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Autore: Lilyth    25/10/2012    0 recensioni
< no, comunque non mi capisci Diario e non so perchè sto ancora parlando con te! >
sorrise appena
< veramente ti capisco perfettamente Di >
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non aveva più pazienza, più pazienza per niente.
Stava passando uno di quei momenti in cui ogni speranza viene abbandonata e surclassata da un pessimismo cosmico che detta legge.
Trascorreva le giornate in compagnia di libri e sonnolenza, di studio e vaffanculo.
Sguardo cupo e un appetito smisurato.
Sì, decisamente non aveva più pazienza per niente.
 
< Caro Diario,
che poi caro non mi sei neanche.
Sto mollando tutto, veramente tutto. Non se riesci a capire, neanche il Liga mi capisce più.
Mi sono persa, sì, un po’ come Andrea che si è perso nel bosco e non sa tornare.
No, comunque non mi capisci e non so perché sto ancora parlando con te! >
 
< veramente, ti capisco perfettamente Di, potrà sembrarti strano ma riesco a percepire il tuo smarrimento >
 
< Cazzo Diario, non è smarrimento, è che sono circondata da stronzi, siamo sinceri!
Un giorno tutti ti amano, tutti ti vogliono, tutti hanno bisogno di te; il giorno dopo sei sfanculizzato ai limiti del possibile >
 
Sorrise appena
 
< lo so, ma forse è un problema che potremmo risolvere partendo da te, forse anche tu stessa sei causa del tuo isolamento cosmico >
 
< vedi, ma io che ci vengo a fare a parlare con te, tanto il problema sono sempre io. >
 
sì alzò di colpo afferrando la giacca sullo schienale della sedia, la infilò quando ormai era fuori dalla porta urlando
 
< ciao Diario, alla prossima. >
 
non potè fare a meno di sorridere.
Di tutte le persone che aveva conosciuto nella sua vita Di era quella la più stronza, eccessiva e simpatica.
Non aveva assolutamente bisogno di lui, ma si ostinava ad andarlo a trovare, raccontargli due cazzate buttate li al momento e uscire di scena con la stessa velocità con cui vi era entrata.
La conosceva da due anno ormai e una sola cosa aveva capito di lei, fare l’attrice le faceva male.
 
L’aria fredda della sera sferzava il viso, tirò su il bavero della giacca e si incamminò verso casa.
Da due anni, ogni giovedì si ritrovava per quelle strade a quell’ora a cercare di immaginare che effetto aveva fatto a lui, se era riuscito a sconvolgerlo o magari a innervosirlo.
Dai suoi occhi non riusciva mai ad estrapolare niente.
Sentì il suo cellulare squillare nella tasca dei jeans
 
< Di dove sei? >
 
< sto tornando a casa >
 
silenzio
 
< eri un’altra volta li? Ma dai, non ti sembra di esagerare? >
ridacchiai
 
< chi io? O andiamo, mi sto solo divertendo un po’ >
 
< smettila di prenderlo per il culo, finirai per farti cacciare >
 
sfilò l’accendino dalla borsa
 
< non lo farebbe mai, mi ama troppo per farlo >
 
silenzio
 
< non ti cullare in questa supposizione. Ci vediamo a casa >
 
lanciò il telefono in borsa e si accese la ventesima sigaretta della giornata aspirando a lungo.
Odiava dover rendere pubblici i suoi impegni, ma certe persone proprio non capiscono quando è il momento di farsi da parte. Proprio no.
 
   
 
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