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Autore: SmileGiveMeFive    03/11/2012    0 recensioni
''Tutti quelli che si ferirono a causa dei rami della fitta foresta morirono avvelenati e gli altri vennero risucchiati vivi nel terreno, come se l’isola avesse fame...di morte.''
Sono felice di aver intrapreso quest'avventura di scrivere un racconto a più capitoli ^^ Spero piacerà a qualcuno :) I nostri eroi si riteovano bloccati in un'isola maledetta... come faranno a cavarsela?? Leggete e scoprirete ;)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji, Z
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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La giornata passò molto in fretta e tutti si diedero da fare per riparare la Thousand Sunny il più velocemente possibile. Nessuno voleva ammetterlo direttamente ma tutti in cuor loro sentivano che la leggenda raccontata dal vecchio si sarebbe realizzata di lì a poco. Usopp lavorava come una scheggia sperando così di riuscire a finire i lavori entro sera. Ma quando il sole tramontò le sue speranze furono stroncate. Era rischioso stare fuori dalla nave di notte in un’isola sconosciuta e probabilmente maledetta.
L’unico problema fu Rufy: Zoro e Sanji dovettero bloccarlo con la forza perché si era impuntato all’idea di ispezionare l’isola. I due nakama però non riuscirono a trattenerlo a lungo e così dovette intervenire Nami che, tirandogli un pugno in testa, gli fece cambiare idea con un bernoccolo da record. Arrivata ora di cena  com’era prevedibile il capitano cominciò a lagnarsi:
’’Sanjiiiiiiiiiiiiii! Hooooooo fameeee!!!’’ Il cuoco lo avrebbe strozzato ogni volta che faceva così. Certo, cucinare era la sua passione però avrebbe gradito un ‘’per favore’’ ogni tanto. A peggiorare le cose ci si mise anche lo spadaccino:
’’Ohi, idiota! Tra quanto si mangia?!?’’ Stava per andare a prenderlo a calci quando entrò sensuale più che mai Nami. Sanji non pensò più a quella stupida testa d’alga e si sciolse dinanzi a cotanta meraviglia.
‘’Sanji, cortesemente potresti sbrigarti a preparare? Sai, oggi ho lavorato  tanto e mi sento così debole...’’ Il cuoco non se lo fece ripetere due volte. Corse ai fornelli e in quattro e quattr’otto  preparò una cena maestosa. Dopo che tutta la ciurma finì di mangiare e andò a riposarsi, Sanji  cominciò a lavare i piatti.


D’improvviso però sentì un urlo. Sicuramente apparteneva a qualche bellissima fanciulla in pericolo che si trovava nella foresta in balia di qualche mostro. L’avrebbe salvata diventando il suo principe azzurro.
Come al solito viaggiò troppo di fantasia e, cercando di non far rumore, scese dalla nave ed entrò nella foresta cercando di individuare la direzione da cui provenisse quell’urlo. Ad un certo punto fermò la sua corsa. Cosa stava facendo? E’ vero che il suo spirito cavalleresco aveva raggiunto una quota da capogiro, però non era neppure sicuro che quell’urlo appartenesse ad un ragazza. Anzi, a pensarci bene sembrava più che altro un grido di battaglia.
Beh, ormai era lì e sarebbe andato fino in fondo a questa storia. Anche perché sentiva una strana sensazione dentro, un qualcosa che lo spingeva e lo attraeva verso quella specie di richiamo. Si avviò in una camminata particolare, quasi andasse avanti per pura forza d’inerzia.
Arrivò al centro esatto dell’isola. Al suo sguardo si presentò un specie di altare in cemento su cui era riposta  una spada. Una spada... ma sì certo!
La leggenda parlava anche di una spada! Il cuoco senza pensarci due volte la raccolse. In quell’attimo si rese conto di aver fatto una stupidaggine.
Non era in lui. Qualcosa stava cercando di impadronirsi del suo corpo. Lottò con tutte le sue forze ma non riuscì a liberarsi da quella presa soffocante.
Oramai il vero Sanji era racchiuso in qualche parte della sua stessa mente. Un’entità superiore aveva preso possesso del suo corpo e cominciò a parlare:
’’UUff... erano anni che non dicevo più una parola. Finalmente sono libero di dire ciò che voglio. Il biondino si è fatto soggiogare come un allocco. Ora che sono nel suo corpo posso compiere la solita maledizione che faccio ogni 50 anni... Ehi, ma questa spada è arrugginita! Con cosa cavolo dovrei portare a termine il sacrificio tra tre notti? Sarà il caso di frugare nei ricordi del biondino...’’
Attimi di silenzio. Solo il vento aveva il coraggio di evocare suoni. Suoni spettrali che davano la sensazione stesse per cominciare uno spettacolo. Uno spettacolo raccapricciante. Sugli occhi di Sanji calò un velo d’oscurità. Dopo qualche attimo l’entità si risvegliò da quella specie di trans. Aveva un sorriso malvagio stampato in faccia che sfigurava completamente il volto del cuoco. Quell’essere aveva trovato ciò che gli serviva.
‘’Nella ciurma di questo cuoco c’è uno spadaccino di nome Zoro che ha una spada magnifica... perfetta per il mio progetto! E’ intrisa di un’energia potentissima! Ma a quanto pare è anche molto forte... Come farò ad attirarlo qui? Appena arriverà l’alba non avrò più alcun tipo di potere fino alla prossima notte...’’ 
Tutte queste cose che avrebbe potuto solo pensare le declamò e anche a gran voce perché l’azione del parlare gli mancava tantissimo, forse perché lo faceva sentire vivo...
‘’Direi che per cominciare potrei andare a mettere del sonnifero negli ingredienti che il biondino utilizzerà domani sera per preparare la cena ai suoi nakama. Di sicuro Zoro se ne accorgerà e quando vedrà che il suo compagno (cioè io) uscirà di notte nella foresta mi seguirà sicuramente fino a qui.’’


Non perse nemmeno un secondo. Corse verso la Thousand Sunny e frugò nella stanza di Chopper in cerca di un sonnifero leggero. Lo trovò anche se rischiando parecchie volte di far svegliare la ciurma. Stava per sorgere il sole. Aveva solo qualche minuto per compiere l’opera.
Diede un’altra sbirciata tra i pensieri del cuoco. La sera seguente avrebbe cucinato pesce al forno. Ottimo. Il gioco era fatto. Versò il sonnifero a fatica poiché svariate volte sentì delle fitte al cuore: stava per perdere il controllo del corpo. Si infilò nel letto di Sanji aspettando l’’alba.
Il biondino non avrebbe ricordato nulla di quella notte e anche se qualche stralcio di ricordo gli fosse balzato in testa avrebbe di sicuro pensato a un sogno. L’alba arrivò e Sanji tornò in sé. Quando si svegliò non immaginava neppure l’accaduto di quella notte.
  
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