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Autore: Subutai Khan    19/10/2012    2 recensioni
Ci si butta un po' di tutto in questa raccolta, come sempre. E come sempre solo i matti e chi non ha considerazione del proprio tempo può azzardarsi a mettere il becco qui.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Erika Latini, anni diciotto, soggetto psicotico 148.
Generi: introspettivo.
Traccia: Originale, Introspettivo, Guardare fuori dalla finestra durante una lezione di filosofia. Scritta per la seconda sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Filosofia. La mia morte cerebrale.
Prendete una materia per pipparoli irrequieti; aggiungeteci una cinquantenne zitella, grassa come un barile e con la voce che avrebbe un corvo se sapesse parlare; shakerate non mescolate tutto per tre, e ripeto tre, ore consecutive; servite freddo, guarnito con ghiaccio.
Desidererete una fucilata nei coglioni al confronto. Che io non abbia i coglioni è indifferente, il significato è lo stesso.
Perché quei vecchi barbuti dei greci passavano le giornate a farsi domande esistenziali invece di, chessò, spaccar la legna? O coltivare i campi? O sbudellarsi con i persiani? Ma no, figurati. Diamo fastidio alla gente che vivrà fra mille e rotti anni ponendo quesiti la cui utilità è dubbia e la cui risposta è più sibillina della tizia che abita a Cuma.
‘Fanculo, eh.
“Quando anche la signorina Latini si degnerà di porre attenzione verso la lezione...” sento la sgradevole nenia della Grozzo entrarmi in un orecchio e uscirmi dall’altro. La scaccio con un annoiato movimento della mano.
Cosa vuoi da me, cumulo di lardo di forma umanoide? Non disturbo, non faccio casino e se non mi interesso ci sarà un motivo. A guardar fuori dalla finestra non faccio del male a nessuno, tranne a me stessa durante le verifiche. E quelli sono solo stracazzacci miei.
Anche una giornata uggiosa, inseguendo con lo sguardo una libellula sul prato, è più interessante di te. Sapete, la classica posa con la mano sinistra a reggere il mento e il collo girato di quarantacinque gradi verso sinistra, perché è d’uopo che la finestra stia a sinistra.
Quattro anni che getto nello sciacquone del cesso tempo prezioso. Bella la vita di un adolescente, sì sì.
Questo mondo non è fatto per una persona bella come te, Erika.
Oh. Benarrivato, Felix. Il tuo ritardo mi aveva fatto preoccupare, sai? Di solito sei più puntuale di Speedy Gonzales quando ha appuntamento con una topa.
Nonostante la volgarità gratuita non mi pento dell’esordio. La società e i tuoi coetanei non ti meritano. Sei troppo arguta e profonda per vivere qui, lo sai?
Il fatto che l’unica persona con cui parlo abiti nella mia testa non depone a mio favore, marpione della domenica.
Ulteriore riprova del tuo valore, invece. La marmaglia non può sperare di comprendere la tua poesia.
Certo, mio bizzarro compagno di bevute metafisiche. Certo. Anche se devo ammettere che la tua venuta fa sempre bene alla mia autostima, visto che nei momenti di magra mi trovo a pensare che sarei materiale per una casa di cura psichiatrica.
Al centro di igiene mentale non saprebbero sopravvivere per più di dieci minuti alla tua sfolgorante bellezza, fisica e interiore.
Tanto te l’ho detto che non te la do, puoi pure smetterla di fare il cascamorto. E poi, anche volessi dartela, sei tu non a poterla prendere. Dicono che essere incorporei sia un grosso svantaggio nei rapporti sessuali.
Io non sto parlando a vanvera. Lo penso sul serio. Tu sei un fiore cresciuto in mezzo all’asfalto e che, nonostante le macchine ci passino accanto a trecento all’ora, persiste. Questo è encomiabile da parte tua, dico davvero.
Ovvio. Perché pensi che non ti creda e che stia facendo del sarcasmo gratuito?
Perché ti conosco, piccola mia. Usi quella figura retorica come armatura per proteggerti dagli strali carichi d’odio e invidia di chi ti circonda. I quali, pur nella loro ignoranza, colgono qualche scampolo della tua lucentezza e mirano a distruggerti per non dover fare i conti con i propri complessi di inferiorità. Ma anche tu, sotto sotto, sai che ho ragione. Sei solo troppo poco ambiziosa e sicura dei tuoi amplissimi mezzi per poterli esternare come invece, secondo me, dovresti.
In quale zona del mio cervello vendono il manuale Centouno Cazzate da Dire a una Ragazza per Portarsela a Letto? Magari, se sono fortunata, ci trovo il corrispettivo maschile e finalmente sfogo un po’ di frustrazione.
Non lo faresti mai. Per quanto stia attraversando l’età delle prime esperienze sotto le coperte non sei il tipo che si concede tanto per concedersi. Lo sappiamo entrambi. E poi ti sei già dimenticata quanto mi hai detto l’ultima volta? Che forse sei dell’altra sponda e avresti adocchiato un paio di compagne con cui ti piacerebbe... diciamo, sperimentare? Anche se la cosa mi riempie di tristezza perché vorrebbe dire che con te non ho possibilità, se non queste lunghe e piacevolissime chiacchierate.
Povero Felix. Mi si spezza il cuoricino di pannacotta. Ma sì, ricordo quel che ci siamo detti. Sono troppo giovane per l’Alzheimer. E non lo ritratto, proprio no. Annalisa e Claudia mi sembrano proprio due bocconcini appetitosi. Non che sappia altro di loro oltre al nome.
Erika, io ti sono amico. Ma come tu stessa hai detto avere rapporti interpersonali solo con una parte del tuo cranio non è proprio il massimo. Perché, nonostante la zozzeria e le brutture che ci sono, non provi ogni tanto ad allungare la zampina fuori dal guscio? Potresti trovare delle piacevoli sorprese.
O delle fortissime mazzate sui denti. Preferisco evitare, grazie tante.
Io lo dico per il tuo bene e nient’altro. Anzi, se ci pensi un attimo la cosa sarebbe controproducente per me, almeno a livello teorico. Potresti scoprire le gioie dell’amicizia, quella vera, e abbandonarmi a me stesso. Ma mi sembra di averti detto in tutte le lingue del mondo che ti reputo una perla rara e che è giusto non tenerti tutta per me. Io me ne andrò comunque, prima o poi.
Te... te ne andrai? Cosa significa questo?
Quel che ho detto. Non ti farò compagnia per sempre. Non so se sono frutto di una forma di schizofrenia latente, di una personalità dissociata o cos’altro ma so per certo che non rimarrò nel mio confortevole monolocale sito nel tuo lobo occipitale ancora a lungo. È tempo che tu apra le ali, cara mia. Lo schifo dell’esterno ti attende a braccia aperte e sono sicuro che saprai purificarlo al meglio.
Tu... tu... tu... non azzardarti a sparire!
È raro sentirti così a corto di parole, di solito sei peggio di una macchinetta. Ma significa che ho colpito qualcosa e ciò è bene. Ora scusa, è giunto per me il momento di ritirarsi. Una delle tue sinapsi mi sta strattonando già da parecchi minuti, vuole che mi unisca al loro party.
...
Rifletti su quanto ti ho suggerito. Au revoir, madamoiselle.

“S-Senti Claudia, scusa...”.
“Uh? La Latini sa anche parlare? Incredibile”.
“H-Ho visto che... indossi una maglietta degli HIM... anche a me piacciono molto...”.
   
 
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