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Autore: Princess_Klebitz    15/10/2012    2 recensioni
“Fottiti, Alan Wilder!!”
“Precedimi, David Gahan! Ho aspettato per 6 mesi di mandarti a fanculo di persona!”
“E…?”
“Vaffanculo, David Gahan!”
-Una piccola raccolta di momenti dei DM, tra l'86 e il tragico (per molti) annuncio del 1995, passando per la sfiorata tragedia di Dave, la rinascita, risate, drammi, e partendo tutto da una sera del 2010, alla Royal Albert Hall. Per chi, come me, spera sempre, in ogni tour, in una sempre più improbabile reunion;Alan e Dave-centric
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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SOMEONE WHO HEAR YOUR PRAYERS
SOMEONE WHO CARES
(PERSONAL JESUS, Depeche Mode)
*
Francoforte, 1993
*
Anton*  stava disponendo le istruzioni per i video da scorrere nei megaschermi e disponendo le camere, mentre Alan e, in via eccezionale Martin, facevano il soundcheck, ignorandosi l’un l’altro come ormai capitava sempre, dalla fine delle registrazioni miracolose di quel pièce of resistance che era Songs of Faith and Devotion.
L’artworker era più inquieto delle altre due date precedenti riprese, Barcellona e Lièvin, vista come stava degenerando la situazione non solo tra i due, ma tra tutta la band.
Al soundcheck di Barcellona si era presentato solo Alan, come fosse una cosa normale, e non gli aveva neanche parlato, aveva semplicemente provato le varie tastiere synth, drum machines e anche batteria e pianoforte solo parlando con i tecnici; non gli ricordava proprio il ragazzo allegro che aveva trascinato quasi a forza sul set del loro primo video con lui, ‘A question of time.’
Dopo mezz’ora, si era presentato anche Martin, visibilmente alterato, ed aveva provato i microfoni e la sua tastiera, modificandone le impostazioni, cosa che il compagno, in quel momento alla batteria, aveva commentato con un’alzata di spalle, come non fosse affar suo.
Fletch era apparso solo sul palco, Dave si aggirava nel backstage come fosse un indemoniato, maledettamente impaziente di andare sul palco e scattando come una molla di qua e di là, probabilmente pieno di coca o speed fino alla punta dei capelli, ma non si era mai presentato al soundcheck.
Quel maledetto aveva sia un culo spaventoso che voce da vendere, per trovare le impostazioni standard dei microfoni adatti a canzoni la cui difficoltà rasentava l’impossibilità per la sua voce; niente da dire, sul palco erano una macchina ben oliata, ma Anton ricordava un altro gruppo, almeno in video.
Ricordava un altro Dave, sempre calciante, sculettante e salterino, ma che non si rifugiava nelle pause a fare il pieno, e specialmente maledettamente sorridente.
A Lièvin Martin si era presentato con Alan a fare il soundcheck, più lucido, ma dalle voci di backstage e per esserci stato un altro paio di volte a controllare la scenografia, Anton sapeva per esperienza che il tastierista faceva solitamente il soundcheck da solo; aveva anche provato a parlargliene, ma aveva ottenuto in cambio un sorrisetto ed un’altra scrollata di spalle.
Il Devotional non sarebbe stato un altro 101, questo era poco ma sicuro, e non certo perché c’era lui alla regia e alle scenografie, ma perché quei Depeche Mode non erano più li stessi; se da un lato erano cresciuti, da un altro erano pienamente decaduti, anche oltre la maturità: SOFAD era stato il loro disco più sofferto da Black Celebrations, e tutti loro avevano dovuto mollare le loro corazze costruitesi negli anni, da ragazzi, per evolversi in uomini, ma perdendo anche quell’unità che bene o male li aveva caratterizzati.
Forse lui aveva le traveggole per essere reduce fresco fresco dal backstage dello Zootv tour degli U2, con i quali lavorava da ancora prima dei DM, ma che si erano anche dimostrati sempre un gruppo definito: forse non i migliori, forse non sempre maturi, ma un gruppo di certo. Quello che ora i DM non gli sembravano più, se non in concerto.
Qualcosa lo distrasse dalle sue riflessioni, mentre stava visionando la postazione video per ‘In Your room’; Martin e Alan.
Stavano… in un certo qual modo…
Comunicando.
“Io non vado a chiamare Fletch, non sono il tuo cameriere!!”
“Guarda che non è giornata di fare la primadonna, Al!,molla quella cazzo di batteria e cerca gli altri due!”
La risata nevrotica di Alan colpì anche Anton come un pugno gelido, ma non Martin, che stava con la sua chitarra a fronteggiarsi con il tastierista.
“Tu sei tutto scemo, Martin, e te lo dico con affetto!SCEMO!! Ci sono miliardi di persone, qua attorno, a portarti il cappuccino, e vuoi che ti chiami io Fletch?!”
“Dobbiamo fare un soundcheck collettivo, almeno per una volta, non fare il cretino!”
La risata sarcastica di Alan fece mettere i nervi di Anton sull’attenti.
“Un…cosa?! Ma se hai fatto il soundcheck solo le prime volte!,poi ti sei fatto vedere solo per questo cazzo di video!! Ma fammi il favore di non prendermi per il culo! Mi hai lasciato a fare tutti i soundcheck da solo, e ora vorresti cosa?!,un soundcheck fatto bene!QUESTA BAND NON SA NEPPURE COSA è UN SOUNDCHECK, ORMAI!!”
“GIURO CHE MI HAI ROTTO LE PALLE, ORMAI, ALAN!!”
“GIURO CHE SONO ANNI CHE ME LE HAI ROTTE, MARTIN!!”
“VUOI ANDARTENE?! VAI!! NON SEI TU CHE SCRIVI LE CANZONI!! PERCHè SAI PESTARE DUE TASTI MEGLIO DI ME O SUONARE LA BATTERIA…con la passione che ci metti, poi…Pensi di essere indispensabile?!”
SE NON LA PIANTI VEDI SE NON ME NE VADO SUBITO!,POI VOGLIO VEDERE CHI TI TROVI ALL’ULTIMO MOMENTO!!”
“Che diavolo è ‘sto baccano?...”
Anton stesso stava per avvicinarsi ai due galletti in posa da battaglia, intenzionatissimi a darsele finalmente, dopo anni di rancori, quando uno strafattissimo Dave era uscito dalle quinte, con aria scocciata.
Guardò entrambi i compagni, Alan che sovrastava Martin e dava tutta l’impressione di volerlo stendere con un pugno, tanto era teso, e Martin che non era da meno, con espressione stravolta.
“Che cazzo avete da urlare?! Vi si è sentiti fin nel mio camerino!”
“Oh, per un momento mi ero illuso che Sua Maestà Dave fosse venuto a provare la sua voce immortale! Invece l’abbiamo solo infastidito, visto, Alan?”, commentò Martin, con voce querula, mentre Alan si ritirava, borbottando.
“Martin, di che diavolo stai parlando?”
“Ah, scusa, pensavo fossi venuto a fare il soundcheck per una volta!”
“ADESSO BASTA, MART!,tu l’hai fatto 3 volte e giusto per farti vedere, nel caso ci fossero riprese del soundcheck, che comunque non ci saranno, vero Anton?!”,gli si rivolse finalmente direttamente Alan, livido di rabbia.
Anton l’aveva già previsto, e non rientravano certo nel suo programma: sul palco era un concerto appassionante come pochi, trasudante sudore e persino sangue, ma il resto era di un deprimente assoluto. Una fotografia dei Dm fatta a pezzi non avrebbe reso l’idea.
“No, Alan, niente riprese soundcheck, l’avevamo concordato…”
“…parla con Martin di cosa concordare!”, sbottò l’altro, rimettendosi alla batteria, mentre Dave, inebetito, si avvicinava all’asta ed al microfono che avevano preparato in un lampo per lui, con una camicia che gli navigava addosso.
“Cosa vuoi dire con questo?!”,gli ringhiò dietro Mart, tanto che il povero Dave sembrò per un attimo una pallina da ping pong a seguire il battibecco fulmineo tra i due.
“Io faccio il mio lavoro, Mart. Non scrivo canzoni, non le canto, non voglio inquadrature in primo piano, non mi servono cinquemila persone che urlano il loro amore per me! Io suono. Niente altro.”, gli rispose secco Alan; secco come uno sparo.
O un colpo di grancassa, che aveva anche difficoltà a manovrare.
E doveva anche stare a farsi venire patemi?!
“Ah, ci stai riuscendo benissimo!,questo Devotional film sta venendo una schifezza, grazie alla tua enorme espressività! Sai cosa sei, Alan!?”
“Martin, smettila…”,tentò debolmente Dave, aggrappato al microfono.
Alan l’avrebbe smessa anche subito, Dave sembrava stare male di brutto, e non solo per la roba.
“Sei un turnista, non molto di più!! E anche sociopatico! Tutti stiamo affrontando questa situazione come si può, ma tu no!,tu non vedi l’ora che finisca e tiri avanti con la tua faccia impassibile da ‘mio dio, non voglio ma devo!’… beh, forse è ora che ti rinfreschi la memoria…”
“…ti assicuro che non serve!”,sibilò il tastierista, ma non servì a fermare la bordata di Martin, anche lui chiaramente sofferente di astinenza da qualcosa.
“…tu non sei un Depeche Mode!,tu sei venuto dopo!!”
“ADESSO BASTA!!”,urlò Dave con voce rotta, come fosse stato colpito lui dalle parole a pugno dell’amico,e scappò via, ribaltando il microfono e creando un feedback dal quale entrambi i compagni si ritrassero, con le mani sulle orecchie, fulminandosi a vicenda, finchè le casse spia non furono spente.
Quando l’incessante stridìo si spense, Alan gettò le bacchette sulla batteria, e si avviò nel backstage.
Dove diavolo vai?!,c’è un soundcheck da fare!!”
“Fattelo da solo!,se ti vedo ancora prima di salire sul palco, giuro che vomito!”
“Alan, dannazione!,ho esagerato, scusa!”, gli urlò dietro Martin, con una nota disperata.
“Oh no…”,sussurrò il tastierista, non girandosi.
“Mi sa che invece finalmente hai detto quello che pensavi!”
Alan sorpassò un Anton Corbijn a bocca aperta, bloc notes in mano.
“Anton, ti prego, questa tienitela per te…”
L’artworker lo seguì con lo sguardo e rivolse l’attenzione a Martin ed agli schermi.
Il biondino tremava, aggirandosi con la chitarra al collo come fosse un ornamento di cui si fosse dimenticato.
No, le cose stavano andando proprio di merda.
*
Backstage
*
“Dave… Avanti, apri.”
La porta del camerino di Dave si aprì, e Theresa, la sua seconda moglie, nonché la loro ex-press agent, lo squadrò, lentamente ed irrisoriamente.
“Alan.”
“Tess.”, rispose con tono gelido il tastierista, squadrandola a sua volta.
Se l’odiosità poteva avere un nome, in quel momento ne aveva due per lui: Martin Gore e Theresa Conway.
“Ha già parlato con lo psicologo, oggi. E voi lo ficcate in mezzo ai casini. Bravo Alan.”, lo sbefeggiò la donna, con righe di mascara sotto gli occhi, praticamente senza pupilla.
“Fammi parlare con Dave, Tess. Non è davvero giornata.”
“Oh, il santarello vuole parlare con il tossico. Alan, sei talmente divertente che…”
“…e levati!!”,e la spinse da parte, e poi per terra, visto lo scarso equilibrio della donna, che lanciò un urletto e si ritrovò inebetita fuori dal camerino, visto Alan aveva chiuso la porta.
“Brutto stronzo…”,borbottò, per poi alzarsi e andarsene senza meta in giro.
C’erano tante belle cose, in un backstage come quello dei Depeche Mode
“Dave, posso accendere la luce?”
“…cosa?”
Poco più d un soffio, da un angolo; Dave era attaccato alle sue amate candele, e lo fissò, palesemente poco cosciente.
“Avete risolto, tu e Martin?”
Alan si appoggiò alla porta e scivolò a terra, lentamente.
“No.”
“Non lo dice per cattiveria. E’ solo sconvolto… come tutti noi.”
“Ma dice la verità.”, sospirò Alan.
Dave, in un impeto di energia, si tirò su, e gli mise le mani sulle spalle, costringendolo ad alzare lo sguardo.
“Ehi…”
Non era un bello spettacolo, ma ormai c’era abituato. Fin troppo abituato.
Talmente abituato che non avrebbe voluto vederlo più.
Ma almeno stava parlando.
“Tu ci servi. MI servi, maledizione! Quante volte te l’ho detto?!”
“…tante.”,sorrise fievolmente Alan.
“Lo sai che potrai contare su di me… sempre; vero?”
Alan ci pensò, fissando Dave negli occhi, ancora senza fondo, ma incredibilmente lucidi.
“Sì, Dave. Lo so.”
“Bene. Io… non so come finirà… se finirà… se ne usciremo…”,disse in un soffio il cantante, rimettendosi in piedi.
“Ma se ne avrai bisogno, ogni volta, anche dopo questo maledetto tour, spingi via Theresa e entra. E se non ci sono…”, e fece un gesto eloquente.
“Riprova. E riprova. E riprova. Al momento giusto ci sarò per te.”
Finalmente Alan sorrise.
“Posso spingere via Theresa tutte le volte che voglio?”
“Puoi spingere anche Martin, se ti và.”
“Mi basta Theresa. Sennò chi ci scrive le canzoni?”
E i due si guardarono un attimo, con gli angoli della bocca incurvati, per poi scoppiare a ridere e darsi pacche.
“Sei un bastardo, Alan Wilder!Un fottuto sociopatico!”
“E tu un maledetto tossico, Dave Gahan!”
“E il maledetto tossico ti darà sempre una mano, stronzo!”
Anton passò fuori dal camerino in quel momento, e sorrise.
Il Devotional
Passione e sangue.
Avrebbe ripreso tutto questo, aveva giurato.
*
Dicembre 1993
*
Il DEVOTIONAL film era un capolavoro.
Mostrava un grande gruppo all’opera, grandi canzoni…
E metteva un’indicibile tristezza a chi lo guardava.
Ma era bellissimo, e non ci si accontentava di una sola volta.
Mai.
*
Un anno dopo
*
Il telefono, a Los Angeles, squillò più volte, per l’ennesima volta, da giorni.
Alan mise giù, dall’Inghilterra.
Era quasi ora di tornare in studio, tra poche settimane, e lui…
Non ne aveva proprio voglia.
Aveva mandato centinaia di fax a Dave, a Daniel Miller perché glieli inoltrasse, persino telefonato a sua madre.
Dave era stato inghiottito dalla faccia della terra.
E lui ne aveva bisogno.
 
*Anton Corbjin , storico artworker dei Depeche Mode e regista del Devotional e One night in paris, alla corte di U2, Virgin Prunes, Joy Division, Roliing Stones, Coldplay, regista di ‘Control’, film sulla vita di Ian Curtis.
 
   
 
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