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Autore: Davide95    18/10/2012    1 recensioni
Lo so che potrebbe sembrare strano, ma non tutti i ragazzi odiano leggere o scrivere; sono Davide, e questa è la seconda storia che scrivo.
'Era questo che intendevi mamma? Era questo che intendevi quando dicevi che mi meritavo il meglio? Perchè non so se me lo merito, ho lasciato una scia di cuori spezzati dietro di me e non mi sono mai curata di sanarli. Ed ora, mentre guardo, o credo di vedere, Zayn piangere, mi accorgo che ho appena spezzato anche il suo. Ho distrutto tutto, capisci?'
Cassie è una diciassettenne, reduce da un'incidente da cui è riuscita a salvarsi solo lei, mentre la madre è morta tragicamente, che deve affrontare una nuova scuola e deve fare i conti con nuove amicizie. Ragazza molto riservata e vuota, riscoprirà cosa significa provare dei sentimenti.
Zayn, ragazzo affascinante e seducente, non riesce più a far battere il suo cuore.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eilà, sono già qui. Mi dispiace molto che nessuno abbia deciso di recensire, ma sono contento che qualcuno stia leggendo, quindi grazie:)
A presto.



Zayn

Mi legai più stretta la sciarpa al collo. Così andavano le cose, ero abituato a soffrire. Così era, così sarebbe rimasto. Avevo solo diciotto anni, non sarei dovuto rimanere con lei per tutta la vita.
Ethan mi batté la mano sulla spalla, come faceva sempre per chiedermi se lo accompagnavo a fumare; uscimmo, con la neve che ci bagnava le scarpe e il naso congelato. Fu mentre Ethan mi diceva che ci sarebbe stata una festa a casa della sua nuova ragazza che la vidi seduta in macchina; era la nuova, quella a cui era morta la madre e il cui padre era scappato. Parlavano tutti di lei. Era immobile, le mani strette sul volante della sua auto come se fosse l'unico appiglio per non cadere e non riuscire più a risalire; gli occhi erano fissi sulla porta d'entrata, sembrava spaventata.

È lei.”disse il mio amico, dopo aver seguito il mio sguardo. Annuii.
Credi dovremmo andare a.. “ pensò a qualcosa da dire, ma non gli venne nulla.
Poi lei si risvegliò, scese dalla macchina, prese dal sedile posteriore una borsa e ci rivolse uno sguardo innocuo, senza curiosità e si voltò subito, quasi correndo verso l'ingresso. Le sue gambe lunghe, proporzionate al suo corpo, racchiuse in quei jeans blu terribilmente belli, scivolarono forse su del ghiaccio e quasi cadde a terra; appena riacquistò l'equilibrio, sbirciò nella mia direzione e mi guardò per un secondo che sembrò interminabile.

Che tipa strana.” disse Ethan.
Tornammo dentro e pensai tutto il tempo a quella ragazza fragile, con le guance arrossate, con le mani bianche strette sul volante; al suo sguardo.
La professoressa di matematica mi richiamò due volte e alla terza mi assegnò dei compiti aggiuntivi, tutto ciò solo perché non ero particolarmente attento e preferivo guardare il paesaggio dalla finestra piuttosto che la lavagna. Gli alberi una volta verdi erano ricoperti di soffice neve che riusciva a rendere quel sempre grigio parco della scuola, semplicemente un luogo dove avevi voglia di stare a giocare.

Amore, ho sentito che avrai da fare compiti questo pomeriggio. Hai espresso qualche commento malizioso su di me?”
La voce della mia stupida ragazza mi fece venire i brividi, ma non di piacere bensì di ribrezzo. Quanto odiavo la sua superficialità.
Andammo a pranzo, mano nella mano, come due veri fidanzati. Avrei dovuto rompere con lei, già avrei dovuto, ma come potevo? Ero pur sempre un ragazzo, mollare la ragazza più carina della scuola sarebbe stato un suicidio e lei non me l'avrebbe mai perdonato.
Poi beh, poi era arrivata quella ragazza dai capelli rossi e dagli occhi di ghiaccio.
Ci sedemmo al solito tavolo, con i soliti amici, con la solita faccia. Mi trattenni dall'urlare di rabbia quando Sheila si gettò sulle mie gambe come se non fossi una persona e fu lì che la vedi, indecisa su che fare, che guardava a destra a sinistra, fino al momento in cui incontrò i miei occhi e fu una scarica elettrica. Cassie, si chiamava Cassie, me l'aveva detto Ethan che a sua volta l'aveva sentito da Sheila, che era nota a tutti come la più pettegola della scuola. Nessuno si chiamava Cassie nella nostra scuola, ne ero sicuro.
Feci alzare la mia ragazza dalle mie gambe e me ne andai fuori, a prendere un po' d'aria.
C'era silenzio, ogni cosa stava ferma al suo posto senza desiderio di muoversi, ogni cosa era terribilmente bianca.

Smettila, sto bene. Lasciami stare!”
Mi girai verso quella voce e la vidi, appoggiata al muro con il telefono in mano, tremante per il freddo. Le sue guance rosse e la sua felpa aperta. Buttò il telefono nella borsa e rimase immobile a fissare il nulla; i suoi occhi erano vuoti. Non mosse né un dito né il piede, niente: mi chiesi come riusciva a rimanere così ferma. Fece scivolare la sua mano poi sulla neve e ne prese un po' in mano senza cambiare espressione, come se la neve non le stesse gelando la pelle. Ero lì, incapace di muovermi che mi limitavo a guardarla, in piedi di fronte a lei, osservandola. Si accorse di me, di me in piedi immobile come lei. I suoi occhi incontrarono i miei e ci fu un momento in cui pensai che non sarei stato capace di distogliere il mio sguardo dal suo. Io non volevo distoglierlo, perché sapevo che se avessi potuto sarei rimasto a guardarla per tutta la vita. Si alzò con passo leggero, distolse lo sguardo dal mio con tanta facilità che ne rimasi ferito e poi passandomi accanto, nella sua veloce occhiata, non vi lessi nulla se non dolore.

 

Era scappata di nuovo, senza lasciare traccia di sé. Sheila mi raccontò che aveva conosciuto la 'nuova', che le pareva piuttosto strana, che era silenziosa, che l'aveva invitata alla festa della morosa di Ethan, Debby. Venni a sapere dal mio migliore amico che forse si, sarebbe venuta. E un'improvvisa gioia mi colpì il cuore. Gioia improvvisa, non voluta, ma gratificante; pensai che era da tanto che qualcuno non mi rendeva felice nel modo in cui volevo io. Scossi la testa e mandai via quei pensieri. Che stavo facendo?
Presi la borsa nera dall'armadio e ci buttai dentro l'accappatoio, il costume, lo shampoo, occhialini, cuffia; amore, stanchezza e solitudine. Chiusi casa a chiave e attivai anche l'allarme, solitamente non lo facevo mai, ma quando ero a casa da solo e i miei partivano per i loro viaggi di lavoro, mi sentivo più sicuro. Sistemai la borsa a mo' di zaino e misi il casco; poi accesi la moto e partii velocemente.
Adoravo nuotare e mi riusciva piuttosto bene; una bracciata dopo l'altra, una, due, tre, respiro. Troppo poco tempo per pensare. Riuscivo solo ad ascoltare i battiti del mio cuore mentre scivolavo nell'acqua. E aumentarono quando sentii una voce simile a quella di Cassie. Mi bloccai e alzai la testa, ma non c'era nessuno. Rabbrividii e continuai a nuotare.

Stiamo chiudendo, dovrebbe andarsene.”
Un uomo sulla cinquantina mi stava sovrastando in tutta la sua grossezza; aveva la barba troppo lunga per i miei gusti e troppa pancia. Mi chiesi se anche io sarei finito a fare le pulizie in una piscina con un aspetto a dir poco sgradevole. Mi dissi che no, non sarei finito così; avere due genitori medici aveva pur sempre un suo beneficio.
Non mi feci nemmeno la doccia, mi asciugai solamente i capelli e mi vestii velocemente, uscii senza salutare la giovane donna seduta sulla sedia girevole dietro il bancone. L'aria fredda mi colpì in pieno viso e mi fece sentire il mio stesso odore di cloro; mi salì su per la schiena in un brivido che mi fece venire la pelle d'oca. Il cielo bianco era vuoto.
Presi il cellulare e composi il numero, poi aspettai che Ethan rispondesse.

Hawcke.”disse col fiatone.
Ho interrotto qualcosa?”chiesi ridendo. Sentii Debby ridere di sottofondo.
Che vuoi?” chiese impaziente.
Sono libero ora per le spese.”dissi, mentre quello incazzato sbuffava.
Che palle che sei. Venti minuti e sono al supermercato, il solito.”
Chiusi la chiamata e risi; mi misi il casco e partii. Andai più veloce del solito, avevo voglia di correre. Sabato ci sarebbe stata la festa e Debby ci aveva incaricato qualche giorno prima di fare la spesa, perciò saremmo andati nel più grande supermercato della zona. Arrivai che lui era già arrivato, stava prendendo tutto quello che gli capitava sotto mano: patatine, snack, birra, birra, birra. Decisi di prendere anche qualche super-alcolico, magari qualcuno avrebbe gradito e lo misi nel carrello che stava tenendo lui.

Sei lento Zayn!” disse provocandomi, ma io non risposi.
La cassiera mi fece l'occhiolino quando pagai, ma non la badai più di tanto; uscimmo dal supermercato pieni di borse stracolme di cibo-spazzatura e ridendo come non mai. Io e Ethan c'eravamo incontrati alle scuole medie e da lì non c'eravamo mai più separati; c'erano stati parecchi scontri, soprattutto per alcune ragazze che piacevano sia ad uno che all altro, ma infine tutto si era risolto al meglio. Eravamo sempre stati così noi, tutti ci conoscevano come il duo perfetto, poiché ci aiutavamo in tutto. Se uno di noi era colpevole per qualcosa, lo eravamo entrambi. Eravamo come fratelli e mai, mai nessuno ci avrebbe diviso. Fu quando feci quella considerazione che vidi Debby parlare con la cassiera mentre indossava un abito niente male, che stava benissimo con i suoi capelli castani. Probabilmente ci avrei provato se Ethan non mi avesse avvertito che gli piaceva un sacco. Debby ci salutò con la mano e ci invitò ad entrare. Sapevo che avremmo dovuto raggiungerla al negozio di vestiti preferito delle ragazze, Vickie's.
Sheila era accanto a lei, con addosso un vestito provocante nero, volgare. Le sue curve erano ben fasciate da quella stoffa nera e di certo se fossi stato un ragazzo qualunque e non il suo, mi sarei girato a guardarla e avrei desiderato toccarla, ma in quel momento non la desideravo affatto. Si avvicinò a me e mi baciò le labbra con foga e sentii le sue amichette ridere, mentre Debby mi guardava sconsolata. Quando si staccò, mi sentii le labbra appiccicose di lucidalabbra e mi pulii velocemente con un fazzoletto, pregando con gli occhi Ethan di andare via; ma lui era troppo preso a baciare la sua ragazza, e così mi lasciai cadere su un divanetto aspettando che qualcuno arrivasse e mi salvasse. Ma nessuno arrivò, solo Sheila che però di certo non era il salvatore che avevo chiesto col pensiero; dopo che ebbe pagato, mi chiese se potessimo andare a casa sua che doveva mostrarmi una cosa. Ovviamente capii solo in seguito che quello che doveva mostrarmi era solamente il suo nuovo completino intimo, che ovviamente poi sparì dal suo corpo. Ogni tanto pensavo che noi ragazzi eravamo così facilmente corruttibili; bastava una donna poco vestita e non vedevamo nient altro. Feci sesso con Sheila perché non avevo niente di meglio da fare, ma sapevo che se avessi potuto decidere tra Sheila nuda e Cassie vestita, anche con una tuta da sci addosso, avrei scelto sicuramente Cassie. Mi rivestii velocemente senza guardare Sheila che era distesa sul suo letto; era bella camera sua, piccola ma bella ed aveva un letto comodissimo. Una sera avevo anche dormito con lei, nel primo periodo della nostra storia insomma, ed era stato bello si, eravamo stati abbracciati tutta la sera dopo averlo fatto e poi avevamo preso sonno; ovviamente io mi ero svegliato tardi e lei si era già alzata, truccata e vestita bene. Non l'avevo mai vista senza trucco perché lei non voleva; diceva di essere brutta senza, anche se pensavo che una come Sheila non poteva mai essere brutta. Poi era arrivata Cassie e Sheila era diventata brutta anche con il trucco.

  
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