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Autore: Davide95    23/10/2012    0 recensioni
"Era bella, bella da impazzire. I miei amici mi prendevano in giro. Ma a me non importava. L'importante era lei, solo lei."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non ci sono scuse per il mio abbandono a questa FF, ho scritto questo capitolo di getto e perchè qualcuno mi ha chiesto di farlo, non avevo motivi mentre lei mi ha chiesto di scrivere ancora perchè non potevo lasciare incompleta questa storia. Quindi grazie  LicealeSognatrice. Non so tra quanto la aggiornerò poi, però ci proverò; ho scritto questo capitolo di getto, non l'ho nemmeno riletto, scusate se ci sono errori, ma se non lo pubblico ora non lo pubblico più. Spero lo apprezzerete, anche se personalmente non mi entusiasma. A presto spero, un bacio.

Un'altra cosa importante, sto scrivendo un'altra FF 
It isn't a love story.
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1274157&i=1) , mi farebbe molto piacere se passaste. Grazie di cuore a chi vorrà recensire.







Quel sabato sera ero rimasto a casa, non avevo voglia di vedere Valentina, né Marco, né nessuno. Mia mamma era uscita con il suo fidanzato ed io mi ero semplicemente disteso a letto ed avevo guardato il soffitto fino a quando non mi era venuta la fantastica idea di scrivere a Chiara. Non sapevo esattamente se quello che provavo verso di lei era amore o rancore; avevo in un certo senso voglia di fargliela pagare, volevo dimostrarle che non provavo più nulla per lei, che ero più forte. Volevo mostrarle che cosa aveva perso perdendo me, volevo farle capire che nessuno le avrebbe dato quello che le avrei potuto dare io. Le scrissi semplicemente che mi mancava, che avevo voglia di vederla, e non mi aspettai nemmeno la sua risposta, che quando arrivò mi lasciò sbigottito.

'Ti raggiungo a casa.'

Non volevo venisse, non volevo vederla ancora.

Il suono del campanello arrivò dritto nelle mie orecchie, e non esitai un solo secondo a scendere e ad aprire la porta. Era venuta via da una festa, o da un evento, perchè di certo non si sarebbe addobbata così. Le scarpe con il tacco la alzavano parecchio, ma io la sovrastavo comunque; le calze nere quasi trasparenti fasciavano perfettamente quelle sue gambe perfette, la gonna nera stretta le copriva a malapena le cosce, e la maglia scollata evidenziava le sue forme. Il giubbotto aperto in pelle sopra non dava l'idea di qualcosa di pesante, ed infatti quando mi si avvicinò per schioccarmi un bacio sulla guancia, scoprii che le sue labbra erano fredde.

“Come stai?” chiesi.

Non mi mossi di un millimetro, ma mi ritrovai schiacciato al muro con le labbra impegnate con quelle di Chiara; con un piccolo calcio aveva chiuso la porta d'entrata e senza che me ne rendessi conto si era buttata tra le mie braccia impedendomi di dire una sola parola.

Il suo profumo mi inebriò non lasciandomi il tempo per pensare, ma riportandomi solo alla mente certi ricordi di qualche tempo primo.

Le sue mani erano impegnate con i miei capelli, cosa che avevo sempre adorato.

Non seppi di preciso se stessi rispondendo al bacio, le mie labbra erano anestetizzate tanto erano fredde le sue, mentre il mio cuore stava perdendo battiti a non finire. Che diavolo stava succedendo?

Poi accadde tutto velocemente, la mia mano si posò accidentalmente sul suo sedere quasi nudo, dopo aver percorso tutta la schiena d'un fiato, e la sentii sorridere sulle mie labbra. Dunque era davvero questo che voleva? Perché io non glielo avrei certo negato.

La sentii d'un tratto diventare più bassa, e m'accorsi che si era sfilata le scarpe. Subito non esitai a stringerla al mio petto, facendola mugolare, e la presi in braccio, approfondendo il bacio e lasciando che le sue gambe mi circondassero la vita.

Le mie mani andarono a seguire la linea perfetta dei suoi glutei, mentre salivo velocemente le scale, impaziente di assaggiare qualsiasi pezzetto della sua pelle.

Entrai in camera mia e con poca delicatezza la lasciai scivolare sul letto, ricoperto dal piumone; avevo sempre adorato quella soffice coperta che la notte mi scaldava.

Mi tolsi la maglia sotto il suo sguardo eccitato ma non ebbi il tempo di sfilarmi i pantaloni perchè ci pensò lei; io mi occupai della sua maglia e della sua gonna, ed accidentalmente ruppi le sue calze preso dalla foga. Lei sorrideva mentre mi guardava armeggiare con il suo reggiseno, sembrava divertita, mentre io mi sentivo scoppiare.

Poi glielo tolsi e lei non cercò di coprirsi o altro, ma si mostrò a me senza vergogna; avevo sempre pensato che Chiara fosse perfetta in tutto, ma vederla davanti a me nuda, in tutta la sua bellezza mi fece strizzare un attimo gli occhi, senza però farmi ritrovare la lucidità.

“Sei sicura Chiara?”

Balbettai un po', mi rendevo conto che ciò che stavamo per fare era una cosa stupida, dettata dalla voglia e dalla nostalgia, una cosa che molto probabilmente non si sarebbe ripetuta, e non sarebbe mai dovuta accadere.

Il suo togliersi gli slip mi fece capire che non aspettava altro. Mentre le sue mani si arpionavano sulle mie spalle, io mi avvicinai a lei e le sussurrai quanto fosse bella vestita solo della sua pelle.

Mi accoccolai tra le sue gambe e dopo averla guardata ancora una volta ed aver constatato che non c'era ombra di ripensamento nei suoi occhi, entrai in lei con una dolcezza infinita.

Mille emozioni mi circondarono il corpo, la mia testa con un gesto involontario si alzò verso l'alto ed i miei occhi si chiusero, mentre dalle nostre bocche insieme uscirono dei gemiti pieni di desiderio.

Le sue mani mi spinsero la testa verso la sua e mi lasciò un bacio infuocato sulla mandibola mentre io le mordicchiavo il collo, impaziente di sentirla gemere. Sospirò una, due, tre, milioni di volte ad ogni mia spinta, mentre io non potevo e non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua espressione beata; non pensavo potesse diventare ancora più bella.

All'ultima spinta mi lasciai andare piano su di lei, senza pesarle, solo per sentirla un po' addosso a me, e quella sorridendo mi accarezzò i capelli.

“Ora bene.”

“Mmh?” mugugnai, incapace di dire altro.

“Ora sto bene.” disse, prima di accoccolarsi sul mio petto mentre io cercavo di mettere ordine tra i miei pensieri e tra il vuoto che si stava venendo a creare nel mio petto.

  
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