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Autore: yllel    20/10/2012    6 recensioni
"John, ti devo dire una cosa." "Fantastico. Sono in prigione accusato di un omicidio che non ho commesso ma per il quale mi condanneranno ugualmente e tu vuoi parlare...ok. Tanto ho tutto il tempo di questo mondo, a quanto pare. Dunque?"
"Credo di non essere sicuro di volere un figlio. Non ho considerato tutte le variabili" John Watson scosse la testa "Sei un idiota, Sherlock" "Sapevo che l'avresti detto. Adesso possiamo scappare"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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I commenti sono piu’ che graditi, per cui grazie a miserere, Ladymisteria, Bored94 e IrregolarediBakerStreet per le loro recensioni.
 

ACCUSE DAL PASSATO
CAPITOLO 4
 

“Il cappotto, eh?”
Il colonnello Sullivan alzo’ un sopracciglio e dedico’ a Molly la sua migliore occhiata glaciale, quella riservata ai suoi subalterni quando si trovavano in guai seri, per aver disatteso in qualsiasi modo i suoi ordini.
Tuttavia, la donna sostenne il suo sguardo con tranquillita’. Era la moglie di Sherlock Holmes, in tutto il tempo della loro relazione aveva dovuto imparare per lo meno un po’ a tenere testa ad un carattere forte.
E sicuramente, non intendeva dare a quell’uomo neanche un’informazione utile per catturare John e suo marito.
“Si” rispose quindi nel suo miglior tono distaccato “non capisco perche’ lei sia tanto interessato alla conversazione che ho avuto con Sherlock... che tra l’altro era un fatto privato.”
Il colonnello Sullivan strinse gli occhi.
“Siamo a luglio”
Molly annui’, aspettando che lui elaborasse la sua successiva domanda.
Regola fondamentale: non dare mai piu’ informazioni del dovuto, se non ti e’ richiesto di farlo.
“Signora Holmes” comincio’ di nuovo il militare “suo marito ha aiutato un capitano dell’esercito, accusato di vari crimini, a fuggire. Poi le ha telefonato, piu’ che altro...” consulto’ un foglio che aveva in mano “per discutere della vostra mancata luna di miele! Ora, mi creda quando le dico che eravamo totalmente autorizzati ad ascoltare la vostra conversazione... Lei aveva appena saputo che suo marito era diventato un fuggiasco, ma non sembrava affatto spaventata o incuriosita... la sua battuta finale sul cappotto, cosi come l’argomento generale di discussione, sono alquanto sospetti, non crede?”
Molly si limito’ a scrollare le spalle.
“Non se conosce bene mio marito, colonnello. Il suo cappotto e’ una delle cose piu’ preziose che ha. Lo ha smesso a fine giugno e lo rimettera’ a settembre, forse addirittura a fine agosto, se avremo un anticipo di autunno... mi e’ sembrato normale rassicurarlo sul fatto che ne avro’ cura fino a che lui e John non saranno tornati”
Lo sguardo di Sullivan si fece ancora piu’ penetrante.
“Non sono partiti per un viaggio di piacere, hanno organizzato un’evasione” commento’ seccamente.
Molly ebbe uno scatto di orgoglio.
“John e’ accusato ingiustamente, lui e mio marito riusciranno a provare la sua innocenza!”
Il militare attese un attimo e poi, con un movimento fulmineo, le fu vicino fino ad arrivare a sussurrarle  in un orecchio.
“Non le credo, nossignora. Lei gli ha comunicato qualcosa e sa per lo meno come si stanno muovendo... pensa che sia tanto divertente coprire un marito e un amico fuorilegge, ma io ho davvero il potere di farla parlare, con le buone o con le cattive. Le assicuro che non le conviene proprio provocarmi. E si ricordi” il suo tono si fece piu’ basso e minaccioso “io non ho nessun interesse a prendere suo marito vivo, lui non  mi serve”
Molly trattenne il fiato e fu presa da un terrore improvviso, la sicurezza di poco prima evaporata in un colpo. Quell’uomo sembrava disposto a tutto, se avesse trovato Sherlock...
“Colonnello” la voce di Mycroft Holmes arrivo’ nella stanza piena di tensione.
Sullivan si rialzo’ e squadro’ il nuovo arrivato.
“Lei sarebbe? Ho dato ordine di non far entrare nessuno”
Mycroft fece un sorrisetto.
“Sfortunatamente per lei, io sono qualcosa di piu’, di nessuno. Molly cara, tutto bene?” il suo sguardo si poso’ su sua cognata e strinse le labbra, realizzando la sua paura.
Lei riusci’ ad annuire.
Mycroft le fece un cenno con la testa.
“Bene, qui hai finito. Andiamo”
Lei fece un sospiro di sollievo e stava per alzarsi, quando il colonnello la blocco’ mettendole una mano sulla spalla.
“Lei non va da nessuna parte. Non ho ancora finito, ha capito?”
“Lei togliera’ subito le mani di dosso a mia cognata, invece... e poi io e Molly usciremo da qui e non avremo piu’ la sfortuna di incontrarla, spero. Se questo fosse purtroppo necessario, le assicuro che faro’ in modo che sia l’ultima volta che lei vede le mostrine delle sua divisa. Ha capito?” il tono di Mycroft, tranquillo ma glaciale, fece esitare Sullivan, che alla fine ritiro’ la mano.
“Lei sa qualcosa e in questo modo, ostacolate un’indagine dell’esercito” minaccio’ comunque.
Mycroft gli rivolse un’ultima occhiata.
“Non avete prove, solo la registrazione di un’insulsa telefonata tra marito e moglie, in cui mio fratello da’ nuovamente spettacolo della sua inadeguatezza come consorte. Molly?”
Molly si affretto’ a lasciare la sedia e a raggiungere suo cognato, il quale le fece un cenno e la indico’ di uscire dalla porta.
Una volta fuori, lei si appoggio’ un attimo al muro.
“Grazie, quell’uomo e’ veramente una persona orribile. Fa venire i brividi”
Mycroft rinforzo’ la presa sul suo ombrello.
“Quell’uomo fa il suo lavoro, Molly cara. E naturalmente ha ragione nell’affermare che tu sai qualcosa, anche se dubito che sarai cosi gentile da aggiornarmi sui piani di Sherlock. Per lo meno dimmi... in che grosso guaio si e’ cacciato  questa volta?”

***

Il movimento del treno era costante e quasi ipnotico, tuttavia John era risoluto a non addormentarsi, per paura di avere un nuovo incubo. La stanchezza stava davvero per prendere il sopravvento, erano in viaggio da quasi venti ore, prima un aereo verso Marsiglia, poi il treno verso Parigi e ora, dritti verso Monaco.
Appoggio’ stancamente la testa al sedile e chiuse gli occhi, sforzandosi di pensare a qualcosa di positivo che lo tenesse sveglio.
Sforzandosi di non guardare in grembo, dove aveva appoggiato la sua mano che stava tremando.
I sintomi erano tornati, non poteva piu’ negarlo: la gamba pulsava alla ricerca di sollievo e i tremori, erano minimi ma presenti.
Ma quello che piu’ lo stava spaventando, erano i flashback. Qualche ora prima si era recato alla toilette, cercando di non zoppicare e una volta dentro, si era sciacquato il viso alla ricerca di un po’ di sollievo.
Mentre scrutava allo specchio la sua faccia stanca, per un attimo gli era davvero parso di sentire odore di fumo e il sapore acre del sangue in bocca.
Aveva chiuso forte gli occhi, cercando di scacciare tutte quelle sensazioni, continuando a ripetersi che non erano altro che ricordi, che niente di quello che stava avvertendo era reale.
Aveva ripetuto i suoi esercizi di respirazione profonda e finalmente, aveva trovato la forza di uscire dal bagno.
Quando si era seduto di nuovo al suo posto, Sherlock si era limitato a fissarlo a lungo ma lui aveva evitato di incontrare il suo sguardo, tenendo caparbiamente gli occhi chiusi.
Doveva combattere le brutte sensazioni con qualcosa di bello.
Con un sorriso, ricordo’ che era esattamente su un treno che aveva incontrato Mary la prima volta.
 
Nove mesi prima
“Non vedo l’ora di essere a casa”
John stiracchia le gambe oltre il sedile del treno e pensa contento, che tra due ore circa saranno di nuovo a Baker Street. Il caso fuori citta’ li ha impegnati piu’ di quanto Sherlock stesso aveva previsto soprattutto, a quanto dice lui, a causa dell’inefficienza delle locali forze di polizia. Cosa che naturalmente non ha mancato di far notare prima di partire. A voce alta.
John scuote la testa e osserva il suo compagno di viaggio, intento a digitare sulla tastiera del telefonino: vede le sue labbra incurvarsi in un lieve sorriso, e fare una smorfia divertita nel leggere un messaggio in arrivo. Evidentemente sta comunicando con Molly. Lui non se ne rende davvero conto, ma ha un’espressione tutta particolare, quando le manda o riceve sms da lei. Ha persino personalizzato la sua suoneria per le sue chiamate, con la canzone che hanno ballato al loro matrimonio.
Si, Sherlock Holmes e’ davvero cambiato.
“Non capisco tutta questa frenesia di tornare a casa. Attualmente, non hai nessuna prospettiva di rapporto di coppia che ti possa condurre a una serata piacevole” gli risponde lui, non alzando gli occhi dal telefonino.
Ecco, forse cambiato e’ una parola eccessiva.
“Grazie mille per avermi ricordato che la mia vita affettiva ha subito uno stop di recente” gli ribatte, non troppo offeso, per la verita’.
E’ uscito con Mary la damigella per due settimane, dopo il matrimonio, ma poi lei ha deciso di non trasferirsi a Londra e si e’ rimessa con il professore di inglese.
Sherlock gliel’ha detto prima ancora che lo facesse lei.
Non e’ stata una gran perdita, troppo poco tempo per affezionarsi sul serio.
Nonostante sia un romantico, John non crede ai colpi di fulmine. Per lo meno, non crede che possano capitare a lui.
Torna a concentrarsi su Sherlock, che ha rimesso il cellulare in tasca.
“Sono solo contento di tornare a casa e godermi una serata tranquilla. Aggiornero’ il blog domani. Ordiniamo cinese?”
Sherlock fa una smorfia.
“Molly vuole uscire, dice che vuole fare qualcosa di nuovo, una sorpresa...suppongo che per una volta nella vita io possa anche provare a salire sul London Eye, giusto per accontentarla.”
John realizza che giorno e’ oggi.
“Oh certo, e’ naturale” commenta.
Sherlock gli lancia uno sguardo perplesso, ma prima che lui possa ricordargli che oggi e’ un mese che e’ sposato con Molly, il treno ha un sobbalzo lungo una curva e sente un forte rumore dietro di lui.
Seguito da un’imprecazione.
Si volta lungo il corridoio in tempo per cogliere una figura femminile china per terra, nel tentativo di recuperare il contenuto di una borsa, che a quanto pare era davvero stracolma.
Ci sono oggetti sparsi dappertutto.
John si alza.
“Lasci che l’aiuti” dice alla donna inginocchiata, chinandosi nel frattempo per recuperare una spazzola da sotto un sedile.
Contemporaneamente, lei si volta e finiscono per darsi una zuccata.
“Oh, mi scusi...” mormora la ragazza, portandosi una mano alla fronte.
John sorride.
“Non si preoccupi, ho subito di peggio”
Lei toglie la mano dal viso e lo guarda sorridendo.
E improvvisamente, John trattiene il fiato e si ritrova a fissare un magnifico paio di occhi verdi.
Si rende conto che si e’ soffermato un po’ troppo, perche’ lei fa una risatina imbarazzata, anche se non smette di fissarlo a sua volta.
Poi si sistema una ciocca dei capelli biondi dietro l’orecchio.
“Ehm... ecco io dovrei raccogliere le mie cose”
John si riscuote.
“Le sue cose... Ah, si certo! Le sue cose, giusto. Ok, dividiamoci gli spazi, cosi eviteremo altre collisioni. Io cerco sotto questi sedili, lei verso gli altri”
Lei annuisce con un sorriso e per qualche minuto recuperano tutto il contenuto della sua borsa.
“Beh, non pensavo che qualcuno potesse avere cosi tante cose in un’unica borsa” commenta John, quando hanno finito.
Dentro di se’, si da’ dello stupido per questa battuta inutile, ma vuole disperatamente continuare a parlare con questa donna, anche se ora probabilmente lei si offendera’ per la sua osservazione e si rimettera’ a sedere. Forse cambiera’ addirittura vagone.
Lei invece gli sorride di nuovo.
Ed e’ il sorriso piu’ bello che lui abbia mai visto.
“Si, e’ vero... e le confidero’ un segreto. Meta’ delle cose non mi servono proprio!” gli strizza l’occhio e lui si mette a ridere.
“John Watson” le tende la mano e lei gliela stringe.
“Mary Morstan, tanto piacere. E grazie dell’aiuto. Vuole sedersi? A meno che...” e il suo tono si fa piu’ indeciso “ecco... non preferisca tornare dal suo amico. Vi ho visto salire insieme”
John le sta ancora tenendo la mano.
“Il mio amico? Oh si, il mio amico... cioe’ no, lui non e’ il mio amico, e’ il mio compagno. No, non il mio compagno nel senso di compagno... lavoriamo e viviamo insieme. Con sua moglie” si affretta ad aggiungere John, rendendosi conto che detta cosi sembra un po’ una cosa strana. Fa un respiro profondo. “E’ un po’ complicato.” conclude infine.
Mary lo sta guardando con curiosita’ e un’espressione divertita.
Cielo, era una vita che non era cosi impacciato con una ragazza, probabilmente dalle scuole medie.
Adesso lei si voltera’ e lo congedera’, con gentilezza ma in modo fermo.
“Sembra interessante” gli dice invece “quindi allora ti siedi?”
John sorride sollevato.
“Ma certo”.


“Arriveremo a Monaco tra due ore”
La voce di Sherlock lo riporto’ bruscamente alla realta’.
Non era con Mary, adesso. Era su un treno in fuga per cercare di riabilitare il suo nome ed evitare la corte marziale.
Aveva disertato.
Sul suo viso calo’ un’ombra di preoccupazione che Sherlock colse subito, ma decise di non commentare.
Cosi come prima, aveva scelto di non commentare l’evidente protrarsi dei sintomi da stress di John.
Era il momento di concentrarsi sui fatti e su cio’ che dovevano scoprire, non sarebbe stato di nessun aiuto indugiare nelle recriminazioni e nelle preoccupazioni.
Per questo, stava anche evitando accuratamente di pensare a come Molly se la stesse cavando.
A quanto fosse preoccupata e forse nei guai a causa sua.
Assunse un’espressione distaccata.
“A Monaco, incontreremo una persona che ci aiutera’ ad avere qualche dettaglio in piu’ rispetto all’offerta del pugnale”
John sembro’ cogliere con sollievo l’idea di parlare di qualcosa di concreto.
“Chi e’ questa persona?”
“Un tizio che ho conosciuto qualche anno fa... diciamo che gli sono stato utile e mi deve qualche favore. E’ come dire... un esperto del settore”
John fece una smorfia, ricordando che il colonnello Sullivan l’aveva definito esattamente cosi.
“Vuoi dire che e’ un ricettatore?” chiese con voce sospettosa. Perfetto, un altro piccolo tassello di criminalita’ nella sua vita.
Sherlock alzo’ le spalle.
“Lui ama definirsi un intenditore di opere d’arte e simili, per la verita’”
John annui’ rassegnato.
“Ma certo.”
I due rimasero in silenzio ancora per un po’, poi John decise che tanto valeva affrontare anche un altro discorso. Magari, in questo modo, avrebbe evitato che Sherlock lo tirasse in ballo in un momento meno opportuno.
E poi, era anche un po’ preoccupato fin da quando ne avevano parlato alla prigione.
“Sherlock?”
“Che c’e’?”
John fece un respiro profondo.
“Che intendevi dire quando mi hai detto che non sei sicuro di volere un bambino?”
L’altro alzo’ un sopracciglio.
“Sul serio, John. Dobbiamo parlarne ora?”
“Devo ricordarti, che me l’hai detto quando stavi per farmi fuggire di galera? Che e’ il motivo per cui non arrivavi piu’ a togliermi dai guai?” ribatte’ lui.
Per un attimo, penso’ che Sherlock non avrebbe dato seguito al discorso, poi invece parlo’.
“Ci ho pensato un po’, ultimamente”
Un bel po’, a quanto pare penso’ John annuendo.
“Soprattutto da quando Molly e’ andata a quel congresso e tu ti sei sentito solo” gli disse, guadagnandosi un’altra alzata di sopracciglio.
“Suvvia, Sherlock... non penserai che io abbia creduto veramente a quella storia che non trovavi la cassetta del pronto soccorso a casa tua, vero? Volevi solo venire a fare due chiacchiere. E’ normale, sentirsi soli quando la persona con cui viviamo abitualmente e’ via”
L’altro si limito’ a squadrarlo.
“Ok, va bene... non solo. Diciamo, disorientato? Ormai ti sei abituato alla sua presenza a casa, avete i vostri ritmi e sono sicuro che ti mancava... cosi hai avuto piu’ tempo per pensare. E avevi bisogno di parlare.”
Sherlock scosse la testa.
“Avevo bisogno di punti di sutura”
“Come se non te li fossi mai messo da solo, in passato... senti, so che credi che il bambino cambiera’ molte dinamiche e fai bene a pensarlo, perche’ e’ la verita’. Hai paura di perdere tutte quelle sicurezze che ci sono nel rapporto tra te e Molly...”
“Non e’ questo” rispose Sherlock evitando il suo sguardo.
John ebbe un dubbio improvviso e senti’ montare dentro di se’ una grossa irritazione.
Stupido egoista.
 “Ti prego... dimmi che la tua paura piu’ grande non e’ quella di non avere accesso al laboratorio mentre lei sara’ in maternita’!”
Sherlock si giro’ di scatto a guardarlo, ma prima che potesse rispondergli, il treno emise un forte stridio di freni e si fermo’.
John dovette aggrapparsi con forza al sedile per non cadere.
“Che succede?”
“Qualcuno ha tirato il freno di emergenza, credo che ci convenga scendere velocemente, presto arriveranno a perquisire i vagoni”
“Che cosa?”
“I documenti falsi non potevano durare all’infinito. Ce ne procureremo altri a Monaco, ora andiamo”
Si fiondarono entrambi verso l’uscita.

***

“Questo posto e’ bellissimo” Mary Morstan commento’ stupita la stanza d’albergo in cui lei e Molly erano state condotte.
“Si” concordo’ la sua compagna, appoggiando la borsa su uno dei due letti “anche se avrei preferito tornare a Baker Street”
Mary fece un sospiro.
“Mi spiace... per tutto il viaggio non ho fatto che lamentarmi di quanto io sia preoccupata per John e non ho tenuto conto, che questa storia e’ difficile anche per te”
Molly scosse la testa e le sorrise.
“Smettila! Sono fiera che Sherlock stia aiutando John, sono sicura che non vorrebbe essere da nessun’altra parte, in questo momento”
L’altra le sorrise di rimando.
“Sai, penso proprio che sia vero”.
Si sedette sul letto e lo accarezzo’ distrattamente.
“Mycroft e’ stato molto gentile a portarci qui... anche se devo ammettere che tuo cognato e’ alquanto particolare”
Molly scoppio’ a ridere.
“Particolare... lo aggiungero’ alle definizioni date a Mycroft. Di solito Sherlock usa aggettivi piu’ coloriti”
Mary fu presa dalla curiosita’.
“Non ho ben capito in che rapporti sono... John mi ha riferito di alcune conversazioni epocali con insulti e scontri feroci, eppure lui si e’ preoccupato di metterci al sicuro e ti ha tolto dalle grinfie di quell’odioso colonnello!”
Molly si sdraio’ sul letto, le mani dietro la nuca.
“Sono molto diversi, eppure molto simili, anche se a loro non piace ammetterlo.
Mycroft si sente responsabile per Sherlock, anche se non lascia che questa cosa interferisca con il suo lavoro. Per questo ha aiutato noi ma non fara’ nulla per aiutare lui, per ora. Lascera’ che se la cavino da soli.”
Mary aggrotto’ la fronte.
“Anche se dovessero essere catturati e finire in prigione?”
Molly rimase in silenzio per un attimo.
“Non lo so” disse infine “mi piace pensare che, in casi estremi, lui lo aiuterebbe, ma non sono sicura... non si puo’ mai dire, con la famiglia Holmes. Sicuramente, i loro rapporti sono un po’ piu’ civili, dopo la sparatoria... questo non significa che vadano d’amore e d’accordo, ma e’ pur sempre un inizio” concluse con un sorriso.
“Non desideri mai qualcosa di piu’... normale?” la voce di Mary usci’ un po’ esitante, non voleva che l’altra interpretasse male le sue parole ma quando si erano conosciute, era rimasta davvero stupita che una donna solare e semplice come Molly, potesse essere sposata a un uomo come Sherlock Holmes.
O che un uomo come Sherlock Holmes potesse in effetti essere sposato.
“No” rispose subito lei “ho fatto tanta fatica per avere cio’ che ho oggi e non vorrei che Sherlock fosse diverso in niente... si e’ vero, a volte e’ davvero impossibile e alcuni suoi atteggiamenti mi fanno impazzire, ma lui e’ cosi. E non avrebbe voluto cio’ che abbiamo, se non pensasse che ne vale veramente la pena. La sua sicurezza rispetto al nostro rapporto e’ confortante e lui... e’ diverso quando siamo soli. Un pochino, non del tutto, ma e’ abbastanza.”
“Ma la vita che fa...” Era vero, John era con lui la maggior parte delle volte, ma Mary sapeva che aveva ben presente quali fossero le sue priorita’.
Molly scosse la testa.
“E’ cio’ che ama fare, cio’ che lo rende quello che e’. E so che non  mi dice tutto... lui e’ convinto che tacendomi alcune cose io non mi preoccupero’. Oppure che proteggera’ i miei sentimenti... ma io so.
So che il suo lavoro e’ pericoloso e a volte si ficca davvero nei guai.
So che odia fare la spesa e di certo, farmi compagnia mentre mangio e’ poco utile ai suoi processi mentali.
So che tentare di tenere in ordine i suoi esperimenti lo mette a dura prova.
So che l’ultimo film che mi ha portato a vedere lo ha profondamente annoiato, eppure non ha quasi proferito parola durante la proiezione.
So che adattarsi a vivere insieme e’ stato difficile e che a volte fa fatica a capire le mie richieste, o quello che mi fa piacere.
Eppure si impegna, per farmi stare bene.”
Mary ridacchio’.
“E un po’ come quando gli faccio il the e a lui non piace, ma non me lo dice”
Anche Molly ridacchio’.
“Stai pur sicura che a John l’ha fatto notare, ma ti assicuro che non ha mai avuto questo tatto con nessun’altra!”
Mary storse il naso.
“Oh si... le infinite conquiste del Dottor Watson! Bhe, quelle possiamo ritenerle assolutamente concluse, non credi? Io e Sherlock siamo i grandi amori della sua vita... non necessariamente sempre in quest’ordine, ma posso adattarmi”
“Sono sicura di si”

***

“Sono sicuro di no”
John Watson si appoggio’ pesantemente al muro di un edificio e cerco’ di recuperare fiato. Non aveva piu’ senso nascondere che la gamba gli stava rendendo la vita difficile.
Erano riusciti ad arrivare a Monaco dopo un viaggio allucinante su un autobus carico di turisti. Sherlock stava insistendo nel dire che era la cosa piu’ patetica che avessero mai fatto insieme.
Il suo compagno aveva almeno altre cinque idee di loro pregresse esperienze che giudicava senz’altro piu’ orribili, strane o disdicevoli.
“Per esempio, c’e’ stata quella volta che”
Sherlock lo interruppe alzando la mano.
“Non importa, e’ chiaro che io e te abbiamo un diverso metro di giudizio. Siamo arrivati, comunque”
John rivolse lo sguardo verso l’edificio che gli veniva indicato.
“Una birreria?”
E che altro, a Monaco?
“Esatto. Andiamo”
Si avvio’ con passo deciso verso una porta, che evidentemente dava accesso agli appartamenti sopra il locale e busso’.
John si affretto’ a raggiungerlo.
Un tizio grande e grosso apri’, scrutando i due con attenzione.
“Guten Abend! Dica a Klaus che Sherlock Holmes desidera parlargli. Subito”
Un secondo dopo, aveva una pistola puntata dritta in fronte.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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