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Autore: Alkimia    19/10/2012    11 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Nello scorso capitolo c'erano dei problemi con l'html che non sono riuscita a correggere, cioè io correggevo il capitolo nel form apposito ma quando lo ripostavo c'era sempre una frase spezzata che ricompariva due volte in mezzo al paragrafo (quello in cui Tony parla con Christine). Posso supporre che sia dovuto ai problemi tecnici del sito della scorsa settimana. Se dovesse ricapitare magari contatto l'amministrazione.
Spero che questo capitolo non abbia problemi di leggibilità.



Capitolo quarto

Taking chances – part two


Ogni cosa sembra al suo posto.
Le stelle si riflettono sulle superfici dorate dei palazzi sempre con la medesima intensità e il silenzio immobile delle notti di Asgard è lì ad elargire il suo familiare abbraccio di pacifico oblio. Eppure il cuore di Thor è in tumulto; mentre il figlio di Odino attraversa il portone della reggia sente la frustrazione della sconfitta bruciargli nelle vene.
Le cose, per lui, hanno smesso di essere a posto molto tempo prima e troppe volte si è illuso di essere sul punto di sistemarle, di avere la capacità di far tornare tutto com'era, di limitare i danni.
Il Mjolnir stretto nel suo pugno non gli è mai parso tanto pesante, apre le dita della mano, lo lascia cadere sul pavimento dove atterra con un sordo tonfo metallico facendo sobbalzare le guardie di ronda nell'immenso atrio dorato.
Alle sue spalle, i suoi compagni, Lady Sif e i Tre Guerrieri, camminano mesti nella sua scia. Non condividono l'affanno per quella ricerca, ma lo hanno seguito anche stavolta, come sempre e Thor non ha voglia di voltarsi verso di loro e lasciare che il suo viso mostri quello che sta pensando. Sta pensando che li ha delusi, che ha deluso tutti. Sta pensando che hanno ragione loro: è uno spreco di tempo, dovrebbe essere altrove ad occuparsi di altro. Ma il dio del tuono non riesce a pensare a niente che non sia il setacciare i Nove Regni alla ricerca di Loki.
«Non è qui, Thor» gli ha detto Sif quella mattina, prima che partissero. «Altrimenti Heimdall lo avrebbe trovato».
«Mio fratello ha già trovato in passato dei modi per sottrarsi alla vista del Guardiano» ha replicato lui.
«Fratello?!». La parola è sfuggita alle labbra di Fandral con più incredulità e sarcasmo di quanto il figlio di Odino fosse disposto a tollerare. Ha alzato la testa di scatto, ha guardato l'amico con aria rabbiosa e poi triste.
Fratello, sì, dannazione...
Loro non sanno, loro non c'erano lì, in quella città sull'acqua, non hanno visto. Non hanno visto gli occhi di Loki quando tutti credevano che la ragazza fosse morta, non hanno visto il rammarico nel suo sguardo quando ha dovuto farle del male per farle usare l'energia e uccidere i demoni. Non lo hanno visto combattere come era stato un tempo... non hanno passato giorni al chiuso di un piccolo edificio fatiscente ad alimentare speranze che, tra quelle quattro pareti, sembravano tutt'altro che vane.
Le speranze si sono dissipate dopo quella notte sull'isola, sono sparite alle prime luci dell'alba come se fossero sogni fatti nel cuore della notte, eppure per lui hanno contato qualcosa.
E comunque la pensino i suoi compagni, Thor è il futuro re di Asgard, è suo compito riconsegnare alla giustizia del suo popolo un traditore. Sa che deve farlo, sa che Loki è in pericolo lontano dalla sua casa molto più di quanto lo sarebbe nelle prigioni del palazzo.
Il dio del tuono si ferma a metà della sala.
«Andate a riposare, amici» mormora. «Vi ho chiesto assai più di quanto fosse lecito».
«Per quello che ne sappiamo, potrebbe essere morto». È Hogun a parlare, e sono parole dure come i suoi occhi che non sorridono mai.
Per un istante Thor si ritrova a pensare che sarebbe quasi un sollievo se fosse così. E un attimo dopo si sente annegare per quel pensiero, si maledice per averlo anche solo immaginato.
«Andate a riposare» ripete con voce incolore.
I quattro compagni si scambiano un rapido sguardo, Volstagg fa per parlare ma Sif gli batte una mano sul braccio e gli fa un cenno con la testa a indicare il corridoio che porta ai loro alloggi. Basta parole per quella sera.
Thor ascolta distrattamente i passi dei suoi compagni allontanarsi e scemare verso il silenzio. Alza gli occhi sul grande soffitto a cupola; le pareti della casa di Odino non gli sono mai sembrate così strette e soffocanti.
Esce e percorrere a passo nervoso le strade della città addormentata. Non c'è un alito di vento, ma l'aria della notte riesce in qualche modo a far sbollire la sua rabbia, per questo continua a camminare anche se la meta è molto lontana e sarebbe stato più saggio prendere un cavallo. Ma ha tempo da perdere, perché di certo, per quel che lo riguarda, quella notte non è fatta per il sonno.
Sotto la volta notturna il Bifrost, o ciò che ne rimane, manda cupi bagliori argentati. Thor trascina un piede avanti all'altro sulla superficie del ponte distrutto e il senso di calma faticosamente raggiunto qualche attimo prima svanisce di colpo. I suoi ricordi peggiori hanno inizio da lì, il nero che circonda il ponte sembra carico di fantasmi e cattivi presagi.
La figura di Heimdall si staglia immobile contro il cielo infinito, una sbavatura dorata sulla linea diritta dell'orizzonte.
«Non ho alcuna notizia di colui che stai cercando» dice il Guardiano, senza distogliere lo sguardo dorato dall'infinito spazio su cui veglia.
«Non è di questo che volevo domandarti» risponde Thor. Le sue parole sanno di stanchezza. «Dimmi di Nadia».
Nadia. Thor si sente tremendamente colpevole ogni volta che ci pensa; è anche per lei che continua ossessivo nella ricerca di Loki, perché lui è il solo che la possa aiutare e perché forse la ragazza si sta ponendo le medesime domande che il figlio di Odino sente rimbombare nella propria testa giorno dopo giorno e la giovane merita una risposta a quegli enigmi più di quanto non la meriti lui.
Heimdall se ne sta puntellato sull'elsa dell'enorme spada, volta appena il capo verso Thor mentre gli risponde,
«La fanciulla umana sopravvive» dice con la sua voce profonda.
Sopravvive. A Thor sembra una risposta tutt'altro che confortante. Sospira e si stropiccia il viso con le mani.
«E Jane?» domanda. Lo chiede come se ci fosse bisogno di farlo.
«È con la ragazza della città galleggiante» risponde il Guardiano con il suo tono monocorde.
Il figlio di Odino sente il cuore contrarsi e poi allargarsi come se volesse scoppiare, sgrana gli occhi e li punta sulle stelle.
«Cosa?...».
Le labbra di Heimdall restano serrate. Non ci sono risposte per spiegare i casi assurdi del destino.

*

Flip-flip-flip...
Le suole delle scarpe strusciano ritmicamente contro l'asfalto del marciapiede. Dai ricordi di Jane si alza prepotente la voce di sua madre che le gracchia di smetterla e la giovane donna si blocca di colpo, come se sua madre fosse davvero lì, seduta difronte a lei, pronta a rimproverarla.
In realtà, davanti a lei c'è solo una sedia vuota e Jane nemmeno sa se verrà occupata.
Oh, diamine! Perché mai la ragazza non dovrebbe venire?
La ragazza si chiama Nadia. Glielo ha detto Eric, dato che la prima volta che si sono parlate qualche giorno prima, si è dimenticata di chiederle il nome e lei si è dimenticata di dirglielo, o non ha voluto farlo.
Jane ha aspettato di rincontrarla e le ha proposto di vedersi a quella caffetteria per fare quattro chiacchiere, del resto lei stessa lo aveva suggerito durante il loro primo incontro.
L'ha buttata lì così, non sapeva come l'avrebbe presa la ragazza, ma sa che deve parlarle perché la inquieta l'idea di questa tizia che gironzola per le armerie della base dello S.H.I.E.L.D. e sa un sacco di cose su di lei e... ma non è solo questo. Forse è stato quando la ragazza ha nominato Thor – o meglio, ha accennato al fatto che ha parlato con Thor e Thor le ha parlato di lei... - forse è stato quando si è improvvisamente incupita per qualcosa che Jane ha detto, forse è stato perché Eric le ha spiegato che sa chi è ma non può darle informazioni in merito... insomma, la dottoressa Foster ha sentito il bisogno di saperne di più. E così è andata a finire che l'ha letteralmente pedinata, fino a quando non è riuscita ad avvicinarla e a chiederle se un certo pomeriggio, a una certa ora, le andava di prendere un caffè con lei.
La ragazza ha detto che andava bene, ma ora Jane ha il dubbio che non si presenti all'appuntamento. Insomma, una che non ti dice il suo nome la prima volta che parla con te, deve certo essere sfuggente per qualche ragione, e poi...
«Ciao, Jane».
Nadia si infila tra la sedia e il tavolino con un gesto fluido e le sorride cortese.
Jane si ritrova a fissarla sbattendo le palpebre.
«Oh... ehi... ciao!» farfuglia dopo qualche secondo.
La ragazza ha un marcato accento straniero, questo la dottoressa Foster lo aveva colto fin dal loro primo breve dialogo. È di qualche anno più giovane di lei, senz'altro; è carina ma ha un'aria assolutamente anonima, e nei suoi occhi castani non c'è niente che faccia pensare a una persona al di fuori del comune.
Ma Jane non è mai stata brava a indovinare informazioni sulle persone. Lei è quella che ha scambiato un dio nordico per un barbone ubriaco, dopotutto.
Adesso che Nadia è lì, in tutta la sua placida normalità, adesso che il sole mette in risalto il dorato dei suoi capelli biondi come i neon della base dello S.H.I.E.L.D. non avrebbero mai potuto fare, la dottoressa Foster si accorge di non sapere bene cosa dirle.
«Io prendo un frappè alla fragola, tu cosa vuoi?» le chiede, ostentando un sorriso tirato.
«Un frappè alla fragola anche per me»
«Abbiamo gli stessi gusti»
«Non proprio, non direi...».
Jane inarca un sopracciglio, ma Nadia agita la mano come a voler cancellare da una lavagna immaginaria quello che ha appena detto.
Forse è proprio una tipa fuori dal comune.
Passa qualche secondo di silenzio imbarazzato, nel quale la dottoressa Foster cerca disperatamente di riordinare le idee e di trovare le parole adatte a chiedere alla ragazza l'unica cosa di cui le interessa veramente: come mai conosce Thor?
«Jane, so perché mi hai chiesto di vederci» asserisce Nadia, come se le avesse appena letto nel pensiero.
Una cameriera con il grembiule di percalle che fa molto anni '40 arriva a portare i loro frappè.
«E questo è il momento in cui mi dici perché hai deciso di venire?» domanda la dottoressa Foster a bruciapelo.
«Come vanno le ricerche sul wormhole?».
È questo che vuole sapere la ragazza? È interessata al wormhole? Cosa se ne fa una giovane straniera delle informazioni sul suo ponte di Einstein-Rosen?
«Le ricerche non portano da nessuna parte. Pare che sia stato un fenomeno a se stante, che non ha avuto alcuna conseguenza» risponde. È la verità, non c'è proprio un bel niente da dire su quel benedetto wormhole che all'inizio le aveva fatto così ben sperare. «E, se tutto va bene, dopodomani  me ne vado via, torno a casa, lo S.H.I.E.L.D. non ha più bisogno di me».
Se tutto va bene un corno!
Non vuole tornarsene a casa, non vuole abbandonare quella ricerca. Non è affatto convinta che sia un fenomeno privo di significato, ma non ha dati che dimostrino il contrario.
«Capisco...» mormora Nadia con aria pensierosa, rigirando la cannuccia nel bicchiere.
«Perché ti interessa?» le chiede Jane.
«Immagino per la stessa ragione per cui interessa a te. Una volta ti avrei detto per la stessa speranza che forse hai anche tu, ma non è esatto parlare di speranza, specie di questi tempi...».
La dottoressa Foster non ha capito una parola di quello che ha detto la ragazza, ma le è sembrata così triste mentre lo diceva che ora ha quasi soggezione a farle delle domande in merito.
Nadia assaggia svogliatamente un sorso del frappè.
«Tu speri che quel ponte abbia a che fare con Thor» aggiunge dopo qualche secondo. «Io speravo che avesse a che fare con qualcun altro, ci speravo due mesi fa, forse tre, ora non lo so... ad ogni modo, non capisco niente di astrofisica, ma penso che tu possa tornare a casa. Quel wormhole non può avere a che fare con Asgard».
Momento. Fermi tutti. Alt!
Che sta dicendo la ragazza? Perché sa queste cose? Chi diavolo è?!
«Come... come...». Jane si ritrova a boccheggiare come un pesce. Se fosse lì sua madre la sgriderebbe di nuovo.
«Gli asgardiani hanno trovato un nuovo mezzo di trasporto, tutto qui» spiega Nadia.
«Chi sei? Tu... tu devi spiegarmi come sai tutte queste cose o io... comincio a investire gente a casaccio quando sono nervosa, è una cosa poco carina...».
Gli asgardiani hanno trovato un nuovo mezzo di trasporto. Gli asgardiani hanno ricominciato a viaggiare allegramente per l'universo. Evviva! E allora perché Thor non è tornato da lei? Perché?!
Jane vorrebbe davvero investire qualcuno adesso. Investire qualcuno e passarci su con le ruote della macchina più e più volte.
«Ehm... Jane? Lascia andare il portatovaglioli» mormora Nadia.
Non si era nemmeno accorta di tenere il portatovaglioli stretto tra le dita. Lo lascia andare sul piano del tavolo con un gesto stizzito.
È quasi un anno che prova a risolvere quel dannato rompicapo per trovare un modo di rimettersi in contatto con l'altra parte. E adesso scopre che c'è sempre stato un modo... e lei non ne sapeva niente... e dall'altra parte chi di dovere non si è nemmeno degnato di avvisarla!
«D'accordo, Jane, stai calma. Qual'è il problema?» domanda Nadia.
«Ho dedicato un anno della mia vita a trovare il modo di ristabilire un contatto. L'ho fatto per... perché volevo rivedere Thor. E ora vengo a sapere che questo modo c'è sempre stato e che lui non si è fatto vivo in tutto questo tempo...» spiega lei, sentendosi una totale imbecille, sotto lo sguardo preoccupato della ragazza.
«Sì, ne so qualcosa di divinità nordiche assenteiste...» borbotta lei, scuotendo la testa, poi si passa una mano tra i capelli e torna a fissare Jane. «Un giorno forse potrò raccontarti la mia storia e di come sono finita qui, per adesso ci sono un paio di cose essenziali che devi sapere. Lo strumento che permette di aprire varchi attraverso lo spazio è ritornato in mano agli asgardiani solo alcuni mesi fa e se in questi mesi Thor non si è fatto vivo è perché ha avuto i suoi buoni motivi. Come ti dissi, sta cercando suo fratello... tu nemmeno immagini che lurido bastardo problematico sia quel tipo...»
«Ah, tu lo hai conosciuto?»
«Sì, ho avuto il dispiacere di condividere un paio di esperienze quasi letali con lui. E ho conosciuto Thor, e mi ha parlato di te e fidati, quelle non erano le parole di un uomo che aveva dimenticato».
Jane sta di nuovo boccheggiando come una trota appena presa all'amo. Si sente avvampare e sente che c'è qualcosa di strano in quella ragazza, qualcosa che la mette a disagio. Forse è solo il fatto che Nadia sa così tanto di lei, mentre Jane ancora non ha nemmeno capito lei chi sia.
La ragazza lascia il suo frappè a metà.
«Devo andare, sono in ritardo» dice all'improvviso, scattando in piedi con aria allarmata. «Clint e Natasha mi uccideranno» aggiunge borbottando tra sé e sé.
«Nadia, aspetta!»
«Jane, ti ho detto tutto quello che potevo...».
Sì, è vero. Di certo le ha detto più di quanto abbia fatto chiunque altro alla base dello S.H.I.E.L.D.
La dottoressa Foster mette su un mezzo sorriso,
«Sì» conclude. «Grazie. Credo che seguirò il tuo consiglio. Tornerò a casa e penserò positivo».

*

Il giorno prima Nadia era seduta al tavolino di una caffetteria insieme a Jane Foster. Le ha detto delle cose e più ci pensa più crede di non averle detto niente.
Le ha detto quello che era giusto dirle, quello che Jane aveva bisogno di sapere, e di certo non le ha mentito. Non le ha mentito su Thor e su tutto quello che è riuscita a spiegarle, ma la storia, la sua storia per intero, gridava dentro di lei a gran voce per farsi raccontare. Avrebbe potuto parlarne alla dottoressa Foster, ma non ce l'ha fatta. Non ci riesce, non ne parla mai con nessuno, nemmeno Tony o gli altri ne parlano mai.
Ci sono storie che non sono fatte per essere raccontate. Ci sono storie che sono come le schegge di metallo che Tony ha nel petto, restano lì e non si può far altro che tenerle a distanza, che cercare un modo di stare al mondo malgrado la loro presenza. È solo che il fatto di non essere in grado di affrontare la cosa anche solo per spiegarla a qualcuno, anche solo semplicemente parlandone, le sembra un'enorme sconfitta.
Ieri era con Jane; quando l'ha lasciata al tavolo di quella caffetteria, Nadia si è sentita comunque sollevata all'idea di essere riuscita a dire cose che hanno ristabilito la speranza della giovane astrofisica. Ora se ne sta appollaiata su uno sgabello nella cucina di casa Stark e guarda la busta di carta appoggiata sul tavolo davanti a lei.
Quando Mike le ha messo tra le mani i biglietti per la rappresentazione di The Phantom of the Opera è stato come...
La ragazza si ritrova a sorridere.
Un ragazzo l'ha invitata ad uscire. La cosa l'ha stupita e le ha acceso una scintilla di contentezza in mezzo al petto, una scintilla che con il passare dei giorni è diventata quasi una fiamma.
Mike le piace. Nelle settimane successive al suo arrivo a New York sono rimasti più volte a chiacchierare alla caffetteria dello stabilimento delle Stark Industries. Lei deve avergli detto che le piacciono i musical e lui se n'è ricordato. Lui è quel tipo di persona che fa domande e ascolta anche le risposte. Le loro brevi passeggiate nei giardini dello stabilimento grondano di parole e risate, danno un senso di calore. E la ragazza detesta il fatto che la sua mente tenda, automaticamente, a metterle a paragone con quelle sere lontane di quella settimana a Venezia, quando lei camminava fianco a fianco a un dio silenzioso e scostante credendolo un ragazzo normale.
Nadia vorrebbe poter dire a Mike quanto tutta quella situazione le stia facendo bene. Non è una questione di orgoglio civettuolo dovuto al rendersi conto di piacere ad un ragazzo, è il fatto che avere un amico che ha un interesse per lei le restituisce un po' di quella normalità che da troppo tempo sente di aver perso.
La ragazza sospira, poi il suo sguardo si sposta sulla custodia scura appoggiata sullo stesso tavolo accanto ai biglietti e di colpo, ogni scampolo di normalità riguadagnata sparisce nel buco nero della sua testa angosciata.
«Mi sento in colpa» mormora.
«Perché dovresti?» chiede Pepper, sedendosi di fronte a lei ed allungandole una tazza di latte e cioccolato.
«Per Mike, mi sento come se lo stessi usando per sentirmi un po' meno peggio. E non posso nemmeno dirgli la verità sulla pietra, su di me, su tutto il resto...».
Nadia circonda con le dita fredde la tazza, cercando di scaldarsele.
«Non devi vederla per forza in questo modo» dice la donna, con la sua coda di cavallo perfetta che le dondola sulla nuca. «E del resto, non è quello che facciamo tutti, quando cominciamo ad avvicinarci a qualcuno?».
Nadia corruga la fronte, perplessa.
«Mi stai dicendo che all'inizio avere a che fare con Tony era una cosa salutare?» domanda, enfatizzando un'aria seriosa per poi nascondere la faccia dentro la tazza di cioccolato.
Pepper solleva le sopracciglia e Nadia scoppia a ridere, facendo schizzare la bevanda calda.
«Si stava parlando di me?» si intromette Tony, entrando in cucina, giocherellando con un cacciavite che fa saltare sul palmo della mano.
«Erano discorsi da donne, in realtà» lo rimbecca Pepper.
«Allora si stava decisamente parlando di me».
Nadia scuote la testa, divertita. Tony nota la scatola scura sul tavolo e lancia alla ragazza un'occhiata interrogativa.
«Oh, quello me l'hanno consegnato stamattina degli agenti, da parte di Clint» spiega lei.
L'uomo apre incuriosito la scatola. Dentro c'è un arco fatto di un qualche materiale supertecnologico, superfigo e superinutile, dato che Nadia non ha idea di come usarlo né ha troppa voglia di imparare a farlo.
«Accidenti, Legolas fa sul serio» mormora Tony, quasi ammirato. «Sai che ti dico? Domani vengo con te e nonno Steve nel bosco, tu provi il tuo arco e io le nuove modifiche che ho apportato all'armatura»
«Steve sverrà dalla gioia nel sapere che ci sarai anche tu domani».
Tony sghignazza e si mette a sedere su uno sgabello, facendo ruotare il cacciavite tra le dita.
Nadia osserva per qualche secondo la scena e picchietta le unghie attorno alla tazza che ormai si sta raffreddando.
Alla fine, pensa, la normalità è meno lontana di quanto le sembra di solito. Si sente un po' stupida per tutti i pensieri angosciati che le ronzano nella testa e si sente spaventata perché ha paura di perdere quello che ora ha davanti agli occhi. Non sa perché, forse è solo colpa della sensazione imminente di pericolo di vita a cui la pietra la espone, ma sono giorni che sente aleggiare nell'aria odore di brutto presentimento.
«Ehi, ma domani non possiamo andare a giocare nel bosco» dice Tony all'improvviso, strappando Nadia ai suoi pensieri. «Tu domani sera hai un appuntamento, ricordi?»
«Beh, torneremo in tempo perché io mi renda presentabile».
La ragazza torna a guardare la busta con dentro i biglietti per il teatro. Poi si volta verso il suo amico e poi di nuovo verso la busta.
«Tony, tu non hai niente a che fare con questa cosa, vero?» chiede, folgorata da un'intuizione tanto improvvisa quanto sgradevole.
«Come ti viene in mente una simile idea, Colombina?!» esclama lui, arricciando il naso.
«Ne saresti capace»
«Forse sì, ma forse tu sei ancora più capace a fare strage di cuori».
Nadia boccheggia, nel tentativo di trovare qualcosa per ribattere, ma sente di stare avvampando e si ritrova a fissare inebetita le spalle di Tony che si allontana verso il suo laboratorio canticchiando:
«...fills his victims full of dread,/ running as fast as they can/ Iron Man lives again!»  

*

Ogni volta gli sembra di non sentire più niente. Ci sono giorni in cui si crede morto ed è come se assistesse al suo supplizio dall'esterno, dall'alto come in un sogno, quando si è spettatori di fatti che accadono a noi stessi. È il dolore a tenerlo legato a quel corpo, a dargli percezione del limite segnato dalla sua pelle, dai muscoli, dalle ossa.
Non è facile uccidere un dio, di questo Thanos dev'essere consapevole, ma quel che è certo è che prima o poi gli tirerà via la vita dal petto e Loki non sa se il suo crudele maestro stia di proposito prolungando quell'agonia o se è lui ad essere più resistente di quanto si pensasse.
Di solito le torture si ripetono ogni giorno, e tutte le volte, quando lo riportano nella cella, Loki sente il suo corpo nudo diventare insensibile alla morsa dei ceppi o al ruvido della nuda pietra su cui si accascia privo di forze. Ed è quasi una benedizione.
Ma poi accade che per un tempo lunghissimo che lui non è capace di calcolare – forse tre giorni, forse quattro – nessuno si occupi di lui, nessuno viene per condurlo da Thanos ed è come se il suo corpo si illudesse di essere libero, cancella il dolore e quando il supplizio ricomincia è peggio di prima.
Eppure, per quanto angoscianti, quei periodi di tregua gli sono stati utili, gli sono serviti per rintracciare la pietra. Quando era stato portato ad Asgard dopo la sconfitta di New York gli era stato facile scoprire dove si trovava, perché era nella stessa galassia. Ora Midgard è lontanissima, nemmeno lui sa bene quanto, e la ricerca si è rivelata difficile, resa ancora più ardua dallo stordimento per le continue torture.
Più volte, preso dalla disperazione, ha creduto che la sola ricerca della pietra avrebbe esaurito tutte le sue energie prima ancora di riuscire a rintracciare il bracciale. Nei momenti peggiori ha persino pensato che la ragazza potesse essere già morta, dopotutto nemmeno lui sa cosa le è successo, quanto tempo sia effettivamente passato da quando si sono separati.
Il pensiero che Nadia sia morta lo riempie di panico, gli fa sentire più forte l'odore del sangue e quell'odore gli ristagna nello stomaco facendolo vomitare.
Nadia è la chiave per i suoi piani. Ed è anche...
Cosa?
L'unica persona che non gli è nemica. È un pensiero che significa tutto e niente, ma Loki non può e non vuole indugiare oltre in simili riflessioni. Spera solo che sia viva, perché se così non fosse sarebbe tutto perduto, lui sarebbe perduto.
Alla fine, dopo tante incertezze dolorose quasi quanto i supplizi di Thanos, l'ha trovata. La pietra è ancora attiva, la ragazza non è morta. Ora deve solo usare l'energia per creare una connessione, aprire un passaggio che gli permetta di arrivare lì dove si trova il bracciale. Ora deve solo restare lucido ancora un po' e poi sarà in salvo.    
 





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Note:
Povero Thor, che alla sua prima apparizione nelle mie fanfiction è sempre angustiato a causa di Loki... il fatto è che mi piace l'idea di mostrare come siano sempre punto e accapo quei due.
E la comparsata di Lady Sif e i Tre Guerrieri era d'obbligo.
E sappiate che io adoro mettere insieme Jane e Nadia.
E a proposito di Jane e Thor... credo che il loro innamoramento nel film non sia stato trattato in maniera particolarmente profonda (aspetto di vedere in Thor 2 come gestiranno la cosa, per ora... bah...), per cui alle volte mi chiedo perché questi due abbiano tutta questa ansia di rincontrarsi visto che più che un innamoramento nel senso “alto” del termine a me sembrava una cotta estiva tra scolaretti... ma, al solito, io lavoro su quello che ho a disposizione e dato che il finale del film sembrava suggerire che questi due stessero lì a struggersi per la reciproca assenza, mi regolo di conseguenza.

La canzone messa in bocca a Tony è Iron Man dei Black Sabbath, come da “vestiario filmico”.

Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE

Grazie a tutti voi. Proprio tutti.
Ci leggiamo venerdì con l'aggiornamento :)
   
 
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