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Autore: releuse    26/04/2007    1 recensioni
Kaede Rukawa è sempre stato un tipo taciturno, silenzioso e distaccato. Sakuragi crede che pensi solo a se stesso e al basket, egoisticamente, finchè non scopre la verità. Eriko, sorella del volpino, è affetta da una rara forma di distrofia muscolare e Kaede è l'unica persona che si prende cura di lei. Come vive Rukawa la sua condizione? Possibile che Eriko soffra di più per lui che per la sua malattia? Ed Hanamichi sarà in grado di aprirsi uno spiraglio dentro il loro mondo?
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la vita che verrà

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La vita che verrà

VII capitolo

Di Releuse




Soffice.

Come accarezzare una pesca matura.

Come il cotone sfilato fra le dita.


Calore.

Come quando, disteso sulla spiaggia, ti lasci accarezzare dai raggi del sole.

Come quando, d'inverno, ti raggomitoli vicino al camino di fronte ad una fiamma scoppiettante.


Dolcezza.

Impossibile da definire.

Perché non hai nulla a cui poterla paragonare.



Il risveglio, quella mattina, regalò sconosciute sensazioni a Kaede Rukawa.


Il ragazzo aprì gli occhi, leggermente, al contatto con i primi raggi del sole che rischiaravano la stanza.

Si svegliò, non perché non avesse più sonno, ma poiché ormai, da tempi indefiniti, aveva l'abitudine di alzarsi presto.

Era qualcosa di automatico per lui.


Eppure quella mattina c'era qualcosa di nuovo ad accoglierlo.

Lo poteva sentire sulla sua pelle, sulla sua schiena, sulle sue mani.

Era il corpo nudo di Sakuragi, ancora addormentato al suo fianco. Il rossino lo avvolgeva in un abbraccio, timidamente possessivo.


Lo contemplò.

Kaede contemplò quel viso, così piacevolmente rilassato.

Provò un'infinita tenerezza nel guardare Hanamichi e di fronte a quella visione, sentì una sorta di pizzico solleticargli il cuore.


...Felicità? Forse era proprio questo. Felice.

Improvvisamente si sentì in imbarazzo nel notare come lui stesso stesse ricambiando quell'abbraccio, con altrettanta decisione.


Come per convincersi che tutto fosse reale.

Che non c'era nulla di falso.

Che quel corpo morbido, quel calore, da tempo inconsciamente desiderati, ora fossero fra le sue braccia. Facessero parte di lui.


Non si accontentò di immaginare che tutto fosse reale. E perciò si sporse, leggermente, per baciare le labbra di quel ragazzo di fronte a sè.

Un contatto delicato, quasi impercettibile, ma che gli provocò un'intensa pulsione nella carne, dilatandosi fino al cuore.

Finalmente poteva constatarlo.

Era tutto reale.

E vivo. Come lui.


“...mmmh...” Hanamichi mugolò qualcosa dopo il bacio di Rukawa.


Si mosse nel sonno, stringendo il ragazzo ancora più verso di sè. Facendo vibrare la loro pelle. Scaldando ulteriormente i loro corpi. Abbozzando infine, un sorriso soddisfatto.


'Sembra così sereno...'


Pensò fra sé Rukawa.


E lo era anche lui, finalmente.

Piacevolmente sereno.


Quella notte...aveva fatto l'amore con il suo do'hao, e quell'atto, lo faceva sentire parte di qualcuno.

Un tutt'uno, con Hanamichi Sakuragi.

Appagato e consapevole di ciò, decise di concedersi ancora qualche minuto fra le braccia protettive del rossino.

Sotto il tepore di quelle soffici coperte.

Lasciandosi inebriare da quelle inesplorate sensazioni.




I primi sprazzi di luce


“...ede..”


Una carezza sul viso.


“...mmh...”


“...Kaede...”


Una mano fra i morbidi capelli corvini.


“...nh...”


“...Rukawa....”


Qualche brivido per le coperte sfilate lentamente.


“...mnh...”


“BAKA KITSUNE! SVEGLIA!”


Rukawa spalancò gli occhi, mettendosi a sedere di colpo.


“...Do'hao, ma cosa...”


Il ragazzo notò Hanamichi di fronte a sé che lo guardava preoccupato.


“Finalmente ce l'hai fatta a svegliarti, kitsune dormiglione. Credevo fossi sprofondato in letargo.” Sorrise il rossino.


Non capendo bene il significato delle sue parole, Kaede lo osservò meglio...qualcosa non gli tornava.


Ancora un po' stordito il moro si guardò intorno: luce intensa per la stanza, voci che provenivano dalla strada...Hanamichi che indossava la divisa!

Qualche incerto pensiero cominciò a farsi spazio nella mente di Rukawa.


“...ma...che ore sono?” Chiese titubante.

“... le sette e mezza. Stavamo aspettando te per fare colazione! Meno male che il tensai ha preparato tutto, altrimenti lasciavi Eriko a digiuno stamattina!” Rispose divertito Sakuragi.


“...CHE COSA?! COSì TARDI?” Kaede in una mossa scaraventò le coperte su un lato e si alzò di scatto.


Per un istante non poté avanzare oltre.

Perché appena appoggiò i piedi sul pavimento, sentì come se un peso lo tenesse agganciato al suolo.

Lo costringesse a sentire il contatto della terra sotto di lui.


Si sentì confuso, come se si stesse riprendendo da una strana sensazione di dejavù.

Come se fino a quel momento avesse galleggiato nell'aria. Indefinitamente.

Privo di gravità.


Ora invece aveva un appoggio.

Ed era quel piano sotto i suoi piedi.


Aveva un appiglio.

Ed erano le mani di Sakuragi poggiate sulle sue spalle, mentre si chinava per baciarlo, regalandogli un sapore dolce sulle labbra.


“Buongiorno, kitsune dormiglione...” Sussurrò il rossino.


E il cuore di Rukawa in quel momento cominciò a destarsi.


Quella fu la prima mattina in cui Kaede Rukawa si svegliava privo di pensieri.

Privo di quelle angoscie che da anni lo aggredivano nella notte, fino alle prime luci dell'alba.

Rendendolo spesso insonne.

Lo capì.

Nel momento in cui tirò Sakuragi verso di sè, per contraccambiare quel bacio, mentre la luce intensa del primo mattino rendeva raggiante l'aria intorno a loro.


“Buongiorno a te...do'hao...”





Istituto Shohoku. I raggi del sole regnavano con vigore su tutta la scuola. Era una di quelle mattine in cui si aveva l'impressione che il tramonto fosse una cosa di infinitamente lontano.


In una delle sezioni delle prime classi regnava uno strano stupore.


“Hn?” Rukawa era infastidito dagli occhi increduli del professore su di lui.

“...è incredibile! Rukawa! Per la prima volta da quando è iniziato l'anno scolastico...” L'uomo balbettava.

“...Hn?”

“...non ti sei addormentato durante la lezione!” Esclamò alzando le mani al cielo.


Il docente lo osservava come se avesse un miracolo davanti ai suoi occhi. E non solo lui era sorpreso. Il moro aveva addosso gli occhi di tutti i compagni di classe.


“Uff...” Sbuffò Rukawa prendendo la sua cartella e dirigendosi verso la porta.

“...ho solo dormito bene una volta tanto. Cosa c'è di strano?” Disse rivolgendo un ultimo sguardo ai suoi compagni.


Li guardò: inutile. Continuavano a fissarlo come una cosa più unica che rara.

Scosse la testa e se ne andò apparentemente infastidito.


'Quel do'hao, se mi avesse svegliato prima...'


In realtà stava ridendo fra sè.



“Ru, eccoti!” Finalmente la voce di Hanamichi.

Il rossino si avvicinò al kitsune, che si stava cambiando le scarpe davanti al suo armadietto.

“Hn, do'hao!” Rukawa abbozzò un sorriso.


Quello era il suo modo di salutarlo. Ma Sakuragi non se ne preoccupò, in fondo era già un traguardo se si salutassero. E il volpino purtroppo, non sapeva fare di meglio.


“Eh, eh, eh! Sempre molto entusiasta eh? Pensavo che dopo la bella dormita fossi più loquace!” Scherzò il rossino, notando il viso di Kaede arrossire leggermente a quella precisazione.


“...do'hao...” Sospirò Kaede scuotendo la testa e ripensando a cosa aveva appena subito in classe per colpa sua.


“Baka kitsune!...stai andando?” Il tono di Hanamichi si fece serio in quel momento. Una serietà mista ad emozione che si trasmise a Rukawa portando con sé anche una lieve apprensione.


Il numero undici fece un respiro profondo, forse per cercare di allontanare da sé quell'ultima sensazione che lo aveva sfiorato.

“...sì, vado...” Rispose con un impercettibile sorriso, alzando gli occhi per cercare l'appoggio del compagno.


Sakuragi strizzò un occhio in segno di complicità e sorrise con decisione.


“Andrà tutto bene, vedrai! Ci vediamo dopo agli allenamenti, ti aspetto.”

“Hn...ok...”


Hanamichi osservò il suo ragazzo allontanarsi e varcare l'uscita dell'istituto. Aspettò che quella figura scomparisse dietro il muro bianco. Era più forte di lui, non poteva non seguirlo con lo sguardo. Era il suo modo di vegliare su Kaede, di proteggerlo. In ogni istante.

Lo aveva promesso a se stesso e ad Eriko.


“Sakuragi...ciao!” Una voce gentile fece tornare il rossino coi piedi per terra.


Era un suono familiare. Dolce, ma allo stesso tempo qualcosa di dimenticato, che lo richiamava ad un passato non troppo lontano.


Il primo giorno allo Shohoku, quel sorriso, la decisione di giocare a basket..


“...Haruko?” Domandò un po' confuso il ragazzo.


Di fronte a lui Haruko Akagi che gli sorrideva con aria allegra.


'Oh, è proprio Haruko...cavolo...da quanto tempo non la vedevo?'


“Eh, eh, eh! Sono io! Sembra che tu abbia visto un fantasma!” Rise la ragazza sventolandogli una mano davanti agli occhi per attirare la sua attenzione.

“Ah! Oh, Kami, Haruko! Perdonami! Ero sovrappensiero!” Il ragazzo dopo aver messo a fuoco la situazione, arrossì per la figura appena fatta.

“Ah, ah, ah! Vedo...” Haruko rideva divertita.


Sakuragi non ne capiva il motivo, ma si sentiva imbarazzato di fronte a lei in quel momento. Ma non era il solito imbarazzo di quando sbandierava ai quattro venti che la Akagi gli piaceva.

Si sentiva a disagio perché non sapeva proprio cosa dirle. Fino a poco tempo prima avrebbe dato il mondo per poterle parlare da solo, per stare un po' con lei...e ora?


“Volevo chiederti se stavi bene Sakuragi.” Disse lei improvvisamente, con tono preoccupato.

“Eh? Perchè?”

“...bè...ti ho visto molto sovrappensiero nell'ultimo periodo, un po' assente. Soprattutto quando mancava Rukawa. Non sono riuscita a parlarti neanche per un attimo. Pensavo mi stessi evitando....”


Evitando....


“Eh?”


'Evitando? Io non l'ho evitata...non l'ho mai vista ultim...un momento...Haruko...è sempre venuta in palestra a vedree gli allenamenti, possibile che....'


Sakuragi fece uno sforzo, per ricordare. Quegli ultimi giorni in palestra...


'...è vero! Haruko...c'era! '


Hanamichi sorrise fra sè.

Haruko c'era stata sempre. A scuola e in palestra.

Era lui che non l'aveva vista. Che non le aveva dato alcuna attenzione. Come se non esistesse.


Era successo tutto da quella sera in poi, quando Rukawa lo aveva invitato a casa sua.

Quando aveva conosciuto Eriko.

Quando era entrato nel loro mondo.

Chiudendo il suo dentro uno scrigno di metallo.


Da quel giorno in poi i suoi occhi sono sempre stati solo per Rukawa.


No, non da quel giorno.

A modo loro gli occhi di Hanamichi erano sempre stati poggiati su Kaede.

Questo lo aveva capito da tempo.


“Mi dispiace averti fatto preoccupare Haruko, ho avuto qualche difficoltà, ma ora è tutto a posto. Sono tornato più energico di prima!” Hanamichi le sorrise, per la prima volta in maniera posata, senza pavoneggiarsi.

Finalmente sincero con se stesso.


“Ne sono felice! Meno male! Lo Shohoku non può sopravvivere senza il tensai!”

“Ah, ah, ah! No, certamente!”


Hanamichi cominciò a ridere soddisfatto gonfiando il petto. Purtroppo non poteva resistere ad un complimento, quello proprio no!


“A proposito! Dove stava andando Rukawa? L'ho visto uscire dall'istituto...ci sono gli allenamenti...” Chiese arrossendo la ragazza mentre si affacciava verso l'uscita.


“Eh, eh. Il kitsune è andato a fare una cosa importante!”


'...a superare la sua più grande difficoltà...'





“ CIAO A TUTTIIIII!! Io sono Eriko Rukawa!”


La piccola Eriko stava finalmente in palestra, con a fianco il fratello e Hanamichi e di fronte i membri dello Shohoku sbigottiti, meravigliati.


In difficoltà.


“Oh, oh, oh, ragazzi, la piccola Eriko si fermerà un po' con noi a seguire gli allenamenti...” Spiegò l'allenatore Anzai con fare pacato e gentile. L'uomo sapeva già tutto, poiché Rukawa aveva parlato con lui qualche giorno prima, spiegandogli con grande difficoltà la situazione ed esprimendogli il suo desiderio di rendere Eriko più partecipe alla sua vita.


Perché non aveva più molto tempo.


E l'uomo aveva accettato, con la premura di un padre.


Il numero undici in quell'istante era in preda ad un'agitazione che non dava a vedere. Quella era sempre stata la sua più grande paura.


Il confronto con gli altri. Il loro giudizio.


Sakuragi se ne accorse, o meglio, lo sapeva dall'inizio. Avrebbe voluto prendergli la mano e rassicurarlo , ma sapeva che se l'avesse fatto, di lui non sarebbe rimasto che polvere della polvere.

Decise quindi di attendere.


Davanti ai giocatori si presentava una ragazzina minuta, con i capelli mossi raccolti a coda di cavallo,dalla pelle pallida e all'apparenza stanca, con le gambe visibilmente deformate, seduta su una sedia a rotelle.

Una bambina disabile.


Probabilmente al primo impatto, non un bello spettacolo.


In contrasto con quel primo disagio, si intromisero i grandi occhi cobalto della piccola.


Occhi grandi, profondi, tenaci. Che trasmettevano forza, che non temevano alcuno.


E un sorriso frizzante che conquistò subito ognuno di loro.


“Ciao, piccola, io mi chiamo Ayako, e sono la manager di questa squadra di scapestrati!” Ayako fu la prima a rivolgere la parola ad Eriko, strizzandole l'occhio e sorridendo amichevolmente.


“Ah, ah, ah, vi somigliate proprio con tuo fratello. Peccato che lui sia così musone, mentre tu hai uno splendido sorriso!” Precisò la ragazza scherzando.

“Ah, ah, ah, è vero!” Rise la ragazzina


Miyagi, vedendo la sua bella sciogliere il ghiaccio decise di fare come lei, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più...imbranati!


“Ciao, io sono Ryota Miyagi, il ...”

“..Ryochan! Il playmaker numero uno di Kanagawa!” Esclamò Eriko battendo le mani felice.


Il numero sette arrossì di colpo...

“Eh...sì...il numero uno! Ah, ah, ah!”

“Sì, il numero uno dei nani!” S'intromise Hanamichi mettendo una mano intorno al collo dell'amico.

“Devi sempre aggiungere qualcosa, tu, eh?” Ryota fulminò il rossino con lo sguardo.



“Io invece sono Kiminobu Kogure...”

“Waaah, il quattrocchi!” Gridò Eriko entusiasta.


“Io sono Takenori Akagi....”

“Waaah! Il gorilla!”


“Io sono Hisashi Mitsui...”

“Waaah....”


Tutti impallidirono, Rukawa compreso.


“...Mitchan!”Esclamò Eriko.


Un sospiro di sollievo si diffuse per tutta la palestra...


“Ah, sì, noto il baciapiselli!!!” Esordì Sakuragi ridendo tenendosi ai fianchi.


La squadra si agitò.


Mitsui divenne rosso come il fuoco.

Qualcuno intanto stava diventando minaccioso...


SBONK! SBONK! SBONK!

Tre botte in un colpo solo...


Rukawa colpì la testa del rossino con un pugno, seguito subito dopo dal gorilla punch di Akagi e da una sventagliata di Ayako.


“Do'hao, non dire oscenità davanti a mia sorella!”

“Deficiente, non dire certe cose davanti ad una bambina!”

“Non ti vergogni?”


“Siete perfidi...cosa ho detto di male?” Piagnucolò Sakuragi tenendosi la testa


“Bacia cosa?” Chiese Eriko con innocenza, non avendo capito le parole del suo Hanachan.


“Ma bacia pffff!”


Mitsui e Kogure chiusero la bocca del numero dieci con la sua mano, mentre il primo con imbarazzo cercò di sviare...


“...bè...ma bacia ragazze, no?”


SBONK!


Un altro pugno, questa volta sulla testa del numero quattordici, partì dalla mano di Rukawa.


“Senpai, non dire cretinate davanti a mia sorella!” Esclamò sbuffando.

“Ahia, Rukawa! Insomma, io cercavo solo di essere sensibile! Vero, piccola,?” Mitsui sfoggiò verso Eriko il suo migliore sorriso, degno di Akira Sendo.


La piccola a quella vista arrossì vivacemente e ricambiò il sorriso con dolcezza.

A Rukawa la cosa non stava piacendo proprio per niente.


“Sì, sì, Mitchan ha ragione...” Disse Eriko in preda all'imbarazzo.

“Eh, eh, eh...visto?” Hisashi le fece una carezza sulla testa. “ È un piacere averti qui, piccola...” Disse infine con sincerità.


Eriko diventò ancora più rossa in viso.


“Aargh! Baciap...em, sdentato! Smetti di fare la primadonna!” Gracchiò Hanamichi improvvisamente.

“Hey, guarda che mia sorella ha solo dieci anni!” Sbraitò Rukawa assumendo un colore violaceo in viso.


Lo scatto dei due giocatori lasciò allibita l'intera squadra che prese a fissarli confusa.


“Uff quante storie! Sembrate proprio mamma e papà gelosi della propria bambina!” Ridacchiò Mitsui seguito poi dal resto dei ragazzi sghignazzanti per quella scena.


Rukawa ed Hanamichi avvamparono per la vergogna.


“B-bè, no, è che...ohi, kitsune! Devi sempre dire qualcosa di troppo, eh?” Farfugliò un Sakuragi più rosso dei suoi capelli.

“Veramente hai iniziato tu, do'hao...non devi impicciarti!” Rispose un altrettanto imbarazzato Rukawa.

“Non impicciarti? Il tensai difende Eriko e tu mi dici di non impicciarti? Kitsune se tu non sai difendere tua sorella...”

“Pezzo di do'hao non ho bisogno del tuo aiuto!”

“Baka! Sempre con sta storia?”


I due ragazzi, dimentichi della situazione in cui si trovavano iniziarono a prendersi a botte.


“Mio dio, sono incorreggibili...” Sospirò Ayako scoraggiata.


“Ma no, ma no, tranquilla, sono così anche a casa, la mattina soprattutto...si vogliono bene!” Esclamò con immensa naturalezza Eriko, allo stesso tempo divertita.


“Cosa a casa? Di mattina?” Chiese Miyagi incerto di aver sentito bene.


Tutta la squadra si bloccò per lo stupore.

Anche i due eterni rivali smisero di picchiarsi.


“Bè, sì...viviamo tutti e tre insieme...Kacchan e Hanachan sono la mia mamma e il mio papà...”

Eriko sorrideva, davvero fiera per quello che aveva appena detto.


“....AH; AH; AH; AH!” Nessuno riuscì a trattenersi dal ridere.


Sakuragi e Rukawa di fronte a quella scena si fissarono un attimo, per poi darsi le spalle e ignorarsi con un


“Pfiù!”


“Em, cos'ho detto di male?” Si chiese Eriko corrucciata.

“Niente, niente, piccola...ci hai solo dato la conferma di una cosa che aspettavamo da tempo!” Disse Ayako strizzandole un occhio.


“Hn. Basta con queste idiozie. Iniziamo ad allenarci?” Domandò un noncurante Rukawa.

“Sì, giusto. Rukawa ha ragione. Bisogna allenarsi!” Lo seguì un deciso Sakuragi.


Finalmente si trovavano d'accordo su qualcosa.

Qualsiasi cosa pur di sviare il discorso!


Purtroppo la cosa non fece altro che alimentare gli sguardi curiosi dei compagni di squadra.


“Oh, Hanamichi, da quando in qua “Rukawa ha ragione”?” Scherzò il playmaker.

“Ryochaaaaaan!”



Gli allenamenti.

Finalmente Eriko realizzava uno dei suoi più grandi desideri: vedere Kaede allenarsi, con tutta la squadra.

Con Hanachan.


Non potè non ridere di fronte alle gaffe di Hanamichi, di fronte ai pugni di Akagi e ai colpi di ventaglio di Ayako. Non aveva mai pensato che gli allenamenti dello Shohoku potessero essere tanto divertenti.


O forse lo aveva immaginato.


Ma la cosa più importante quella sera era un'altra: suo fratello. I suoi occhi furono soprattutto per lui.


La ragazzina sentì il suo cuore palpitare con forza nel vedere il ragazzo stoppare i compagni, saltare e fare canestro. Poté conoscere da vicino il suo talento, vibrare coi suoi movimenti. Osservarli in tutta la loro naturalezza e fluidità.


Tutto il suo corpo fremeva dalla gioia.

Eriko pianse per l'emozione, continuando a sorridere.


E forse pianse anche per la disperazione.

Per quello che era Kaede. Per quello che non poteva essere lei.

Per le sue gambe che non l'avrebbero mai fatta saltare come lui. Per le sue forze che ogni giorno l'abbandonavano sempre di più.


Fu gelosia. E angoscia.

Per un attimo.

Per un breve attimo.


Perché la felicità e l'emozione in quel momento, furono più forti della qualsiasi cosa.

Più forti di qualsiasi pensiero triste.







“E allora Kitsune brontolone, visto che è andato tutto bene?” Sakuragi si rivolse a Rukawa con sguardo soddisfatto.


Si trovavano sulla strada di casa, sotto un cielo leggermente nuvoloso, inondati dalla sporadica luce della luna e da quella dei lampioni che a poco a poco si lasciavano alle spalle.


“Ssst...fai piano” Lo intimò Rukawa indicandogli la sedia a rotelle che stava guidando: Eriko si era addormentata.


Sakuragi a quella vista sorrise intenerito.


“...è stato...meglio di quanto mi aspettassi...” Sussurrò Kaede nascondendo l'imbarazzo.

“Tsk! È che ti sei fatto troppi problemi fino ad ora kitsune! Io te l'avevo detto sin da subito...” Gli rispose il rossino tenendo le mani dietro la nuca.

“...hai ragione...l'hai vista Eriko?” Sorrise fra sé il ragazzo.

“Certo che l'ho vista! Al tensai non sfugge nulla! Era felicissima!”

“Sì, finalmente...”

“Lo desiderava tanto, Kaede. E comunque oggi ti ho dato troppo spazio, mi sono messo in ombra per evidenziare il tuo talento. La prossima volta Eriko vedrà quanto è grande il tensai! E poi dovrà vedere anche le partite!”

“Hn. Do'hao. Sono io che sono stato troppo buono con te! Ti ho risparmiato figuracce con Eriko. ringraziami.”

“Che diavolo stai dicendo! Vedrai che la prossima volta ti straccerò allora!”


“Do'hao...”

“Baka kitsune!”


“...”


“...”


“...grazie....” Rukawa soffocò quelle ultime parole.

“Uh? Di che?” Chiese sorpreso il rossino.

“Hn. Di tutto...”


Sakuragi non rispose più. Non con le parole.

Aspettò di fare qualche passo prima di appoggiare un braccio sulla spalla di Rukawa ed avvicinarlo a sè, continuando a camminare.


“...do'hao...”

“Cosa c'è?”

“Hn. È imbarazzante....”

“Baka kitsune, oggi sei più brontolone del solito...”




Fine VII capitolo
























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