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Autore: Ayumu_    31/10/2012    4 recensioni
Dopo un breve capitolo con Caroline protagonista, si avrà una storia concentrata sulla visione di un nuovo personaggio.
Nathan scoprirà cose che neanche nei sogni sapeva esistessero. Si innamorerà, si farà amici e nemici.
Scoprirà che Mystic Falls non è una semplice città.
Intanto Klaus cercherà in tutti i modi di ammaliare Caroline.
** La storia è ambientata dopo la terza stagione_
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva essere un addio
 
 
 
Mi amava, almeno così diceva. Le sue parole erano uniche, così dolci, travolgenti come una turbine in tempesta. E' inutile negarlo, ero pazza di lui; l'incontro dei nostri sguardi provocava il caos nello stomaco, le sue labbra carnose mi rendevano un'adolescente in piena fase ormonale, la sua candida pelle mi faceva sentire unica e protetta. Rimanemmo immobili, vagando l'uno negli occhi dell'altra. Era stato l'incubo per moltissimi innocenti, aveva provocato la morte di Tyler, ma in quel momento ebbi una voglia incontenibile di toccarlo, di baciarlo. Una voce nella mia testa mi esortava a disprezzarlo, a convincermi della sua crudeltà, della sua infantile doppiezza. Il mio cuore, i miei sensi, mi pregavano di toccare la sua pelle, di prenderlo tra le braccia e sentire il contatto del suo corpo. 
I nostri sguardi si scambiarono promesse nate per essere infrante.
- Non volevo metterti a disagio. - il suono della sua voce era una dolce melodia per le mie orecchie. 
- No, non preoccuparti. Scusami per quello che ho detto, di solito non sono così... crudele. Voglio solo capire perché ti sei pentito proprio ora. Perché non potevi pensarci prima? 
- Ti prego, Caroline. So che in questo momento dovrei darti delle spiegazioni, ma non posso fare niente, né porgerti delle scuse. - il silenzio assordante che circondava la stanza e le sue aspre confessioni davano l'idea di una commovente tragedia - Però ti prometto, ti giuro con tutto me stesso che non ti ferirei per nessuna ragione al mondo. 
- Klaus, ora come ora vorrei solo incontrare i miei amici, mia madre... mi staranno cercando ovunque. - in realtà poco mi interessava della gente di Mystic Falls, infondo Bonnie aveva pensato solo a salvare la gente che gli faceva comodo, se n'era fregata dei miei sentimenti! Avrei preferito morire, che vivere senza amore. Dopo tutto però, i miei sentimenti stavano mutando, e quell'odio che mi opprimeva da tempo stava man mano degenerando.
- Non sono io a decidere, mi dispiace. 
-Che significa? Non sei tu quello che vuole rendermi felice? 
- Sì, ma non sono io a volerti in ostaggio. Il fatto è che... - lo fermai all'istante.
- Matt? Anche lui è in ostaggio? - si alzò facendo il giro della stanza, mentre un lieve sorriso gli si stampò in faccia.
- No, lui sta bene. - si fermò per qualche istante, tenendo il mento verso l'alto e le mani nelle tasche. - Caroline, ascoltami. Non so cosa voglia questo Matt, e non so come, ma mi sta rendendo la vita impossibile. Non posso fare niente contro i suoi ordini, e forse per questa chiacchierata dovrò subire le pene dell'inferno. 
- Cosa? Matt? - mi alzai sfinita da quella giornata così insolita, gli andai contro e testimoniai l'attendibilità di tali parole - Kalus, ti stai per caso prendendo gioco di me? - i sogni pianificati poco prima si stavano sgretolando senza alcun ritegno.
- No Care... ok, vuoi la verità? - rimasi immobile, impaurita da quello che poteva uscire dalle rosse labbra - Matt ha ucciso Rebekah. La prima di tante altre vittime...-
- Klaus, basta prendermi in giro! Non credevo potessi essere tanto mellifluo; dire la verità, ti costa tanto farlo? Perché costruire castelli di menzogne quando puoi fidarti di me? - le mie urla risuonarono nell'ampia stanza, e il suo viso rimase impassibile a tutto quel rumore. - Matt? Ma dai... non potevi inventarti una scusa peggiore! Parli proprio tu che hai ucciso intere generazioni, ora vorresti fare il moralista e salvare il mondo da un assassino incallito? Scusa, ma la parte dell'eroe non ti si addice per niente! - stavo per scoppiare. E intanto non riuscivo a capacitarmi di essere la sfigata della situazione, quella che doveva soffrire per gli errori di altri. 
- Care... - iniziò con voce sottile.
- Fermati! Non voglio più ascoltare. - mi rannicchiai al mobile che avevo di fianco, poggiai la testa su una mano e mi sforzai a non piangere. - Dici di volere il mio bene, allora lasciami libera... allontanati dalla mia vita!
- Ok... Se è questo che vuoi... ma quando verrai ferita, quando il tuo cuore verrà strappato con cattiveria dal petto, sappi che io ero qui per proteggerti.-
Non dissi niente, asciugando le lacrime e formando a bassa voce un sensato discorso filosofico, ma quando sentii le sue parole, anzi, quando sentii il semplice e coinciso "Ok", fui immediatamente sollevata. Era come se mi fossi trovata in una prigione e mi avessero appena dato la mappa per evadere con sicurezza. Insomma, ero libera! 
Lasciare lì Klaus, da solo, non mi faceva impazzire, ma se lo meritava! Che avesse ragione? Questo non potevo certo saperlo! Però so quanto teneva alla nostra piccola relazione, e so che se avessi chiesto un favore lui avrebbe fatto di tutto pur di aiutarmi.
Sarebbe potuto essere l'uomo perfetto, ma, purtroppo, la falsità era la sua migliore amica.
 
Il giorno dopo ero talmente felice che le gambe non smettevano di tremare. Ero un po' insonnolita e una piacevole sensazione vagava nell'addome, come se qualcuno mi stesse picchiando dall'interno. Sdraiata sullo schienale, poggiai una mano sulla pancia, e mi sentii forte, come se stessi trasmettendo energia elettrica da un polo all'altro. 
Mentre vagavo tra un'infinità di pensieri la signora Grinc, nel pieno delle sue forze, aprì la porta e cominciò a spolverare quei pochi, lucidissimi mobili che accerchiavano la stanza. 
Era una donna buffa, con un carattere unico e stravagante. Non so per quale motivo, ma trasmetteva allegria e un profondo odio allo stesso tempo. 
Quel giorno era vestita con un piccolo abito da cameriera, tutto grigio, tanto scuro da trasmettere tristezza. I suoi capelli erano perfetti, impossibili da poter essere veri. Era diversa dall'ultima volta, anche se il suo sguardo famelico non era cambiato affatto. 
- Mi scuso, signorina Caroline. - si mise a piedi uniti e calò la testa verso il basso.
- Di che ti scusi? 
- Di averle mentito. - disse coincisa.
- Sai qualcosa? Che sta succedendo? - ero contenta; come dire, il buongiorno si vede dal mattino.
- So poche cose. So che lei potrebbe essere un perfetto, un prezioso oggetto del sapere. Non sono sicura che possa avere utili amicizie, ma sappia che ora è lei la possibile salvezza. - il suono di quella stridente voce era monotono, e aveva il viso costantemente rivolto verso il basso.
- Ma di cosa parli? -
- Lei è incinta. - alzò il volto con occhi colmi di sapienza. Sorrideva, era felice. 
- Cosa? Ma sei impazzita? Essere incinta significa essere mortale, te lo sei scordata? - adoravo l'idea di avere una famiglia, un marito, dei figli... delle persone molto care, che al momento della vigilia di Natale fossero state tutte lì, ad amarsi, a scambiare calore con forti abbracci. Sentendo quelle parole divenni triste, scoraggiata, la forza che avevo prima si disperse nell'aria.
- Non è tutto così scontato, miss Caroline. Anche i vampiri hanno avuto il desiderio di possedere questo diritto naturale, e non crede che con tutto il potere che circola in giro ci possa essere una soluzione a questo grande, enorme problema? - i suoi occhi si spalancarono e una grassa risata rimbombò nella stanza. 
Tutto si spiegava: gli sbalzi di umore, la nausea che non si scrollava da dosso, il desiderio di sangue umano. Comunque sia mi astenni dal discorso: non volevo rovinarmi l'eccitazione per l'imminente libertà, volevo solo spassarmela, riappropriarmi del diritto più importante della mia vita. 
- Grazie, davvero. - infondo ero contenta che avesse parlato, anche se mi aveva rivelato solo menzogne e fatti incomprensibili. Quella donna non poteva essere definita solo con la parola "strana", era qualcosa di più. Si inchinò come segno di rispetto, anche se più che una donna rispettosa mi sembrava una psicopatica in fase di autodistruzione, e se ne andò senza dire niente. Sembrava contenta, come se si fosse liberata di un grosso problema che le appesantiva l'esistenza. 
Le valige erano pronte, tutto era al proprio posto. Prima di alzarmi dal letto pensai a Klaus, alla nostra relazione. Si poteva parlare di relazione? Infondo cosa provavo per lui, odio? No... tutto sommato mi attraeva. Allora era amore? Non sapevo cosa fosse, sapevo che era qualcosa, che il nostro rapporto non era come molti altri, ma non riuscivo a darmi una spiegazione logica a quei sentimenti così contrastanti che provavo per lui. No... non era amore. Semplicemente mi dispiaceva di andarmene senza dirgli addio. Volevo salutarlo, anche se non sarei riuscita a guardarlo negli occhi. Così, senza alcun ripensamento, decisi di scrivergli una lettera. 
Mi alzai dal letto, presi carta e penna, e sperai che quest'ultima riuscisse a sciogliere quell'enigma che si stava diramando nel mio cervello.
 
Caro Klaus,
potrei sembrarti un' ipocrita, potresti odiarmi... Ma... non lo so. Voglio solo che tutti questi problemi finiscano, non ce la faccio più! Non ti giudico, anche se l'ho già fatto tante altre volte, e per questo ti chiedo scusa. 
Ultimamente ho pensato... a noi. Ho un peso allo stomaco che voglio togliermi all'istante, così ho deciso che in questa lettera scriverò tutto ciò che provo, tutto ciò che il mio cuore non ha il coraggio di dire. 
Qualcosa mi costringe a odiarti. Ma io non voglio... insomma... sei così... caspita, non so che scrivere. Ho tante di quelle cose che vorrei dirti, vorrei spiegarti la mia situazione, vorrei che mi capissi, anche se io non faccio alcuno sforzo per capire te. Ma insomma... voglio solo che tu sappia che non ti odio, non ti disprezzo. Mi dispiace per quello che ti ho detto, ma perdonami, ho trovato tutto così assurdo, così improbabile. Forse non lo è, come potrebbe essere il contrario, non lo so. Sento che tutto ciò che mi circonda sta mutando con costanza, ed io non riesco a sostenere niente di tutto questo. Ho bisogno di qualcuno che mi conosca a fondo, che mi sostenga e mi aiuti a capire cosa diavolo sta succedendo.
Sinceramente non vorrei lasciarti qui... così. Sto cercando di capirti, e spero tu farai lo stesso, scusami, tua Caroline.
 
 
 
 
Angolo autore:
Mi scuso per il ritardo... Insomma... e la scuola.. e poi incombono altri problemi.. Comunque ringrazio tutti coloro che hanno letto questo capitolo, che hanno aggiunto nelle preferite / seguite / ricordate questa storia, e perché no, che hanno commentato il capitolo precedente. Non ho voluto usufruire il potere della grande Beta perché ho voluto pubblicarlo al più presto, quindi vedete un po' com'è venuto e fatemi sapere :) Da oggi inverò la riposta dei commenti tramite messaggio, in modo che tutto resti più ordinato e comprensibile, grazie mille a tutti.   Ayumu_
   
 
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