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Autore: Alice_Hale    14/10/2012    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se i protagonisti di Twilight fossero stati Alice e Jasper, e non Bella ed Edward? La storia sarebbe stata completamente diversa. Mary Alice Brandon si trasferisce nella piovosa città di Forks, dove la sua vita non sarà più la stessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: Movieverse, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Mi guardai attorno nella stanza, osservando come Elena gioca con i suoi capelli, Alex guarda il pavimento, i suoi occhi scuri che studiano il parquet, come se fosse la cosa più interessante del mondo. Cynthia d'altra parte non sembra annoiarsi, lei trova tutto sempre interessante e divertente. La sua piccola mano mi ha sfiorata e ho sorriso, lei era la cosa più dolce del mondo.

 

Tick. Tack.

 

L'orologio ticchettava fastidiosamente, rompendo il silenzio. L'atmosfera era tesa, le riunioni di famiglia erano davvero rare. Di solito significano qualcosa di brutto, l'ultima era stata per dirci che nonna Maria era morta per un infarto. Non è sorprendente che i miei cugini siano così nervosi. Mia sorella era troppo piccola per capire, per lei il mondo è luminoso e soleggiato. Io ero abbastanza calma. Sapevo quello che stava per accadere, e non era una cosa così negativa. Certo, era un grande cambiamento, ma non era così male.

 

6:30. Tick. Tack.

 

6:31. Tick. Tack.

 

Anche Josh sembrava preoccupato, anche se ero piuttosto sicura che lo fosse per la nostra reazione.

 

6:32.

 

Quello è stato l'attimo in cui abbiamo sentito il rumore della porta, e in pochi attimi mia zia dai capelli castano scuro come i miei era di fronte a noi.

"Anna". Josh si alzò, salutando la moglie con un bacio. I minuti successivi trascorsero con le domande di tutti i giorni, come: "Com'è andata a scuola oggi?" o "Come stai?". Sembrava che la tensione fosse scomparsa quando Anna era arrivata, il suo sorriso aveva diminuito la tensione. Anche se con il passare dei minuti, l'atmosfera tornò nervosa come prima.

"Credo che dovremmo iniziare la riunione." Disse mia zia, rompendo il silenzio.

"So che a voi ragazze non piacerà, ma la decisione è già stata presa, mi dispiace, ma è una cosa seria." Vidi un'ombra di paura negli occhi di Lena e Alex. Cynthy invece era molto silenziosa. E' sempre stata molto intelligente e matura per avere la sua età, e sapeva come comportarsi in determinate situazioni.

"Si tratta di nonno Adam." Disse Josh (era una cattiva idea, a mio parere) e Alex, Lena e persino Cynthia rimasero a bocca aperta.

"E' tutto a posto, papà?" Chiese Alex. Sembrava piuttosto impaurita. L'ultima riunione su nonna Maria aveva avuto un inizio molto simile a questo.

"E'...sta abbastanza bene." Anna riuscì a far rilassare un po' le ragazze. Rimasi in silenzio a osservare la miia famiglia. 

"Sapete che da quando nonna Maria è morta non è più lo stesso. E' tornato a La Push e...la sua salute non è tanto buona. Abbiamo parlato con il suo medico e siamo d'accordo sul fatto che dovremmo stargli accanto, ha bisogno di noi. E' solo, e non è più giovane come lo era un tempo. Ha bisogno di aiuto...e compagnia." Disse Josh, guardando le sue figlie.

"Allora...il nonno si trasferisce da noi?" Chiese Lena.

"Gli abbiamo chiesto di venire, ma non ne vuole sapere, non si muoverà da La Push."

"Ha bisogno di noi, ma non vuole vivere con noi. Come possiamo aiutarlo?" Alla domanda di Alex ero abbastanza sicura che avesse capito cosa stava succedendo.

"Non è il nonno che si trasferirà...lo faremo noi."

"Che cosa? Ci trasferiamo a La Push?" Era Lena che aveva parlato, ora. In un certo senso la capisco. E' nata qui, qui ci sono i suoi amici, e il suo ragazzo. Pensava che la sua vita era perfetta (okay, lo era davvero). Per me, invece, una città era solo una città, non c'era nulla di diverso.

Gli amici veri, quelli che ci tengono a te, ti vogliono bene anche se sei dall'altra parte del mondo. Non è così? E che dire dei fidanzati? Non sono per forza necessari, ci si può stare anche senza. Guardate me, ad esempio.

"No, non è esatto." Lena sospirò.

"Allora rimarremo qui?" Chiese Alex.

"No."

"Ma hai detto che non ci trasferiamo a La Push!" Lena quasi cadde dal divano. Con un semplice sguardo capii che Alex aveva già capito tutto.

"Ha detto che non andremo a vivere nella riserva." Rispose Anna, chiarendo la situazione.

"Ci trasferiamo a Forks, non è vero?" Chiese mia cugina Alex, il cui vero nome era Alexandra, ma lei preferiva venire chiamata Alex.

"Sì, Alex, esatto. Andiamo a vivere a Forks. Abbiamo già scelto la casa." Disse mio zio, che guardava la reazione scioccata della figlia più grande.

"Ma perchè proprio Forks, papà?" Quella era la mia sorellina. Ha sempre chiamato Anna e Josh mamma e papà, lei era piccola quando i nostri veri genitori sono morti.

"Andrai a scuola a Forks e io e tua madre lavoreremo lì. La Push è distante venti minuti dalla città, così potremmo stare un bel po' di tempo dal nonno."

"Ma papà, la mia vita è qui. Feste, amici, via notturna. Queste cose non esistono a Forks." Questa era Lena, ovviamente. Come ho già detto, lei ama la sua vita qui. Non è mai stata una persona che si muove spesso; se fosse stato per lei avrebbe vissuto nella stessa casa per tutta la vita. E' soddisfatta di ciò che ha e non le piacciono i cambiamenti.

Non è mai stata la più popolare nella scuola, ma era una persona molto sociale, aveva molti amici. (Anche io ho molti amici, non sono una persona asociale che vive da sola nel mondo, cme chiunque potrebbe pensare). La differenza tra me e Lena è che a me piacciono i cambiamenti - quelli buoni, ovviamente -. Per me muoversi vuol dire scoprire un mondo diverso, incontrare gente nuova e vedere posti sconosciuti.

"Mi dispiace Elena, ma tua madre e io siamo già d'accordo."

"Perchè non posso decidere dove voglio stare? Ho diciotto anni, papà, sono maggiorenne!" Okaaay...Lena non vuole muoversi. Guardai Alex, che sembrava aver trovato divertente lo sfogo della sorella. Le due erano molto diverse caratterialmente, mentre fisicamente erano molto simili: gli stessi capelli ondulati castano scuro, grandi occhi marroni e una figura alta e slanciata. Qualche sconosciuto potrebbe definirle gemelle, ma ci sono ben due anni tra di loro.

"Lena, non farlo. Siamo una famiglia, ci stiamo muovendo e tu vieni con noi." Era zia Anna, i suoi occhi marroni così morbidi ora erano pieni di gelo. La sua voce, che di solito era sempre stata dolce, ora era molto tagliente. Era evidente che mia cugina era rimasta spiazzata; c'erano poche persone più dolci di zia Anna (Cynthia, ad esempio), ed è raro che mostri l'altro lato di se stessa.

"Alice, ti va bene l'idea? Non hai parlato molto." La voce della zia era piena di preoccupazione. Forse dovevo prenderlo come un suggerimento.

"Certo, mi piacerebbe venire a Forks con voi. Sto giocando il ruolo dell'osservatore silenzioso." Ecco la mia stupida spiegazione. Tutti mi guardano straniti. Okay, lo accetto, non ho scuse.

"Allora, Lena, ti sei decisa?" Josh guardò sua figlia, che si limitò ad annuire. Ero sicura che non voleva aprire la bocca perchè sarebbero uscite una bella manciata di parolacce.


Le ore successive sembravano più serene rispetto a quelle precedenti. L'atmosfera è migliorata molto. Cynthia ha iniziato a parlare delle sue opportunità sulla nuova scuola, Anna ci ha parlato del lavoro che avrà in un ospedale di Forks, e, naturalmente, abbiamo ottenuto alcune informazioni sulla Forks High, l'unica scuola superiore da quelle parti.

Anche Lena sembrava aver accettato il fatto di doversi trasferire, anche se le sue espressioni comunicavano chiaramente che aveva bisogno di tempo. Al contrario, Alex sembrava entusiasta dell'idea.

Molto probabilmente lo era per nonno Adamo. Era molto triste quando lui tornò a La Push, così lontano da noi.

 

Dopo cena salii nella camera che dividevo con Cynthia, e la trovai che disegnava.

"Lace, cosa ne pensi?" Cynthy usava chiamarmi con quel soprannome che mi ha dato anni fa, e da quel momento mi chiamava sempre in quel modo. Mi ha mostrato il disegno e ho sorriso, raffigurava noi sei nella nuova casa.

"E' bellissimo, nanetta." Dissi, sorridendo.

"Io non sono una nanetta."

"Certo, che non lo sei, tu sei la mia dea." E lo era davvero.

  
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