~Capitolo 1~
Il vento soffiava gentile, quella
mattina, al largo della costa Indonesiana.
Le vele nere di una imponente nave
erano ingrossate e rigonfie mentre il veliero solcava tranquillo le placide onde
che s’infrangevano sul legno.
Solo, in piedi nella cabina della sua
nave, osservando l’orizzonte limpido, il pirata Sao Feng, chiamato “Il
Temibile”, rifletteva, assorto.
La sua prestigiosa posizione di
padrone incontrastato dei mari d’Oriente stava per sfumare, e lui doveva agire
prima che succedesse l’irreparabile.
Una compagnia di pirati minacciava
ciò che lui aveva costruito in più di sette anni di attività: era quella la
radice da estirpare, al più presto. Doveva mettere fuori gioco il capitano
nemico con una mossa abile, ma soprattutto silenziosa: ci voleva un agente
esterno che Feng avrebbe potuto utilizzare senza che si fosse venuto a sapere
che lui c’entrava qualcosa.
Per fortuna aveva già in mente la
persona giusta. Ne aveva sentito parlare anche dai suoi contatti, nei bassifondi
era molto famosa: si chiamava Mira, era una prostituta dalla seducente bellezza
e dalla lama eccezionalmente affilata. Benché fosse un donna, molte morti le
venivano attribuite, e tutte caratterizzate dalla perfezione. La sua specialità
era nel non lasciare indizi di alcun genere, e anche se tutti i manigoldi, nei
bassifondi, sapevano che era lei l’artefice di quegli omicidi, nessuno ne aveva
mai parlato alle autorità, che tuttora si adoperavano per scoprire chi potesse
aver compiuto quelle orribili uccisioni che, almeno così sembrava, non avevano
alcun collegamento tra loro che potesse far pensare ad un unico assassino.
Feng non l’aveva mai vista, ma quando
il suo contatto gliene aveva parlato, si era stupito nel constatare quanto la
gente fosse compatta in quei quartieri malfamati. Nonostante quella Mira fosse
una donna, nonostante per la polizia non avesse volto, nonostante tutti
sapessero chi fosse, nessuno era disposto a denunciarla. Cosa abbastanza strana.
O le erano fedeli davvero -cosa di cui dubitava alquanto- oppure lei sapeva
come…tenerli buoni, dispensando favori, anche e soprattutto con il suo
corpo.
Sao Feng fece una smorfia. Le
prostitute erano una casta che a lui non era mai interessata granché. Erano i
suoi uomini a frequentare i bordelli, e anche se lui di certo non glielo
impediva, non poteva permettersi di non rimanere di gustato: l’idea di andare
con una donna che fosse, dopo e prima di lui, accessibile a chiunque, non
riusciva a soddisfarlo. Per questo lui preferiva comprare le sue concubine, e
tenerle con sé fin quando non ne avesse avuto abbastanza.
Ma non gli importava di quello che
Mira facesse per ingraziarsi i favori altrui: a lui serviva solo come sicaria,
non come prostituta.
Se avesse ucciso con successo il
capitano rivale, Feng le avrebbe chiesto anche un secondo compito da svolgere.
Ed era ben più importante del primo.
Sorrise, beffardo. Il Mare sarebbe
stato in mano sua, se Mira non avesse fallito.
Subito diede la rotta ai suoi
marinai: Singapore.
*
*
Dalla stanza 18 del bordello più
famoso di Singapore, l’Impiccato,
provenivano dei gemiti, deboli da udire a causa degli schiamazzi nella sala
principale.
Nella stanza, sul letto, erano
distesi una ragazza con addosso un uomo molto più grande di lei, che spingeva
tra le sue gambe.
Mira, parodiando un’estasi, mugolò
con forza, stringendo il lenzuolo tra le dita e inarcando il suo corpo contro il
bacino del suo cliente, mentre quello, un uomo non più giovanissimo, spingeva
con forza dentro di lei, chiudendo gli occhi rapito e ansimando scompostamente.
Mira invece li teneva aperti, ed esalava falsi gemiti appassionati. In fondo era
quello il suo dono: far sentire gli uomini
desiderati.
Il cliente spinse ancora di più,
ansimando, ma poi, stanco, si lasciò cadere su letto accanto a Mira, crollando
addormentato. Lei lo guardò disgustata, mentre lo scostava dall’altro lato del
letto.
“Ubriaconi” pensò irritata, alzandosi
e dirigendosi verso uno specchio annerito ed un lavabo, senza curarsi di
coprirsi.
Anche stavolta non aveva sentito
nulla. Nulla. Nessuna sensazione che
si avvicinasse anche solo lontanamente al godimento. Certo, quel vecchio non era
sicuramente l’uomo ideale con cui provare piacere, specie per una ragazza
giovane come lei, ma anche con i più vigorosi -e lei ne soddisfava moltissimi
ogni giorno- non era mai accaduto nulla. O meglio, non accadeva nulla da sette
lunghi anni.
Mira si rivestì, scacciando dalla
mente quegli inutili pensieri, e scese nella onnipresente bolgia sottostante,
facendosi largo tra risse e pugni, evitando tavoli e sedie, e raggiunse Ana
Lucìa, la sorridente giovane donna al bancone.
-Già fatto con il vecchio Tyler?-
chiese quella con un sorriso.
-Colpa tua, gli hai dato troppo rum-
rispose Mira, accettando il bicchiere che la giovane le porgeva.
-Non dirmi che sta dormendo di
nuovo!- esclamò Ana Lucìa scandalizzata.
-Spremilo prima che se ne vada- le
disse solo Mira restituendole in due secondi il bicchiere vuoto -Voglio i miei
soldi- fece per andarsene, ma la donna la richiamò.
-Ce n’è un altro che ti aspetta alla
ventotto- le disse, passando un panno sul bancone. -Ma ti vuole per un affare,
non per una notte con te-
-Non mi interessa per cosa mi vuole,
basta che mi paghi- rispose Mira indifferente.
-Tieniti pronta, credo che ti
toccherà un lavoro non facile stavolta- raccomandò Ana Lucìa.
-Perché?- chiese Mira
accigliata.
-Ha detto di essere un pirata. E i
pirati, lo sai…Hanno più guai loro che Dio!- rispose la donna -È molto
affascinante…Non fartelo scappare- aggiunse con un sorriso
furbo.
Mira sbuffò indifferente e si
allontanò, diretta alla stanza 28, al secondo
piano.
Chissà chi era quell’uomo, e
soprattutto cosa voleva che lei facesse per lui. L’ultima volta che aveva ucciso
su commissione risaliva a due settimane prima. Sorrise al pensiero. Aveva fatto
davvero un ottimo lavoro. A quanto ne sapeva lei, le forze d'ordine locali non
erano ancora riuscite a trovare il cadavere di quell’uomo che aveva strangolato.
E mai l’avrebbero trovato.
Fuori dalla porta, si sistemò il
corpetto striminzito che le copriva solo una piccolissima parte dei seni floridi
e i pantaloni aderenti, che la vestivano solo a partire da parecchi centimetri
sotto l’ombelico.
Aprì la porta ed entrò, sfoderando la
sua camminata suadente, le gambe che si sfregavano una contro l’altra, facendo
muovere sensualmente il bacino scoperto e il ventre
piatto.
L’uomo che l’aveva cercata era seduto
sulla sedia di fronte al letto a due piazze, un gomito sul tavolo. Aveva il
cranio rasato, con un drago tatuato sulla destra, lunghi baffi neri che
arrivavano fino al petto, mento volitivo, i muscoli che spiccavano da sotto
l’armatura leggera che portava. Sul lato destro del viso aveva delle curiose
cicatrici che s’intersecavano e che contribuivano a rendere ancora più
autoritaria la sua presenza. Ma furono gli occhi ad attrarre la giovane: erano
neri, profondi e magnetici. Sembrava quasi che avessero la capacità di perforare
le persone. Una dote molto utile per un pirata.
Ma lei non aveva alcun timore, anzi.
Quell’uomo le suscitava una strana e…licenziosa curiosità. Non si notava
certo per la sua bellezza, ma aveva un che di magnetico che aveva attratto da
subito Mira.
Si avvicinò al tavolo,e sedette di
fronte a lui, notando che l’uomo non aveva mai abbandonato i suoi occhi, neanche
per guardare il suo corpo mezzo nudo: sembrava non interessargli, e la cosa fece
infastidire parecchio Mira, oltre ad aumentare la sua
curiosità.
-Mira, suppongo- disse con voce
profonda, guardandola compito.
-Cosa posso fare per voi?- chiese la
ragazza accavallando le gambe e appoggiandosi comodamente allo schienale della
sua sedia, senza lasciar trapelare il suo fastidio.
-Due cose. Per prima..Uccidere-
rispose il pirata, ora serio, posando sul tavolo un sacchetto, il cui contenuto
tintinnò.
-Chi?- chiese Mira senza toccare il
denaro e guardandolo negli occhi.
-Lo conoscerete sicuramente…è molto
famoso…il terrore della marina cinese…- rispose piano il suo interlocutore,
socchiudendo gli occhi.
-Mongkut? Il
pirata?-
-Esattamente-
-Quanto tempo mi
date?-
-Tutto quello che vi serve.
Dev’essere un lavoro ben fatto-
-Non sareste venuto fin qui,
altrimenti…Morte lenta e dolorosa?-
-Non m’interessa, è sufficiente che
non m’intralci più-
-Bene…Qual è il secondo lavoro?-
chiese Mira.
-Ve lo dirò alla fine del primo-
ribatté il pirata, calmo.
-Quanto mi pagherete?- volle sapere
la ragazza.
-Quella è una caparra, il prezzo lo
stabilirete dopo… - rispose, indicando il sacchetto con un gesto vago della
mano. -A seconda di quanto sarà difficile ucciderlo- aggiunse alzando un
sopracciglio, quasi come se dubitasse di lei.
-Sarà un giochetto per me…Quando
volete che lo faccia?- chiese Mira altera a causa di quel
tono.
-Domani Mongkut attraccherà su
un’isola a 100 leghe da qui. I suoi uomini scenderanno, lui non lo fa mai…Salite
su quella nave e uccidetelo. Dovete fare in modo che i suoi se ne accorgano solo
quando saranno in mare aperto…Chiaro?-
-Un cristallo- rispose lei annuendo
leggermente -Quando avrò i miei soldi?-
-Mi farò vivo
io-
-E chi me lo
assicura?-
-Il vostro secondo lavoro- rispose il
pirata con un ghigno -Se il primo andrà bene, vi ricompenserò a
dovere-
-Non mi fido di voi- dichiarò
Mira.
-Neanch’io- rispose quello,
sollevando di nuovo un sopracciglio.
Non l’aveva guardata, come tutti gli
altri suoi clienti avevano fatto.
Non era rimasto ammaliato da lei,
come tutti i suoi clienti avevano fatto dopo averla
guardata.
Non si stava fidando di lei, come
tutti gli altri clienti avevano fatto dopo essere rimasti
ammaliati.
Perché lui no? Non sembrava
abbastanza bella o desiderabile, forse?
Gli avrebbe subito dimostrato il
contrario, e sarebbe caduto subito ai suoi piedi, come tutti.
Il pirata si alzò e Mira gli chiese
-Qual è il tuo nome, pirata?-
-Sao Feng- sul viso aveva un’
espressione indecifrabile.
-Bene, Sao Feng…- disse Mira, facendo
il giro del tavolo, e venendogli vicino -Posso fare qualcosa per te ora?- chiese, parlandogli all’orecchio
con un sussurro.
Poi, gli andò davanti e cercò di
baciarlo, gli occhi socchiusi, le labbra carnose e invitanti appena dischiuse.
Ma quello la scansò prendendola per
le spalle -No- rispose.
-Ne sei sicuro?- soffiò quella
all’orecchio del pirata. -Puoi approfittarne, sai…-
-Non ne dubito…- rispose Feng
sarcastico, voltando il viso verso di lei, e guardandola attentamente negli
occhi -Ma prima devi uccidere quest’uomo per me-
-Questo momento non tornerà- sussurrò
Mira.
-Ne verranno altri migliori- rispose
Feng, allontanandola -Ah, se posso darti un consiglio- l’avvertì -Non
sottovalutarlo. È molto abile con la sciabola-
Mira alzò un sopracciglio incredula
-Rimarrai sorpreso, Sao Feng- disse, mentre quello si avviava verso la porta
della stanza.
-Confido che sia così- disse il
pirata, prima di chiudersi la soglia alle spalle.
*
*
La nave era sorvegliata da un
marinaio dall’aria assonnata, seduto su un malridotto sgabello di legno con uno
schienale, ai piedi della passerella che portava al ponte della nave. Fece un
sonoro sbadiglio, mentre il sole veniva oscurato da una nuvola nera. Fu allora
che, rapido e silenzioso, arrivò un colpo, fatale, alla
testa.
Mira lo prese sotto le braccia prima
che cadesse e lo fece sedere appoggiato sulla schiena, la testa china come se
dormisse.
Si guardò attorno e, con passo
inudibile, percorse la passerella, infilandosi rapida sul ponte. Lo attraversò
velocemente, senza far rumore, e trovò la cabina del Capitano Mongkut. Si
abbassò sotto la finestra con le ante di legno scuro accostate, cercando di
percepire anche il minimo movimento.
Nulla.
Ma Mira sapeva che il capitano non
dormiva. Feng aveva detto che non lasciava mai la sua nave; non poteva certo
fidarsi di un solo uomo come guardia, specie se, come aveva intuito, era dotato
di un carattere così simile a quello di Feng.
Soffocando un moto di rabbia al
ricordo di quell’incontro, la ragazza si sollevò con cautela e sbirciò
all’interno. Mongkut era fermo davanti ad un tavolo, intento a guardare assorto
qualcosa sul tavolo, che Mira non riusciva a vedere. Si chinò di nuovo. Le era
venuta un’idea.
*
*
Mongkut poggiò le robuste mani ai
lati del tavolo, cercando di decifrare il frammento di pergamena che aveva
davanti. Cosa diavolo significava?
Sapeva che anche Sao Feng la cercava,
motivo in più per scoprire al più presto il significato di quei segni.
Sembravano lettere di alfabeto antico, forse, come gli avevano riferito i suoi
informatori, quella era un’antica lingua, estinta da tempo, scomparsa con il suo
popolo.
Decise che ci avrebbe pensato più
tardi. Aveva tutto il viaggio fino a Singapore per rifletterci: i marinai
conoscevano la rotta, e non lo avrebbero disturbato. Ora voleva solo rilassarsi
un po’.
Alzò il capo, giusto in tempo per
vedere, dalla finestra di vetro smerigliato, qualcosa che si muoveva sul ponte,
come un’ ombra.
Subito maledì quell’incapace del suo
marinaio, di guardia alla nave: sarebbe stato meglio che fosse stato lui a
passare, altrimenti, se ci fosse stato un intruso, avrebbe frustato il suo
sottoposto fino a cavargli ogni brandello di carne.
La vide passare di nuovo, e uscì
precipitosamente dalla cabina. Cosa diavolo stava succedendo? Fece il giro del
ponte, ma non vide nessuno. Con rabbia, pensò che dovesse esserselo immaginato:
in quei giorni era molto stanco. Tornò nella sua cabina e chiuse di malagrazia
la porta.
Non fece in tempo a tornare al tavolo
che sentì una lama fredda premergli contro la gola.
Rimase immobile e sorrise sarcastico
-Chi ti manda?- chiese subito.
-Non mi faccio comandare da nessuno-
sussurrò Mira al suo orecchio, in risposta.
Mongkut rise -Sao Feng- disse
sarcastico -Sao Feng manda una donna ad uccidermi? Da non
credere…-
-Ti ho in pugno, potrei mandarti
all'altro mondo…e tu ridi?-
-La morte non è nulla- rispose
quello.
-Basta che ci creda tu- ribatté Mira
preparandosi ad affondare la lama nel collo del
pirata.
-Oh, si, ci credo…- rispose piano
Mongkut -E tu, donna?- All’improvviso, scivolò con estrema rapidità dalla presa
di Mira e afferrò la sua spada dalla cintura, puntandola contro la
ragazza.
-La prossima volta che vedi Feng- le
disse -Digli che non avrà mai ciò che desidera. Mi hai capito bene?
Diglielo!-
-Non so di cosa parli e non
m’interessa- rispose Mira decisa -Sono venuta solo per ucciderti!- urlò, tirando
il coltello da lancio verso il pirata a gran velocità. Ma Mongkut lo scansò
abilmente, e il pugnale andò a conficcarsi nella parete opposta,
vibrando.
-Scoprirai che non sarà così facile
farmi fuori…Feng non ti ha messa in guardia su di me?- chiese Mongkut
sarcastico.
Mira estrasse a sua volta la sciabola
dalla cintura -Non ho bisogno di essere messa in guardia dai buoni a nulla-
disse con un sorriso feroce. Poi si scagliò su di
lui.
Feng aveva ragione: Mongkut era
estremamente abile, ma anche Mira non era da meno.
Menò fendenti muovendosi con abilità
e senza far rumore. Erano alla pari.
Mira scattò di lato, cogliendo di
sorpresa il suo avversario che recuperò subito colpendola di striscio. La
ragazza parò altri colpi e attaccò a sua volta. Ad un certo punto però, Mogkut
non la vide più.
-Avanti ragazzina esci fuori! Voglio
vederti morire dissanguata davanti a me!- disse voltandosi intorno. Era
scomparsa…impossibile.
Mira, nascosta dal suo mantello nero
dietro l’ombra dell’ elegante armadio di legno scuro, aspettava il momento più
opportuno per attaccarlo senza preavviso. Ma quel pirata aveva dei sensi
dannatamente acuti. Quasi come i suoi.
-Dove diavolo sei?- urlò adirato.
Improvvisamente sentì un piccolo tonfo dietro di lui, e si voltò. Mira era lì,
la sciabola puntata alla sua gola.
-Ah, sei tornata…Passata la paura,
bambina?- la chiese sarcastico, scansando la lama della
giovane.
-Tu non sai cosa sia la paura!- urlò
Mira attaccandolo di nuovo, menando fendenti che vennero parati senza
difficoltà.
Il modo di combattere di quel pirata
era notevole, e il suo trucco stava nel muovere poco le gambe. Allora le venne
un’idea. Scattò di lato ad una velocità che lasciò di stucco il pirata e mentre
muoveva la lama contro la sua per distrarlo, prese un coltello da lancio dalla
cintura e lo nascose dietro la schiena. Si scagliò di nuovo su di lui,
attaccandolo con colpi imprecisi ma violenti che spinsero il pirata contro il
muro.
-Arrenditi- gli disse Mira
puntandogli la sua arma addosso. Provò a muoversi, ma la sciabola della ragazza
lo bloccava al muro.
-Davanti a una donna? Mai!- rispose
il pirata riuscendo, con uno scatto, ad invertire le posizioni; ora era Mira a
ritrovarsi con le spalle al muro.
-Vedi, ragazzina? Non devi sfidare le
maree se sei solo un piccola onda…- la sbeffeggiò
Mongkut.
Mira sorrise -Nella vita esistono
anche i paradossi- sussurrò. Poi, senza preavviso, gli piantò il coltello nel
braccio che reggeva la sciabola puntata contro di lei. Il pirata urlò dal
dolore, piegandosi sull’arto ferito, mentre Mira ne approfittò per concludere il
suo lavoro.
Ansimando, le mani sporche di sangue,
Mongkut si alzò a fatica, estraendo il pugnale dal braccio e guardandosi intorno
per vedere dove diavolo fosse andata a finire quella ragazzina che aveva osato
tanto.
Ma prima ancora che avvertisse una
presenza alle sue spalle, un coltello era già affondato nella sua gola, senza
schizzi di sangue. Un secondo dopo il famigerato pirata Mongkut, il terrore dei
mari d’Oriente, crollò a terra, morto.
Non ci fu alcun problema. I marinai
lo ritrovarono nel suo letto, voltato di spalle alla porta. Sapevano che quando
il Capitano dormiva non voleva essere svegliato per nessun motivo. Si accorsero
che qualcosa non andava solo quando arrivò il momento di servire la cena, e il
Capitano non rispondeva alle loro chiamate.
Ma ormai era troppo
tardi.
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