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Autore: Alley    14/10/2012    5 recensioni
"...ora che è morto la patria si gloria di un altro soldato alla memoria. Ma lei che lo amava aspettava il ritorno di un soldato vivo, di un eroe morto che ne farà?"
Raccolta di flashfic e one shot sull'agente Coulson, il più umano di tutti gli eroi.
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Now it's perfect




"Un po’più a destra."

Tony inclinò leggermente il quadro, muovendosi con cautela per non perdere l’equilibrio.

"No, è troppo."

Tony lo spostò ancora, avanzando di qualche millimetro per avvicinarsi alla parete.

Il legno della scala scricchiolò minacciosamente, mentre il gruppetto alle sue spalle continuava ad analizzare la posizione del quadro.

"Così è troppo a sinistra!"

"Secondo voi non sarebbe stato meglio collocare più in alto il rigido e appuntito pezzo di ferro che lo sostiene?" chiese Thor, perplesso.

"Puoi chiamarlo semplicemente chiodo" sbottò Tony "E prima che lo fissassimo, ho ripetuto circa un milione di volte che andava messo più in alto, ma voi non avete voluto darmi ascolto!"

"Io veramente ero d’accordo" si giustificò Bruce, alzando le mani per professare la propria innocenza.

La scala cigolò di nuovo, in modo più fragoroso, e Tony temette di ritrovarsi stecchito sul pavimento con la spina dorsale rotta, mentre quei quattro alle sue spalle deliberavano di quanti millimetri il quadro andasse spostato.

"Vi ordino di prendere una decisione entro i prossimi cinque secondi" disse, stringendo istintivamente le gambe all’ennesimo, inquietante crepitio.

Thor, Clint, Natasha e Bruce continuarono a discutere animatamente, senza prestare alcuna attenzione alle sue parole.

"Perdonali Agente, sono così indisciplinati" si lamentò, scuotendo il capo con fare desolato.

Gli parve di rivedere l’espressione esasperata ma al contempo indulgente di Coulson, quella che gli riservava ogni volta che ne combinava una grossa.

Come quella sera in cui aveva trascinato Steve e Thor nel locale più malfamato di Malibù, e il dio del tuono, convinto che fosse innocuo nettare divino, aveva tracannato tanta birra che per riportarlo a casa era stato necessario trascinarlo.

Una dolorosa fitta di nostalgia lo attraversò, inumidendogli gli occhi.

In realtà, l’agente Coulson ritratto nella fotografia non mostrava risentimento né condiscendenza; semplicemente, sorrideva, ed era un sorriso pieno e gioviale.

La sua espressione serena lo rincuorò parzialmente e Tony sentì l’onda di malinconia che l’aveva travolto poco prima ritirarsi, come un flutto burrascoso che, esaurita la sua forza, arretra mestamente verso il mare.  

Gli sorrise di rimando, sfiorando il vetro che ricopriva la fotografia con il dorso della mano.

"Ecco, così è perfetta!"

La voce di Natasha risuonò alta e squillante, sovrastando tutte le altre.

"Veramente a me sembra-"

 La donna lanciò uno sguardo omicida a Clint, che tacque all’istante.

"Sono d’accordo" asserì Bruce un istante dopo.

A Tony non era chiaro se ne fosse davvero convinto o volesse semplicemente assecondare Natasha, ma fu ben lieto che la disputa fosse terminata.

Mentre si apprestava a scendere da quella traballante scaletta, si levò un’altra voce.

"Manca una cosa."

Steve, arrivato proprio in quel momento, avanzò fino alla parete, posizionandosi ad un passo dalla scala.

"Volevi la cornice a stelle e strisce?" chiese Tony, beffardo e un pizzico irritato; non voleva che Rogers riaprisse il dibattito appena conclusosi.

Steve lo ignorò, si alzò in punta di piedi e allungò il braccio, depositando sul bordo della cornice un rettangolino di carta dal bordo dorato.

In basso a destra, in una calligrafia minuta e sghemba, campeggiava una firma.

Steve Rogers/Capitan America

"Potevi sceglierne una un po’meno ridicola, qui somigli terribilmente ad un-"

Si interruppe e deglutì, cercando di combattere contro il nodo che gli stringeva la gola.

"Non credevo che la mia bellezza ti commuovesse" commentò Steve, con un mezzo sorriso carico di imbarazzo, cercando di allentare la tensione.

"Da quando in qua hai senso dell’umorismo, Rogers?" ribatté Tony, poggiando il primo piede sul pavimento, lieto di poter celare l’emozione dietro il suo proverbiale sarcasmo.

Spostò la scala in un angolo e indietreggiò, avvicinandosi agli altri per osservare il quadro da lontano.

Sì, adesso era davvero perfetto.   








Note
Eccallà. Il momento tanto temuto è giunto. Non immaginate il dilemma amletico che ha rappresentato per me questa storia, terribile.
Il problema è Tony. Mannagg a te Stark, sì semp tu! (traduzione: "accidenti a te Stark, sei sempre tu a creare casini"). Con tutta l'onestà di questo mondo, non so se Tony Stark, in questa circostanza, avrebbe agito in questo modo, non so se questi sarebbero potuti essere i suoi pensieri, se la commozione l'avrebbe travolto in modo così violento. Ma questa storia è venuta fuori così, con lui che provava queste emozioni, e alla fine ho deciso, a torto o a ragione, che valeva la pena raccontarla. Ringrazio con tutto il cuore (pure coi polmoni, il fegato e tutti gli organi di cui sono dotata) coloro che continuano a dedicare il proprio tempo e la propria attenzione alla mia piccola, ma per me preziosissima, raccolta.

  
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