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Autore: Lady Moonlight    24/10/2012    1 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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DISCLAIMER: Tutti i luoghi e i personaggi qui descritti sono di pura invenzione, ogni riferimento a fatti o luoghi realmente esistenti è puramente casuale. Idee politiche, musicali, letterarie (ecc.) espresse dei personaggi non corrispondono necessariamente alle opinioni dell'autrice.
Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. L’intreccio qui descritto e i personaggi rappresentati sono copyright dell’autrice (Lady Moonlight) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa. 

  

 

Primo Atto:
Quiete di Mezzanotte

 

01
≈*≈*≈*≈*≈*
La caccia ha inizio

 

 

Ai miei occhi, sembra un diamante
tra pezzi di vetro.
{W.Shakespeare}

 

"Va bene. Per oggi può bastare."
La voce del regista si sparse in ogni angolo del set cinematografico, decretando in quel modo la fine delle riprese. Le truccatrici si mossero per ripulire i volti degli attori, ricoperti da diversi strati di trucchi, ed osservando con aria critica il frutto di due ore di lavoro svanire in una manciata di minuti.
Gli addetti alla manutenzione del set, invece, si premurarono di ricoprire con dei teli bianchi i mobili e i candelabri in ferro battuto che adornavano gli angoli della chiesa. La grande bara nera con i contorni d'argento, a differenza di quella bianca e più piccola, fu trascinata verso l'antico altare di pietra.
La famosa chiesa San Patrizio di New York si era trasformata in un gigantesco rifugio per vampiri e lo sarebbe rimasta per altri tre giorni. Il vescovo della città aveva mosso numerose critiche e diverse accuse verso il regista, ma di fronte all'enorme somma di denaro che sarebbe stata donata alla Chiesa in cambio di alcune riprese all'interno dell'edificio non aveva saputo rifiutare l'offerta.
Sebastian si trattenne dal ridere. Per quanto la Chiesa si sforzasse di celare i suoi desideri di potere era evidente che non fosse cambiata poi molto dai tempi di Lutero. Anche all'alba del 2013 era in grado di cedere terreno di fronte ad una lauta ricompensa.
"Stai bene Sebastian?" La voce di Percy Oswald lo riportò alla realtà. "Sei più pallido del solito." gli fece notare, giocherellando con un mazzo di chiavi. "Problemi con Jen?" chiese dandogli una pacca sulla spalla.
Lui lanciò un'occhiata verso il fondo della chiesa dove Jennifer Losher, la co-protagonista del film stava sorridendo a due degli sceneggiatori.
La sua "fidanzata" non diede segno di averlo visto e lui tornò a portare l'attenzione sul regista.
"Solo un po' di stanchezza." commentò con un gesto vago della mano.
"Sai..." annunciò avvicinandosi. "Un giorno dovrai proprio spiegarmi il segreto dei tuoi capelli." gli sfiorò una ciocca corvina. "Non riesco a comprendere come possano essere sempre così dannatamente perfetti."
Lui sorrise, incrociando le braccia al petto e mostrandogli i canini. Il biancore dei suoi denti non parve disturbare più di tanto Percy.
"Incredibile!" lo sentì borbottare mentre scuoteva la testa. "Sono davvero notevoli i progressi che ha fatto la scienza. Quelle zanne sembrano autentiche."
Sebastian sogghignò. Avrebbe davvero voluto vedere l'espressione di Percy se gli avesse rivelato che quei canini erano veri in tutto e per tutto. Si passò una mano tra i capelli, lisciandoli all'indietro.
Probabilmente gli sarebbe venuto un infarto. Con i suoi quarant'anni e una brillante carriera alle spalle, Percy Oswald era diventato in poco tempo il regista più amato dalle ragazzine americane. I suoi film, incentrati su creature sovrannaturali e amori impossibili erano un successo garantito al botteghino.
Nemmeno il tanto acclamato Twilight era stato in grado di sminuire l'originalità e la brillantezza delle sue creazioni. Da parte sua, Sebastian detestava il genere di vampiro presentato in quel film. Per prima cosa, nessuna creatura appartenente al Popolo della Notte sarebbe riuscita a sopportare il nutrirsi di sangue animale per una durata di tempo così lunga. Inoltre, avrebbe rischiato di scommettere tutto il suo patrimonio, solo per poter vedere un vampiro sopravvivere alla luce del sole.
Solamente i più antichi e potenti della sua razza erano in grado di resisterle e in ogni caso per non più di due ore.
Riusciva quasi ad immaginarsi suo padre mentre, colto da un attacco d'ira, affondava le zanne nella gola della scrittrice che aveva sparso simili assurdità.
"L'uscita principale pullula di tue fan." gli comunicò Percy puntando il dito verso l'uscita. "Sperano davvero di riuscire ad allontanare Jennifer dal tuo cuore." rise della sua stessa frase e Sebastian gli concesse un fugace sorriso.
Ancora una volta cercò la brillante chioma rossiccia di Jennifer. L'attrice ventisettenne lo stava raggiungendo salutandolo raggiante con la mano. Il suono dei suoi tacchi sul pavimento rimbalzava tra le pareti affrescate della chiesa.
Gli occhi della ragazza erano di un'insolita tonalità di verde. Erano scuri, ombrosi, ma con sfumature castane.
Lo sguardo era sereno, ma nel profondo c'era ancora quel manto di malinconia che lui aveva notato la prima volta che si erano incontrati.
Si era cambiata d'abito. Indossava una gonna lunga fino al ginocchio e una camicetta rosa scollata sul davanti.
Lui inarcò un sopracciglio mostrandole la sua perplessità riguardante l'abbigliamento.
"Sono esausta." commentò Jennifer, andando ad appoggiare il capo sulla sua spalla. "Torniamo a casa?" gli domandò sporgendo il viso verso il suo. Percy le offrì un cioccolatino e per un momento l'espressione di Jennifer si addolcì. Il regista ne passò uno anche a lui, ma rifiutò l'offerta.
Sebastian passò un braccio dietro le spalle dell'attrice, in un gesto automatico. Non si curò dei borbottii canzonatori che Percy stava rivolgendo loro.
"Fuori è pieno di giornalisti." l'avvertì, lasciandola andare. Ignorò i suoi lamenti di protesta.
"Allora prendiamo un taxi!" esclamò lei, roteando gli occhi al cielo. "Sono e-s-a-u-s-t-a!" ripeté scandendo bene le lettere della
parola.

Sebastian sospirò, mentre osservava l'altare di pietra al di là delle sue spalle. Qualcuno ci aveva messo sopra un vaso con qualche rosa. Si chiese perché gli umani amassero tanto infilare per forza delle rose nei film sui vampiri.
"Sei sempre stata una bambina viziata." le concesse, prendendo a camminare verso un'uscita laterale. In ogni caso non le negò quel capriccio, dato che rimanere in quel luogo sacro aveva risucchiato le sue forze e indebolito il suo fisico.. "Muoviti!" le urlò divertito vedendo la sua esitazione.
"Ci vediamo domani!" gli ricordò Percy che era rimasto sulla scena del set.
Non si prese la briga di rispondere di fronte a quell'ovvietà. 
 

 

Jennifer si lasciò scivolare sul sedile posteriore, continuando però ad osservare la folla di curiosi e giornalisti assiepati davanti all'entrata della chiesa. Il brusio provocato dalla gente continuò a seguirli fino a quando il taxi si inserì in una delle strade principali di New York. La luna era ricoperta da un fitto strato di nubi, segno che presto avrebbe piovuto.
L'odore provocato dallo smog assalì Sebastian all'improvviso, provocandogli uno starnuto che non riuscì ad evitare.
Distese le gambe in avanti, chiudendo gli occhi per distrarsi dalla miriade di sensazioni contrastanti che la sua vera natura gli stava trasmettendo.
Fumo di sigarette.
"Ho fame." intervenne Jennifer, raccogliendosi i capelli in una coda. "Potremmo fermarci in un ristorante?"
"Vuoi dire che tu potresti fermarti in un ristorante." replicò Sebastian. "Comunque..." continuò. "Non eri esausta fino a un attimo fa?" la stuzzicò.
La vide mentre reclinava all'indietro la gola. Conoscendola sapeva perfettamente che quel gesto non era stato casuale.
"Ne abbiamo già parlato, Jen. Non intendo morderti e nemmeno farti diventare come me." Lei si voltò bruscamente, l'espressione dura.
Il tassista frenò di colpo, imprecando contro il proprietario della Porsche che li precedeva. Il suono del clacson ferì il suo udito, ma ignorando il fastidio Sebastian protese le braccia in avanti per riparare Jennifer dalla brusca manovra.
"Stai bene?" le domandò, rimettendosi seduto.
Lei annuì, rassettandosi i vestiti. "Cos'è successo?" La voce le tremò impercettibilmente e lui si chiese se quell'incidente le ne avesse riportato alla mente un altro, ben più spiacevole.
Colpi di pistola.
Dovevano essere avvenuti degli scontri tra le gang di quartiere. Da quelle parti era un evento piuttosto comune.
"Problemi del traffico newyorkese." la rassicurò lui, sfiorandole una guancia. Malgrado fossero trascorsi vent'anni dal loro primo incontro, Jennifer aveva mantenuto dei tratti infantili che a volte, per brevissimi istanti, gli facevano scordare la sua reale età.
"Torniamo a Londra. Odio questa città." mormorò l'attrice.
"Quando finiremo di girare il film. Quelle alla cattedrale sono le ultime scena."
"Lo prometti?" insistette, appoggiandosi alla sua schiena.
"Sì." la tranquillizzò. "Preferisco il Vecchio Continente a questa città priva di anima." soffocò una risata, rendendosi conto di ciò che aveva detto. Nemmeno lui possedeva un'anima, non nel senso convenzionale del termine comunque.
Sangue.
Sebastian si portò una mano alla gola. I canini premevano sulle sue gengive per essere liberati e un basso ringhio di impazienza fuoruscì dalle sue labbra. Jennifer non si voltò per guardalo. Era così certa che non le avrebbe fatto alcun male che neanche tentò di allontanarsi. Al contrario sembrò avvicinarsi maggiormente.
Sangue e...
Scosse la testa non riuscendo a comprendere cosa fosse l'altro odore. Era un sapore aspro, forte. Disgustato si rese conto di non aver mai avvertito un odore tanto stomachevole.
Il tassista era sceso dall'auto per verificare i danni che aveva subito il suo mezzo. L'autista della Porsche mantenne un tono distaccato anche quando l'altro minacciò di fargli causa. Entrambi si misero a conversare in mezzo alla strada, incuranti delle grida e dei fischi degli altri automobilisti.
"Che seccatura." fu l'unico commento che Jennifer si concesse per descrivere quella situazione.
Su uno schermo pubblicitario di uno dei grattacieli vicini stavano trasmettendo l'ultima pubblicità a cui lui aveva preso parte. L'immagine di un altro Sebastian ricambiò la sua occhiata perplessa, con un sorriso che nei secoli precedenti aveva conquistato il cuore di numerose donne.
Sangue. Sangue e...
Sebastian si irrigidì. Ora non era solo l'odore di sangue umano quello che avvertiva. Un vampiro era stato ferito. Se doveva fidarsi del suo olfatto era una ferita piuttosto grave.
Astaroth.
Avrebbe riconosciuto l'odore di quel sangue ovunque. La mano destra gli tremò impercettibilmente e Jennifer se ne accorse.
"Che succede?"
Invece che risponderle Sebastian uscì dalla macchina sbattendo la portiera.
Il tassista si voltò verso di lui, imprecando nella sua direzione quasi si fosse dimenticato dell'altro autista.
La scia di sangue veniva da qualche isolato più avanti.
Un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena. Erano secoli che non accadeva nulla di più insolito.
Astaroth era uno dei generali di Lucifero, un vampiro così potente che solo un angelo avrebbe potuto ferirlo, ma quelle creature non si vedevano da parecchi anni. Perfino lui faticava a ricordare il loro aspetto.
Tuttavia non avvertiva la presenza di nessun angelo, solo quell'odore disgustoso che non riusciva ad identificare.
Il tassista gli s'avvicinò puntandogli l'indice al petto e in un impeto di rabbia lo scaraventò contro il veicolo. Dal rumore sinistro che aveva sentito e dai grugniti disperati dell'uomo, intuì di avergli fratturato il polso.
Lo lasciò andare immediatamente, ma continuò a guardarlo. Catturò i suoi occhi nei propri inducendo l'uomo in una paralisi totalizzante. Non avrebbe mosso un solo muscolo a meno che non glielo avesse ordinato.
"Respira lentamente." comandò, ammorbidendo il tono di voce. Attese che l'altro obbedisse mentre ascoltava il battito del suo cuore riprendere un ritmo più regolare.
"Sei caduto e ti sei procurato una frattura al polso sinistro." spiegò avvicinandosi. "Devi andare all'ospedale."
L'uomo annuì, mentre la mano destra sfiorava il braccio sinistro.
"Riesci a guidare?" chiese.
Il tassista annuì nuovamente con fare incerto e lui fece un passo indietro. Da neri, gli occhi dell'autista ripresero il loro naturale colore castano.
Dal marciapiede una ragazza lo aveva riconosciuto come Sebastian Walker, il famoso attore americano, ed ora una decina di persone lo stavano chiamando a gran voce riportando su di lui l'attenzione di tutti.
"Jennifer." chiamò, cercandola alle sue spalle. "Dovrai tornare a casa da sola. Ci sono delle faccende che richiedono la mia attenzione."
"Vampiri?" bisbigliò, certa che lo avrebbe sentito.
Il suo silenzio dovette essere esaustivo perché la ragazza sbuffò energicamente.
In altre circostanze avrebbe trovato quelle smorfie divertenti, ma non in quel momento.
L'odore del sangue era aumentato e mille dubbi si stavano ammassando nella sua mente. Chi poteva aver avuto il coraggio di attaccare Astaroth? O la stupidità, si corresse.
L'inquietudine e un senso di minaccia affiorò in lui, inducendolo ad afferrare Jennifer per le spalle.
"Hai con te il ciondolo?"
La guardò mentre estraeva dalla camicetta il pendaglio a forma di croce, facendo ben attenzione a non rivolgerglielo contro. "Lascialo scoperto." la ammonì.
"C-Cosa sta succedendo?" balbettò guardandosi freneticamente intorno.
"Prendi un altro taxi e torna a casa." le ordinò sbrigativo.
Jennifer lo afferrò per un braccio, obbligandolo a voltarsi. "Tu cosa fai?" Poteva leggere l'inquietudine farsi largo nei suoi splendidi occhi smeraldini.
La strinse a sé in un gesto protettivo e pensò che con lei certe abitudini non riusciva a perderle.
Era notte, eppure erano circondati da una miriade di luci colorate. Fu impossibile per lui non notare le lacrime che le stavano rigando il volto.
"Jennifer." mormorò rassicurante. "Ho promesso che sarei rimasto al tuo fianco, ricordi? Non devi temere per la mia vita. Fra un paio d'ore sarò di ritorno."
"Giura." sibilò stringendo i pugni. "Hai promesso."
"Lo so." chiarì allontanandola. "Ma ora devo scoprire cosa sta avvenendo in questa città. Un vampiro..." esitò, decidendo cosa fosse meglio dirle. Alla fine optò per la verità. "È possibile che sia stato commesso un omicidio."
Lei trasalì, rilassando le spalle. Sicuramente si era aspettata qualcosa di più sconvolgente.
"L'omicidio di un vampiro, Jennifer." specificò. "Antico e molto potente." la lasciò con quelle ultime parole, mentre nascondendosi alla vista della folla si avviava alla ricerca di Astaroth.

 

***

 

Sangue, sangue e... Sangue.
Aveva fame. Aveva sete.
Doveva uccidere. Doveva combattere e... uccidere.
Doveva distruggere quel dolore che la consumava.
Era la cosa giusta.
Il sangue le scorreva tra le mani. Rosso, fresco, profumato.
Delizioso. Era delizioso.
Non riusciva più a fermarsi. Non voleva fermarsi.
Aveva ucciso il mostro disgustoso che aveva osato attaccarla. Lui pensava di essere forte, ma non lo era stato abbastanza, non per lei.
Quella cosa... Cos'era? Non lo sapeva.
E cos'era lei? Era davvero importante saperlo?
Si leccò la punta della dita, godendo del liquido scarlatto che le scorreva giù per la gola.
Era come farsi una dose, ma l'eccitazione che stava provando era molto più intensa.
Stava forse sognando? Quando sarebbe finito il sogno?
Non desiderava svegliarsi. Il sogno doveva continuare.
Continuare.
Sì, il sangue doveva continuare a cadere.
...Cadere, cadere, cadere.

 

 

 

 

Capitolo gentilmente betato da: KumaCla
Mi trovate su Twitter: Qui

 


Note: Ed eccomi qui con il primo capitolo! Che idea vi siete fatti per ora?
Al momento la storia non ha riscosso grande entusiasmo, spero di farvi cambiare opinione in futuro ù__ù.
La chiesa citata esiste realmente, ma quando nomino le vie di New York non fidatevi troppo del mio orientamento XD Per quanto riguarda Twilight: non è mia intenzione offendere la storia, ma a Sebastian non potrebbe mai piacere quell'idea di vampiro. LOL
Prossimo aggiornamento: 4 novembre (salvo imprevisti) per festeggiare il compleanno della mia beta u_u
By Cleo^.^ 









  

   
 
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