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Autore: LadyofShadow    10/05/2007    4 recensioni
Tre persona sanno la verità. Tre persone sanno che Lucius non è il vero padre di Draco. Ma quando la verità è troppo dolorosa, quando scopre un baratro di menzogne, segreti e rimpianti, forse è meglio che resti celata... quando la verità fa fare cose strane alle persone, cose priobite... forse la verità è che non è mai troppo tardi per cercare di tornare indietro. Questa fiction è dedicata ad Angi e Gius.
Genere: Triste, Malinconico, Dark, Sovrannaturale, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sirius Black | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15 – Che titolo metto

Capitolo 15 – Che titolo metto? Booh.

Bello no…? Domani ho un esame e so più o meno la metà delle cose che dovrei sapere, e invece di studiare cosa faccio? Scrivo. Fatemi un plauso.

*****************************************

Draco P.O.V.

Quella sera, sul tardi, dissi ai miei compagni di Casa che sarei andato in biblioteca per i compiti che quel pomeriggio non avevo potuto fare. Nessuno di loro sospettò nulla.

Mi recai, invece, alla Stanza delle Necessità, dove mi ero accordato di trovarmi con Luna, per rispondere alle sue domande e per sottoporle le mie.

Percorsi il corridoio avanti e indietro tre volte, poi la porta comparve davanti a me. Luna era già dentro, e aveva arredato la stanza come un comodo e accogliente salottino, con due poltrone di velluto davanti a un camino scoppiettante. Purtroppo, una marea di orribili soprammobili di vetro soffiato rovinavano l’atmosfera come una grossa mosca spiaccicata sulla torta rovina l’appetito. Cercai di non badarci.

- Ciao, Luna – alzai una mano in cenno di saluto.

- Oh, ciao – rispose, facendomi cenno di andarmi a sedere sulla poltrona davanti a lei.

Mi sedetti, sprofondando nella poltroncina troppo molle. Ma come faceva, lei, a starci comoda? Bastò che lo pensassi perché il cuscino cambiasse consistenza a mio piacere. Adoro la Stanza delle Necessità!

Per rompere il ghiaccio, feci comparire un vassoio carico di dolci, tè al gelsomino e pasticcini. A Luna si illuminò letteralmente lo sguardo.

- Fantastico! Non ci avevo pensato! – si complimentò con me, attaccando una fetta di torta ai frutti di bosco

- Lieto di rendermi utile – accennai un inchino scherzoso, poi presi un pasticcino al cioccolato, assaporandolo prima di cominciare il discorso che mi ero preparato: - allora… dovremmo parlare, non credi? –

- Hm? Oh, shi. Hm-hm. Dimmi ‘hutto – rispose, a bocca piena. Strano come vederlo fare da chiunque altro mi avrebbe disgustato, mentre fatto da lei era soltanto molto buffo.

- Allora.. da dove comincio? – mi mossi a disagio sulla sedia – Beh, ti ricordi che ti ho detto di avere bisogno di te per una cosa? –

- Certo che ricordo. Me lo hai detto oggi pomeriggio. – sorrise del mio imbarazzo – Avanti, spara! –

- Si, giusto. È per una faccenda molto importante. Riguarda… - trattenni il respiro, conscio che stavo per espormi completamente, mandando al diavolo il mio prezioso segreto – …la morte di Sirius Black. –

Corrugò la fronte, come se non riuscisse onestamente a capire.

- Sirius Black? – ripeté, aggrottando la fronte – E che c’entri tu con Sirius? –

M’irrigidii, mio malgrado, infastidito e quasi offeso dalla sua sorpresa.

- Era mio padre, se non ti dispiace. – risposi, suonando più irritato di quanto avessi voluto.

Questo ebbe il potere di chiuderle la bocca, per circa… due secondi, prima che decidesse che doveva trattarsi di uno scherzo.

- Ah ah… ma dai.. mi prendi in giro! – esordì, con un sorrisetto incerto.

- No. Non ti prendo in giro. E’ la verità. –

Il mio tono completamente serio sgretolò in poco tempo tutti i suoi dubbi.

- Ferma tutto – riprese, poco dopo, questa volta seria quanto me – C’è qualcosa che mi sfugge. Se Sirius Black era tuo padre, allora Lucius Malfoy chi diavolo è? –

- Il marito di mia madre – risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- E allora perché tu ti chiami Malfoy di cognome? Perché tutti credono che Lucius Malfoy sia tuo padre? –

- Evidentemente perché lui ha voluto così. – spiegai, scrollando le spalle in un gesto d’impotenza – Sarebbe stato un disonore se si fosse saputo in giro che sua moglie aveva generato un bastardo –

Seguì un momento di doveroso silenzio, mentre lei rielaborava le scioccanti informazioni che le avevo svelato.

- Ma allora – tentò un’ultima volta – perché somigli tanto a Lucius Malfoy? –

- Prendo una pozione. – risposi, guardandola in viso per sondare le sue reazioni. Lei parve intristirsi, forse dispiaciuta per me. – Una pozione che mi fa assomigliare a lui. In realtà assomiglio fisicamente più a Sirius che a mia madre, per cui tutti avrebbero capito… – non ci fu bisogno che concludessi la frase.

- Oh. – commentò soltanto.

Altro silenzio. Questa volta si protrasse per diversi minuti.

- Beh, hai… hai qualche domanda da farmi? – le chiesi, quando ormai il silenzio era diventato insostenibile.

Tacque ancora per un momento.

- Si, veramente una domanda ce l’avrei. –

- Chiedi pure. – “tanto, ormai…” pensai “la frittata è fatta”.

- Se non sono troppo indiscreta… -

- Ma figurati. Chiedi. – la invitai, con un gesto conciliante. Presi una tazzina di tè e cominciai a sorseggiare, fingendo nonchalanse.

Si morse un labbro, profondamente a disagio.

- Insomma, quindi tu… - cominciò, tentennante – tu non sei biondo naturale? –

Risputai nella tazzina il tè che stavo bevendo.

Venne fuori che Luna era la fondatrice (nonché l’unico membro) del “Comitato Salviamo il Gene Biondo”. Perché, mi spiegò, il capello biondo è un gene recessivo, quindi inevitabilmente prima o poi si estinguerà… a meno che i biondi non si sposino tra loro, dando alla luce tanti biondi pargoletti. Naturalmente ci sono diversi tipi di biondo: c’è il biondo-scandinavo, che sono quei ragazzi con i capelli quasi bianchi, c’è il biondo-dorato, che sarebbero le persone con una sfumatura di biondo simile alla “mia”, e naturalmente poi ci sono il biondo-sabbia e il biondo-paglia, che sono simili ma non del tutto uguali, e molto meno affascinanti. Luna ammetteva di essere un biondo-paglia, ma, diceva, meglio di niente. E come dimenticare il biondo-mediterraneo? È una sorta di biondo “inquinato”, quasi un castano chiaro.

Vi renderete conto, è una cosa ancora più malata che parlare di “Purosangue” e “Mezzosangue”.

Però Luna sembrava davvero molto shockata dal fatto che io non fossi biondo naturale.

- Mi rincresce – le dissi, sempre pensando che fosse matta – Restiamo comunque amici? –

- Ma certo! – mi sorrise triste, come se temesse di avermi ferito nei sentimenti – Restiamo amici. –

Dopo questa piccola parentesi di delirio, si ricordò del perché quella sera ci eravamo ritrovati a parlare, cioè la faccenda “Sirius”.

- Ma in che modo vuoi che ti aiuti? Cosa posso fare per te? –

- Beh… ci sono molte cose che potresti fare – cominciai, muovendomi a disagio sulla poltroncina – Prima di tutto, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai, o che puoi ipotizzare, sull’Arco dietro quale è caduto Sirius. –

- Tuo padre – commentò Luna

- Si. Sirius. – ripetei, aggrottando la fronte, senza capire dove volesse arrivare.

- Perché lo chiami sempre “Sirius”? – domandò, azzannando un pasticcino al limone – Perché non dici mai “mio padre”? –

- Perché… - balbettai, incerto – non lo so. Non mi è mai stato permesso di pensare a lui come a mio padre, e poi non vorrei abituarmi a chiamarlo così; un giorno potrebbe sfuggirmi una parola sbagliata nel momento sbagliato… -

Luna scrollò le spalle.

- Come vuoi. – mi concesse, accettando quella spiegazione utilitaristica. Poi tornò all’argomento “Arco”: – Comunque, non è che io sappia tanto. È più una cosa che.. sento a livello intuitivo. C’è qualcosa in quell’Arco.. qualcosa di misterioso… è come se non fosse del tutto malvagio. Non come la morte. – a quelle parole, la mia attenzione si riaccese di colpo. Allora Sirius poteva davvero non essere morto? – Mi spiego meglio… io ho sentito delle voci al di là del velo. – raccontò, e nelle sue parole trovai riscontro di quello che aveva detto Potter. – È come se ci fossero delle persone, che parlano e a volte ridono. Non sembrano infelici, sai. Solo… molto lontane. –

- Lontane come… irraggiungibili? – tentai

- Irraggiungibili? – Luna sollevò un sopracciglio – Ma che dici, Draco? Per raggiungerle basta passare oltre il velo! – sorrise, come se fosse una cosa ovvia. – Solo che poi credo sia impossibile tornare indietro… -

Non seppe dirmi altro, ma le sue parole mi furono di grande conforto, specialmente quando ha detto che le persone al di là dell’Arco non sembravano infelici. E poi, mi aveva colpito quel suo ricordarmi che “per raggiungerli, basta passare oltre il velo”. È vero. Non l’avevo mai vista in questi termini, era dannatamente semplice. Restava il dubbio, però: come tornare indietro?

- Ti ringrazio per il tuo aiuto. –

- Ma figurati, vorrei solo poter fare di più… ma a cosa ti servono queste informazioni? –

Esitai, prima di rispondere:

- Voglio provare a farlo tornare. Dev’esserci un modo! –

Luna mi guardò con occhi sgranati e per un momento smise perfino di mangiare dolcetti.

- Pensi che sia possibile? – mi domandò, esitante

- Non lo saprò mai, se non faccio ricerche e non ci provo. –

Tacque ancora.

- Draco, non voglio che tu faccia qualcosa di stupido… -

Sospirai, passandomi una mano dietro la nuca.

- Ho già fatto una cosa stupida; ne ho parlato a Potter. È stato lui a consigliarmi di parlarne con te… -

- Cosa? Hai detto a Harry che sei il figlio di Sirius? – chiese, sorpresa. – E lui ti ha creduto? Cioè, si è fidato di te? –

Quel “si è fidato di te?”, domandato in tono tanto incredulo, ebbe il potere di irritarmi. Insomma, io ero stato assolutamente onesto con lei, e mi ripagava con un “si è fidato di te?”??

- No. Si. Non lo so. Comunque, non mi sono presentato a lui come Draco Malfoy, ho aspettato che l’effetto della pozione che prendo tutti i giorni svanisse, e gli ho mostrato il mio vero aspetto. Non sa chi fingo di essere. –

Luna tacque, pensierosa. Alla fine azzardò un:

- beh, almeno lui ti ha detto di parlare con me, e io sono disposta ad aiutarti. È una buona cosa,… no? –

- Certo che è una buona cosa – mi sforzai di sorridere, ricordando a me stesso che Luna era l’unica persona con cui mi ero permesso di essere del tutto sincero. Era forse l’unica vera amica che avevo, anche se avevamo deciso di essere amici da un giorno all’altro. Lei parve intuire i miei pensieri, perché mi sorrise di rimando.

- Bene – concluse, sorbendo un sorso di tè. – Adesso decidiamo cosa fare: penso che potremmo cercare in biblioteca, di sicuro ci sarà qualcosa, anche se ho paura che dovremo guardare nella sezione proibita. –

- Si, lo penso anch’io – confermai – Ho già cercato altrove, con discrezione, ma non ho trovato un gran ché, a parte un quintale di polvere –

- Beh, ma non dovrebbero esserci problemi a infilarci nella sezione proibita, no? Tu, almeno. Serve il permesso di un insegnante, puoi chiederlo a Piton, sei il suo cocco… -

- Prego? – alzai un sopracciglio, certo di non aver capito bene

- Massì, dai, lo sa tutta la scuola… - continuò, facendo un vago cenno con la mano

Ahah. Forse a questo punto sarebbe il caso di spendere due paroline sul mio rapporto con Piton.

- No, Luna, in realtà non è così. Piton è una spia di Lucius Malfoy. Mi controlla. Non so se sappia che sono figlio di Sirius, ma Lucius gli ha chiesto di tenermi d’occhio e lui lo fa. Se faccio qualcosa che esce dagli schemi, Piton lo riferisce subito. Se prendo un brutto voto, Lucius lo sa nel giro di mezz’ora. Severus Piton diffida di me, se gli chiedessi un permesso per leggere dei volumi proibiti, non credi che come minimo s’insospettirebbe? –

- Ma… - aggrottò la fronte, facendo fatica a venire a patti con quanto le avevo rivelato – Insomma, a vedervi a lezione, cioè, io non lo so, me l’ha raccontato Hermione… dice che Piton ti tratta con i guanti. –

- Naturale. Come Lucius mi ha imposto il suo aspetto e mi ha insegnato come comportarmi, anche Piton deve fare la sua parte per mantenere in piedi la storia che sono il rampollo dei Malfoy… o magari davvero non sa che non lo sono, ma credo che Lucius gli abbia chiesto di comportarsi di conseguenza. In realtà, non corre molto buon sangue tra il professore di pozioni e me. –

- Oh – commentò, poggiandosi allo schienale, con aria riflessiva – Beh, allora dovremo trovare un altro modo per accedere a quei libri… magari faremmo meglio a lasciarli come ultima possibilità. Io intanto cercherò nell’archivio del Cavillo. Sai, ci sono anche un sacco di notizie che non sono mai state pubblicate… è un vero pozzo di stranezze! –

- Ti ringrazio, Luna – annuii con aria stanca – Qualsiasi informazione potrebbe essere utile. –

La sua idea mi aveva dato il là per elaborare un nuovo piano; alla prima occasione avrei potuto spulciare la biblioteca di Malfoy Manor… non sarebbe stato impossibile, con Lucius in prigione. Avrei dovuto stare molto attento, ma era il momento di prendere in mano la mia vita e smetterla di fare il pusillanime. Beh… pusillanime no, ma prudente di certo si.

- Un’ultima cosa, Luna… -

- Si? –

- Non dire a nessuno quello che ti ho rivelato, per favore. Nemmeno ai tuoi amici. –

Luna mi sorrise con aria sbarazzina, arricciando il naso in una smorfia infantile.

- Quali amici? –

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Harry P.O.V.

Erano passati due giorni, e ancora quel tizio non si era fatto vivo! Con che diritto si comportava in questo modo? Mi stavo sul serio arrabbiando. Ron era d’accordo con me nel dire che il figlio di Sirius si stava comportando in modo davvero meschino, mentre Hermione cercava di placare gli animi ipotizzando che non avesse ancora trovato informazioni da rivelarmi.

- Se mi concedesse di aiutarlo faremmo più in fretta, non ti pare? – ribattei alla sua argomentazione – Beh… e chi me lo vieta, adesso vado in biblioteca a vedere se riesco a trovare qualcosa. –

- Ma Harry, la pausa pranzo è quasi finita e abbiamo lezione di Pozioni… -

- A fanculo Pozioni! – quasi gridai, sbattendo un piede a terra

- Bene bene, signor Potter… è sempre interessante scoprire che cosa ne pensa della mia materia – mi raggelò la voce di Piton, che svoltava l’angolo proprio in quel momento, venendoci incontro. Evidentemente aveva sentito il mio sfogo (e come avrebbe potuto non sentirlo?) – Una settimana di detenzione e trenta punti in meno a Grifondoro, per la sua mancanza di decoro. Dal momento che la mia materia la ripugna tanto, comincerà da questo stesso momento a mettere a posto gli ingredienti della dispensa comune. Voi stupidi studenti lasciate sempre un tale disordine… e naturalmente si fermerà dopo l’orario delle lezioni per pulire i calderoni di tutti e l’aula stessa. –

- Ho Incantesimi dopo Pozioni, professore – tentai di ribattere, con il tono più educato che mi riuscì, ma in realtà la mia rabbia si stava pericolosamente accumulando

- Allora l’aspetto dopo Incantesimi, signor Potter. Ripulirà i calderoni dei suoi compagni e anche quelli della classe successiva. Senza magia. –

Ringhiai sommessamente. E se anche se ne accorse, ne provò tanta soddisfazione che non si curò di rimproverarmi ancora.

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Draco P.O.V.

Dunque dunque… cercare informazioni è una parola, ma quando ti trovi davanti una biblioteca di sei chilometri quadrati… ehm… comincia a non essere più così semplice. Per l’esattezza, ti crollano le braccia. Ma era una cosa che dovevo fare.

E nel frattempo dovevo anche pensare ad una scusa per tornare a casa mia per qualche giorno. Un improvviso malessere? Funerale della nonna? Crisi nevrotica di mia madre? Tutte rosee prospettive (tranne forse la prima), ma decisamente difficili da realizzare. Decisi per il momento di concentrarmi sulla biblioteca scolastica. Armato di un thermos con del caffè, mi addentrai tra i dedali di scaffali. C’erano ancora così tante sezioni che non avevo esplorato…

Saltai le lezioni pomeridiane (Incantesimi, Cura delle Creature Magiche e Rune Antiche) e mi immersi completamente nella letture di un tomo intitolato “Morte e Rinascita: le mille strade dell’Anima”. Era un testo dallo stile molto ‘antico culto egizio dei morti’, ma stavo iniziando a prendere in considerazione la possibilità di invocare lo spirito di mio padre per vedere se fosse davvero morto… o se fosse da qualche parte in un limbo, a metà tra la vita e la morte. Non lo sapevo, stavo andando per tentativi. Solo in quel momento mi resi conto del lavoro immane che mi ero imposto. Ma era troppo importante per rinunciare. Me lo ripetevo ogni volta che mi imponevo di girare pagina, di concentrarmi di nuovo su quelle parole microscopiche e spesso dal significato oscuro.

Non mi accorsi del tempo che passava. Luce magica rischiarava la biblioteca, e il tavolo a cui ero seduto era lontano dalle finestre, così non vidi il sole tramontare. Feci quasi un salto sul posto quando qualcuno mi posò una mano sulla spalla.

- Ehi. È tardi, tra poco la biblioteca chiuderà. Dovresti tornare al tuo dormitorio. – mi consigliò qualcuno, con voce pacata.

Mi girai. Era una donna alta, dai lunghi capelli castani e dalla figura delicata, anche se non più giovanissima. Decisamente non era la Pince. Ci misi un momento a ricordare chi fosse (capitemi, ero molto stanco): la professoressa Black, da me presunta sorella di mia madre.

Si sedette accanto a me, in silenzio, e mi scrutò per un lungo momento. Gettò uno sguardo di sottecchi al libro che stavo leggendo e mi rivolse un sorriso stanco.

- Non è in quelle pagine che lo troverai – mi disse dolcemente, scuotendo la testa

- Trovare.. cosa? – domandai, con voce roca per la sete e tremula per l’incertezza

Andromeda Black si alzò.

- Torna al tuo dormitorio, sembri molto stanco. E lascia perdere la tua ricerca senza scopo. Non c’è proprio nulla che nessuno di noi possa fare. Nessuno può indagare i misteri della morte. –

Mi chiesi se sapesse davvero quello che intendevo fare. Sapeva chi ero? Perché era venuta a parlarmi? Perché darsi la pena di cercarmi? Nella mia mente di affollavano mille interrogativi.

- Domani, Draco, vieni nel mio ufficio dopo l’orario di lezione. Prenderemo un tè insieme. – mi voltò le spalle e mosse qualche passo, allontanandosi. Poi parve ripensarci e si girò di nuovo a guardarmi – Sei mio nipote, eppure non so niente di te. Credo che abbiamo molte cose da raccontarci. Molto tempo da recuperare. Ti aspetto. Domani alle cinque. – disse con un tono sempre gentile ma fermo, che non ammetteva repliche.

Fissai la sua schiena che si allontanava, finché non ebbe svoltato l’angolo. Chiusi il pesante libro dalle pagine ingiallite, avendo cura di lasciarci un segnalibro; su almeno una cosa, Andromeda aveva ragione: mi serviva una pausa e qualche ora di sonno.

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Ma quanto tempo ci ho messo ad aggiornare? Ricordo di aver iniziato a scrivere a gennaio e poi… nebbia. Chiedo scusa. Davvero. Sono un caso disperato.

Ah, naturalmente la parte di Harry che viene punito ha una doppia utilità: il tenerlo lontano dagli affari di Draco e… beh, vedere Harry Potter in detenzione per una settimana non è una causa necessaria e sufficiente, come si una dire all’Uni? Bwahahahah, si, sono stronza e non me ne pento!

  
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