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Autore: Destroyer Cactus    22/10/2012    2 recensioni
"Piacere, sono Matt!" disse uno dei ragazzi, era alto e pieno di muscoli e tatuaggi da far paura. "Ti abbiamo trovata sulla spiaggia l'altra notte, eri stesa per terra e pensavamo avessi bevuto un po' troppo, allora siamo venuti ad aiutarti, ma abbiamo notato che eri priva di sensi." continuò il ragazzo.
"Devi aver preso proprio una bella botta!" Disse il più basso dei ragazzi "Comunque io sono Johnny!"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Hope dai muoviti c'è scuola!”
“Che palle, zio! Ma quand'è che non ci vado più?”
“Quando la finisci tutta e ti predi un diploma come me e, credimi, se ce l'ho fatta io ce la farai anche tu! Sbrigati che tra venti minuti passa Matt a prenderti!”


Mi alzo dal letto, mi lavo velocemente e mi vesto: maglietta della Vengeance University, (rigorosamente da uomo) jeans neri stretti, le mie care Converse All Star tutte distrutte e la tracolla con tutti i loghi dei gruppi che amo e che ascolto più o meno da quando ho imparato a camminare.
I capelli, neri con delle ciocche azzurre, rasati a destra che mi ricadono davanti alle spalle e sulla schiena, i braccialetti borchiati e i miei cari tatuaggi in bella vista, ho anche cambiato l'anellino del septum e la pallina del central labret, per l'occasione. Tanto trucco nero e le bacchette.
DOVE SONO LE MIE BACCHETTE?
“Zio! Hai visto le bacchette?”
“Bacchette?”
“Si, presente quelle che uso per suonare quella batteria enorme?”
“Ah, eh?”
“Le hai viste o no?”
“Si, sono qui. Disgraziata!”
Scendo le scale e quasi rotolo di sotto, regolare, capita tutte le volte. Prendo il mio pane con la nutella e mollo un bacio a mio zio che sta cucinando qualcosa (che sarà, ovviamente, immangiabile). Sento che arriva Matt e mi fiondo nel vialetto salutando Brian che risponde con un “non fare cazzate!”. Salgo in macchina e mollo un bacio anche a mia ‘cugina’ Lizzy, ha tre anni meno di me, però io sono solo un anno avanti a lei e facciamo la stessa scuola. (Che ci volete fare? Ho preso tanto dal papà!)
In realtà non siamo parenti. Non sono parente di nessuno, però erano tutti migliori amici di mio padre e ‘famiglia’ di mia madre.

Sono anche la MIA famiglia.

Classe nuova, bocciata di nuovo.
Una diciassettenne alta un metro e ottanta in una classe di quindicenni che rasentano il metro e sessanta.
Il professore mi fa piazzare davanti alla cattedra e mi chiede di presentarmi alla nuova classe, cominciamo bene.
“Io sono Hope, Hope Sullivan. Si, sono la figlia di The Rev, ma non mi stupirei se nessuno di voi lo conoscesse.”
Il professore viene chiamato fuori da un bidello e io approfitto della situazione.
“Non criticatemi per i capelli, i vestiti, i piercing e tatuaggi. NON AZZARDATEVI A PARLARE, MALE O BENE, DEI MIEI. Altrimenti queste -dico sfilando le bacchette dalla tracolla- ve le faccio ingoiare.”
Tutti mi guardano con gli occhi sgranati, come se fossi un' aliena.

Zio Zacky mi dice sempre che da mia mamma ho preso due cose: Il sorriso e l'aggressività. Sono contenta di sapere che anche mia madre fosse sempre dell’ umore che deve avere un puma mestruato.

Ormai gli Avenged Sevenfold non vivono più tutti insieme, anche se sono ancora tutti ad Huntington:
Matt e Valary vivono a tre isolati di distanza da noi e hanno due figli: Lizzy e Michael.
Zacky e Gena sono i nostri vicini di casa e hanno tre figli (a cui spesso faccio da baby sitter): Josh, Cristina e Lucas -si, hanno chiamato la seconda come mia mamma, zio ci teneva un sacco.-
Johnny e Lacey hanno una sola bimba che si chiama Amelie e vivono un po' più in periferia rispetto a noi.
Poi c’è il ‘nuovo’ batterista, Arin, che vive con la sua ragazza in una casa carinissima e mi presta la batteria quando sono arrabbiata con lo zio e scappo.
Siamo sempre tutti insieme e a volte, quando i 'papà' sono in tour vado a vivere a casa di Zacky.
Mio ‘padre’ sarebbe Brian, che mi ha adottata pochi mesi dopo che papà era scomparso. Non ho mai sentito il bisogno di chiamarlo papà, perché lui è lo Zio Bri e mi ha adottata perché non finissi in qualche collegio. (Oltre al fatto mi vuole un bene centomila volte superiore a quanto io ne voglia a lui.)


***
Sono ormai passati un paio di mesi da quando la scuola è iniziata e non ho ancora avuto molti problemi, a parte qualche occhiataccia. Oggi succede qualcosa, me lo sento.

E' l'intervallo, mi si è avvicinata una ragazza dal faccino tenero che avevo già notato in precedenza. Non so se per i capelli blu o se per il fatto che seguiamo tutti gli stessi corsi.
Cominciamo a parlare, sembra simpatica. Si chiama Stella, ha la mia stessa età e si è appena trasferita qui. Sarà mia compagna di banco. PERFETTO! QUALCUNA CON CUI PARLARE DI MUSICA! Suona la chitarra da un paio di anni e ci piacciono quasi le stesse band.
“sarà sicuramente una drogata, non vedete che capelli ha? Poi ho letto che il padre, che era un batterista e già non promette niente di buono, è morto di overdose! Si sa, da una pianta di pere non nascono mele!” sento dire alle mie spalle, mi giro di scatto. So che parlano di me. Ci sono un paio di ragazze della mia classe che prima mi fissano e poi di nascondono e ridacchiano.
Adesso le sistemo.
“Scusa, tu lo hai per caso conosciuto mio padre?”
“No, però ho letto su internet.”
“Internet non dice proprio tutta la verità, sarei grata se evitaste di parlare di cose che non conoscete.”

Stai calma, Hope.
“Si, tranquilla. Non voglio averci niente a che fare con una puttana e figlia di un drogato!”
Adesso la uccido.
Stella ha capito che mi sto alterando e mi tiene da dietro, riesco a liberarmi. Prendo la biondina con la quale ho appena parlato per il colletto della maglietta e le piazzo un pugno forte come non mai in piena faccia. Sanguina. Così impara, 'sta stronza.
Mi giro e guardo Stella, che ha un sorriso a metà tra lo spaventatissimo e il divertito. All' inizio anche io sorrido come per dire: ‘visto che ho fatto a quel rigurgito di cane?’ poi mi blocco e soffio tra i denti “merda” “che c'è?” mi chiede Stella.
Le faccio segno di voltarsi e mentre lei lo fa il nostro prof di educazione artistica sbraita: “SULLIVAN! VAI IN PRESIDENZA, ORA!”
Faccio l'occhiolino a Stella per tranquillizzarla e mi avvio. Dopo i primi due passi il professore riprende ad urlare “TU SEGUILA, SILVER!”
La biondina che ho appena menato mi segue, tenendosi una mano sul naso che sanguina e un dito sul labbro tagliato.
Non le ho fatto poi così tanto male, peccato.
Arriviamo dal preside che ci chiede di spiegargli la situazione, all' inizio sono calma. Quando la biondina comincia a girare la cosa a suo favore, quasi la meno di nuovo.
Il preside fa chiamare Brian che arriva con i capelli fradici e una tuta, ha anche la maglietta messa al rovescio. Poco importa.
Sospesa due giorni.
Mentre siamo in macchina Brian comincia a farmi la ramanzina “Non puoi finire sempre a botte con tutti, Hope! Non è nemmeno possibile che ce l'abbiano sempre tutti con te!” sbraita lui. “Ha detto che papà era un drogato.” dico con una lacrima che mi riga la guancia, mentre fisso la strada.
Brian inchioda e io per poco non finisco con la testa spiaccicata sul parabrezza “non sono sempre io” riprendo.
Il tragitto prosegue in silenzio, zio Bri ha le lacrime agli occhi e io lo fisso.
Arriviamo a casa, scendiamo dal SUV e io comincio a correre verso la 'sala musica' per sfogarmi un po'.
Lui mi segue, mi placca da dietro, mi gira e mi abbraccia stretta, come faceva tempo fa.

"Tuo padre non era un drogato, lo sai. E sai anche che non ti deve interessare se ti giudicano, perché le vere merde sono loro, che lo fanno solo per  qualche tatuaggio, piercing e capelli strani. Non è che il nostro modo di essere implica per forza essere drogati o alcolizzati. Siamo migliori di loro, perché non ci uniformiamo alla massa. Ricordatelo, piccola. Per quanto possa essere difficile, fallo."

"Per sempre"
dice poi allentando la presa e prendendomi il volto tra le mani "Per sempre." affermo io sicura.

Riprende a stringermi e sento qualche lacrima che mi riga il volto.

Li vedo, sono lì, oltre la sua spalla. Hanno tutti e due un sorriso smagliante e papà alza il pollice come a dire 'sei stata una grande!'  e con l'altro braccio circonda le spalle di mamma, che mi fa l'occhiolino. Sono lì, come quando ero piccola e si saranno PER SEMPRE.

FINE.


Eeeeh, è finita. E' un obrobrio, lo so, ma è stata la mia prima fanfic, siate clementi..
Ah già, i fanni narrati non sono realmente accaduti e i personaggi (putroppo) non mi appartengono, insomma, tutto frutto della mia mente malata.
Amo tttttttutti e ci si rivede presto. (con qualcosa di meno orrendo, spero)
Destroyer Cactus

  
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