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Autore: Subutai Khan    25/10/2012    1 recensioni
Ci si butta un po' di tutto in questa raccolta, come sempre. E come sempre solo i matti e chi non ha considerazione del proprio tempo può azzardarsi a mettere il becco qui.
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Krazak & Thompson, premiata ditta.
Generi: introspettivo.
Traccia: Originale, Avventura, "Let's roll just like we used to". Scritta per la seconda sfida della Staffetta in Piscina della Piscina di Prompt.


Cazzo. Non dirmi che ti sei ridotto così apposta.
Ti guardo mentre te ne stai svaccato sulla poltrona, la panzetta alcoolica che traspare evidente dalla canottiera e la barba incolta. Ogni tanto tiri dalla sigaretta, sostituendola con una sua gemella non appena la finisci.
Dove sono finiti i bei tempi?
In quale anfratto è andato a morire il vecchio Joe, quello che sparava ai poliziotti tenendo in bocca la scheda magnetica che apriva la cassaforte della Iowa Agricultural Bank? Dove si è nascosto il Joe che minacciava la figlia del Grande Lebowsky di staccarle un orecchio e di mandarlo a papino se non avesse visto il carretto con i soldi del riscatto? In quale continente è emigrato il Joe che, prima di ogni colpo, aveva come rito quello di parlare ad alta voce in maniera dettagliata del vero significato di Like a Virgin di Madonna?
Il mio compagno di vita eterosessuale se n’è andato e non ritorna più, il treno delle sette e trenta senza lui è un cuore di metallo senza l’anima. In cambio è arrivato questo ciccione con le ascelle in fermentazione, i tarzanelli felici del terreno fertile e un alito che ucciderebbe un tirannosauro.
Una volta, nei bassifondi di Des Moines, di Joe Krazak si diceva all that he sees, he conquers. O forse ero io che facevo il figo con la gente per pompare il mio socio. Ma lo credevo davvero. Era vero.
Joe il Chiavistello sapeva davvero compiere qualunque impresa.
Poi, dopo l’ennesimo soggiorno nelle patrie galere, sei cambiato. Quando ti si è chiuso il cancellone alle spalle mi hai guardato negli occhi, serio come non mai, e mi hai detto “Sono stufo di questa vita, Philip. Non ne posso più di entrare e uscire dal carcere. Da oggi mi pulisco e la finiamo qui”.
E da lì è cominciato il declino: hai interrotto i rapporti con falsari, riciclatori di qualunque cosa e marmaglia simile, hai cercato con ostinazione un lavoro onesto e la tua fedina penale è diventata più liscia del culo di un bambino.
Cristo.
Non sopporto più di vederti in queste orribili condizioni. Sei l’ombra di te stesso, dello splendente criminale di una volta. Almeno, durante i tempi d’oro, gli occhi ti brillavano sempre di una luce che diceva “Guardami, sono vivo”. Adesso le tue pupille sono smorte, annoiate, inespressive.
Cosa non darei per rivederti ancora in azione, almeno una volta.
“Sai” dico con finta casualità “ho sentito che Niki sta cercando gente per un colpo notturno. Una cosuccia semplice, senza rischi...”.
Ti volti piano verso di me e mi squadri con un atteggiamento davvero irritante: “Mi sono ritirato da quella vitaccia. Perché ogni volta me lo devi far ripetere?”.
“Perché un farabutto della tua caratura non può abbandonare ciò per cui nato”.
“Balle, Philip. Ho smesso con quella merda. E se cerchi di ritirarmi in ballo vuol dire che non sei davvero mio amico”.
Questo... questo è troppo.
“Krazak, mi stai insultando sul personale. Con chi cazzo credi di essere stato pappa e ciccia da quando avevi dodici anni, eh? Con chi credi di aver condiviso un appartamento da quando quel drogato di tuo padre ti ha cacciato di casa a scarpate quando di anni non ne avevi neanche sedici, eh? Chi ti ha sempre parato il culo dandoti soldi quando ti servivano e sigarette quando eri a secco, eh? E non raccontarmi palle, sappiamo entrambi che diventi una iena quando sei senza catrame. Almeno quello non è diverso da come mi piace ricordare”.
“Cosa vuoi da me, Thompson? Ci tieni così tanto a vedermi di nuovo in una schifosa cella di due metri per due in compagnia di quel negrone di Batuffolo?”.
“Ma se ti ho detto che è un lavoretto easy e senza il minimo pericolo! Non mi vorrai far credere di essere arrugginito fino al punto di farti beccare mentre svaligi la casa di una vecchia novantaseienne?”.
“Continuo a non capire perché ti incaponisci così...”.
“Perché stai morendo, Joe. Passi le tue giornate su quel divano con le molle scoperte a guardare The Price is Right e Survivor, dio santo. Sembri un arteriosclerotico in fase terminale. Non puoi, come piacere personale che ti chiedo, mentirmi solo per questa volta e tornare il vecchio Chiavistello? Fare finta di voler tornare com’eri sei mesi fa?”.
Sbuffi in maniera sgraziata. Il discorso ti scazza, è evidente. Ma spero che la tirata sentimentale abbia smosso qualcosa in quel tuo cervellino striminzito.
Ti alzi con la lentezza che ormai ti si addice e ti dirigi verso la camera.
“E ora dove vai?” chiedo.
“Niki non vorrà che mi presenti in canottiera e mutande, non credi?”.
...
Grazie Joe, grazie.
Let’s roll like we used to. Just this once.
   
 
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