Note: Per comprendere meglio questo capitolo (che è Connor centrico), dovete ricordare cosa è successo nel capitolo nove
“Connor, sei spaventoso quando sgrani gli occhi in
quel modo, te l’ho mai detto? Che c’è? perché stai lì impalato? non vorrai che
ripeta tutto da capo per la centesima volta, daii.. aiutami a collegare questi
fili, se vuoi che tuo padre abiti qui prima del finire del secolo.. comunque
questo posto è fighissimo.. sicuramente ha un acustica strepitosa.. pensi che
tuo padre ci farà provare i nostri nuovi strumenti? A proposito, lo sa che suoni
in una band?”
Connor guardava Tommy come se vedesse un fantasma. Le
cose che gli aveva detto poc’anzi lo avevano lasciato con una moltitudine di
domande e lui voleva risposte. “Si Tommy, ripeti tutto da capo. Come fai a
conoscere Buffy e mio padre? ..oltre a tutto il resto. Come fai a sapere chi io sia realmente? e perché non mi hai
mai detto nulla? E visto che ci siamo, adesso vorrei anche sapere dove accidenti
sparisci quando ti assenti per tre giorni interi.. credevi che non l’avessi
notato? Il nostro incontro non è stato casuale, vero? Ti dilegui nel nulla per
tre giorni e accade sempre con una frequenza
mensile..”
“Fasi lunari, Connor. Io seguo il flusso della luna.
Più precisamente, mi assento per tre giorni, quando c’è la luna piena. Senti, ti
ho già spiegato il perché.. ora dimmi, non trovi che sia fighissimo anche il
nome di questo posto? Hyperion Hotel.. wow potremmo chiamare così la nostra
band..” Connor non rideva affatto e Tommy sospirò arrendendosi alla
cocciutaggine dell’amico. “E va bene, Connor “Reilly” ricominciamo dall’inizio, ma non
capisco perché tu sia così spaventato.. voglio dire, con tutto ciò che hai visto
nella tua vita, ti spaventa sapere che i miei genitori sono dei
licantropi?”
“Non sono spaventato. Sono incazzato, Tommy.. è
diverso. Mi hai mentito per tutto questo tempo e visto che dici di conoscermi
bene, saprai che ho una lunga storia alle spalle di gente che mi ha mentito,
gente che mi ha manipolato e usato a mia insaputa e saprai anche che ho
difficoltà a fidarmi delle persone, perché nella mia vita.. è successo troppe
volte che.. qualcuno che amavo mi ha poi tradito e.. IO non sono spaventato dai
lupi mannari, Tommy.. io sono incazzato con te.. tu.. tu sei il mio migliore
amico.. accidenti!”
“Licantropi. Mio padre e mia madre si incazzano quando
li chiamano lupi mannari.. e come se io chiamassi tuo padre “succhia sangue”, se
capisci cosa intendo”
“TOMMY”
“Uhm.. senso dell’umorismo zero, eh Connor? sarà la
tua parte vampirica. Fermo li, sto solo scherzando. Lo so che non sei un vampiro
e neppure io sono un licantropo, ma abbiamo in comune un sacco di cose io e te.
Primo, sta cosa dei genitori “strani” per usare un eufemismo.. Secondo, siamo
cresciuti entrambi in una dimensione alternativa e la nostra età reale non è la
stessa che mostriamo.. giusto? siamo solo cresciuti più in fretta.. Terzo, i
nostri genitori sono amici, loro si conoscono da molto tempo.. Quarto, io non ti
ho mentito. Non sapevo nulla fino a che non ho visto Buffy ieri mattina. Ci ho
messo un po’ prima di capire, ma poi ho rimesso insieme i pezzi.. tu che mentivi
a me e a Tracy, visto che non eri a New York per il concerto.. la tua ansia all’
emoteca.. tu che volevi sangue umano e.. quella ragazza bionda nella tua auto.
Il suo viso mi era familiare. Buffy Summers – La Slayer – una carissima amica di
mio padre. Così, mi sono chiesto cosa ci facesse la cacciatrice con il mio
migliore amico e ho chiamato mio padre, il quale ha chiamato Willow, la sua ex,
e lei ha detto cosa stava accadendo ad Angel e il motivo della presenza di Buffy
qui a Los Angeles. Willow ha parlato di te e della tua telefonata a Londra.. e
così, scopro che il mio migliore amico, è il figlio del leggendario Angel.. cosa
che mi ha nascosto per tutto questo tempo. Ma.. sono incazzato? No, non lo
sono.. perché capisco il motivo del tuo silenzio.. lo capisco davvero Connor.. e
sai una cosa? tuo padre, Buffy e mio padre sono amici ..e Angel è..”
“..è anche amico di tua madre, lo so. Nina.” Connor
sapeva che suo padre aveva avuto una breve storia con una lupa mannara, ma
decise che non era il caso di dirlo a Tommy.
“Si, Oz e Nina. Per questo sparisco nei tre giorni di
luna piena.. perché.. devo controllare che tutto sia ok.. insomma.. oramai i
miei genitori riescono a tenere a bada “il lupo” che è in loro, ma.. io ho
bisogno di verificare che sia tutto ok.. ho sempre questa dannata paura che
succeda qualcosa”
La voce d Tommy divenne velatamente malinconica. Se
c’era una persona al mondo che capiva il suo stato d’animo, questo era proprio
Connor. Negli ultimi quattro anni, anche lui aveva avuto paura che Angel non
potesse tenere sotto controllo la sua parte vampirica. “Tommy..”
“Connor è tutto ok.. non so tu, ma per me è un
sollievo sapere che posso parlarne con te. Immagini la faccia che farebbero gli
altri? Se sapessero la verità scapperebbero. Con te non devo più nascondermi.
Sta cosa che abbiamo i genitori “mostri” fa meno paura.. cioè, voglio dire..
credevo di essere unico al mondo. So che è così anche per te.. credo sia questo
il motivo perché abbiamo legato così tanto da subito. Entrambi abbiamo percepito
la nostra unicità”
Connor sorrise a annuì, ma la sua naturale diffidenza
non si spense del tutto “..e la dimensione demoniaca? Perché sei cresciuto in
un'altra dimensione?”
“Non era demoniaca, era solo una dimensione
alternativa. Lo so che per te non è stato così, tu eri all’inferno,
letteralmente.. ma per me è stata una bella esperienza. Non era una dimensione
ostile. I miei genitori erano ossessionati dal bisogno di controllare la loro
parte demoniaca e quando sono nato io, per loro divenne un impegno costante.
Grazie a Willow, che è..”
“..Una potente strega. Si, conosco Willow..” disse
Connor. Tommy continuò “Grazie alla sua magia, mamma e papà riuscirono ad
attraversare un portale e in quella dimensione poterono imparare a controllare
l’istinto lupesco. Siamo rimasti lì per 18 anni, ma qui erano passati solo pochi
giorni. Non appena siamo rientrati, mi iscrissi al college ed è li che incontrai
te. Sembravi uno strano, ma mi piaceva il tuo modo di fare, sentivo che eri uno
di cui potevo fidarmi..”
Connor
annuì ancora ma non disse molto di se stesso e men che meno parlò di Angel.
Prima di aprirsi completamente, voleva consultarsi con lui. Ma Tommy era il suo
migliore amico e questo non sarebbe cambiato, anzi rinforzava il loro legame.
“È
stato così anche per me. Anche tu sembravi strano, ma.. beh.. questa cosa della
fiducia l’ho sentita anche io”
“Ci siamo annusati a vicenda” disse Tommy serio.
Connor pensò che fosse assolutamente vero.
A differenza di Tracy, che lui conosceva perché era
“incorporata” nei falsi ricordi della W&H, Tommy non apparteneva alla sua
vita fittizia. Loro erano diventati amici fin dal primo giorno del college,
quando ormai Connor era integrato nella sua nuova vita. Tommy non gli era stato
imposto dall’esterno, erano diventati amici perché così loro avevano deciso.
Avevano scelto di esserlo perché si piacevano a vicenda. Uno introverso, l’altro
estroverso, ma si comprendevano a meraviglia. Sorrise a Tommy “Beh.. almeno non
dovrò più nascondere i paletti..”
Squillò
il cellulare e prima di rispondere, Tommy mostrò il display a Connor
“È Tracy.
Che faccio? Rispondo? Lei sta cercando te, credo che dovresti parlare con
lei..”
“Rispondi, ma non dirle che mi hai visto.. dopo la
chiamo”
Tracy era furibonda. Connor poté sentire le sue urla
nonostante fosse lontano dal telefono, mentre Tommy gli lanciava delle
occhiatacce. Quando sentì la sua ragazza dire “devi dire al tuo amico che è meglio se
accende il cellulare prima di subito, perché la storia del concerto non l’ho
bevuta..” Connor seppe che la storia con Tracy era finita. Non era mai stato
un grande amore, lo sapevano entrambi ed erano arrivati al capolinea. Afferrò il
giubbotto e corse fuori, dicendo a Tommy che sarebbe tornato subito. Tornò un
ora dopo, con Tracy e con le pizze. Si erano lasciati di comune accordo, senza
drammi, senza pianti e urla. Tracy aveva ascoltato in silenzio e alla fine fu
lei a voler chiudere il rapporto.
“Connor, non può funzionare, lo sai.. lo sappiamo
entrambi. Insomma guardati.. tu sei un fighetto di buona famiglia, io sono una
strana ragazza che ama vivere alla giornata e crede nel soprannaturale, nella
meditazione trascendentale e ama la musica New
Age..”
“Un fighetto di buona famiglia?” chiese Connor quasi
offeso “Si. Un figlio di papà.. puzzi di bravo ragazzo lontano un miglio.. senza
offesa Connor Reilly, ma fra noi non può funzionare..”
Connor rise e concordò con lei. Non poteva funzionare.
Lui non era affatto un bravo ragazzo, non nel modo che intendeva lei e per
quanto riguardava il soprannaturale, era certo di essere più che esperto e
avrebbe avuto tanto da raccontare, ma lei non avrebbe capito. Quello era il
motivo per cui fra loro non avrebbe mai funzionato. Lei non apparteneva al suo
mondo.
“Comunque..” aggiunse Tracy “il sesso era da sballo..”
Lui concordava. Sorrise un “Grazie”
poi cambiò velocemente argomento. Con la mente era già altrove. “Sto sistemando
un locale per la band, ero con Tommy in questi giorni..” Lei insistette per dare
una mano, anche perché era curiosa di vedere il nuovo locale. Se il loro non era
mai stato un amore di quelli “Forever” non significava che non potevano essere
amici. Rimase con loro per un giorno intero e il suo aiuto fu davvero prezioso.
Quando poi le venne l’idea di coinvolgere le sue amiche, nel giro di poche ore
avevano rivoltato l’intero albergo da cima a fondo, e ora pareva decisamente più
abitabile.
Connor però non permise a nessuno di entrare nella sua
vecchia camera e men che meno nella camera di suo padre. Nemmeno a Tommy.
C’erano posti sacri che non potevano essere violati e quelle stanze
rappresentavano tutto ciò che rimaneva del suo reale passato. Tutta la sua vita
era lì e avrebbe tanto voluto cancellare la sua nuova esistenza da “fighetto di
buona famiglia” perché la sua famiglia era Angel. Solo Angel.
Beh..
anche Buffy,
pensò Connor quando arrivò un suo sms. “Tutto bene? serve aiuto?” Non rispose
all’sms ma la chiamò subito. Voleva sentire la sua voce e nonostante pensò che
fosse strano, sentirla fu appagante. Sentì anche Angel “Ho quasi finito. Abbiamo
il telefono.. cioè.. volevo dire voi.. voi avete il telefono, e adesso avete
anche l’acqua calda ..e la cucina funzionante” La sua approvazione lo gratificò
più di quanto non volesse ammettere.
“Sei stato molto bravo,
Connor.”
Spento il cellulare e rimasto solo con sè stesso, si
rese conto che per un attimo aveva contemplato l’idea di condividere con loro
quella casa, ma sapeva che non era possibile. Cacciò via quel pensiero e si
guardò attorno. Sentì Tommy giù nella hall che sistemava l’impianto elettrico e
sicuramente aveva combinato un guaio, visto che di colpo mancò la luce. La
stanza adesso era completamente al buio, ma per Connor non era un problema. Lui,
come suo padre, ci vedeva benissimo anche senza luce, anzi vedeva molto meglio
..e di nuovo il pensiero andò ad Angel e al senso di appartenenza. Lui era suo
figlio. Difficile dimenticarlo. Difficile fingere di essere qualcun altro.
Certamente lui non era Connor Reilly. Non più. Non dopo essere stato accanto ad
Angel in quei quattro giorni. Sentì ancora Tommy che imprecava, ma non gli badò.
Cominciò a sentirsi a disagio là dentro. Lì, tutto lo riportava al suo passato e
non era sicuro che fosse una cosa saggia rievocare le immagini che scorrevano
nella sua mente.
Si
mise al lavoro. Quasi con rabbia rivoltò l’intera stanza, ricordando
perfettamente come e dove Angel tenesse gli oggetti della sua vita. Ricordò
l’ordine dei libri, dei sopramobili, dei cuscini sulle poltrone. Voleva che lui
ritrovasse le sue cose nello stesso ordine in cui le aveva lasciate ..e ricordò
l’album delle foto. Prima di riporlo, lo sfogliò e si soffermò su una foto in
particolare. Lui era piccolissimo e dormiva fra le braccia di Angel, ma percepì
la chiara e netta sensazione che in quella foto mancasse qualcosa. Qualcosa o
qualcuno. C’era un non so ché di innaturale in essa. Sfilandola dall’album, la
osservò meglio e seppe con certezza assoluta che
quella
fotografia era un falso. Ritraeva una situazione che non era mai accaduta.
MAI.
Si rese conto di quanto quel pensiero fosse assurdo. A lui avevano
raccontato che prima di essere rapito da Holtz, aveva vissuto con Angel fino
all'età di sei mesi, quindi quella foto era perfettamente congrua e inoltre, lui
stesso ricordava qualcosa di quella vita passata. Ma nonostante ciò, pensò che
la fotografia non dicesse la verità. Ma più guardava e meno
capiva..
Perché non devi “Guardare”. Devi “Vedere”. Hai dimenticato il gioco che
ti insegnai?
“Nonno?”
Si figliolo, sono io ..e sono qua. Sono sempre stato qua accanto a te.
Ricorda il nostro gioco e capirai. Non devi Guardare. Devi
Vedere.
Lo cercò con lo sguardo, ma suo nonno non era li. Era, ancora una volta,
solo una voce nella sua mente, come una sorta di ricordo che riaffiorava.
Proprio come quando ricordò la storia dell’ufficio delle anime perse. Anche
allora quel ricordo nascondeva un messaggio che condusse Connor dritto dritto
verso quello strano bar alla ricercare Buffy.
Ricordava perfettamente il gioco di cui parlava il nonno. Con lui passava
delle ore ad osservare un punto indefinito e lo invitava a vedere il mondo per come realmente era.
Anche allora, Connor pensava che fosse solo un gioco, ma ora non ne era più
tanto sicuro. Cominciò a sospettare che tutto ciò che il nonno gli aveva
insegnato, facesse parte di qualcosa di più grande. Il gioco consisteva
nell’osservare una qualsiasi cosa, senza però guardarla veramente. Nonno Reilly
diceva che non doveva guardare solo con gli occhi. Lui doveva Vedere l’essenza reale delle cose
che lo circondavano, perché la vera realtà non si mostrava mai agli occhi dei
più, se non con un enorme sforzo di volontà che infrangeva le note leggi della
fisica.
Il nonno diceva che la percezione umana non era altro che un inganno
creato dalle nostre menti e per Connor, in quel momento, questo spiegava molte
cose. Si sedette per terra e poggiò le spalle contro le sponde del letto.
Osservò di nuovo la foto ma non accadde nulla. Sollevò lo sguardo e fissò il
muro di fronte a sé, concentrò l’attenzione su un punto, così come gli aveva
insegnato il nonno. C’era una leggera asperità sulla parete, quasi
impercettibile all’occhio umano. La osservò a lungo finché non si accorse che la
vista diventava sfocata. Continuava a vedere perfettamente, ma non metteva a
fuoco nessun particolare preciso.
Fu in quel momento che la stanza intorno a lui cambiò completamente
aspetto ..e allora comprese. Comprese la differenza fra guardare e vedere ..e comprese che ciò che vedeva era la realtà che svelava verità
nascoste. Si sentì pieno di energia e alzandosi lentamente cominciò a camminare
per la stanza. Sentì la voce del nonno che lo metteva in
guardia.
Non devi incontrare il tuo doppio. Se sei in pericolo, chiudi gli occhi e
torna al tuo presente. Non devi interagire con lui in alcun modo. Puoi solo
osservarlo, lui non deve sapere di te.
Connor annuì e comprese. Non doveva incontrare l’altro sé stesso, non
poteva parlare o fare domande. Poteva solo vedere ..e lui vide ..e diede un nome
a ciò che vide. Speranza.
La stanza era la stessa, quella che lui conosceva come “la stanza di
Angel” ma era diversa da come l’aveva sempre vista. Quella stanza apparteneva ad
un'altra vita e voleva saperne di più. Notò subito le grandi finestre aperte. Le
tende di lino bianco erano mosse dal vento e lasciavano filtrare la luce del
mattino. La stanza era inondata dai raggi del sole, chiunque abitasse lì, non
aveva paura della luce del giorno. Si affacciò a guardare verso l’esterno e vide
il giardino dell’Hyperion, era ben curato e ovunque guardasse tutto sembrava
bello e luminoso. Sorrise a Cordelia che lo salutava con un cenno della mano.
Lei chiese qualcosa “Cerchi tua madre? Fra un po’ sarà qui.. non sporgerti
troppo tesoro o rischi di cadere..”
Annuì
ancora, e ancora comprese. Cordelia lo vedeva così come lui era in quella
realtà. Un bambino. Volle accertarsene e andò a guardarsi allo
specchio che stava sulla parete di fronte. Non riuscì a vedersi perché..
beh perché era troppo piccolo. Fece per arrampicarsi su una sedia quando la
porta si aprì e per un attimo temete di incontrare l’altro sé stesso, ma sorrise
quando vide Fred che entrava con un grande vassoio pieno di cibo. Lei corse da
lui, poggiando il vassoio sulla cassettiera di mogano, e poi lo prese in braccio
per evitare che cadesse. “No Connor, non devi arrampicarti così, lo sai tesoro..
te lo detto mille volte. Cosa volevi fare? Vedere le foto con la mamma?” Connor
annuì e vide che nella cornice dello specchio vi erano incastrate delle foto che
ritraevano lui e Buffy. I loro sorrisi erano tristi e cominciò ad intuirne il
motivo. Angel non era presente in nessuna
foto.
Guardò sé stesso allo specchio ed ebbe la conferma che
era identico al bambino delle foto. Era dunque questa la realtà? Approfittando
della posizione in cui si trovava, osservò dall’alto e con lo sguardo abbracciò
l’intera stanza. Non vi era alcun dubbio, era la stessa che lui conosceva, ma
sembrava più grande, più luminosa e più
vissuta. Gli arredi erano diversi, notò un lettino da bambino e sopra di
esso, sulla parete vi erano delle mensole colme di giochi e libri. Erano fiabe e
alcune erano scritte in Irlandese. Lesse alcuni titoli e sorrise rendendosi
conto che era in grado di leggere il gaelico. I viaggi di Gulliver. L’isola dei
pirati. Pollicino. Il mago di Oz.
“Hai fame?” chiese Fred. Connor spostò lo sguardo
verso il vassoio che lei aveva portato, e vide che vi erano poggiate varie
ciotole con del cibo. Fiocchi d’avena, frutta fresca, un bicchiere di latte e
uno con succo d’arancia, una zuccheriera, un piattino con della marmellata e
delle fette di pane tostato. Era la colazione di qualcuno e sembrava una super
colazione..
“..una colazione da campioni” disse Buffy entrando e
correndogli incontro. Un attimo dopo lui era fra le sue braccia e lei lo
stringeva possessivamente come volesse proteggerlo da qualcosa. “La mamma è qui
tesoro, scusa se ci ho messo tanto, ma papà aveva bisogno di questa medicina e
Lorne mi ha fatto aspettare un po’.. la mamma ha anche comprato questo per
te”
Connor era incapace di rispondere, tutto quello che
riusciva a pensare era Buffy è mia
madre. Si sentiva bene fra le sue braccia e quella, per lui, era una
sensazione totalmente sconosciuta. Quella era la prima volta che poteva
assaporare la gioia di sentirsi amato come solo una madre poteva fare. Era un
amore potente, forte e rassicurante, neppure con Angel aveva provato una
sensazione così intensa e con Angel era sempre tutto molto intenso. Ma mancava
la dolcezza delle carezze materne e Connor si chiese come avesse fatto a vivere
così a lungo, senza conoscere l’abbraccio di sua madre. Aveva voglia di piangere adesso ma si
trattenne.
“È stato buono” disse Fred, poi rise “ha solo tentato
di scalare la cassettiera, come fa sempre, ma per il resto è stato buono. Doyle,
Wesley e Gunn sono usciti di corsa per una cosa urgente. Visto che tu non
arrivavi, Cordelia ha preparato la colazione e mi ha pregato di dare uno sguardo
a Connor, lei sta organizzando il giardino per i bambini. Vuole sistemare le
altalene”
Sua madre le porse il gioco che aveva appena comprato,
ma Connor non era interessato. Lui cercava di mettere insieme i pezzi di ciò che
vedeva e sentiva. In questa realtà Buffy era sua madre. Lorne, Cordelia, Fred,
Wesley e Gunn erano vivi, ma non riusciva a vedere Angel. Chi era Doyle? Lui
conosceva benissimo quel nome, ma non poteva essere la stessa
persona.
Fred uscì lasciandoli soli. Connor seguì con gli occhi
la direzione verso cui sua madre aveva spostato lo sguardo. “Andiamo da papà,
lui ha bisogno di sapere che siamo qui”
Fu in quel momento che lo vide. Lui era sempre stato
lì, ma per chissà quale motivo, lo vedeva solo adesso. Stava immobile, disteso
sul letto e pareva che fissasse il soffitto. Il corpo era inondato dalla luce
solare e grazie al suo udito vampirico, Connor poté sentire il suo cuore
battere. Suo padre era umano. In questa realtà, Buffy era sua madre e suo padre
era vivo.
Corse da lui arrampicandosi sul letto. Lo abbracciò,
ma lui non si mosse né rispose in alcun modo. Suo padre era ammalato. Questo
pensiero lo attraversò come un fulmine a ciel sereno, ma seppe che quel pensiero
era vero. Ad uno sguardo più attento, notò che il grande letto, dalla parte in
cui stava suo padre, era il classico letto d’ospedale con la spalliera
reclinabile e vide sul comodino una quantità enorme di medicine. Suo padre era
in coma? Era in uno stato catatonico? Conosceva perfettamente i nomi di quei
farmaci, venivano usati per pazienti in coma vegetativo. Cosa era successo ad
Angel? lo chiamò ma lui non rispose, poi sentì
Buffy.
“Accidenti, ho detto alle ragazze di richiuderle
subito.. c’è un po’ di freschetto a quest’ora anche se c’è il sole ..e la
colazione? è ancora lì? ..ma che hanno tutti quanti
stamattina?”
Connor aveva il cuore in frantumi. Vide quanto dolore
si celava dietro ai sorrisi di sua madre. Era una cosa insopportabile e quel che
era peggio, lui non poteva aiutarla. La vide chinarsi su Angel e mentre lo
baciava, sentì ancora la sua voce
“Buongiorno dormiglione”.
Poi parlò con lui ed ebbe il potere di farlo
sorridere. “Ok campione, visto che oggi non sei voluto entrare a scuola, mi dai
una mano con la colazione? Ma che sia ben chiaro, questa storia non si ripeterà
più. La scuola è importate Connor.. se papà sapesse, si arrabbierebbe molto..
ora, dal vassoio prendi i cereali e il latte per papà e per te.. senza farlo
cadere..” Fece come richiesto poi si sedette di nuovo sul letto. Era affascinato
dalla scena che vedeva davanti a sé. Buffy imboccava Angel, gli parlava con una
dolcezza tale che era impossibile non
commuoversi
“Devi masticare piano, non c’è fretta. È importante
Angel. Se avessi dovuto ascoltare i medici, adesso avresti la flebo e ti
avrebbero nutrito con quel coso.. quel.. sondino o come accidenti si chiama..
invece adesso riesci a mangiare cibi solidi ..e mastichi ..e deglutisci ..quindi
è un gran passo avanti rispetto a prima. Avanti Angel, niente storie.. lo so che
non ti piace il latte, ma fa bene per un sacco di cose..” Poi guardò Connor e
sorrise in modo complice, strizzando l’occhio continuando a parlare con Angel
“..anche Connor ne beve tantissimo.. dice che deve diventare grande e forte come
il suo papà.. quindi devi dare il buon esempio e bere il tuo
latte..”
Connor sentì il bisogno di prendere la mano di suo
padre. La strinse forte, pensando così di aiutare anche sua madre. Lei annuì e
ancora parlò, raccontando ad Angel la loro giornata.
“Oggi Connor non voleva saperne di entrare a scuola,
ha fatto un sacco di storie e stanotte si è svegliato tre volte per via degli
incubi. Sai cosa penso? Penso che lo riporterò in camera con noi. Non m’importa
ciò che dice la neuropsichiatra infantile. Ha solo cinque anni.. è ancora così
piccolo e quando dorme con noi non ha incubi.. Per fortuna non ho ancora
eliminato il lettino..”
Tutto ciò che Connor vedeva, era amore. Solo amore. Lo
percepiva distintamente ed era una cosa a cui non voleva rinunciare. Giurò a sé
stesso che avrebbe fatto di tutto per vivere quella vita, cancellando per sempre
quella che aveva creduto essere la realtà. Doveva solo scoprire come fare, ma
era solo questione di tempo. Comprese che era importante che Angel si
svegliasse, perché era quella la chiave per aprire la porta della loro vera
esistenza. Adesso sapeva che Quorthot non era mai esistito, che Angel era umano
e che Buffy era sua madre. Strinse ancora la mano di suo padre e lo chiamò.
“Papà, ovunque tu sia, io ti riporterò a
casa”
Sentì un rumore fortissimo. Si spaventò moltissimo,
sobbalzando sul letto. Qualcuno bussava alla porta e percepì una sensazione di
pericolo. Doveva solo chiudere gli occhi e tornare alla sua vita, ma era
doloroso lasciare quella stanza. Era difficile lasciare la mano calda di suo
padre, era difficile lasciar spegnere il sorriso di sua madre. Lì era circondato
dal calore ..e dal sapore dolce del latte e dei fiocchi d’avena. Non voleva
rinunciarvi. Urlò a squarcia gola. Non voleva tornare a quel suo mondo freddo e
si aggrappò a suo padre, scuotendolo con forza.
Papà svegliati, ti prego svegliati adesso..
“Connor svegliati.. adesso svegliati, figliolo. Connor
mi senti?”
Angel era entrato di corsa nella stanza, e quasi aveva
buttato giù la porta, perché nonostante avesse bussato, Connor non rispondeva.
Vederlo lì, seduto per terra, con quello sguardo perso nel vuoto, lo preoccupò
non poco. “Connor mi senti? Connor
svegliati..”
“Stanno rubando le nostre esistenze.. questa non è la
nostra vita.. questa vita è una bugia” rispose lui con un filo di voce, e Angel
si sentì morire dentro. In passato aveva già sentito Connor pronunciare la
stessa frase ed era un luogo in cui non voleva tornare. “Stai bene?” chiese
sottovoce, ma Connor si spostò da lui. Non voleva il suo abbraccio. Non ora.
“Si, sto bene, credo di essermi addormentato. Ora devo
andare. Devo.. tornare alla mia vita, qui non c’è più nulla che possa fare. Ho
sistemato le cose.. ho cercato di sistemare le cose..” Intravide Buffy e Tommy
che stavano proprio dietro ad Angel. Sorrise a lei e all’amico disse “Andiamo,
qua abbiamo finito” Alzandosi, la fotografia scivolò per terra. La guardò quasi
con disgusto. Ancora una volta, tutto il suo mondo andava in frantumi. Sentì
l’antica rabbia scorrere in lui, ma non aveva alcuna voglia di condividerla con
nessuno. “Tommy, andiamo”
Angel raccolse la foto, la guardò solo un attimo poi
la consegnò a Buffy. Subito dopo corse fuori, raggiunse Connor sulle scale e
afferrandolo per un braccio, bloccò la sua corsa. “Hey? Aspetta, dove scappi?
Connor, c’è qualcosa che non va? Io.. volevo dirti che.. che il nostro accordo..
insomma.. non esiste più, ok? Non c’è più nessun accordo..”
La rabbia di Connor si mescolò al dolore acuto,
anch’esso antico come la rabbia. Non era sicuro di aver capito bene, ma ora
nulla più contava. Non dopo aver visto la
verità
“Va tutto bene, Angel. Devo andare ora ..questa vita è
una bugia, una delle tante della mia vita.. avevo pensato che questa volta fosse
diverso.. ma ancora una volta è solo una
bugia”
Connor?
aspetta..
..e una bugia non può
salvarti