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Autore: Harriet_    18/10/2012    2 recensioni
Lima, Ohio. 1821.
Blaine Anderson, ricco e potente re. Ha tutto ciò che potrebbe desiderare dalla vita: un bel palazzo, soldi, amici e una bella fidanzata, la principessa Rachel, che presto sposerà.
Kurt Hummel, povero e mendicante. Non ha niente, tutto quello che aveva gli è stato portato via la notte in cui uccisero i suoi genitori. Vive sotto i ponti insieme ad altre persone che condividono la sua stessa sorte.
Blaine e Kurt. Due persone diverse, due storie completamente diverse.
E se il caso li mettesse sulla stessa via, facendo nascere in loro quel sentimento che non si aspettavano di provare?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Rachel, Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Cosa sei riuscito a trovare oggi, Kurt?” sussurrò flebile Artie, vedendo l’amico ritornare.

Era appoggiato con le spalle al muro, nella stessa posizione di sempre.

Non poteva spostarsi né alzarsi da dieci anni, da quando un gruppo di briganti gli rubò i risparmi di una vita e, come se non bastasse, lo gambizzarono e buttarono nel fiume, credendo che fosse morto.

Ma non era morto, una ragazza di colore di nome Mercedes l’aveva preso con sé e accudito con amore, introducendolo in quella famiglia sciagurata che viveva sotto i ponti, ai confini della civiltà.

Artie era infinitamente grato a Mercedes e tutti gli altri per avergli salvato la vita, ma a volte, quando si svegliava e provava ad alzarsi in piedi per poi ricordarsi che non aveva più due gambe con cui farlo, si chiedeva se non sarebbe stato meglio morire tra le braccia del fiume, quella notte di dieci anni fa.

“Cosa ci hai portato, Kurt?”

La parole però gli morirono sulle labbra quando notò che l’amico aveva le mani vuote.

E mani vuote significava niente da mangiare, niente con cui riscaldarsi, niente con cui fare finta di sopravvivere.

Non ci fu bisogno di spiegazioni, semplicemente, Kurt si sedette e si rannicchiò contro il muro, singhiozzando sommessamente.
A poco a poco, tutti si unirono a lui, in un pianto silenzioso e disperato, in un urlo muto che nessuno avrebbe mai sentito.

Quando si fu abbastanza calmato, Kurt mormorò “Mi dispiace… Mi dispiace tanto… Ho-ho camminato per tutta la città… Nessuno disposto a darmi neppure una briciola di pane…”

“Dai Kurt, non fare così, è tutto inutile. Più tardi allestiranno il mercato, vedo se riesco a rubare qualcosa da lì” disse Tina, prendendo il controllo della situazione.

“Tina, è pericoloso” rispose il ragazzo, alzando il viso arrossato dalle lacrime verso di lei.

Tina scrollò le spalle. “Ma i bambini hanno fame” disse, rivolgendo lo sguardo verso i suoi due figli, affamati e infreddoliti. “Non posso vederli così. Devo correre il rischio, Kurt” sussurrò.

Il ragazzo annuì. “Va bene, ma cerca di stare attenta. Ai piccoli serve la loro mamma” disse, prendendole le mani.

Tina rispose con un sorriso pieno di amarezza. “Vorrei che avessero dei vestiti più pesanti, patirebbero meno il freddo”.

“Questo si può fare. Potrei tagliare un lembo della coperta e cucirlo affinché diventi un vestito. Certo, non un vestito da principe, ma pur sempre un maglioncino di lana” disse Kurt.

“Oh Dio, sarebbe fantastico” rispose Tina illuminandosi. “Ti passo ago e filo, li ho rubati qualche giorno fa” rivelò, guadagnandosi un’occhiata severa da Kurt, che comunque non durò molto.

Le loro vite erano state distrutte senza pietà, chi poteva biasimarli se rubavano ago e filo?

Kurt si mise subito a lavoro, cercando di ignorare il brontolio che proveniva dal suo stomaco affamato.

Prima che la sua vita perdesse di senso, adorava cucire. In particolare, adorava confezionare maglioni e gonne stupende per la sua mamma.
Era un passatempo insolito per un bambino di sette anni.

I suoi coetanei giocavano a fare la lotta, tiravano la coda alle lucertole, rincorrevano le galline.

A lui piaceva starsene accoccolato sul divano a cucire, e poi mostrare il suo lavoro alla mamma che vedendolo sorrideva fiera. E Kurt era felice.

Era quella la punizione che si meritava, per esser stato un bambino felice?

Immerso nei suoi pensieri, quasi non si accorse della figura che da svariati minuti lo scrutava indagatoria con le mani sui fianchi, in piedi di fronte a lui.

Strabuzzò gli occhi perché non se lo aspettava, ma non ebbe paura. Aveva imparato a non avere più paura di niente.

“E così sai cucire, occhi di ghiaccio?” chiese la figura in tono inquisitorio.

Kurt non l’aveva mai vista prima. Era bella, sulla ventina, carnagione olivastra, capelli corvini.

Ma quello che lo colpì di più furono i suoi occhi, profondi e neri come la pece, ma allo stesso tempo limpidi. Occhi che non avevano conosciuto sofferenza, che non sapevano cosa significasse morire ogni giorno un po’, che non c’entravano nulla con quel posto.

Perché era lì?

“Chi sei? Che cosa vuoi?” disse Kurt con diffidenza, interrompendo il suo lavoro.

“Sono Santana, ma non credo sia questo che ti interessi” rispose la ragazza ghignando.

Aveva un ché di malefico che avrebbe potuto spaventare al primo impatto, ma Kurt non aveva paura di lei. Le aveva letto negli occhi che era inoffensiva.

“No, infatti” replicò duro.

Santana sospirò. “Gestisco una sartoria in città, ma la mia assistente si è licenziata e tutti gli apprendisti che si sono presentati sono terribili. Così sono alla disperata ricerca di qualcuno da assumere, e tu sembri niente male con ago e filo” Dopo un attimo di esitazione chiese “Ti andrebbe di lavorare per me?”

Kurt sgranò gli occhi. Davvero non poteva credere alle proprie orecchie. Quella donna gli stava offrendo un lavoro? Un lavoro che avrebbe portato dei soldi con cui sfamare lui e la sua ‘famiglia’?

Era troppo bello per essere reale. O quella ragazza – Santana – era un dono del cielo, o stava cercando di incastrarlo in qualche modo.

Lei sembrò leggergli nel pensiero, infatti disse “Ehi, tranquillizzati. Non voglio farti del male. Mi serve un bravo sarto e tu mi sembri adeguato, tutto qui. Niente inganni, niente raggiri”

Kurt parve soddisfatto. Santana gli ispirava fiducia, ma altri non la pensavano allo stesso modo.

“Kurt, amico, pensaci. Sei proprio sicuro che questa donna dica la verità?” gli bisbigliò Artie.

“Non dare retta ad Artie. Io dico che dovresti fidarti e andare con lei, Kurt” disse Brittany rivolgendo un sorriso timido alla ragazza, la quale si apprestò a ricambiare.

“Sì occhi di ghiaccio, ascolta la tua bella amica biondina” mormorò Santana, e Kurt notò uno scintillio nel suo sguardo, sguardo che non riusciva a staccarsi da Brittany.

“E va bene. Non ho niente da perdere” disse il ragazzo, alzandosi in piedi. “Forza, andiamo”.

Ma Santana non si mosse, troppo intenta ad incatenare i suoi occhi a quelli della bionda. “Santana! Ricordati che hai assunto me, BrittBritt non è inclusa nel pacchetto!” rise Kurt tirandola da un braccio.

Santana arrossì vistosamente. “Cosa? Sì-sì, certo.. Andiamo” farfugliò.

“Ciao Santana, a presto” la salutò sventolando la mano, e la mora si aprì nel sorriso più dolce che Brittany avesse mai visto.

“Spero proprio che quella ragazza torni, mi è sembrata simpatica” affermò convinta Tina.

“Già… Lo spero anche io” mormorò sognante Brittany, che improvvisamente si era dimenticata della fame e del freddo.

E anche di come si respirasse.






“Amore, forza, svegliati! Abbiamo mille cose da organizzare oggi!” urlò Rachel tirando via con forza le lenzuola e facendo rotolare Blaine giù dal letto, che mugugnò contrariato, ma comunque non si svegliò.

“Mamma… Ancora cinque minuti, dai…” biascicò Blaine con la voce impastata di sonno.

La ragazza sbuffò spazientita da quel comportamento che il fidanzato adottava ogni mattina.

“Va bene, l’hai voluto tu… Quinn, passami un bel secchio d’acqua gelata!” urlò in direzione della cameriera che proprio in quel momento passava vicino alla camera da letto.

“Certo, glielo porto subito, lady Rachel” disse dirigendosi decisa e obbediente verso il rubinetto.

“No! Quinn! Fermati!” esclamò balzando in piedi Blaine. “Sei la migliore tra la servitù, ma porta quel secchio e verrai licenziata in tronco” la minacciò.

Lo sguardo di Quinn si spostava da Rachel a Blaine e poi ancora da Blaine a Rachel, spaesata e confusa sul da farsi.

“Oh, lascia perdere!” sbottò Rachel facendo segno alla bionda di allontanarsi. “Torna pure a sbrigare le tue mansioni”.

“Ma certo, signorina. Come desidera” disse Quinn aprendosi in un cerimonioso inchino e sorridendo appena, per poi sparire oltre la porta.

“Non mi piace” grugnì Blaine leggermente imbronciato.

“Cosa? Chi?” domandò Rachel, non capendo l’affermazione del fidanzato.

“La biondina” rivelò allora, emettendo un altro grugnito di disapprovazione.

“Quinn? Ma stai scherzando, tesoro? E perché non dovrebbe piacerti? E’ una bravissima ragazza, la migliore serva che abbiamo! Non hai motivo di parlare così” disse la mora, stupita da quanto Blaine aveva detto. Ma se era stato proprio lui a definire Quinn la migliore?

“Sì, lo so, è grandiosa… Ed è anche molto molto carina” borbottò.

“Ehi! Devo forse ingelosirmi?!?!” insinuò Rachel fingendosi indispettita.

Blaine rise, e quella risata ricordò alla principessa cosa diavolo le era passato alla mente quando si era innamorata di lui.

“No, amore…” sussurrò, avvicinandosi suadente a lei e poggiandole le mani sui fianchi. “Lo sai che sei la più bella di tutte” soffiò vicino al suo orecchio.

Rachel sussultò. Voleva davvero sapere cosa aveva spinto Blaine a dire ‘non mi piace Quinn’, ma non voleva interrompere quel momento speciale tra loro.

Perché, francamente, con tutti i lavori che c’erano da sbrigare a corte, era davvero poco il tempo che potevano passare insieme in intimità.

“Vabbè, magari me lo dirai un’altra volta, perché non apprezzi la nostra cameriera… Ora abbiamo altre priorità” mormorò languida e maliziosa la principessa.

“Ma… Non avevi detto che-che… Ci sono tante cose da fare o-oggi…” biascicò Blaine, beandosi dei baci che la fidanzata gli depositava sul collo.

“Mmmh… Come ho già detto, ci sono altre priorità adesso” rispose, spingendolo definitivamente sul letto.


 

ANGOLO DELL’AUTRICE

 
Yeah! E anche il secondo capitolo è andato! *si asciuga il sudore* no, non diciamo bugie, non è stato per nulla faticoso xD
Spero mi perdonerete perché ho postato con alcuni giorni di ritardo causa impegni scolastici T.T

By the way, fatemi sapere se vi è piaciuto questo cap! Ci tengo tantissimo! :)

xoxo Harriet_ <3
 

  
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