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Autore: Polly_poChan    01/11/2012    2 recensioni
"Cinque.
Cinque anni dopo la battaglia finale, tutto ha nuovamente inizio.
Una guerra combattuta per imporre la propria supremazia sul pianeta Terra.
Dieci guerrieri provenienti dal pianeta Andreion pronti a tutto per recuperare l'Acqua Cristallo e riportare all'antico splendore la loro terra.
Cinque amiche dai magici poteri con un solo obbiettivo: proteggere il loro "Pianeta Blu".
Un esercito. Un esercito composto da migliaia e migliaia di guerrieri addestrati per U C C I D E R E.
Ed una storia. Una semplice storia che intende raccontare la vita di questi esseri 'malvagi', ai nostri occhi, diversamente da quanto è stato fatto cinque anni or sono."
Una fanfiction basata sul manga-anime Tokyo Mew Mew, con protagonisti i tre alieni (Kisshu Pie e Taruto), altri personaggi introdotti dall'autrice e le paladine della giustizia terrestre, le Mew Mew :)
Un racconto di amori non corrisposti, crudeltà e dolore, con un "Ending" da far rizzare i peli sulle braccia..
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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{Libertà


Johanna stava seduta, immobile, su una gelida roccia qualche centinaio di metri più in alto del loro Covo. L'accampamento brulicava di giovani soldati indaffarati: il mattino dopo lei ed altri sette tra i più grandi combattenti di Andreion sarebbero partiti, finalmente, per il pianeta che aveva sentito nominare sin troppe volte da Kisshu. Osservava con sguardo fermo le innumerevoli stel
le che costellavano il cielo, mentre il vento freddo le pungeva le guance color cioccolato, smuovendo i capelli violacei. 
Da un paio d'anni a quella parte le cose s'erano messe davvero male per gli Andreiani.
Gli abitanti del suo pianeta avevano dovuto subire le angherie dei Cavalieri di Deep Blu che, scontento dei servigi dell'Esercito Reale, aveva formato un'Armata tutta sua, arruolando i migliori Strateghi e Sensei delle Quattro Contee. 
Come fosse riuscito a sopravvivere dal combattimento contro le cinque umane, chiamate “Mew Mew”, restava un mistero.
Ovviamente, chi si rifiutava di unirsi a lui rischiava l'esilio, o, in casi particolari, la morte.
E quest'ultima avrebbe dovuto essere la sua sorte, assieme a Kisshu e Taruto, per non parlare della 'condanna a schiavitù' per i giovani Kelis e Koda. L'esilio era stata la migliore opzione per Andres, Mirian e Amelie. 
E adesso erano tutti li, a combattere per i diritti della loro razza, assieme ad altri giovani soldati.
Ma solo loro otto sarebbero partiti alle 6 del mattino di quello stesso giorno.
Loro 8.
Ne mancava uno, sì. 
La giovane Sensei sospirò, socchiudendo gli occhi ambrati. 

“Pai...” sussurrò.

*

“Koda, hai preso tutto?” 
“aaaah, sì, 'mamma'”
“non chiamarmi 'mamma', imbecille!”

La camerata 6 era in subbuglio, come al solito. Due ragazzini sui 16, 17 anni si lanciavano cuscini, libri, pezzi di carta straccia, sorridendo e punzecchiandosi a vicenda, mentre un loro superiore osservava la scena divertito.
“oh porco Bjork!” la ragazzina si voltò esasperata in direzione del Capitano “Tart, fallo smettere! Mi mette a soqquadro la valigia!”
“che c'è? Hai bisogno del nostro Capitano per difenderti?” 
“no, e lo sai benissimo, cretino!”
“gne gne gne gne!”
“smettila! Mi innervosisci!”
“gne gne gne gne gne gne gne gne...”
“Koda, ti avverto, sto perdendo la pazienza!”
“embè, sennò che mi fai?”
“ti stacco il pene a morsi!”
cadde il silenzio.
Taruto sgranò gli occhi, girandosi di scatto verso la giovane dai capelli biondi come il grano, Koda sbiancò, indietreggiando.
Kelis incrociò le braccia, sorridendo soddisfatta.
“tu sei malata!”
“continui?!”
“e che palle, basta! Dateci un taglio!”

I preparativi per la partenza imminente continuarono per più di mezzora, tra calzini lanciati in aria, battute e sguardi inceneritori. Una volta riempite le valigie, tutti e tre i giovani si rintanarono sotto le lenzuola delle loro rispettive brandine.
La camerata 6, come la maggior parte delle stanze, era stata costruita in calcestruzzo. Provviste di 2 o 4 letti (a seconda della grandezza), un paio di comodini e un armadio sgangherato in legno grezzo, una finestra che dava sul campo d'allenamento, le 10 camerate formavano una sorta di muro in 'calcestruzzo' tutto attorno al campo e alla torre di controllo principale. A loro volta, però, erano circondate da una cortina di fumo magico che le rendeva 'invisibili' al nemico, e quindi ben protette. 

Certo. 'ben protette'.

*

“Johanna”
La donna dai lunghi capelli color prugna sussultò, per poi voltarsi.
“Kisshu! Ma che cazzo fai? Mi hai spaventata!”
L'alieno sorrise beffardo “per così poco, Sensei?”
Johanna rispose al sorriso, distogliendo lo sguardo dal ragazzo “ti pare?”
Kisshu la raggiunse a passo lento, sedendo accanto a lei. Poggiò i palmi delle mani dietro la schiena e diresse lo sguardo verso il cielo stellato. Restarono in silenzio per un po', osservando assieme quello spettacolo di luci, elencando mentalmente tutte le galassie che circondavano il loro pianeta.
I lunghi capelli verdastri del giovane soldato erano raccolti in una coda bassa, mentre il volto, ormai non più da 16enne, era contornato da un paio di ciuffi ribella che cadevano lateralmente. 
“grazie...ehm...per oggi...” balbettò, un po' imbarazzato “non avrei saputo come convincere Tart... non ci sarei riuscito, da solo”
Johanna si voltò verso di lui, con calma “è una missione suicida, Kish”, sorrise “ma è la nostra ultima possibilità, no?”
Kish ammiccò “beh, si puo' dire che non abbiamo più nulla da perdere...”
Un gelido silenzio scese tra i due.
Gli occhi della giovane Sensei s'incupirono. Distolse lo sguardo, rivolgendolo al suolo.
E Kisshu ricordò il soprannome che suo fratello maggiore gli aveva dato ad appena 6 anni: Kish 'inopportunoman' Dren-Ikisatashi.



“Kish, hai visto Johanna?”
“sì, è fuori a congelarsi”
“oh santo Bjork!”
“Amelie, ma dove corri?!”
“a salvarle le chiappette sode!”
Una risata soffocata riecheggiò nel corridoio della torre principale, mentre una bellissima ragazza dai capelli azzurro cielo correva verso l'uscita. 
“beh, preserviamo le chiappe di mia sorella!” 
“ben detto, Andres, ben detto...”
Un giovane uomo dai lineamenti marcati e gli occhi color prugna osservava Kisshu a braccia conserte, aspettando che questi si voltasse finalmente a guardarlo. Aveva il sopracciglio destro più in alto del sinistro e un'espressione corrucciata.
Quando Kisshu si voltò in direzione dell'alieno, sbiancò all'istante, imbarazzato.
“andiamo, Andres, stavo scherzando!” si scusò
“sarà meglio per te, pervertito che non sei altro”
“come se tu non avessi mai fatto apprezzamenti...”
“ma non su tua sorella!”
“io non ho una sorella!”
“ah sì? E che mi dici di Tart?”
dopo qualche secondo di silenzio, i due scoppiarono a ridere sguaiatamente, dandosi pacche sulle spalle a vicenda e, assieme, si avviarono verso la loro camerata, noncuranti del baccano che stessero facendo.
E delle persone a cui stessero negando un sonno semi-tranquillo...

*

“maledetto Kish!”
“chiedo solo un paio d'ore di sonno, solo un paio!”
“invece di lamentarvi, fareste meglio a cercare di dormire!”
“ma COME, genio?”
“mettendoti sotto le lenzuola e cercando la tua pace interiore, GENIA”
Una Kelis infuriata lanciò il libro che stava leggendo in testa al povero Koda.
“Ajia! Animale!” piagnucolò il ragazzo, carezzandosi il bernoccolo.
“ripetilo se ne hai il coraggio!”
Mentre i due continuavano a litigare, un avvilito Tart spostò le proprie lenzuola, si alzò dal letto, indossò la giacca della divisa da Capitano, e, aprendo la porta, attirò su di se l'attenzione dei due litiganti.
“ma dove stai andando?!”
“fuori”
“ma si gela!”
“preferisco morire assiderato che restare qui dentro ad ascoltarvi”
e così dicendo, si chiuse la porta alle spalle.

“quel ragazzo ha bisogno di rivedere le sue priorità.”
“non copiare le battute di 'Harry Potter', non sei degno.”

*

“ti manca tanto, vero?”
Le dolci parole di Amelie riecheggiarono nel silenzio assoluto della vallata deserta. Ormai l'intero accampamento sembrava essere caduto in un sonno profondo. Johanna non osava alzare lo sguardo.
“non è che mi manchi 'lui' come 'persona'...” rispose “è che mi manca la sua fermezza. Il suo modo di fare. Il suo essere così calcolatore in situazioni del genere, il s-”
“perché menti a te stessa così spudoratamente?” la interruppe Amelie, con fermezza “ammettilo! Ti manca perché siete cresciuti assieme, perché è uno dei tuoi più cari amici, perché con lui tutto sarebbe più facile e perché-”
“ci ha voltato le spalle nel momento del bisogno!”
Ora gli occhi ambrati della giovane sensei erano piantati nelle iridi cobalto dell'amica. 
“non aveva altra scelta” rispose Amelie, senza alterarsi “e sai bene il motivo del suo comportamento...”
Johanna scosse piano la testa, mordendosi il labbro inferiore. Amelie non poteva capire.
Lei era arrivata da poco. 
Lei era un 'nuovo acquisto'.
Non era come LORO.
LORO erano cresciuti assieme.
Erano i magnifici cinque del villaggio Haiti.

“vabbè..” Amelie si alzò, un po' arresa “io entro, se vuoi parlare, sai dove trovarmi”. Ormai aveva imparato a conoscere Johanna, e sapeva che QUEL determinato argomento era una partita persa in partenza. A malincuore, diede le spalle all'amica e, a gran velocità, raggiunse l'entrata della sua camerata, infilandosi sotto le lenzuola. Non avrebbe voluto addormentarsi. Avrebbe voluto aspettare il suo ritorno. Ma le palpebre si fecero pesanti a poco a poco. E, qualche istante dopo, si chiusero del tutto, facendo scivolare giù una calda lacrima salata.

*

“non sei l'unica alla quale manca, sai?”
Johanna sobbalzò, alzandosi di scatto dalla sua 'postazione' e impugnando i suoi kunai. 
“T-Tart...ma che avete stasera tutti?! Pensavo fosse un nemico, e quin-”
“lui non ci ha abbandonati, Jo.” continuò il ragazzino con voce ferma a decisa.
La ragazza fece scomparire le armi, rilassando lentamente i muscoli facciali, continuando però a guardare il suo capitano negli occhi. Non era da lui interromperla. E non era da lei lasciarsi interrompere.
Ma c'era qualcosa in quello sguardo aureo che, in determinate circostanze, la intimoriva. 
“e allora spiegami perché siamo solo noi 8 a dover partire tra meno di 4 ore! Spiegami perché non è qui a farci una terribile ramanzina per la nostra incompetenza! Spiegami perché-”
“perché l'ha deciso lui, Johanna. Ha deciso così.”
E per la seconda volta, la ragazza si lasciò interrompere. 
Alzò il sopracciglio destro, proprio come il fratello Andres, e serrò le labbra. 
'Ha deciso così.'?
E che significa?
Gli si avvicinò, lenta e decisa, fermandosi ad un passo da lui. Pur avendo ben 19 anni, il Capitano era di una decina di centimetri più alto di lei, e questo le impediva di scrutare appieno nei suoi grandi occhi. Ma Johanna, che quel 'Capitano' l'aveva visto crescere, si sarebbe accorta del suo sguardo umidiccio anche a kilometri di distanza. 
Iride contro iride, il dorato dei loro occhi avrebbe potuto eguagliare il colore del sole.
“cosa significa: ha DECISO così?” chiese, iraconda.
“semplice. Che ancora una volta non ha saputo farsi da parte” 
Tart sospirò, distogliendo lo sguardo e puntandolo altrove. Voltò le spalle alla giovane donna che, ancor più confusa, si domandava cosa volesse intendere con la frase di prima.
Aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta per la terza ed ultima volta.
“ha deciso di dar via la sua libertà, Jo. Di dare via la SUA per la NOSTRA. Un'ultima volta.”
   
 
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