano dei ragazzini che giocavano a calcio vicino al canestro
che si innalzava su un lato.
“Hey, voi, potete spostarvi da una parte che
dovremmo giocare a basket, per favore?” Chiese Sakuragi avvicinandosi al
gruppetto. I ragazzini lo guardarono un attimo e si misero a ridere.
“Ma che
diavolo avete da ridere? Spostatevi se non volete che ve le suoni...”
“Ma vuoi
giocare con quella lì?” Disse il ragazzino più alto con tono spavaldo e
rivolgendo uno sguardo di scherno verso Eriko.
Quest'ultima si ammutolì.
Hanamichi stava per andare su tutte le furie e provò ad afferrare il ragazzino
per prenderlo a testate, ma non riuscì ad acchiapparlo: Rukawa lo teneva
sollevato per la collottola.
“Hai qualcosa da dire contro mia sorella? Eh,
moccioso?” Il suo sguardo era carico d'odio.
“No...no...scusami...non
intendevo...lasciami ti prego.” Tremava il ragazzino. Sakuragi era allibito.
“Em, Rukawa...”
“Lascialo, Kaede! Ti prego” Gridò Eriko abbassando gli
occhi come rassegnata. A quelle parole Rukawa strattonò il ragazzino da un lato
che insieme ai suoi amici corse via impaurito. Ora il campo era tutto per loro.
Calò il silenzio, ma il tensai lo spezzò in pochi istanti.
“Allora,
campioni! Vogliamo iniziarla questa partita?” Disse con tono di sfida.
Ad Eriko si illuminarono gli occhi, Kaede fece un cenno di approvazione
sorridendo soddisfatto. Sakuragi lo aveva salvato nuovamente. Si rendeva conto
che aveva le uscite giuste al momento giusto, che quella sua allegria era
benefica per la sorella. Lui invece aveva molto spesso in estrema difficoltà a
gestire le situazioni, e per questo molte volte fra lui ed Eriko calava un
triste silenzio.
I ragazzi simularono così delle piccole partite dove
talvolta erano Eriko e Rukawa a giocare contro Sakuragi, talvolta quest'ultimo e
la ragazzina sfidavano il moro. I due assi dello Shohoku facevano di tutto per
adeguarsi alle possibilità di Eriko che doveva muoversi con la carrozzina; le
facevano dei piccoli passaggi e l'aiutavano a tirare a canestro. Sakuragi e
Rukawa parlavano tranquillamente delle regole da seguire e di tanto in tanto si
scambiavano dei sorrisi.
Finalmente...stavano andando d'accordo.
“Dai,
kitsune rammollita. Ti fai battere da me e tua sorella? Ma non ti chiamano
l'asso dello Shohoku?”
“Do'hao!”
“Brava, Eriko, così! Siamo la coppia di
tensai più tensai che ci sia!”
“Siii! Grande Hanachan!”
“Dai, Eriko,
Brava. Scofiggiamo Sakuragi!”
“Sii, Kacchan!”
“Ma come? Mi tradisci,
Eriko!”
“Do'hao!”
“Baka kitsune!”
“Ah, ah, ah! Che buffo che sei
Hanachan! Ma non sbagliare apposta il canestro per me!”
“Eriko, Sakuragi non
sbaglia apposta, lui non sa tirar...”
“Kitsune! Che diavolo vai dicendo!”
“La verità. Do'hao. È ora che Eriko conosca la verità su di te.”
“Kitsune perfida!!!”
“Ah, ah, ah, ah,”
La mattinata trascorse in
un'atmosfera di immensa gioia , fra risate e battute del tensai. Eriko si
divertì tantissimo, e si rese conto che era da molto tempo che non si sentiva
così felice. E forse anche Rukawa. Quand'era l'ultima volta che si era divertito
così? Che aveva riso in quel modo? Non se lo ricordava.
'O forse non
l'ho mai provato...'
Dal canto suo Hanamichi Sakuragi si divertiva
spesso, è vero, ma la compagnia di questi due fratelli era diversa: gli piaceva
da impazzire.
'E poi vedere Rukawa ridere è la cosa più strana e più
bella che ci si possa immaginare...'
I tre ragazzi pranzarono fuori.
Comprarono dei panini e alcune bibite e andarono a mangiare in un parco. Si
sedettero su una panchina sollevando Eriko dalla sedia a rotelle per farla
sedere in mezzo a loro.
“Sei stanca, Eriko?” Chiese Rukawa un po'
preoccupato da tutto quel movimento . La ragazzina scosse più volte la testa in
senso negativo.
“Sto benissimo Kacchan!...anzi, mi prendi in braccio?”
“Certo!” rispose sorpreso il moro.
“Ah, adesso vuoi le coccole di tuo
fratello, eh? Furbetta!” Rise Sakuragi.
“Perché le vuoi anche tu, Hanachan?”
Domandò ingenuamente la ragazzina.
Hanamichi diventò rosso di colpo
“Che...” Non riuscì a dire una parola.
“Non dire sciocchezze, Eriko.”
Rukawa, in evidente imbarazzo, dette un colpetto alla testa della sorella.
“Cos'ho detto di male?” Non capiva.
La gente che passava di tanto in
tanto li guardava incuriositi. A volte non mancavano quegli sguardi di pietà che
tanto infastidivano Rukawa. Ma Eriko non si fece intimorire, anzi regalava a
tutti un grande sorriso.
“Quella è tutta invidia...” Disse ad un certo punto
la ragazzina.
“Hn?”
“Invidia?”
“Perché sono seduta in mezzo ai due
ragazzi più belli di questo mondo! Mi sento proprio una principessaaa!” Lo gridò
a pieni polmoni.
Sakuragi e Rukawa si guardarono trattenendo una risata, poi
si scambiarono un enorme sorriso.
Nel tardo pomeriggio Eriko iniziò ad
avere dei dolori alle gambe, quindi Rukawa decise di tornare a casa per metterla
a letto.
“Grazie di tutto, Hanachan! Giocheremo ancora a basket, vero?”
“Certo, Eriko. Quando vuoi!” Sorrise il rossino. Eriko lo guardò con i suoi
profondi occhi blu. Sembrava triste di doversi separare da Sakuragi.
“E
quando torni a trovarmi?” Gli chiese con voce bassa. Hanamichi si inginocchiò di
fronte a lei.
“Quando vuoi tu!”
Eriko osservò gli occhi nocciola del
rossino...la vista le si stava appannando.
“Eriko...” Sussurrò Sakuragi.
Eriko gli gettò le braccia al collo scoppiando a piangere.
“Eriko, che c'è?”
Rukawa si spaventò.
Hanamichi capì, e la strinse a sè.
“Sono...felice...” Singhiozzò la ragazzina.
“Grazie...grazie
Kaede...grazie Hana...”
Il giorno dopo Rukawa non andò scuola.
'Doveva accompagnare Eriko a fare la fisioterapia...mi è sembrato molto
preoccupato quando me l'ha detto... strano. Chissà cosa doveva fare, o con chi
doveva parlare...stasera glielo chiedo. Accidenti, ma vederlo così in ansia mi
mette in agitazione...al diavolo la scuola! Lo raggiungo!'
Hanamichi
Sakuragi decise di saltare la scuola e raggiungere l'amico in clinica.
'...perchè siamo amici, ora. Vero Rukawa?'
La possibile risposta
a quella domanda lo riempiva d'emozione.
Arrivato alla clinica Sakuragi si
chiese se era troppo presto. In realtà non sapeva a che ora Rukawa dovesse
recarsi lì.
Erano le dieci.
Il rossino entrò dal cancello principale. Un
viale alberato si espandeva fino alla struttura vera e propria. Avanzò
titubante. C'era un via vai di persone, fra anziani, bambini e adulti e fra
questi si poteva vedere gente in condizioni davvero difficili. Sakuragi fu
pervaso da una grande malinconia nel vedere tutta quella sofferenza.
'E
cosa mi aspettavo? Mica siamo in un parco dei divertimenti...'
Sospirò,
pensando a Rukawa ed Eriko che vivevano praticamente in quel mondo. Poi, d'un
tratto si fermò catturato dalla figura che intravide su un lato del giardino.
Rukawa stava rannicchiato su una panchina con le mani che abbracciavano le
ginocchia. Non c'era nessuno nelle immediate vicinanze; era solo, immobile.
Sakuragi si diresse verso di lui chiamandolo.
“Hey, Rukawa.”
Nessuna
risposta.
“Ru...”
Man mano che si avvicinava Hanamichi notava qualcosa
di strano. Rukawa sembrava una statua senza vita, intorno a lui era come se il
tempo si fosse fermato.
Il suo sguardo era perso nel vuoto. La sua pelle era
pericolosamente bianca.
Hanamichi sentì i battiti del suo cuore agitarsi
ossessivamente.
L'aveva raggiunto.
“Rukawa? Sono io...” Sussurrò quasi
con timore.
Nessuna reazione. Gli occhi blu di Kaede continuavano a fissare
un punto indefinito davanti a sé.
“Rukawa!!” Hanamichi spaventato si
inginocchiò di fronte a lui scuotendolo per le spalle.
“Rukawa sono io!
Rispondimi!Cos'hai?” Ansimò in preda all'agitazione. Temeva davvero il peggio.
Un flebile impulso simile ad una impercettibile scarica elettrica attraversò
le mani di Sakuragi appoggiate sulle spalle di Rukawa. Poi le pupille del moro
si mossero globulose come in preda ad un forte sforzo per riprendere a
funzionare, mentre il viso lentamente stava riassumendo colore. Infine,
finalmente, gli occhi di Kaede misero a fuoco.
“Sa...Sakuragi?” Riuscì a
dire con un filo di voce. Hanamichi nel vederlo rispondere agì d'impulso.
“Brutto deficiente! Mi hai spaventato! Si può sapere che diavolo hai?” Alzò
la voce.
Rukawa lo guardava spaesato.
“Hana...io...” La sua voce
tremava.
“ Hei, Ru...che succede?” Chiese Hanamichi addolcendo il tono della
sua voce.
“...entro l'anno...”
“Cosa dici?”
“...morirà entro
l'anno...” La voce di Rukawa fu impercettibile.
Sakuragi si sentì soffocare.
“Chi...te l'ha detto?” Chiese turbato.
“...aveva fatto... delle analisi
nelle scorse settimane...oggi dovevo ritirare...i risultati...” Kaede non
riusciva a parlare, provava a sforzarsi, ma sentiva come se gli stessero
stracciando violentemente le viscere. Tremava sempre di più.
Hanamichi era
sconvolto.
“Non ci credo...” Iniziava a sentire sé stesso nelle parole di Rukawa. Si sentiva come se le stesse dicendo lui quelle parole.
Inconsciamente
alzò la mano per accarezzare il viso dell'amico: la sua pelle era gelida.
Rukawa a quel tocco sentì la sua guancia bruciare.
Lacrime cominciarono
a bagnargli il viso.
“Rukawa...” Hanamichi si scosse nel vedere il ragazzo piangere.
Le lacrime scivolavano per la sua mano accarezzandola. Poi
d'improvviso Rukawa afferrò Sakuragi e si gettò su di lui scoppiando in un
pianto disperato. Hanamichi strinse a sé l'amico più che poteva. Lo sentiva
tremare e singhiozzare. Dolcemente gli poggiò una mano fra i capelli e cominciò
ad accarezzarglieli.
Hanamichi non disse una parola. Poteva sentire i
battiti agitati del cuore di Rukawa mescolarsi e fondersi coi suoi. Sentiva le
sue stesse emozioni, le sue stesse paure. La sua stessa disperazione e voglia di
sparire. Era come se Kaede gliele stesse trasmettendo tramite la sua anima. Nel
profondo del loro cuore le rispettive coscienze si stavano sfiorando, fondendo.
Non c'erano più Hanamichi e Kaede. Non c'era più un io o un tu.
Ci fu un
istante che si trasformò in un noi.
C'era un unica anima che li univa.
Fine II capitolo
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