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Autore: Annabell Lee    29/10/2012    0 recensioni
Sarah e Cassandra vivono in un piccolo paesino dove niente è privato, dove tutti sanno e nessuno parla, dove tutto ciò che fai viene criticato e valutato. Sono due ragazze che si considerano come sorelle, diverse sia per aspetto, carattere, classe sociale e situazione familiare, ma nel loro mondo riescono a trovare un equilibrio. La storia si svolge su due piani temporali: sei anni prima della loro "fuga" e sei anni dopo. Un evento le ha fatte partire di nascosto e , contro ogni aspettativa, un evento le ha fatte tornare. Ma cosa è cambiato durante la loro assenza? Cosa è successo a Max e a Tommaso, i rispettivi ragazzi delle due ragazze? Come prenderanno il ritorno di Cassandra e Sarah? E le ragazze decideranno di rimanere o se ne andranno nuovamente?
Alla mia Cassandra.
Le cose tra noi non sono andate, purtroppo,
come per le due protagoniste.
Nonostante questo, nonostante tutto quello
che è successo, continuo a volerti bene,
e continuerò per sempre, credo.
Questo scritto è l'ultima cosa che ti devo,
poi guarderò sempre e solo in avanti.
Sei stata l'unica persona che io abbia considerato
come una sorella.
Ti auguro ogni bene.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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6 anni dopo

<< Il motore mi sembra perfetto.>>, disse Max.

Richiuse il cofano della Mini nera e si girò verso la cliente, prendendo un grosso fazzoletto bianco con grosse chiazze nere dalla cintura per pulirsi le mani sporche di grasso. Max guardò la ragazza che si era appoggiata con fare molto sensuale al carrello degli attrezzi. Era evidente che quella posa era studiata per mettere in risalto le sue gambe chilometriche fasciate solo da un pezzetto di stoffa rossa, come era evidente che il motore non aveva nulla che non andasse. La ragazza drizzò la schiena e andò verso di lui, poi gli posò una mano sul braccio molto languidamente.

<< Sei sicuro?>>, chiese sporgendo un po' le labbra come una bambina, << Sicuro, sicuro?>>

<< Sicurissimo.>>, confermò lui con un sorriso gentile.

Max stava facendo di tutto per non scoppiare a ridere di fronte a quella “tecnica” di seduzione.

<< Mi fido di te.>>, disse infine lei, frugando nella borsetta, << Quanto ti devo?>>

<< Nulla.>>

<< Ma non è giusto.>>, si lamentò lei, << Hai speso del tuo tempo per me!>>

<< Va bene così, stai tranquilla.>>, la rassicurò lui sorridendo.

<< Ok.>>

Dopo pochi minuti se ne andò con la sua auto, lasciando Max da solo.

<< Lo sai vero che tornerà domani?>>

Max si voltò. Mario, il suo capo, un uomo sulla sessantina, era appena uscito dall'ufficio.

<< Non tornerà.>>, lo rassicurò Max, mentre prestava la sua attenzione a un'altra auto.

<< Lo dici sempre.>>, commentò Mario, << E lei torna ogni volta.>>

Max non rispose.

<< Domani vedrai che ti chiederà di collaudare i sedili posteriori della sua auto.>>, continuò imperterrito lui, calcandosi il berretto blu sulla testa quasi pelata.

Max rimase in silenzio.

<< E' una bella ragazza.>>, commentò, << Perché non provi a uscirci? Sei un bel ragazzo, giovane... si vede lontano un miglio che lei non aspetta altro.>>

<< Perché >>, rispose Max, mentre utilizzava la chiave inglese, << Le darei false speranze. Non mi interessa.>>

<< Lei non tornerà.>>

La chiave inglese sfuggì dalle mani di Max. Fece un profondo respiro e la riprese.

<< Non ho mai detto il contrario.>>, rispose , concentrandosi maggiormente sul motore.

Mario si infilò le mani nelle tasche e si avvicinò al ragazzo.

<< Oh, andiamo. Certe cose le capisco! Ho sessantacinque anni...>>

<< E hai più esperienza di me praticamente su tutto.>>, terminò la frase di lui il ragazzo, alzando gli occhi al cielo, << Sì, lo so. Non la smetti mai di ricordarmelo.>>

Mario sbuffò. Guardò il nipote del suo migliore amico, scomparso ormai da anni. Era un bel ragazzo di ventisei anni, con i capelli corti neri e occhi azzurri molto espressivi. Gironzolava nella sua officina da quando aveva quindici anni e alla fine si era deciso a farlo lavorare da lui durante l'estate. Studiare non gli piaceva e invece di passare il tempo sui libri lo passava lì con lui. Preso il diploma, alla fine era diventato un suo dipendente ed era un meccanico davvero bravo.

<< Passi tutto il tempo qui, in officina.>>, ricominciò Mario.

<< Non ho altro da fare.>>, rispose lui.

<< Che ne dici della tua vita? Mi sembra qualcosa su cui lavorare.>>

Max scrollò le spalle.

Mario si portò la mano alla fronte.

<< Ah, se mi vedesse tuo nonno...>>, mormorò.

L'attenzione di Mario venne attirata da un movimento proveniente dalla porta del garage. Una donna corpulenta stava venendo verso di loro.

<< Oh no.>>, esclamò a bassa voce Mario.

<< Che c'è?>>, chiese Max, sollevando lo sguardo dal motore.

<< Sta arrivando la signora Martini.>>

Mario detestava quella donna. Era la pettegola del paese e ovviamente doveva spiattellare qualsiasi cosa le giungesse all'orecchio dappertutto. Sei anni prima era stata lei a riferire a Max e a lui la fuga delle due ragazze, Sarah e Cassandra. Il ragazzo aveva appena fatto in tempo a cambiarsi e a iniziare a riparare un motore.

<< Buongiorno Mario.>>, salutò la donna con il fiatone, << Buongiorno Max.>>

Mario borbottò qualcosa mentre Max le sorrise.

<< Ci portate qualche novità oggi, signora Martini?>>, chiese gentilmente.

Mario lo fulminò con lo sguardo. Quella donna non aspettava altro.

<< Oh sì!>>, esclamò lei, contenta di avere qualcuno che l'ascoltasse, << Avete presente il bar di Sergio, che possa riposare in cielo?>>

Max annuì. Sergio era scomparso due settimane prima. Era stata una cosa improvvisa, nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Marianna, sua moglie, aveva sofferto molto. Dopo cinquant'anni insieme non poteva ancora credere di dover continuare da sola il resto della vita. Soffriva troppo per continuare a gestire il bar, e così l'aveva chiuso. Da due settimane il paese non aveva più il suo punto di ritrovo.

<< Sembra >>, continuò la donna, << che Marianna abbia deciso di riaprirlo.>>

Mario era sorpreso.

<< Come farà quella donna a gestire tutto da sola? Proprio in questo momento?>>, commentò.

Un lampo attraversò gli occhi della signora Martini.

<< E' proprio questo il punto.>>

I due uomini la guardarono con aria interrogativa. Lei alzò un dito al cielo e si avvicinò a loro con fare cospiratorio.

<< Sembra che non sarà da sola.>>

<< E chi l'aiuterà?>>, chiese Mario sulle spine.

Max gli lanciò un occhiata divertita.

<< Sembra che Thelma e Louise siano tornate all'ovile.>>

A quelle parole Max riportò l'attenzione sulla donna, che li stava guardando, contenta di aver suscitato una reazione stupefatta in entrambi. Tutti si riferivano a Sarah e Cassandra con questo soprannome. Thelma e Louise. Max era talmente scioccato che non ebbe il tempo di razionalizzare ciò che gli era stato appena detto, quando sentì la sua voce.

<< Ora ci chiamano Thelma e Louise? Ma non abbiamo ancora ucciso nessuno!>>

Max, Mario e la signora Martini si girarono contemporaneamente verso il portone, da dove era appena entrata una Punto bianca. A Max si fermò il cuore.

Appoggiata alla portiera aperta dell'auto, Sarah lo stava guardando sorridendo. Non ci poteva credere. La ragazza chiuse la portiera e corse verso di loro. Indossava una maglia a maniche corte rossa e bianca, dei jeans e un paio di scarpe da ginnastica. Max era ancora pietrificato quando lei gli saltò addosso, allacciando le braccia al suo collo. Solo dopo un lungo momento si accorse di quello che era successo e, esitando, appoggiò le sue mani sulla schiena. I capelli. Quella fu la prima cosa razionale a cui riuscì a pensare. Aveva tagliato i capelli. Sei anni fa le arrivavano fino alla schiena, ora invece erano lunghi solo fino alle spalle. Il profumo era lo stesso di sempre. Arancia dolce.

Sarah si scostò da lui sempre sorridendo e gli appoggiò le mani sul petto.

<< E questi muscoli da dove saltano fuori?>>, chiese lei ridendo, << Quando sono partita non ce li avevi così pronunciati! Però vedo che odi ancora farti la barba! Da quanto non la fai? Due giorni? Tre?>>

Non aspettò la risposta e si rivolse a Mario.

<< Che mi venga un colpo!>>, esclamò il vecchio meccanico, << Sarah, sei proprio tu?>>

Lei fece una giravolta su sé stessa e poi gli schioccò un bacio sulla guancia.

<< Sì, sono proprio io.>>

<< Ma cosa ci fai qui?>>, chiese di nuovo lui, interdetto.

Il sorriso di Sarah si fece triste.

<< Io e Cassandra siamo tornate a dare una mano a Marianna. E' riuscita a trovarci solo tre giorni fa. Abbiamo fatto il prima possibile.>>

Sarah si girò poi verso la signora Martini.

<< E lei come sta?>>

<< Bene bene.>>, rispose lei sorpresa.

<< Devo dire che è migliore di Gossip Girl, sa?>>

La donna corrugò le sopracciglia.

<< Gossip chi?>>

Sarah scosse le spalle.

<< Oh, niente di serio. E' un telefilm che qualche volta guardo.>>

Si girò poi di nuovo verso Mario.

<< Ho portato qui la mia auto.>>, disse, indicando con il pollice sopra la sua spalla, dietro di lei, <>

<< Certo.>>, rispose Mario, << Intanto puoi raccontarmi dove sei stata...>>

Sarah negò con la testa.

<< Non posso, mi dispiace.>>, si scusò lei, << Devo tornare al bar di Sergio immediatamente o Cassie mi ucciderà perché non ho lavorato abbastanza. Passo a prendere la macchina domani mattina.>>

<>, disse Mario, << Mi fa piacere che voi due pesti siate tornate.>>

Sarah si passò una mano tra i capelli, un po' a disagio.

<< No, Mario. Non siamo tornate. Ci fermiamo qui solo per un po'.>>

Max, sentite quelle parole, si ridestò dal suo stato catatonico.

<< Quanto pensate di restare?>>

Sarah lo guardò.

<< Un mese. Giorno più, giorno meno.>>, rispose, << Il tempo di vendere il bar e racimolare un po' di soldi.>>

Un'altro secchio di acqua gelata arrivò addosso a Max.

<< Dove state ora?>>, chiese Mario, avendo notato l'espressione del ragazzo.

<< Abbiamo preso in affitto l'appartamento sopra il bar.>>

La ragazza guardò l'orologio che aveva al polso e imprecò a bassa voce.

<< Devo andare >>, si scusò, << o Cassie mi uccide davvero questa volta.>>

<< Ti do un passaggio.>>, si offrì Mario.

<< No, faccio una corsa.>>, rispose lei mentre indietreggiava verso il portone, << Ci vediamo domani. Ah, le chiavi!>>

Max fece in tempo ad afferrarle dopo il lancio di lei, prima di vederla sparire.

Dopo un momento, i tre si ridestarono dallo stato di shock.

<< Anch'io devo andare a … a fare la spesa.>>, si congedò la signora Martini, prima di uscire dall'officina in tutta fretta.

<< Sì, certo, a fare la spesa.>>, commentò scettico Mario, << Tempo cinque minuti e lo saprà tutto il paese.>>

Non sentendo nessuna risposta da parte di Max, si girò verso di lui. Il ragazzo era in piedi, come pietrificato, con le chiavi della Punto in mano e lo sguardo fisso sul punto dove era appena uscita Sarah. Gli appoggiò una mano sulla spalla e a quel contatto Max sembrò ridestarsi.

<< Quella ragazza è un tornado.>>, commentò Mario.

<< Già.>>, rispose lui amaramente, << E al suo passaggio non lascia altro che macerie.>>

 

 

<< Di Casella non abbiamo molte fonti, ma possiamo pensare che fosse un musico da quello che ci dice Dante.>>

Tommy era appoggiato alla cattedra con i piedi accavallati e con il Purgatorio in mano. Si posizionò meglio gli occhiali da vista sul naso e guardò la classe. Vide che alcuni alunni stavano osservando l'orologio dietro di lui. In effetti mancava solo un quarto d'ora alla fine della giornata scolastica e li capiva benissimo. Anche la sua era stata una giornata estenuante. Il carico di lavoro con cui si era ritrovato era veramente enorme. Non avrebbe mai pensato che fare il supplente per un anno fosse così faticoso. Non aveva avuto un momento per respirare: appena finiti gli studi, era stato chiamato dalla preside, che gli aveva offerto quel posto di lavoro perché una delle professoresse sarebbe stata in maternità.

<< Ragazzi...>>, si interruppe lui, << Vi vedo distrutti.>>

<< Grazie.>>, esclamò uno dei ragazzi, << Provi a iniziare lei la giornata con una versione di greco di Aristotele.>>

Tommaso rise.

<< Peggio di così non poteva andare.>>, commentò.

<< Quella strega si diverte a dare dei quattro.>>, intervenne un'altra.

<< Farò finta di non aver sentito, signorina.>>, scherzò lui.

I ragazzi risero. Era ovvio che si aprissero così con lui. Era il supplente preferito in assoluto, dai ragazzi perché durante l'intervallo si fermava a giocare con loro a calcio, dalle ragazze perché difficilmente avrebbero potuto resistere a quei bellissimi occhi verdi che si nascondevano dietro gli occhiali e che risaltavano sul viso chiaro incorniciato dai capelli biondo paglia.

Ad un certo punto un cellulare prese a squillare.

<< Di chi è?>>, chiese Tommaso, leggermente infastidito.

I ragazzi controllarono i loro cellulari.

<< Credo che sia il suo, professore.>>

Il viso di Tommaso arrossì un momento. Come poteva pretendere che i suoi alunni lo tenessero spento, quando lui non lo teneva nemmeno in modalità silenziosa?

<< Scusate...>>, disse lui, dirigendosi verso la sua giacca ed estraendo dalla tasca il cellulare incriminato.

Guardò un momento il display. Era sua sorella. Rifiutò la chiamata con un gesto deciso e seccato, poi azionò la modalità silenziosa e infilò il cellulare nella tasca dei jeans.

<< Bene. E ora torniamo a ...>>, non terminò la frase.

Il cellulare cominciò a vibrare nella tasca. Delle risatine si levarono all'interno della classe. Tommaso cercò di ignorare il ronzio, ma quel maledetto affare continuava imperterrito.

<< Guardi che può rispondere.>>, disse un suo alunno ridendo, << Non lo diremo a nessuno.>>

Tommaso sospirò e prese dalla tasca il cellulare. Vedendo ancora il nome di sua sorella, rispose.

<< Cosa vuoi, Elena?>>, sibilò lui, << Sto facendo lezione.>>

<< Se la stessi facendo davvero >>, si sentì rispondere dall'altra parte del telefono, << non avresti risposto.>>

<< Mi hai continuato a chiamare!>>, esclamò esasperato lui, abbassando la voce.

<< Avresti dovuto tenerlo spento. E' questo l'esempio che dai ai tuoi alunni?>>

Tommaso decise di non ribattere, non sarebbe servito a nulla. Aveva sempre ragione lei.

<< Perché mi hai chiamato?>>, chiese sconfortato.

<< Sono davanti al bar di Sergio. Pensa che è aperto!>>

<< E mi hai chiamato per questo?>>

<< Non è per questo, stupido! E' per chi ci lavora che ti ho chiamato.>>

<< Ci saranno Marianna e le sue amiche del club dell'uncinetto.>>

<< A me sembrano molto giovani queste due cameriere. E secondo me non sanno nemmeno cosa sia l'uncinetto.>>

<< Se stai di nuovo cercando di accoppiarmi a qualcuna, sorellona, stai perdendo il tuo tempo. Mi è bastata la batosta con Barbara, non me ne serve un'altra.>>

Lei e Tommy avevano convissuto per sei mesi dopo circa un anno di storia assieme, poi lei lo aveva mollato. Non aveva voglia di ricordare il motivo.

<< E' stata tutta tua la colpa e lo sai!>>, esclamò Elena.

Tommaso fece un profondo respiro. Era sempre colpa sua.

<< Devo tornare a insegnare. Quindi ti sal...>>

<< No, aspetta!>>, esclamò Elena, << Non ti ho detto perché ti ho chiamato.>>

<< Dimmi.>>, disse esasperato.

<< E' per le due cameriere. Prova a indovinare chi sono?>>

<< Cosa vuoi che ne sappia!>>, esclamò a bassa voce, << Non passo la mia vita a interessarmi di tutto quello che succede in questo posto.>>

<< E invece dovresti, perché ora sapresti che a servire da Sergio ci sono Thelma e Louise.>>

Tommaso sbiancò. Sentì il mondo girargli intorno velocemente. Scosso, si appoggiò nuovamente alla cattedra, incurante dei visi preoccupati dei suoi alunni.

<< Tommy!>>, lo chiamò sua sorella, << Ci sei ancora?>>

Tommaso scosse la testa.

<< Vuoi dire >>, incominciò con voce incerta, << che Cassandra e Sarah sono tornate?>>

<< Sì, ma sono qui solo di passaggio.>>, rispose sua sorella, << Sembra che si fermeranno solo un mese.>>

<< Solo un mese?>>, ripeté lui.

<< Sì.>>, rispose lei, << E' quello che dice la signora Martini. E glielo ha riferito personalmente Sarah.>>

Dopo un paio di minuti, Tommaso chiuse la chiamata. I suoi alunni lo guardavano preoccupati, ma rimasero in silenzio.

Com'era possibile che Cassie fosse tornata? Non se lo aspettava. Aveva sempre pensato che non sarebbe più tornata, ma evidentemente la morte di Sergio aveva cambiato qualcosa. Eppure in paese si sarebbe dovuto sapere del loro arrivo. Si chiacchiera, si spettegola. Nemmeno Marianna aveva accennato al loro arrivo. Eppure...

I suoi occhi si fermarono su una sua alunna in particolare. Aveva lunghi capelli neri e occhi color nocciola. E ora che quella ragazza aveva diciassette anni, la sua espressione e il suo viso assomigliavano molto a quelli di sua sorella. La stessa determinazione e lo stesso sorriso ironico malcelato di Sarah.

Ma certo, che stupido che era stato.

Alice.

Lei lo sapeva.

 

 

<< Mattia!>>, chiamò, << Mattia!>>

Alice stava correndo per le scale della scuola. Era così felice che sua sorella fosse tornata, che non si preoccupava minimamente dei gemiti di protesta proveniente dai ragazzi che urtava.

<< Mattia!>>

Il suo ragazzo, che la stava aspettando con la schiena appoggiata a un albero, si scostò da lì e si fece avanti sentendosi chiamare. Cercò la sua ragazza tra la folla con gli occhi, ma non la vide fino a quando lei non gli buttò le braccia al collo e gli diede un bacio appassionato.

<< Wow!>>, esclamò Mattia, appoggiando le mani sui fianchi di Alice, << Cosa ho fatto per meritarmi un'accoglienza così calorosa?>>

Alice guardò i suoi incredibili occhi verdi e gli scompigliò i ricci castani. Era talmente felice.

<< Com'è andata all'università?>>

Mattia si strinse nelle spalle.

<< Il percorso per diventare medico è abbastanza arduo... e sono solo al primo anno.>>, rispose, << Ma non divaghiamo... Come mai sei così felice?>>

Alice sorrise e si strinse di più a lui, stringendo nelle mani ancora più forte la sua giacca.

<< E' tornata.>>, esclamò.

Mattia sgranò gli occhi.

<< Dici sul serio?>>

Alice annuì. Mattia le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sulle labbra.

<< E' fantastico! Non vedo l'ora di conoscerla!>>

Alice gli aveva sempre parlato di sua sorella e sapeva praticamente tutto di Sarah.

Le prese la mano.

<< Andiamo!>>, esclamò lui, tirandola verso la sua auto.

<< Dove?>>, chiese lei, spaesata.

<< Come dove? Andiamo a salutare tua sorella.>>

Alice gli buttò nuovamente le braccia al collo per la contentezza. Era così felice.

 

 

Nonostante lei e la sorella non si fossero viste per cinque anni, Sarah si era sempre tenuta in contatto con lei. All'inizio con e-mail, ma poi il padre aveva requisito ad Alice il computer perché non voleva che venisse traviata dalla pecora nera della famiglia. Sarah lo aveva saputo perché l'aveva chiamata con il telefono della nonna, e le aveva detto che oltre al PC non poteva nemmeno più utilizzare il cellulare senza la supervisione di un adulto e perché le controllavano le chiamate in uscita e in entrata. Sarah era rimasta per un attimo in silenzio, poi aveva riagganciato dicendo che si sarebbe fatta risentire lei entro mezz'ora. Si era sdraiata sul letto della stanza del motel e aveva incominciato a pensare a un modo per tenersi in contatto con sua sorella. In quel momento Cassandra aveva aperto la porta del bagno e si stava asciugando i capelli con un asciugamano appoggiata allo stipite della porta.

<< Guai in vista?>>, aveva chiesto vedendo la sua amica così amareggiata.

<< Ci credi che hanno requisito il computer a mia sorella e che le controllano le chiamate?>>

<< I tuoi genitori?>>

Sarah annuì.

<< Incredibile.>>

<< Non più di tanto.>>, aveva riflettuto Cassandra, andando poi a sedersi sul letto, << Te ne sei andata contro la volontà di tutti, non hai ascoltato nessuno... Tuo padre di sicuro non vorrà che tu metta in testa ad Alice strane idee.>>

<< Perché? Mia madre secondo te non centra nulla?>>, aveva replicato lei, appoggiandosi sui gomiti, << Devo trovare un modo per comunicare con lei senza che vengano a sapere che sono veramente io.>>

Cassandra aveva guardato fuori dalla finestra. Roma era così bella di notte.

<< Un amico di penna.>>, aveva esclamato all'improvviso.

Sarah l'aveva guardata sollevando le sopracciglia, confusa.

<< Cosa?>>

Cassandra si era messa a gambe incrociate di fronte a Sarah.

<< Tu fingerai di essere un'amica di penna di tua sorella.>>, spiegò, << Niente email, niente telefonate. Ti firmerai con un'altro nome e ogni volta che cambieremo indirizzo glielo comunicheremo, in questo modo tu potrai scrivere a lei e lei a te.>>

<< Carino, ma non credi che i miei possano insospettirsi? Nel vedere arrivare della posta cartacea per mia sorella?>>

<< I giornalini delle ragazze.>>, aveva riflettuto ancora Cassandra.

<< Cassie, scusami, ma non ti seguo.>>

<< Nei giornalini per le ragazze di solito c'è qualche pagina dedicata agli indirizzi, in questo modo si possono scambiare poster e altro. >>

<< Io mi fingerò una di loro...>>, aveva alla fine iniziato a dire Sarah.

<< ...e il gioco è fatto.>>

<< E' geniale!>>

<< Modestamente.>>

Le due amiche si erano abbracciate e avevano informato Alice. E il piano funzionò. Alice aveva raccontato ai suoi genitori che scriveva a questa ragazza per scambiarsi poster di vari attori che loro non conoscevano e così la loro corrispondenza aveva avuto inizio. Più meno ogni settimana Alice riceveva lettere da Pamela e nessuno aveva sospettato nulla. Si erano scritte tantissimo. Sarah le aveva anche mandato delle foto dei posti in cui aveva vissuto o luoghi che aveva solo visitato, ma si erano completamente scordate di scambiarsi quelle che le ritraevano.

Sarah stava posando un piatto con dei toast sul tavolo numero 4, quando lanciò un'occhiata alla vetrata del bar. Le si mozzò il respiro. Certo, non si aspettava di trovare Alice ancora dodicenne e con le trecce, ma quel cambiamento era inaspettato. Cassie, che in quel momento era dietro il banco a servire dei caffè, vedendo l'amica irrigidirsi, guardò nella stessa direzione.

<< Oh mio Dio!>>, mormorò.

Alice entrò in quel momento e corse verso sua sorella.

<< Sarah!>>, esclamò gettandosi addosso a lei.

<< Alice!>>, urlò gioiosamente Sarah, abbracciandola, << Mi sei mancata così tanto!>>

<< Anche a me.>>, disse Alice, stringendola ancora di più.

Sarah si scostò un po' dal suo abbraccio con le lacrime agli occhi.

<< Fatti vedere. Ma quanto sei cresciuta?>>

Sarah notò che era arrivata alla sua stessa altezza. I capelli erano più scuri dell'ultima volta. Il viso si era allungato e i tratti si erano addolciti. La guardò negli occhi e vide la sua stessa commozione riflessa nei suoi. Sarah gettò un'occhiata dietro la sua spalla e vide un ragazzo molto alto con capelli ricci e due occhi puntati su di lei.

<< E questo bell'imbusto chi è?>>, chiese alla sorella, << Non mi dire che è Mattia.>>

Il ragazzo sorrise.

<< In persona.>>

Cassandra li raggiunse e lanciò un'occhiata abbastanza approfondita a Mattia.

<< Tua sorella ha gusto.>>, esclamò.

Mattia sorrise, leggermente imbarazzato.

Alice abbracciò anche Cassandra.

<< Ciao, Cassie.>>

<< Ciao, bellissima.>>

Le tre ragazze si stavano ancora guardando in viso incredule, quando Marianna uscì dalla cucina. Aveva un retino in testa e un mestolo in mano.

<< Battiamo la fiacca di già!>>, le rimproverò bonariamente.

Sembrava essere tornata al suo umore gioviale, ma guardandola bene negli occhi si poteva benissimo vedere la tristezza.

Cassandra si girò verso di lei.

<< Io non ho mai battuto la fiacca!>>, protestò, << E' Sarah quella che ha paura di spezzarsi un'unghia.>>

<< Brava scaricabarile!>>, esclamò Sarah, << Vedo che anche tu ti sei fermata però.>>

<< Solo per ricordarti che devi tornare a lavoro.>>

<< Bugiarda! Hai visto un bel ragazzo e hai deciso di prestargli tutta la tua attenzione.>>

Cassandra e Sarah si misero a ridere. Alice le stava guardando, ancora incredula di avere sua sorella lì davanti a lei.

<< Ora non posso fermarmi, sorellina.>>, si scusò Sarah, << Ma devo tornare a lavoro, c'è un sacco di gente. Che ne dici di cenare assieme stasera?>>

<< Certo!>>, rispose Alice, << Facciamo al Dante?>>

<< Una pizzeria?>>, chiese Cassandra, << Ci sto.>>

<< Allora ci troviamo lì alle otto, ok?>>, propose Alice.

<< Saremo puntualissime.>>, rispose Cassie.

Sarah le scoccò un'occhiata ironica.

<< Sì, come no.>>

 

 

L'appartamento sopra al bar che le due ragazze avevano preso in affitto era abbastanza spazioso: due camere da letto, un bagno, un salotto con tv e una cucina. Tutto già arredato.

Sarah era nella sua camera da letto davanti all'armadio, indecisa se mettere il vestito bianco o quello blu. Era un po' stanca per via della lunga giornata, ma aveva troppa voglia di rivedere sua sorella.

<< Hai portato la macchina da Mario?>>, le chiese Cassandra.

Era sulla porta e già vestita. Un paio di jeans, una maglia, gli stivali e per lei il gioco era fatto.

Lo sguardo di Sarah si accigliò.

Mario. Max.

<< Sì.>>, rispose alla fine, << Ha detto che domani mattina sarà pronta.>>

Cassandra si avvicinò alla sua amica.

<< Metti quello bianco.>>, le consigliò.

Sarah annuì, sovrappensiero.

<< Ehi.>>, la chiamò dolcemente Cassie, << Tutto bene?>>

Sarah andò alla finestra e guardò fuori. Cassandra aspettò pazientemente che lei parlasse. Non doveva metterle fretta, altrimenti si sarebbe chiusa a riccio. Era facile entrare nel suo mondo, ma altrettanto esserne escluso.

<< Ho visto Max.>>, disse Sarah alla fine.

<< Dove?>>, chiese Cassie.

<< Da Mario. Lavora lì.>>

<< Dovevi aspettartelo.>>, commentò Cassandra, << Lavorava lì prima che partissimo.>>

Sarah annuì, pensierosa.

<< Come stai?>>, chiese Cassandra.

<< Io bene.>>, rispose, << All'inizio è stato un po' strano. E' così cambiato.>>

Era vero. Era così cambiato dall'ultima volta che si erano visti. Aveva tagliato i capelli. I tratti ora erano più virili, più marcati. Anche la massa muscolare era aumentata. Lo aveva sentito quando lo aveva abbracciato. Ma i suoi occhi erano gli stessi.

<< Forse è a lui che dovresti domandarlo.>>, disse Sarah alla fine.

<< Come stava?>>

<< Era scioccato, come se avesse visto un fantasma.>>

<< Non poteva certo mettere i festoni e i palloncini.>>, commentò Cassandra.

Sarah la fulminò con lo sguardo.

<< Hai visto Tommy?>>, le chiese tagliente.

Cassandra la guardò seria.

<< E' diverso, Sarah. Quella tra me e Tommy era solo una storia di sesso.>>

<< Sì, certo.>>, commentò sarcastica Sarah.

<>, disse ancora Cassandra, << Ma quella tra te e Max era tutt'altra storia.>>

Sarah scrollò le spalle.

<< Non è stato nulla di così importante.>>

<< Forse per te, ma per lui tu eri molto importante.>>

Sarah respirò profondamente. Cassandra le andò vicino e l'abbracciò.

<< Andrà tutto bene.>>

Sarah si abbandonò al suo abbraccio.

<< Sai che ti cresce il naso se racconti le bugie?>>, le chiese ridendo.

Cassandra l'abbracciò più forte, desiderando eliminare l'inquietudine dalla sua amica.

 

 

La pizzeria Dante non era cambiata di una virgola, come del resto ogni altra cosa lì in paese. Tutto uguale. Calma piatta. Quando Cassandra e Sarah entrarono con Alice e Mattia, si sentirono come due fenomeni da baraccone. Tutti si erano girati e le stavano guardando senza preoccuparsi di non farsi vedere.

<< Ho qualcosa sul vestito?>>, sussurrò Sarah a sua sorella.

Alice si mise a ridere.

<< Secondo te costruiranno qualche altare?>>, chiese a sua volta Cassandra, << Ci stanno guardando come se avessero visto l'apparizione di un santo!>>

Tornare a questa realtà era difficile per entrambe. Per sei anni si erano abituate a passare praticamente inosservate. Nelle grandi città non rimanevano lì a fissarti come se fossi un ufo. E questo cambiamento di stato dava loro molto fastidio.

<< Secondo me >>, continuò Cassie rivolta a Sarah, << se mi mettessi a ballare nuda su un tavolo ora, riceverei molta meno attenzione.>>

Sarah aveva incominciato a guardarsi intorno con aria diffidente. Aveva la sensazione che prima o poi sarebbero saltati fuori i suoi genitori.

<< Belzebù non è qui.>>, la rassicurò Cassandra, << E dubito che tuo padre vada a mangiare in una pizzeria.>>

Un cameriere li raggiunse e li fece accomodare a un tavolo vicino alla finestra che dava sul retro.

<< Che pizze vi porto?>>, chiese loro il cameriere.

<< Margherita.>>, risposero contemporaneamente Cassandra e Sarah.

Alice guardò sua sorella corrugando la fronte.

<< Come margherita?>>, chiese, << Ma tu la prendevi sempre con lo speck.>>

Sarah si strinse nelle spalle sorridendo.

<< Scusa, è l'abitudine. >>, spiegò, << La margherita è quella che costa di meno.>>

Alice guardò il cameriere.

<< Una margherita con speck, una ai quattro formaggi e due con patatine fritte. Più una bottiglia di Coca, grazie.>>

Cassandra e Sarah si guardarono in viso leggermente preoccupate. Alice le osservò.

<< Non vi preoccupate.>>, disse alla fine, << Pago io.>>

I loro volti si illuminarono.

<< Forse sono maleducato...>>, si intromise Mattia, << ma come avete fatto a sopravvivere fin'ora?>>

<< Baratto, lavoro e furti.>>, rispose subito Cassandra, sporgendosi verso di lui con fare cospiratorio, << Ora che lo sai, sei nostro complice.>>

Mattia rimase interdetto.

<< Non l'ascoltare.>>, intervenne Sarah ridendo, << E' vero che abbiamo lavorato e barattato, ma non abbiamo mai rubato. E' per questo che ci ritroviamo sempre con il minimo. Ora non abbiamo molti soldi perché abbiamo pagato il mese di affitto.>>

<< E come avete fatto a vestirvi?>>, chiese allarmata Alice.

<< Mercatino dell'usato.>>, le rispose la sorella.

<< Queste cose non me le hai scritte nelle lettere.>>

Sarah scrollò le spalle.

<< Non erano importanti.>>

Prima che sua sorella potesse ribattere, portò la conversazione su un terreno più tranquillo.

<< Allora? Tu e Mattia come vi siete conosciuti?>>

Il cameriere arrivò proprio in quel momento. Alice aspettò che se ne andasse prima di rispondere.

<< Ci siamo conosciuti in biblioteca.>>

<< Biblioteca...>>, rifletté Cassie, << Sì, quel posto pieno di libri. Ci ho fatto praticamente di tutto. Tranne prendere un libro. E' un luogo molto eccit...>>

Non riuscì a terminare la frase perché Sarah le aveva piantato un gomito nelle costole.

<< Come mai in biblioteca?>>, chiese sorridendo Sarah.

<< Io stavo facendo una ricerca sulla Vita Nova di Dante.>>

<< E io su Medea.>>, continuò Mattia, << Eravamo seduti allo stesso tavolo e ci siamo guardati un momento e...>>

Cassandra lo interruppe.

<< Non mi dire. E' scoccata la scintilla.>>

<< Lo so che può sembrare banale.>>, si scusò Mattia, << Ma è così.>>

<< Oh, non ci fare caso.>>, disse Sarah, << Fa così perché è invidiosa e in astinenza.>>

Mattia corrugò la fronte.

<< Cosa fai ora?>>, gli chiese Sarah, << Se non erro dovresti fare l'università.>>

<< Medicina.>>, rispose, << Vorrei specializzarmi in chirurgia.>>

L'espressione di Sarah tornò diffidente.

<< Medicina...>>

Alice capì a quello che sua sorella stava pensando.

<< Non ti preoccupare. Non ci ha accoppiati mamma.>>

Sarah tornò a rilassarsi.

<< Mi dispiace.>>, disse a Mattia, << Ma ho avuto una brutta esperienza in questo senso.>>

<< Sua madre a cercato di accoppiarla a Luigi Rossi, un futuro avvocato.>>, spiegò Cassandra.

Mattia e Alice si guardarono per un momento.

<< Che c'è?>>, chiese Cassandra.

<< Hai fatto bene a rifiutarlo.>>, disse Mattia a Sarah, << Luigi è stato beccato circa un anno fa a fumare erba nel dormitorio all'università. Ora è in un centro di riabilitazione.>>

Cassandra e Sarah erano scioccate.

<< Come...>>, incominciò Cassandra, << Cazzo! Non mi sembrava proprio il tipo.>>

<< Ricco sfondato, bravo a scuola, aveva praticamente tutto.>>, elencò Sarah, << Il tipico annoiato.>>

<< La signora Martini dice anche che sono state trovate delle piante di marijuana nel bagno della sua stanza e che suo padre è venuto a patti con la polizia per evitare una punizione maggiore. Bustarelle.>>, continuò Alice.

<< Avvocati e poliziotti. Hanno il potere di cambiare la parola scritta a loro piacimento.>>, disse Cassandra.

<< Non oso chiedere degli altri nostri compagni.>>, commentò Sarah, << Se Rossi è finito così, chissà gli altri.>>

<< Non ti preoccupare.>>, la rassicurò Alice, << Non ci sono altri scandali per ora, a parte la vostra fuga. Ma ho uno scoop.>>

<< Riguardo chi?>>, chiese curiosa Sarah.

<< Tommy.>>

Cassandra la guardò interessata.

<< Tommy?>>

Alice annuì sorridendo.

<< Indovinate chi è il mio supplente di italiano e latino.>>

 

 

Nonostante Cassandra fosse rimasta seduta al suo posto e avesse partecipato alla conversazione facendo domande e battute, chi la conosceva bene sapeva che in quel momento dentro di lei era tutt'altro che felice e spensierata. Quando scoccarono le undici e si alzarono dal tavolo per tornare a casa, lei fece una deviazione verso il bagno. Appoggiò le mani al lavandino freddo e guardò la sua immagine riflessa nello specchio. Cinque minuti dopo la raggiunse Sarah. Si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò sopra con la schiena.

<< Tutto bene?>>, chiese alla sua amica.

Cassandra la guardò attraverso lo specchio.

<< Non pensavo che mi provocasse una reazione del genere anche solo sentirne parlare.>>

<< In effetti sei un po' rossa in viso.>>, sorrise Sarah, << E siamo solo ad Aprile. Quindi non è il clima.>>

<< Non so cosa mi sia preso.>>, mormorò scuotendo la testa Cassandra.

<< Io te lo potrei anche dire, ma dopo tu mi prenderesti a calci.>>

<< Sputa il rospo.>>

Cassandra si girò verso la sua amica e capì dal suo sguardo cosa intendeva.

<< No.>>, protestò, << Non ero e non sono innamorata di lui.>>

Sarah alzò le mani in modo innocente.

<< Io non l'ho detto.>>

<< Ma l'hai pensato.>>

<< L'hai già visto?>>

Cassandra scosse la testa.

<< No.>>

<< Questo paese è piccolo e visto che lavora qui, prima o poi lo incontrerai. Devi essere pronta.>>

<< Non pensavo che tornare avrebbe provocato tutto... tutto questo.>>, commentò Cassie.

Sarah abbracciò la sua amica.

<< E' solo un mese.>>, disse, << Cosa vuoi che capiti in un mese?>>

Dopo essere uscite dal bagno e aver salutato Alice e Mattia, le due ragazze si presero a braccetto e incominciarono a camminare verso casa.

<< L'ho vista bene Alice.>>, incominciò Cassie.

Sarah annuì.

<< Sì, mi sembra che stia bene. E poi non litiga nemmeno tanto con i miei genitori. Questo è un bene.>>

<< Va bene a scuola, è insieme a un ragazzo che sta studiando medicina, rispetta il coprifuoco e inoltre è alla ricerca dell'università più giusta per lei.>>, elencò Cassandra, << E' tutto quello che non eri tu.>>

<< Simpaticona.>>

<< Pensi che dirà ai tuoi che sei qui.>>

<< No. Anche per cenare con noi a inventato una scusa. Ma sono sicura che la signora Martini si sentirà in dovere di informarli.>>

Cassandra rise.

<< Lei non è cambiata per niente. E' sempre pronta a mettere il naso dappertutto.>>

<< Sai il soprannome che ci hanno affibbiato?>>

Cassandra negò con la testa.

<< Thelma e Louise.>>, la informò Sarah.

<< Ma non abbiamo ancora ucciso nessuno!>>

<< L'ho detto anch'io.>>

In quel momento Cassandra si fermò di colpo. Erano davanti al Las Vegas.

<< Ti va una birra?>>, chiese alla sua amica.

<< Non abbiamo un soldo.>>, le ricordò Sarah.

<< Ce la faremo offrire.>>, rispose semplicemente Cassie, << In questo siamo brave.>>

<< Dimentichi un altro particolare: è un bar per soli uomini.>>

<< Per noi Cesare farà un'eccezione.>>, disse sicura Cassie,<< Io ci venivo sempre e non mi ha mai sbattuta fuori.>>

Sarah la guardò perplessa.

<< Non sono molto convinta.>>

<< Dai!>>, esclamò trascinandola oltre la porta del bar, << Tanto non riusciremmo a dormire.>>

 

 

Il Las Vegas era stato ideato da Cesare come un posto per soli uomini. Era in stile cowboy: un lungo bancone, un tavolo da biliardo e anche un biliardino, e il gioco era fatto. Aggiungendoci poi la birra e il fumo che aleggiava, il posto era perfetto. Sapeva per esperienza che, dopo il lavoro, tornare a casa poteva essere abbastanza traumatico. Essere accolti dal rumore dei pianti dei bambini e dalle urla delle mogli non era molto gratificante. Quindi aveva creato un posto dove potersi rilassare e incontrare con gli amici. Riuscire a farlo accettare in paese non era stato molto facile. Le donne ovviamente avevano protestato, pensando che i loro mariti andassero lì per un po' di svago femminile, e questo diceva tutto della loro fiducia. Ma Cesare aveva assicurato loro che mai e poi mai una donna sarebbe entrata in quel posto. Prima avrebbe dovuto passare sul suo cadavere.

Era per questo che Max si trovava seduto al bancone con una birra in mano. Quello era l'unico posto in cui sicuramente non avrebbe trovato né Sarah né Cassandra. Era seduto lì da due ore, combattuto tra l'istinto di distruggere con una mazza la Punto bianca o controllarla come gli era stato chiesto. La Punto. Bevve un altro sorso di birra fredda. Se avesse saputo come sarebbe finita, non l'avrebbe mai regalata a Sarah. Gli era costata poco. L'aveva comprata a basso prezzo perché il suo destino era quello di essere demolita. Aveva costruito e rimesso a nuovo quella macchina pezzo per pezzo, volendo farle un regalo per la maturità. Sarah era stata molto contenta. Il modo in cui avevano festeggiato non se lo aspettava minimamente. Poi il giorno dopo era scomparsa. Nessun biglietto. Nessuna chiamata. No, aveva dovuto saperlo dalla signora Martini. Nemmeno Tommaso sapeva nulla. Si erano trovati nello stesso momento davanti a casa di Sarah, dove avevano trovato la sorellina Alice che stava piantando dei fiori. Anche lei non sapeva nulla. Nessuno sapeva niente. Due ragazze sparivano e nessuno sapeva nulla. Tutti si aspettavano quel gesto da Cassandra. Si sapeva praticamente tutto della sua situazione familiare. Ma nessuno aveva mai immaginato che Sarah potesse fare una cosa del genere. Sarah.

Max venne distolto dai suoi pensieri. Sentì sulla sua spalla una mano. Si girò per vedere chi era. Tommaso. Il ragazzo si sedette di fianco a lui al bancone e ordinò una birra. Aveva uno sguardo stralunato.

<< Vedo che hai saputo.>>, commentò Max, bevendo un altro sorso.

<< Non ho solo saputo.>>, mormorò Tommy, << Ho anche visto.>>

<< E' stato come se non fosse mai successo niente, vero?>>

Tommaso annuì lentamente.

Era vero. Dopo aver terminato la lezione, aveva raggiunto direttamente sua sorella al bar. Non aveva nessuna intenzione di entrare. Voleva solo vederla. E quando la scorse, il cuore gli si era fermato per un momento interminabile. Stava servendo ai tavoli, come sei anni prima, fermandosi a conversare un po' con i clienti e cercando di sistemarsi la coda molle che si era fatta per domare i capelli. Quando si era girata verso la vetrina, si rese conto che la realtà era che gli anni erano passati. Il suo viso era quello di una donna, non più quello di una ragazza. Ora aveva venticinque anni, non più diciotto. Pensava di averla superata. Aveva frequentato altre ragazze. Dannazione, era andato pure a convivere con Barbara! Ma tutte lo avevano lasciato dicendo che il suo cuore non era lì con loro, ma che ci doveva essere qualcun'altra, e che fino a quando non avesse risolto la questione, non poteva pensare di poter avere un'altra storia.

<< Non mi farò mettere nel sacco un'altra volta.>>, sibilò tra i denti.

Max annuì.

<< Lo so come ti senti. Ma l'ha già fatto, altrimenti non saresti qui.>>

<< Tu come...>>, incominciò Tommaso.

<< E' venuta da me in officina.>>, spiegò Max, << E credimi, quando l'ho vista... è stato come se non fossero passati sei anni. Poi l'ho guardata in viso e mi sono reso conto che non era più una ragazzina, ma una donna.>>

<< Già.>>, assentì Tommy, << Lo so.>>

Cesare tornò da loro dopo aver servito un altro cliente. Appoggiò le mani sul bancone, mettendo in mostra i teschi tatuati sugli avambracci e li guardò.

<< Non avete un bell'aspetto.>>, commentò con la sua voce profonda, << Avete bisogno di qualcosa di forte.>>

Entrambi scossero la testa.

<< No.>>, rispose Tommy, << Altrimenti domani non riuscirei a fare lezione.>>

<< E io a lavorare.>>, aggiunse Max.

<< Niente scuse.>>, disse Cesare, << Voi lo bevete. Offre la...>>

Non terminò la frase. Nel locale era calato il silenzio assoluto. Tommaso e Max guardarono confusi Cesare, poi si girarono per vedere cosa lo avesse ammutolito.

Davanti alla porta c'erano Sarah e Cassandra. La prima si stava guardando intorno con aria guardinga e diffidente. Stonava assolutamente con il posto. Portava un vestito bianco lungo fino al ginocchio senza spalline e delle zeppe dello stesso colore. I capelli erano raccolti sulla testa, mettendo così in risalto la curva dolce e invitante del collo e delle spalle. Cassandra invece era perfettamente a suo agio. Indossava il solito giubbotto di pelle nera con sotto una maglia nera e rossa con uno scollo a V molto profondo e dei jeans che mettevano in risalto le sue curve. Tommy notò che i suoi anfibi erano stati sostituiti da un paio di stivali con il tacco quadrato.

<< Allora.>>, incominciò Cassandra, avvicinandosi al bancone seguita da Sarah, << Devo passare sopra il tuo cadavere o ci offri una birra?>>

Cesare, dopo lo shock iniziale, si mise a ridere.

<< Dannazione!>>, esclamò, << Ma allora è vero! Thelma e Louise sono tornate!>>

<< Siamo qui in carne e ossa.>>, rispose Cassandra, << E ora, la birra.>>

<< In arrivo.>>, disse Cesare ancora ridendo, poi si allontanò.

Cassandra aveva dovuto utilizzare tutto il suo autocontrollo per non saltare addosso a Tommaso. Sapeva che sicuramente era cambiato, ma non si aspettava così tanto. Dov'era il ragazzo allampanato e con il berretto schiacciato sempre sulla testa? Davanti a lei ora c'era un uomo affascinante, con i capelli biondi che gli ricadevano scomposti sul viso ben rasato. Solo gli occhi erano magnetici come sempre. E con le maniche della camicia azzurra sugli avambracci era ancora più sexy.

Nel vederle in quel posto, Max aveva stretto nelle propria mano la bottiglia di birra tanto da far diventare le nocche bianche, mentre Tommy era pietrificato.

Cesare tornò con due birre stappate e le porse alle ragazze.

<< Offre la casa.>>

<< Ovvio.>>, rispose sorridendogli Cassandra.

<< Grazie.>>, disse Sarah.

Solo dopo aver bevuto un sorso di birra, Cassandra si rivolse a Tommy.

<< Allora.>>, incominciò, andando vicino a lui in modo sensuale e appoggiandogli una mano sulla spalla, << Ho saputo che ce l'hai fatta, professore. Proprio come volevi. Complimenti.>>

Tommy, che si era irrigidito ancora di più nel sentire così vicino Cassandra tanto da avvertire il suo profumo al sandalo, si ridestò. Non poteva comportarsi come un adolescente in piena crisi ormonale. Doveva comportarsi da adulto. Ma il suo tocco e il suo profumo gli facevano venire in mente pensieri e immagini da censurare. E lei lo sapeva perfettamente.

<< Grazie.>>, rispose sorridendole, cercando di mantenere un contegno, << Sono solo supplente ora, ma spero presto di diventare di ruolo.>>

Strinse la bottiglia di birra nelle sue mani.

Max che lo stava osservando, sorrise impercettibilmente. Ci era ricascato. Sollevò lo sguardo verso Sarah. Era in piedi davanti a lui, rigida. Si stava guardando intorno con aria sospettosa. Come la prima volta che l'aveva vista. Lei si sentì osservata e girò la testa verso di lui. I loro sguardi rimasero incatenati.

<< Come stai?>>, gli chiese Sarah.

<< Bene.>>, rispose lui, freddo.

Sarah non aggiunse altro. Non si poteva aspettare un'accoglienza calorosa da parte sua. Quella mattina lei lo aveva abbracciato senza pensare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E una volta lo era, ma non ora. Portò lo sguardo su Cassandra. Si stava divertendo a stuzzicare con le sue domande Tommy. Poveretto.

<< Tommaso.>>, intervenne Sarah, << Come stai?>>

<< Bene.>>, le rispose lui, grato di avere qualcos'altro su cui concentrarsi, << Tua sorella è molto brava, sai?>>

<< Sì.>>, rispose lei sorridendo, << Me lo scriveva nelle lettere.>>

Tommaso la guardò con attenzione. Anche Max le aveva lanciato un'occhiata veloce.

<< Lettere?>>, chiese Tommy.

Sarah annuì.

<< Ci tenevamo in contatto con le lettere.>>

Tommaso corrugò la fronte.

<< Aspetta...>>, rifletté, << Alice qualche volta durante l'intervallo leggeva delle lettere, ma erano di...>>

Si interruppe e la guardò.

<< Che stupido!>>, esclamò infine, << Pamela! Ma certo, dovevo immaginarlo. Avevi fatto pure una ricerca su quel libro.>>

Sarah gli sorrise con aria furba.

<< Mi sorprende, professore, che lei non ci sia arrivato prima. Ed eravamo anche compagni di classe!>>

Cassandra, che intanto aveva lanciato un'occhiata a Max, vide che la sua espressione era cambiata. Non era più fredda. Max era ferito. Prese a braccetto la sua amica e la trascinò verso il tavolo da biliardo senza cerimonie.

<< Facciamo una partita.>>, propose.

<< Ok.>>, acconsentì l'altra.

Avevano appena appoggiato la birra sul tavolo e preso le stecche, quando una voce si levò dall'altra parte del bar.

<< Quello che dicono è vero.>>, disse un uomo, << Il figliol prodigo è tornato.>>

Le due ragazze si girarono verso la sua direzione. Un uomo grasso, con i capelli unti e sporchi e il viso rosso per il troppo alcool si stava avvicinando a passi lenti e incerti verso di loro. Cassandra si irrigidì immediatamente, ma mantenne un atteggiamento spavaldo.

<< Aldo.>>, disse lei, senza guardarlo, continuando a mettere il gesso sulla stecca, << Come stai? Mi sembra che tu abbia un aspetto peggiore rispetto all'ultima volta.>>

<< Tutto merito tuo.>>, rispose lui con voce strascicata, << A causa della tua bravata, quella puttana di tua madre mi ha sbattuto fuori di casa.>>

Nel locale calò il silenzio. Max e Tommy si erano alzati dallo sgabello per intervenire nel caso le cose fossero degenerate. Cassandra era sorpresa, ma lo nascose. Alla fine sua madre aveva sbattuto fuori quell'ammasso di lardo. Bene. Era contenta.

<< Era esattamente quello che ti meritavi.>>, rispose lei semplicemente.

<< Quello che mi meritavo.>>, ripeté lui furibondo, facendo alcuni passi verso di lei, << Avrei dovuto scoparti quando...>>

Max e Tommy erano pronti a scattare, ma Sarah fu più veloce di loro. Si mise tra Cassandra e Aldo, mostrando la stecca.

<< Prova solo a toccarla.>>, lo minacciò socchiudendo gli occhi, << E ti infilò questa in un posto dove non batte il sole.>>

Aldo la guardò con aria divertita, ma la sua espressione cambiò quando Cesare intervenne.

<< Fuori di qui, Aldo.>>, tuonò, << O ti sbatto fuori a calci nel culo.>>

Aldo si guardò intorno e vedendo che tutti i clienti erano pronti a balzargli addosso, lanciò uno sguardo a Cassandra e se ne andò ridendo.

<< E' solo sbronzo.>>, lo scusò Cesare, << Però è praticamente innocuo. Ora vive in un appartamento sopra al forno, lontano da tua madre.>>

Cassandra non lo aveva ascoltato. Le sue mani erano strette intorno alla stecca ed era sbiancata. Sarah appoggiò la sua sul tavolo e le tolse dalle mani la sua.

<< Andiamo a casa.>>, le sussurrò.

Cassandra sembrò ridestarsi un momento e annuì passivamente. Riprese il controllo di sé stessa e uscì in silenzio dal bar.

Sarah guardò Cesare.

<< Grazie per le birre. Ci vediamo.>>, lo salutò.

Solo quando furono uscite, tutti tornarono a quello che stavano facendo prima. Tommy però non si risedette. Aveva visto in Cassandra qualcosa di assolutamente nuovo e impossibile. Gli era sembrata vulnerabile e impaurita. E per di più a causa di un uomo come Aldo, che lei aveva sempre affrontato a testa alta.

<< Secondo te cosa è successo?>>, chiese a Max, confuso.

<< Non ti posso aiutare.>>, gli rispose, << Sarah non mi ha mai raccontato nulla di importante riguardo ad Aldo.>>

Eppure doveva essere successo qualcosa. Tommy ne era certo. Cassandra non era il tipo da farsi spaventare da un ubriacone.

  
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