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Autore: Phoebus    30/10/2012    1 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lenta e silenziosa arrivò anche la sera. Il borgo ormai era coperto da un manto bianco soffice e delicato…
 
Gli alberi spogli mostravano solo i proprio rami secchi; quella notte sicuramente sarebbe scesa la brina.
 
Faceva molto freddo anche nella piccola casa, ma non poterono accendere il fuoco per mancanza di legna; Julia, testarda fino all’osso, aveva già iniziato a camminare anche se a stento, il fianco le faceva ancora male, ma era impossibile ostacolarla se le veniva in mente di fare qualcosa!
 
Lena la osservava meravigliata…quella giovane cocciuta aveva acceso in lei una fiamma vorace, eppure così leggera…amava osservarla e aiutarla nel caso non ce la facesse e si poggiasse al muro. Poi, ogni volta che le loro mani tornavano a toccarsi era brivido, scintillava la passione.
 
Non avevano mai conosciuto l’amore, almeno non la rossa che si era limitata a quella sorta di amore platonico che credeva di provare per Ferdinand, ma non era nulla confronto all’uragano che scatenavano gli occhi di Julia…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“io direi che è ora di andare a dormire…si è fatto tardi…vieni…” – Lena condusse l’amica nella sua camera, tenendola per mano.
 
“no aspetta! – la fermò, prendendola per il polso -…io resterò di là, in cucina…anzi a dir la verità potrei anche tornare a palazzo, sto bene…”
 
La rossa rimase un po’ delusa e non rispondendo si limitò ad abbassare il viso, non voleva che se ne andasse.
 
“ehi! – Julia le sollevò il mento intuendo quell’improvvisa tristezza-…va bene resterò qui stanotte, così almeno stai più tranquilla…” – e si abbracciarono…strette…forte…
 
Lena si lasciò andare a quel calore…sentiva di potersi fidare…sentiva di appartenerle…
 
“sì, sono più tranquilla se resti…puoi dormire qui in camera mia…”
 
“no no no no no!”
 
“perché no? Nel letto staresti più comoda, sei ancora convalescente in fondo! Dai…vuoi che dorma con te, hai paura?”
 
“no no no no no no no no no!! Io resto in cucina, tu dormi tranquilla nel tuo letto io…io starò bene anche lì!” – e sorrise nervosa.
 
“va bene Ju…allora…buonanotte…” – sorrise anche lei, stringendole ancora la mano.
 
“buonanotte a te mia luna…” – e presa dall’angoscia di lasciarla, anche se solo per un paio d’ore, la baciò…impulsiva e violenta…passionale e dolce.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fu un bacio lungo…sentito…umido…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver salutato Lena ed essersi ripresa, Julia tornò in cucina e si mise a guardar fuori dalla finestra. Tutto bianco. Tutto silenzioso. Quiete.
 
Ed era anche quello che forse per la prima volta sentiva nel suo cuore…calma...serenità…
 
Ma il desiderio ardeva dentro di lei.
 
 
 
Non avrebbe potuto dormire con Lena…l’avrebbe sfiorata e desiderato di averla.
 
Non voleva sprecare la prima volta con lei così, doveva essere speciale…perché quella ragazza era speciale.
 
 
 
Bianco…il candore della neve su quelle case, il fiato che diventava fumo, le sentinelle che si sfregavano le mani per scaldarsi.
 
Le tornò in mente la sua missione, il suo obbligo verso quella gente. C’erano tanti pericoli da fronteggiare e lei, in quanto Comandante e discendente della signoria governante, aveva il dovere di proteggere la sua terra e tutti i suoi abitanti.
 
La sua gente…
 
Doveva agire prima che fosse troppo tardi. E questo infatti avrebbe fatto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mattino dopo.
 
 
 
Era giorno da un bel po’ quando Lena si alzò dirigendosi in cucina. Subito scorse la madre indaffarata in mille e più faccende.
 
“buon giorno mamma! – sorridendo si guardò intorno alla ricerca di qualcun’altra-…ma…dov’è Julia?”
 
“buon giorno bambina mia! Julia?…Non lo so…io sono sveglia dall’alba e non l’ho vista, credo sia uscita…”
 
“cosa?! E dove sarà andata?? Non ha detto niente…credi sia tornata a palazzo?” – il suo viso si fece triste.
 
“credo sia tornata a palazzo Volkova sì, ma guarda…”
 
Lena nel pensare a dove potesse essere la sua Julia non si era accorta che quella mattina non faceva molto freddo in casa; c’era il fuoco acceso e una cassa piena di legna accanto al focolare scoppiettante.
 
“ma…mamma sei andata nel bosco a prendere tutta questa legna da sola?!” – era incredula e a bocca aperta.
 
“no tesoro…quando mi sono svegliata io, il fuoco era già acceso…credo sia stata proprio Julia…ne avevamo proprio bisogno! Si congelava qui! Che Dio la benedica…” – la signora Teresa era veramente contenta, Lena dal canto suo avrebbe preferito ritrovare la mora lì al risveglio, ma anche lei fu contenta di quella “calda” sorpresa!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Palazzo Volkova.
 
Il Comandante tornò a palazzo e subito si diresse nelle sue stanze; doveva cambiarsi e fare un bagno.
 
“Bernadette…- chiamò senza urlare-…Bernadette ci sei?”
 
La piccola serva accorse incredula; non per quello che avrebbe dovuto fare, ma per l’insolito modo di convocazione. Di solito la sua padrona la chiamava così forte e dura da far fermare il sangue nelle vene per la paura! Ora sembrava quasi…placata…
 
“eccomi padrona! Dite! – appena vide la camicia insanguinata si preoccupò subito -…ma padrona state..state bene? Vi siete ripresa? Ho saputo quello che vi è successo e…se avete bisogno…posso aiutarvi…”
 
Julia pose una mano sulla spalla della sua coetanea, diversa solo nel rango.
 
“non preoccuparti sto bene…”
 
“sie…siete sicura?!” – non si spiegava proprio quell’atteggiamento così cordiale.
 
“certo Bernadette! Vorrei solo fare un bagno e…beh…cambiare questi vestiti…”
 
La servetta corse a preparare quanto ordinato da Julia, mentre dal lungo corridoio una figura in tutta fretta si avvicinava alla giovane combattente appena rientrata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Victor: “Julia!! Finalmente! Si può sapere dov’eri finita?? Ci hai fatti preoccupare! Abbiamo bisogno di te qui!” – era il fratello, anche nervoso tra l’altro.
 
Julia: “mi sono fatta medicare la ferita. Come procedono le cose? Avete mandato gli ambasciatori al Papa? Deve aiutarci!”
 
Victor: “ci abbiamo provato, ma pare non voglia saperne.” – rispose indifferente, come se il fatto non lo toccasse minimamente.
 
Julia: “come non vuole saperne?!?!” – furono raggiunti nel frattempo anche dal signor Duca, accorso per accertarsi delle condizioni della figlia.
 
 
 
Duca Erman: “Julia! Come stai? Per fortuna sei tornata sana e salva! Fatti abbracciare…” – subito strinse la figlia.
 
Le era mancata, aveva temuto di non rivederla mai più e quell’abbraccio ne fu la dimostrazione più sincera. Amava perdutamente i suoi figli, Julia in particolar modo.
 
Julia: “padre sto bene, grazie…-anche lei si meravigliò piacevolmente di quell’affetto così spontaneo, mentre Victor non fu molto entusiasta invece-…ma è vero quello che mi ha detto mio fratello? Il Papa non ci vuole aiutare?”
 
Duca Erman: “si…- si rattristò -…devi organizzare quel plotone di cui ti parlavo. Fuggiremo notte tempo, appena ce ne sarà la possibilità. Presto ci attaccheranno…e non abbiamo le forze necessarie per difenderci…”
 
Alla ragazza si oscurò il mondo; questo significava abbandonare tutto, abbandonare Lena.
 
Julia: “No padre! Noi chiederemo aiuto ai nostri alleati! Ci deve pur essere qualcuno che ci aiuterà! Siamo i Volkova, il nostro nome ci farà strada!”
 
Il fratello, strattonandola, la riportò alla realtà.
 
Victor: “ma non capisci!? È proprio questo il problema! Il nostro popolo ci odia! E appena ci attaccheranno, anche questa insulsa plebaglia si schiererà contro di noi!”
 
Julia: “no, se noi dimostriamo che li difenderemo non accadrà…” – era decisa a combattere per quello in cui credeva; non poteva andare tutto a rotoli, non adesso.
 
Victor: “si può sapere cosa ti ha fatto quella sgualdrina?! Cosa ha di tanto abbagliante sotto la gonna? Ti si è forse bruciato il cervello! Dobbiamo pensare a noi stessi ora!”
 
 
 
Le si tesero i nervi e la sua espressione divenne terribilmente cruda che si scaraventò, furibonda, contro il fratello.
 
Julia: “non ti azzardare mai più a nominare Lena! Tu non ne sai niente!”
 
Duca Erman: “ora smettetela! – allontanò i due, interponendosi tra loro -…non è il momento di litigare! Tu, Victor presto sposerai la figlia del Marchese Antici, come stabilito; così almeno potremo trasferirci nella loro tenuta provvisoriamente e ci aiuteranno con il risanamento delle nostre finanze…”
 
La mora non ce la faceva ad ascoltare certi discorsi, era più forte di lei!
 
Julia: “ma cosa state dicendo? Noi non lasceremo Spoleto! È qui la nostra casa!”
 
Ma il Duca non calcolò ciò che la figlia aveva giustamente detto, e così sentenziò anche il suo destino.
 
Duca Erman: “tu Julia, organizzerai questo plotone e lo guiderai. Entro tre giorni deve essere pronto. Non resteremo qui ancora a lungo…appena ci attaccheranno lasceremo il borgo. Così io e vostra madre abbiamo deciso e così sarà.”
 
Julia: “ed Ester? Cosa ne sarà di lei? – si rivolse imponente e piena di rabbia verso il padre -…per lei cosa avete scelto? Il convento forse??”
 
Duca Erman: “anche vostra sorella è stata promessa in sposa, ad un nobile altolocato e maturo.”
 
Julia: “ma…ma vi rendete minimamente conto di quello che dite? Un vecchio…ecco a chi andrà in sposa mia sorella! E lei è solo una bambina!! – urlava ormai, gettando tutto il suo disprezzo -…come potete? Come??”
 
Non attese risposta.
 
 
 
 
 
 
 
E corse via, non sarebbe rimasta a parlare con quei due un minuto di più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non poteva andare così.
 
Lei non avrebbe abbandonato la sua gente, anche se era odiata per i suoi comportamenti; e non avrebbe mai permesso a suo padre e suo fratello di condannare la sua piccola sorella a quell’inferno. No, lei non avrebbe pagato un prezzo così alto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’umile serva della mora si riaffacciò al corridoio, pronta per il bagno.
 
Bernadette: “padrona il vostro bagno è pronto, se vol…” – Julia le passò avanti come un fulmine, non ascoltandola nemmeno. Si lavò velocemente ed infilò un paio di pantaloni verde scuro, una casacca nera e i suoi stivali. Corse per le scale e si recò nelle scuderie, dove ordinò di far sellare il suo cavallo e, dopo essersi sistemata l’arco sulla schiena, corse via al galoppo, con i corti capelli al vento che ondeggiavano nell’aria mista di neve.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fece tutto quello che il padre le aveva ordinato: organizzò un manipolo scelto, i migliori. Avrebbero soccorso il Duca in caso di estrema necessità e lo avrebbero seguito ovunque.
 
Comandante: “bene. Vi ho detto tutto quello che avevo da dirvi. Sapete cosa fare e quando questo accadrà sarà mio fratello, il Duca Victor a comandarvi e guidare l’azione.”
 
I soldati si guardarono increduli e straniti; non avevano mai pensato che il loro Comandante potesse abbandonarli.
 
Sert: “Comandante…scusate se mi permetto, ma credo di parlare a nome di tutti chiedendovi perché non…” – non lo fece terminare.
 
Comandante: “ho scelto così. Non c’è nulla da spiegare.” – e si congedò da essi, incamminandosi fuori dalla grande sala di riunione dell’esercito.
 
Rimasero ancora più sbigottiti e senza spiegazioni; la situazione era così impensabile e assurda…Sert però intuì che forse la ragazza rossa, che aveva soccorso il loro Comandante, ci entrava qualcosa con questa scelta o che forse erano prese a tal punto, che Julia stava scegliendo una strada diversa da seguire…
 
 
 
 
 
Uscirono anche loro dalla sala e ognuno fece ritorno al suo posto di ronda; c’era anche Giacomo tra questi.
 
Appena mise piede fuori, una mano lo bloccò e lo tirò in un angolo desolato del cortile antistante il palazzo.
 
“vieni con me!” – lo trascinò realmente, e solo dopo parecchio Giacomo intuì chi fosse.
 
“Comandante ma…che succede?” – non capiva, stavano accadendo troppe cose. E troppo velocemente.
 
“ascoltami bene…devi aiutarmi!”
 
“agli ordini!” – Giacomo rispose fiero.
 
“no…non ti parlo da tuo superiore…ascolta…devi convincere la gente del paese ad organizzarsi per difendersi, per combattere…”
 
Il ragazzo rimaneva sempre più scosso, continuava a non capire.
 
“ma Comandante…ci siamo noi, l’esercito…lavoriamo per questo!”
 
“no Giacomo! No! L’esercito difenderà soltanto la mia famiglia! La tua gente non la difenderà nessuno! – fu più chiara e seria -…se parlassi io con i contadini non mi seguirebbero mai. Mettili in guardia tu, dì loro che presto ci attaccheranno da fuori e che dovremo difenderci da soli…”
 
Ora capì; e comprese che quel Comandante in realtà non era così cinico e spietato…forse davvero ci si poteva fidare.
 
“ma voi…-fissò gli occhi in quelli azzurri di lei-…voi cioè…tu Julia sarai dalla nostra parte…nonostante tutto…sarai con noi?”
 
“si…io non posso abbandonare la mia gente…e nemmeno Lena…” – allora Giacomo ebbe tutto chiaro quello che avrebbero dovuto fare.
 
  
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