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Autore: kazuha89    18/10/2012    4 recensioni
Un pensiero nato dal nulla può passare inosservato come un erbaccia in un giardino. ma se ha radici profonde, può danneggiare le piante che un sentimento vero e ferrato ha cresciuto con amore. E nella mente di misaki, l'erbaccia di un pensiero ha già messo radici, un pensiero apparentemente innocente, ma se preso male, dannoso: io amo Usagi, ma ho avuto solo lui. come sarebbe amare..qualcun altro?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia.
Bel modo di darmi il buongiorno, se ancora poteva essere chiamato cosi, aveva scelto il tempo. Fuori dalla finestra del più brutto giorno della mia vita, come ciliegina sulla torna, scendeva incessante e rabbioso un acquazzone fuori stagione da record. Il cielo era grigio come il fumo delle ciminiere, fulmini squarciavano le nuvole con una violenza inaudita e tuoni assordanti andavano rimbombando per la casa, in cui regnava un silenzio che feriva nell’anima.
Sembrava di stare in tutt’altro appartamento, quella mattina, mentre quasi catatonico andavo sistemando lento e meccanico i vestiti nel borsone. Non si sentiva volare una mosca, escluso il caos del temporale. I consueti rumori che rendevano vive quelle quattro mura sembravano figli di un era passata, un ricordo lontano, una memoria dimenticata.
Persino i colori sembravano essersi sbiaditi. Sembrava tutto dello stesso colore, attorno a me. Come un vecchio, malinconico film muto.
Feci scattare la serratura della valigia, e ci posai le mani sopra, fissando il vuoto davanti a me. Mi sentivo uno schifo. Ero sveglio da ore, prima ancora che sorgesse il sole, ma ero poco sicuro di essermi realmente addormentato, quella notte. Ricordo di aver chiuso gli occhi, di aver visto calare l’oscurità, ma non ricordo di aver dormito. Eppure non mi sentivo stanco o assonnato. Come pure non sentivo la fame, o la sete, o il freddo. La, in piedi davanti al mio letto, non ero nemmeno più certo di essere ancora vivo..
“Cucciolo, hai fatto? Il taxi è qua..”
Mi voltai. Kaoruko stava sulla soglia, le braccia conserte, i capelli un po umidi e increspati dalla pioggia, il viso teso e preoccupato. Annui.
Lei annui a sua volta, prese la mia valigia, ne sfilò il manico estensibile, prese la mia mano e trascino entrambi verso l’uscita. Davanti alla porta, però, le mie dita strette nelle sue, esitarono appena. Lei mi guardò.
“Va tutto bene, penserò io a tutto, adesso. Tranquillo..” mormorò dolce.
Io la guardai. Che strana nota metallica avevano assunto i suoni. La sua voce sembrava venire da dentro una grotta..
Poi, mentre Kaoruko spingeva me e la valigia nella atrio, alle mie spalle sentì un suono. Lieve, appena percettibile, ma non mi sfuggì.
Mi voltai cosi velocemente che mi schioccò il collo. Lo afferrai con le mano, dolorante, ma puntai gli occhi verso le scale del piano di sopra. Era lì? era in casa?
“Misaki, il collo! Dio..”
Kaoruko prese a massaggiarmi le spalle, osservandomi sconcertata. Poi, prese a guardare nella mia direzione, e parve cogliere il motivo del mio gesto.
“Oh, non mi dire che..Akihiko? sei tu, Akihiko? Non mi dire che.. hai avuto la sfacciataggine, dopo la genialata di dirgli tutte quelle boiate e di mandarlo via, di rimanere anche in casa oggi, che sapevi che lui sarebbe  venuto a stare da me, eh? Oh non me lo dire, Akihiko,non me lo dire..”
Mi piantò lì sul uscio di casa e caricò come un soldato verso le scale, il bel kimono floreale che svolazzava nell’aria, alla ricerca. La senti spalancare ogni porta o finestra del piano di sopra. Poco dopo,  riapparve, un po scomposta ma decisamente meno irritata.
“Meno male, ha conservato un minimo di decenza e se ne è andato..lo avrei fatto a pezzettini, se si fosse rintanato in casa da qualche parte a guardarti andare via. Fortunatamente, o sfortunatamente non saprei dire, quell’uomo ha un ego che fa stato indipendente, per cui direi che era poco probabile. E io che ci avevo quasi..beh, fa niente. Su, cucciolo, il tassametro fila e il mio portafoglio dimagrisce. E col quel diluvio, a piedi sarebbe un suicidio.
Mi prese di nuovo la mano, ma mentre uscivamo definitivamente da casa Usami, non potei non notare qualche fugace occhiata alle scale, l’aria desolata sul suo bel visino da bambola kokeshi.
Nel taxi, probabilmente nel tentativo di distrarmi dai miei pensieri, prese a rimbambirmi di chiacchiere sulla sua scuola di cucina, sui suoi insegnanti francesi che le davano il tormento e sulle sue creazioni e catastrofi culinarie. Io si e no captai qualche frase qui e la in quella conversazione. La mia mente era alla deriva..
Era davvero finita, ero uscito da quella casa per sempre. Le altre volte che era capitato di litigare e di far volare qualche minaccia di abbandono dell’appartamento da parte mia, lui non mi aveva mai lasciato nemmeno finire di dirla, una frase simile. Era sempre intervenuto prontamente tappandomi la bocca e supplicando perdono. Lo terrorizzava, la sola idea che me ne andassi. Io sapendolo, raramente lo minacciavo di andarmene. Anzi, quasi mai. Se succedeva, era perché ero davvero al limite della sopportazione. Ma già mentre mettevo in piedi l’ipotesi, pregavo che lui venisse a smontarla. E succedeva sempre. Era per questo che capitava che la usassi.. perché sapevo che sarebbero finite le liti: se Usagi mi sentiva dire che me ne volevo andare, veniva sempre da me a fare pace, sempre. E lo faceva come solo lui al mondo era capace di fare. Lui veniva verso di me, con quello sguardo triste e spaventato allo stesso tempo, uno sguardo che su un volto sempre composto e serio come il suo, ti disarma al massimo. Poi, mi posava una mano sulla bocca, per impedire che quelle parole da lui tanto detestate uscissero e diventassero vere. In un certo senso, credo, nella sua testa finché non riuscivo a completare la frase ME NE VADO DA QUESTA CASA, il pensiero non era da ritenersi valido, era nullo. E non ricordo una volta in cui me l’abbia lasciata finire. Chiuso per sempre nella mia bocca quel pensiero, mi prendeva e mi serrava tra le sue grandi braccia, e mi faceva sprofondare nel suo largo petto. E lì, mentre respiravo a pieni polmoni il suo odore, lui mi mormorava piano all’orecchio: No, non lo dire..ti prego, perdonami, Misaki..lascia stare e dimentica tutto..troveremo una soluzione, vedrai..
Lasciamo stare tutto. Dimentichiamo tutto..troveremo una soluzione..
Le gocce di pioggia correvano lungo il finestrino del taxi, mentre nella mia mente, la voce di Usagi andava scandendo a disco rotto queste parole.  E adesso, mi chiesi, come lasceremo stare? Come dimenticheremo? Dove troveremo, la soluzione. Mi hai lasciato finire la frase che tanto odiavi, Usagi. No, peggio ancora..l’hai detta tu.
Kaoruko fece portare su nel suo appartamentino i miei bagagli, diede la mancia a tassista, e mi accompagno in salotto. Lì, mi accasciai sul bel divano, tra i cuscini ricoperti di pizzo, fradicio e assente. Lei mi raggiunse poco dopo, armata di asciugamani. Senti un profumo di ammorbidente invadermi il naso, mentre con forza, Kaoruko mi frizionava la testa per asciugarmi i capelli. Poi prese  a tamponarmi anche il viso, mi tolse la camicia e i pantaloni bagnati, e mi infilò dentro ad un enorme maglione e a dei pantaloni di un pigiama.  A stento avvertì il cambio di temperatura.
Kaoruko sospirò.
“Più che la tua amante, sembro tua madre. Ma neanche penso, io. Lei non ha più potuto vestirti che eri ancora piccolo, pace alla sua anima. Però non credo lo avrebbe fatto da adulto, no? ti avrebbe mollato un bel calcio, e ti saresti vestito a razzo, secondo me..”
Si abbandonò ad una breve risata. Io non feci una piega. Mi sembra va di aver dimenticato come si faceva a muovere i muscoli del viso..
Kaoruko smise di ridere e tossicchiò imbarazzata. Poi mi venne vicino, e mi prese le mani.
“Misaki..oh per l’amor del cielo..Misaki, guardami per piacere!”
Come mosso da ingranaggi, girai il collo verso di lei, e la guardai. Aveva in volto un espressione di esasperata preoccupazione. In cuor mio trovavo ingiusto che quella poverina si desse tanta pena per me, che si preoccupasse tanto. Ma non riuscivo, neanche volendo, a reagire. Ero affondato nella disperazione, ed erano acque troppo fonde e fangose per uscirne..
Lei però parve riprendersi, e assunse uno sguardo deciso.
“Misaki..ascoltami bene, io conosco Akihiko..”
La mia schiena fu pervasa da un brivido quasi doloroso. Una stilettata in mezzo alle scapole, il suono di quel nome nelle mie orecchie. Il trapano di un dentista..
“Misaki, ascoltami, ho detto! Io lo conosco bene, lo conosco come nessuno che porti il sangue degli Usami lo conosce. E nemmeno tra i suoi più cari amici, credo, esiste qualcuno che lo abbia letto nel profondo come me.  E’ uno degli uomini più forti che abbia mai visto ma, anche se può sembrare contraddittorio da parte mia dirlo, è anche uno degli uomini più fragili al mondo. Si, Misaki, credimi. Tanta è la furia con cui sbriciola ogni nemico o ostacolo sul suo cammino, tanta è la facilità con cui lui stesso può essere sbriciolato. Per cosa credi che gli sia sempre rimasta accanto, eh? Avevo paura che qualcuno lo capisse. Per questo, Misaki, esiste la facciata che tu stesso hai avuto occasione di vedere. Il falso io creato da lui stesso per disseminare indizi fasulli sulla sua persona, in modo che nessuno, alla fin fine, riesca mai a carpire il suo vero io.
Ma Akihiko sapeva che non poteva essere definita vita, quella.. e lo sapevo anche io..”
Il falso io..Certo che l’avevo visto. E ne ero rimasto a dir poco devastato. Usagi, una volta accesi i riflettori e puntati bene gli occhi di tutti su di lui, cambia personalità. Si, Usagi Akihiko, per il mondo altri non è che l’algido scrittore latin lover e milionario, che dissemina sul suo cammino cuori spezzati e ammiratrici ammaliate, ma che tuttavia rimane impenetrabile e misterioso, come una stella nel firmamento, splendente ma inavvicinabile. La prima volta che mi ritrovai chic to chic con questo Usagi, per poco non stramazzai al suolo per lo shock. Pensai che niente di quello che avo fosse autentico. Pensai che tutto quello intorno a cui ruotava la mia vita fosse un’allucinazione, una Fata Morgana. Pensai che niente di quello che avevo fosse vero, che niente di tutto quello che mi aveva detto lo fosse. Il suo amore, le sue attenzioni, i suoi sentimenti..tutto finto.
Poi però, grazie al cielo, tutto mi era stato spiegato, ed avevo compreso una grande verità: io ero l’unico al mondo, che poteva affermare nel vero, di conoscere Usami Akihiko. Ancora ora ricordo la gioia che mi pervase, nel saperlo. E’ un po malinconica, come realtà. Un essere umano ridotto a creare un se stesso fittizio da mandare in giro per il mondo, senza mai dare il vero se stesso a nessuno, lasciandolo mantecare dentro al cuore, tacitato e sofferente, è uno strazio da non augurare a nessuno. Però mi rincuorava molto l’idea che Usagi non avesse più necessità di tacitarsi, dato che aveva me. Poteva fingersi chi voleva col mondo falso e ipocrita la fuori che di lui voleva solo una faccia. Ma con me..lui era se stesso, e lo era con tutto il cuore e con tutta l’anima. E questo mi rendeva felice..felice oltre ogni possibile immaginazione.
“Per questo, Misaki” continuò Kaoruko “Quando ho saputo di te, sono venuta a conoscerti e ho visto il modo in cui Akihiko riusciva ad essere cosi spontaneo e libero con te, mi sono tranquillizzata e ti ho approvato. Ero al settimo cielo per mio cugino, finalmente le sbarre di quella prigione che si era costruito erano state forzate, e l’uccellino che è la sua anima ha potuto finalmente volare libero per il cielo della sua vita. Tu sei stato un regalo del cielo, Misaki, la più grande gioia di Akihiko, il suo più grande tesoro, qualcosa che lui nella vita pensava gli fosse stato negato per sempre..”
“E ALLORA PECHE’ MI HA GETTATO VIA!?”
Non so nemmeno io da dove, ma prima che riuscissi a metterle un freno, un’insana ondata di rabbia furente era eruttata in me. Kaoruko mi guardo spiazzata, mentre le ribollivo letteralmente davanti.
“Che diavolo credi, che a me la vita sia andata di lusso?eh, credi questo? Io ho passato l’infanzia masticato vivo dal dolore! Mia madre e mio padre mi sono stati strappati dalle mani prima ancora che potessi rendermi conto di cosa voleva dire essere loro figlio. Mio fratello ha dovuto sopprimere la sua vita di studente per dedicarsi a me, distruggendo il suo futuro! Per anni, non ho fatto altro che cercare di galleggiare in una società che mi faceva sentire fuori posto, sempre con tarlo del rimorso che mi rodeva la coscienza! Pensavo a mio fratello, ai continui sacrifici che faceva, e in cuor mio mi spronavo a dare il massimo per dargli almeno la soddisfazione di non aver allevato un fallito. E poi, proprio quando le nostre vite finalmente iniziavano a prendere la piega giusta, quando la vita di mio fratello iniziava a diventare quello che lui si meritava di avere..è spuntato lui!”
Presi fiato. Mi sentivo la febbre, e forse l’avevo, ma non riuscivo a calmare quell’efflusso di rabbia..
“Usagi è spuntato dal nulla, ribaltando completamente la situazione. Prima ancora che me ne accorgessi, il mio cuore si era legato al suo, e prima ancora che me ne accorgessi mi è stato impossibile separarmi da lui! Potevo decidere di ignorare quello che sentivo, ma non l’ho fatto, sapendo perfettamente che questo avrebbe come minimo ucciso mio fratello,c he da sempre sognava un futuro molto diverso da quello che avevo scelti per me. Eppure non ho mollato..eppure sono rimasto con Usagi, remando contro ad ogni buon senso. Ho permesso che i sentimenti per lui dilagassero dentro di me come un veleno, un dolce e  meraviglioso veleno da cui non avevo intenzione di difendermi, e che alla lunga mi ha infettato anche l’anima. Ed ero l’essere più felice del mondo, per questo. Usagi si sentiva completato da me? si sentiva libero di dare la sua anima e il suo vero io a me? Anche io, cazzo!”
Caddi in ginocchio davanti ad una frastornata Kaoruko.
“Nessuno lo ha mai saputo, ma anche io non ho mai dato il vero me al mondo. Ma non perché come Usagi, ero impossibilitato per colpa degli scandali. Io non lo facevo perché..perchè non reputavo fosse giusto, ecco!”
Era una cosa che non era uscita mai fuori. A stento credevo alle mie orecchie, mentre parlavo.
“Io non valevo niente, a mio modesto parere. Io ero solo lo strumento di mio fratello per la sua disfatta. Io ero vivo solo per vendicare il futuro rovinato di takahiro, solo a questo servivo. L’idea di avere una mia vita, una mia indipendenza..nemmeno mi toccavano. Poi però, quella sera, ho ceduto..
Quella sera, davanti a quegli occhi bugiardi che sorridevano alla notizia del matrimonio di mio fratello, mentre in realtà quasi mi vederli bruciare di dolore, ho mollato le redini e ho ceduto la parola al mio cuore per la prima volta in tutta la mia vita. E il mio cuore ha sferrato un pungo al muro, ha preso Usagi e lo ha trascinato per la strada, lontano da quello straziante spettacolo. E quella sera, sotto la neve, quella notte, illuminato da un lampione, davanti ad un uomo che conoscevo appena, il mio cuore ha fatto sentire forte e chiaro la sua voce, riversandola bollente sulle mie guance in forma di lacrime.
E quella sera, se non mi sbaglio, penso che anche Usagi, dopo anni di silenzio, abbia permesso al suo cuore di dire la sua. E guarda caso, ha parlato nella stessa lingua in cui lo ha fatto il mio..”
Mi presi il viso con le mani. Tremavano, ed erano bollenti.
“Dopo quella sera, giorno dopo giorno, tutta la mia esistenza ha preso la sua forma. Tutto il mio mondo aveva il suo viso, tutto il mio amore aveva il suo nome. Ed ero certo, fino a pochi giorni fa, che la sua esistenza, il suo mondo e il suo amore..fossi io. Che scemo, eh?”
Kaoruko mi si gettò davanti, in lacrime.
“No, Misaki, è vero, non sei affatto scemo! Tu sei il suo mondo, la ragione della sua vita, mi devi credere..”
“Non ha alzato obiezioni di nessun genere, Kaoruko! Ha messo in piedi quella ridicola teoria sul fatto che io non sia affatto gay, ma semplicemente schiavo delle sue pressioni! E quando ha saputo che avevo deciso di abbonarmi al suo credo, e di provare ad imbastire una relazione con te che sapevo essere in qualche modo innamorata di me..LUI NON HA DETTO NIENTE!”
Picchiai con forza i pugni a terra, in presa alla disperazione.
“non ha cercato di farmi cambiare idea, non ha cercato di scusarsi, di disfare ciò che lui stesso aveva creato, la sua assurda teoria..e mi ha lasciato andare..”
“Ha paura, Misaki! Il peso dello scandalo che cadrebbe sulla tua vita se si sapesse..lo terrorizza a morte! Takahiro..lui ha sempre avuto il terrore di deluderlo o di perderlo in qualche maniera. Credimi, ha combattuto in maniera immane contro se stesso, quando ha deciso di innamorarsi di te, di lasciarsi innamorare di te. Farlo significata sfidare la sorte, giocando il tutto per tutto: il suo amore per te e la sua amicizia con Takahiro. Per un po, ha gestito il tutto magistralmente, ma  col tempo ogni volta che si ritrovava davanti al problema, gli sembrava  sempre più grande e meno facile da gestire. Io in cuor mio sapevo che alla fine avrebbe ceduto alle sue paure..ed è successo.”
Io la guardai, sconvolto e amareggiato. Sentivo la rabbia che lenta soprafaceva la ragione..
“Takahiro..il mio fratellone..lui gli faceva tanta paura..il suo giudizio..”
Preso Kaoruko e la aiutai a risedersi sul divano. Le sedetti accanto, e le presi le mani. Della mia ragione, ormai, non avvertivo più neanche la presenza, ero completamente senza controllo.
“Beh..facciamo una bella cosa, Kaoruko-chan..togliamo via i pensieri brutti dalla mente del mio amato fratello, e diamogli quello che da sempre desidera per me: un futuro. Di recente, ha preso spesso a chiedermi se ho tirato su un po gli standard della mia vita sentimentale. Sfortunatamente, non ho mai potuto rispondere in maniera decente. Sai com’è..”
“Si, certo, immagino..” rispose lei, osservandomi preoccupata.
“Ecco..però adesso io sto con te, no? e una relazione con te non esiste motivo per nasconderla, no?”
Ero consapevole che in faccia non dovevo avere la più sana delle espressioni. Però Kaoruko, sebbene visibilmente allarmata, riacquistò al volo autocontrollo e rispose a tono.
“No, non ne vedo motivo alcuno, tesoro..”
Io annui.
“Bene.. e visto che il signorino ha voluto questo, che gli venga dato, dunque! Magari salta fuori che ha ragione, chi può dirlo? Effettivamente..io non ho mai avuto una ragazza, non posso sapere come sia..”
Kaoruko sorrise e annui.
“Tutto sta nel provare. Sarà preda di gongolante soddisfazione, il mio amato cugino, se salta fuori che aveva ragione..”
“Si..e mio fratello sarà felice..”
Detto questo, nella mia mente nacque un pensiero: e se avesse effettivamente ragione?
Tornai a quella notte, quando l’idea mi aveva sfiorato per la prima volta, quando era nato come la malerba nel mio bel giardino immacolato: chissà come sarebbe..andare a letto con qualcuno che non sia Usagi..
Le ragazze..forse avevo davvero rinunciato a loro troppo facilmente. Usagi..sempre e solo lui, avevo voluto. Ma ora non c’era più niente, nulla mi fermava.
 Mi voltai verso Kaoruko, cosi carina nel suo bel kimono nero a fiori viola, con quei capelli lunghi e lisci profumati di vaniglia, quella pelle candida e morbida..
Mi avvicinai, e lei arrossi leggermente.
“Solo se lo vuoi anche tu..” mormorai.
Lei mi guardò fisso, poi annui. Io le sorrisi. Buffo..un tempo quello che arrossiva e annuiva..ero io.
Mi avvicinai piano a le, che rimase immobile, protendendosi leggermente verso di me. La sua bocca era a poca distanza dalla mia. Sentivo l’aroma di frutta del suo lucidalabbra.
Bene, entro pochi istanti, avrei baciato e avrei avuto una ragazza per la prima volta. Mai, mai nella vita, un’idea mi era stata cosi poco gradita..
Ma andava fatto, era giusto. Takahiro sarebbe stato felice. La vita sarebbe tornata ad essere normale. Normale per il mondo, normale per mio fratello. E forse, col tempo, normale anche per me..
La mia bocca si posò su quelle labbra al sapore di ciliegia. Attesi, avvertendo il calore e il fremito di quel bacio..ma non provai assolutamente nulla.
Ma non era ancora detto niente, non era finita. Il passo era breve, mancava poco. Un ultimo sforzo e nulla più sarebbe stato lo stesso, per me. Era in arrivo una nuova vita..che in cuor mio, sapevo, non mi sarebbe piaciuta mai.
Ecco, il kimono di Kaoruko scivolava lentamente via dal suo esile corpo di bambolina, e si mostrava a me in tutta la sua grazia. La abbraccia forte, chiedendomi, mentre mi sfilava via i pantaloni, se potesse percepire anche lei i’immenso freddo che sentivo io..
E’ giusto, pensai però, andrà bene. Renderò felici molte persone. Io non credo che sarò mai felice, ma d’altro canto, il sentiero che mi ero tracciato, non aveva mai incluso la mia felicità. Forse era perché non doveva esserci? Già, forse era cosi.. forse, era stato solo un capriccio, quella sera ,a muovermi verso Usagi. Un capriccio di un cuore che non ce la faceva più a tacere. Beh, cuore mio, hai trascorso un bellissimo periodo, e hai dato pienamente sfogo al tuo pensiero.
Ora, però, è tempo di tornare nella tua scatola.. ora, è tempo di tornare a stare zitto..stavolta per sempre.
Un tonfo sordo infranse quel silenzio innaturale. Io e Kaoruko saltammo come dei grilli dallo spavento. Ci voltammo verso l’uscio, e il mio stomaco si contrasse come se gli avessero dato la scossa.
La, in piedi davanti alla porta spalancata tanto da far conficcare il pomello nel muro lasciando un buco simile a quello che lascerebbe un pugno, grondante acqua come se fosse sotto a una doccia, gli occhi sbarrati di terrore e il fiatone di un maratoneta dopo la maratona di New York..stava Usagi.
A giudicare dal suo aspetto, aveva passato gli ultimi due giorni tappato in camera senza vedere la luce..o il cuscino. Cereo, la barba da fare, due borse sotto gli occhi come mai le aveva avute. Era il relitto di sé stesso. Se fossero passati di li i suoi amici giornalisti, gli sarebbe preso un coccolone.
“A..Akihiko!”
Kaoruko era uscita dallo shock, e ora osservava il cugino frastornata e stupita. Io dal canto mio, mi sentivo come uno che era appena venuto via da Woodstock.
Usagi avanzo lento verso di noi, il passo della creatura di Frankenstein, lo sguardo ancora vagamente allucinato. A pochi metri da noi, ci fissò per qualche secondo. Poi, da niente, lasciò cadere le spalle, sospirò profondamente e.. una lacrima scese dal suo viso.
“Ah..” mormorò. “come..come pensavo, non..non sono arrivato..non sono arrivato in tempo..”
Detto questo, crollò come un castello di carte, e si ritrovò seduto sul pavimento, a fissare il vuoto. Kaoruko si infilò svelta il kimono, e corse la suo capezzale.
“No, infatti, è decisamente tardi...” Disse, sedendo davanti al cugino, che continuava a fissare il vuoto. “Ma non pensare che ti consoli, o roba simile, per questo tuo goffo e inutile ultimo gesto . Hai voluto tu, tutto questo sfacelo, Akihiko, e chi è causa del suo male, altro non può fare che piangere se stesso..”
Usagi la guardò, con aria quasi ferita. Poi, di punto in bianco, prese a guardare me. E io, sa dio come, sostenni il suo sguardo. Fu praticamente come guardare il sole, ma tenni duro. Kaoruko aveva ragione: quel macello era figlio suo.
Dopo quelle che parvero ore, Usagi abbassò la testa, e mormorò:
“Come stai?”
Lo guardai. Kaoruko si tolse dalla linea del fuoco.
Io lo guardai, e risposi con l’unica cosa che avevo in bocca al momento:
“Fai silenzio..”
Kaoruko trasalì. Faceva bene. Sentivo che sarei esploso, a momenti. Ma Usagi rimase calmo
“Avevo ragione?”
“Ho detto taci..”
Non ero mai stato tanto nero in vita mia. O smetteva di parlarmi..
“Ora hai capito finalmente chi sei?”
“HO ESAURITO LA PAZIENZA, SMETTI DÌ PARLARMI, CHIUDI QUELLA STRAMALEDETTISSIMA BOCCA!”
Schizzai i piedi, e dato che lui era in ginocchio, lo sovrastai. Era la primissima volta, da quando lo conoscevo, che sentivo di essergli superiore.
“Si, caro, se vuoi saperlo, ho piena chiarezza adesso chi sono..sono un idiota!”
Usagi alzò la testa, e mi guardò stupito.
“Sono un idiota e sai perché? perché ti ho dato retta! Oh dio, speriamo sia stato solo un attimo di svanimento e che invece non siano delle tare mentali, perché sarebbe un bel problema, se fossi rimbambito fino a questo punto in maniera definitiva! Oh no, aspetta..non, è ingiusto darti solo colpe..”
Mi chinai verso di lui.
“Hai anche qualche ragione. Vedi, come ti ha già detto Kaoruko, hai deciso che avevi fatto una cazzata troppo tardi, la frittata è già fatta, tempo scaduto! Però sii felice, hai fatto una buona azione, caro Usagi..”
Gli sollevai il mento, in modo che mi guardasse. Era insolito per me essergli superiore..ma in qualche modo appagante. Sentivo anni di soprusi ribollire, la mia vendetta era arrivata!
“Vedi, grazie a questo tuo giochetto, mi hai fatto capire tante cose: una, io non sono assolutissimamente attratto dalle donne, neanche per sbaglio. Non è per te, Kaoruko, sia chiaro..”
Kaoruko annui, un po amareggiata.
“Secondo: grazie a questo quarto d’ora di ordinaria follia, ho potuto constatare in almeno dieci modi diversi che sono in maniera assolutissimamente incontrovertibile gay. Io da parte mia già da prima non avevo dubbi, ma ora anche ogni minima lacuna è stata colmata.”
Mai verità più autentica. Prima ero convinto di amare Usagi sopra ogni cosa, che rifiutavo gli altri uomini per quello, ma però che magari una donna potesse essere diverso. Non lo era stato affatto. Stesso disinteresse, stesse sensazioni di rifiuto. Era ufficiale: Io, disgraziatamente ormai, amavo solo un essere umano al mondo: Usagi.
“E infine terzo..” conclusi in bellezza. “ho capito che per gli ultimi 3 anni ho semplicemente buttato la mia vita, dedicandolo a un essere.. ignobile.. che mi ha spinto a fare..una cosa simile..”
No, ma dai..ma non adesso..non potevo cedere adesso, era il mio momento di gloria..
Eppure era irresistibile, non ci riuscivo più a tenerle. E prima che potessi rendermene conto, lacrime calde scendevano svelte lungo le mie guance, rovinando tutto.
Quasi mi veniva da ridere, mentre piangevo. Tutta la fatica che avevo fatto ad apparire superiore a Usagi.. era andata sprecata. Beh..in fin dei conti non ero poi cosi amareggiato. Non ero portato per il comando, lo avevo sempre saputo. Fingere per poi crollare..era decisamente uno spreco di energie.
Mentre piangevo però, mi chiesi che pensasse Usagi. Per tutto il mio discorso non aveva fatto una piega, era rimasto lì ad ascoltare in silenzio, immobile. Ed anche ora mi guardava in silenzio, immobile.
Poi Kaoruko, anche se decisamente titubante, prese la parola.
“Akihiko..perchè sei qui? Non mi dire che è per constatare la tua teoria, perché lo sai che non me la bevo. Se ti conosco bene, anzi, direi che sei venuto qui pregando dio di avere torto. Ho ragione?”
Lui la guardò, ma non disse niente. Kaoruko sbottò irata.
“Brutto animale! Se avevi paura che facesse una sciocchezza, non ce lo dovevi mandare a farla, no? ragiona, se hai un gattino in casa, che ami alla follia e che per colpa della sua vivacità temi sempre possa cascare dal balcone, non gli insegni come salire sul divano per arrivarci, ce lo tieni lontano,no?!”
Un momento..ma mi stava paragonando a un micetto kamikaze?
“Mi vuoi dire dunque perché, se il tuo più grande incubo è che Misaki prenda il largo, lo hai spinto tu a farlo? Ti rendi conto di cosa hai combinato, brutto scimmione?
“La vuoi piantare, Kaoruko? l’ho recepito il messaggio, smettila di strillarmi nelle orecchie!”
Usagi parve riscuotersi. Si issò dal pavimento, infilò una mano in tasca, ne estrasse un pacchetto di sigarette e ne accese una, tirando una lunga boccata.
“Non che non l’hai recepito, secondo me, sei troppo testone, per metterci tanto poco..”
“E invece si, e lo avevo capito ancora stamattina, senza bisogno di metter su questa disgustosa sceneggiata..”
No, un attimo..mattina?..sceneggiata? ma di che parlavano, adesso?
 
“Ah non credo proprio, visto che sei rimasto là a fissare il niente come uno stoccafisso..”
Usagi le butto il fumo in faccia dalla collera.
“Ma che cazzo, non è semplice fare una cosa simile, sai? È per questo che ho fatto tardi, non credere che me ne sia andato a ballare. Sono tornato un quarto d’ora fa..”
Io li guardavo confuso. Ma che diavolo stava succedendo.
“Kaoruko-chan..” tentai, ma lei mi zittì.
“Come?! Da stamattina..fino ad ora?”
Usag annui. Kaoruko sembrava sgomenta. Io invece capivo sempre meno.
“Ci è voluto una vita, come avevo immaginato. Poi pensando a quello che combinavi tu qua dentro, mi veniva ancora più nervoso..”
Di punto in bianco, Usagi mi scoccò un’occhiataccia. Beh, è questa adesso, da dove viene?
“E allora? Come..come è andata?”
Usagi tirò un’altra bella boccata di sigaretta, e prese fiato. Poi sorrise.
“Non credevo fosse un simile balordo, francamente. L’ha presa benissimo. Ha detto che di me manco era sorpreso, che di per se è stato come se lo avesse sempre saputo. Di lui..beh ha detto che se è felice, non ha importanza altro..”
Kaoruko si portò una mano al petto. Poi fulminò Usagi, rancorosa.
“Akihiko..”
“Oh che palle, non ho assolutamente voglia di altre sfuriate da te, cugina, ne ho abbastanza per almeno un decennio. Dai cammina, tu..andiamo a casa. La valigia mandamela a casa, non ho voglia di trascinarmela per mezza Tokyo sotto al diluvio. Già immagino di dover trascinare di peso lui..
Detto questo, mi venne vicino, e vidi sul suo viso la solita faccia tranquilla che aveva sempre. Ero allibito. Fece per prendermi la mano, ma lo scansai.
“Che cosa vuoi da me?” chiesi, sprezzante, la voce ancora un po rotta dal pianto.
Usagi mi guardò tranquillo.
“Takahiro ci sta aspettando, Misaki, cammina..”
“Takahiro..mio fratello takahiro?”
Usagi rise sarcastico.
“Ne conosciamo altri? Dai che ho parcheggiato in doppia fila, credo. Con questo tempo non si vedono nemmeno i cartelli stradali, però avrei giurato ci fosse uno stop davanti alla macchina, non vorrei mai..
Fece per riprendermi, ma lo schivai di nuovo.
“perché ti comporti come se nulla fosse? E perché vuoi andare da mio fratello, adesso?”
Usagi sbuffò. Tirò l’ultima boccata dalla sigaretta, e la spense in un posacenere sul un tavolinetto. Poi mi guardò, un po divertito.
“Non ti guardo come se niente fosse..niente è, Misaki.”
Detto questo, veloce come una lepre si avventò verso di me e mi afferrò di peso, caricandomi sulla spalla. Io provai a dimenarmi, ma per esperienza sapevo che non sarei sfuggito mai a quella presa.
“lasciami andare, non toccarmi, lasciami!” urlai, ma Usagi mi ignorò.
“Grazie di tutto, cugina, sono indebito..” disse uscendo.
“Anche troppo, segno!” rispose lei, salutando, e chiuse la porta.
“No, aspetta..Kaoruko, aiutami!”
“Per l’amor di dio, vuoi farmi fallire? Ho un debito con lei già abbastanza pensante, non chiederle più niente!”
Ignorando le mie grida, mi portò alla sua macchina, mi ci scaraventò dentro, chiuse la portiera, mise la sicura e avviò il motore.
Ero sconvolto. Ma erano tutti impazziti? Che modo di fare era? Sembrava che nessuno sapesse che diavolo era successo, tranne me..
“Immagino tu non ci stia capendo più niente, eh Misaki? Beh per cominciare, direi che delle sentite scuse sono d’obbligo..” disse lui, allungandomi una coperta. Ero fradicio e tremavo dal nervoso. Che aveva in mente, perché si scusava?
“Non rivolgermi la parola..” ringhiai, coprendomi.
“Oh andiamo, falla finita, sono stato male anche io per quello che ho detto, cosa credi? Per questo mi sto scusando. Sono stato decisamente un imbecille, a dire quelle cose..perdonami..”
Lo guardai. Ma era andato fuori di testa?
Parve decifrare questo mio pensiero, perché rise.
“Si, credo di essere decisamente impazzito, la pressione gioca brutti scherzi. Però, quando sono rinsanito, tu avevi già organizzato l’incontro con mia cugina, per cui..”
“Non ti azzardare a dare la colpa a me, ho solo fatto quello che volevi!” urlai.
Usagi annui.
“Lo so, e mi sento uno schifo per quello che sei stato costretto a provare..beh quasi a provare, a dire il vero, no?”
Lo guardai con tanto d’occhi.
“Tu..tu sai che io e lei non..ma lei ti ha detto..”
“Kaoruko non te lo avrebbe mai permesso. Ti avrebbe rovinato la vita, e avrebbe rovinato anche la mia. Dopo che le hai telefonato, l’ho fatto anche io, ma non era necessario: aveva già deciso di aiutarci a riappacificarci. Tuttavia ha voluto giocare sporco, e mi ha ricattato. Tiene davvero molto a te..e anche a me..”
“Ricattato..ma che vai farneticando? Lei voleva fartela pagare, e voleva dimostrarti che avevi torto marcio su quello che provo per te, come volevo fare anche..”
Mi ammutolì. Non ero disposto a cedere alla tenerezza cosi facilmente. Usagi rise.
“Lo so bene, e mi rende immensamente felice, Misaki. Ma non è con quel teatrino che mi ha ricattato. Lei ha voluto che ti ripagassi per il tuo sacrificio. Tu ti sei messo in gioco per tenere alti i tuoi sentimenti per me..e io oggi ho fatto lo stesso. Io so che mi ami davvero da sempre, ma grazie a quello che hai fatto oggi, non ne dubiterò mai più. E volevo che nemmeno tu dubitassi più di quello che provo per te. Oggi, ho confessato il vero Akihiko Usami e i suoi sentimenti per te a una persona molto importante per noi..tuo fratello, Takahiro”
Mi voltai a guardarlo. No, non poteva essere vero..non era possibile..
“Non ci credo…non lo hai fatto davvero, tu..tu hai paura di..”
Usagi mi carezzò il viso. Non mi ritrassi. Ero troppo sconvolto.
Guidò per i successimi 5 minuti carezzandomi il viso, mentre io cercavo di riprendermi. Come aveva reagito, takahiro? Come avrebbe reagito alla mia vista, adesso?
Col vomito in gola, vidi sorgere davanti a me l’edificio dove vivevano mio fratello e mia cognata. Davanti al portone, li vidi tutti e due. Guardai Usagi, terrorizzato come un bambino.
Lui mi prese la mano, e uscimmo dalla macchina.
“Io ti amo, Misaki..non devi avere paura di niente, se ci sono io..”
Io lo guardai. Che cosa, aveva fatto. Io pure avevo compiuto un gesto bello avventato, ma questo lo batteva, ai miei occhi. Lui, Usagi, che per anni aveva fatto di mio fratello il suo mondo ideale, aveva preso e da solo aveva confessato i suoi sentimenti per me, senza paura o riserva.
Mio fratello ci venne incontro. Mi osservò per qualche secondo, poi mi chiese:
“Sei felice, Misaki? Davvero felice?”
Io lo guardai, poi guardai Usagi, che ancora mi teneva la mano. E senza altri pensieri, risposi.
“Si..sono felice con Usagi, fratellone..davvero felice.”
Mio fratello, commosso e felice, ci strinse forte a se. E rimanemmo lì per un minuto lungo una vita, a godere di quel momento.
Al diavolo, pensai, Usagi era riuscito a farmela di nuovo. Che mente malvagia, era..
Di un suo errore, aveva tessuto un intricatissimo filo di eventi che avevano portato ad una conclusione tanto assurda quanto meravigliosa. Sta bene a fare lo scrittore pensai. Solo una fertile immaginazione può partorire simili opere machiavelliche.
Beh, niente male, pensai, per un week end. Avevo quasi rotto con l’amore della mia vita, mi ero creduto etero, ero quasi finito a letto con una ragazza ed avevo confessato a mio fratello di essere gay. Niente male, davvero..
“Ehi tu, Diabolik..” dissi burbero a Usagi, mentre quella sera tornavamo a casa. “vedi di rigare dritto, da ora in poi, intesi?”
“Parola di scout!” disse lui.
“Tu non li hai visti neanche da lontano gli scout..” ringhiai.
“E’ vero, troppo fango..” rispose lui.
“Beh chissene, sono serio! Uff..il prossimo week end ci andiamo a vedere un film, niente parenti..”
“Mh..no, ho altri programmi.”
Lo guardai, incuriosito. E stranamente..allarmato.
“Che hai in mente?”
Lui mi sorrise.
“Hai cercato di tradirmi, signorino..direi che devi pagare pegno..”
“Ma..ma mi hai spinto tu a farlo! E poi ne è venuto fuori qualcosa di buono!” protestai.
Usagi annui.
“vero. E’ per questo che lascio passare la settimana. Ma questo week end..verrai punito.”
Maledetto Usagi, pensai mentre col dito mi carezzava il collo. Lo so io, come verrò punito..e non ho manco la colpa, maledizione! Vendetta..vendetta..VENDETTA!
  
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