Beh, volevo semplicemente
scrivere una storia per Halloween che non fosse troppo impegnativa, ma alla
fine mi sono ritrovata a finirla in ritardo. Però insomma, sto scrivendo
veramente poco su Kurt e Dave e quindi dovevo
terminarla ad ogni costo. Sono anche riuscita a beccare un prompt
della BDT che mi andasse a genio (yay!). E nulla, il
titolo è un po’ messo lì a caso – ma neanche tanto – ed è il nome dell’ultimo
album degli Imagine Dragons,
che tra l’altro, mi ha accompagnato nella scrittura. #amoli
Non ho altro da
dire e quindi vi lascio alla lettura. Un bacio a tutti. ♥
Vals
P.S. Loro
ritornano sempre!
Big Damn Table
073. Luce
Night
visions
Il
rumore della pioggia battente sui vetri gli picchiettava nel cervello da
qualche ora. Sedeva alla scrivania, lui, e studiava, con la fronte corrugata,
l’ennesimo catalogo di moda affidatogli dal suo capo.
Non aveva smesso un attimo di
piovere. Dalla finestra scorgeva le strade che luccicavano alla luce dei
lampioni riflessa nelle pozzanghere. Il ticchettio della pioggia lo distraeva.
Finiva per indurlo ad incantarsi a fissare il mondo fuori dalla finestra, il cielo
pieno di nubi scure che coprivano le stelle, i rari ombrelli che passavano sul
viale.
Sospirò. Qualcosa gli diceva che
quella sarebbe stata una notte piuttosto lunga. Ammetteva di avere,
inizialmente, disdegnato quella serata, era vero che aveva preferito starsene
nel suo appartamento, avvolto nel suo caldo e morbido plaid, a revisionare
l’ultima rivista di Isabelle, invece di uscire insieme alla sua migliore amica
e andare a distrarsi un po’. Confessava anche di aver espressamente detto che
la festa di Halloween era una scemenza, una cosa fatta per far salire i
guadagni, una perdita di tempo che preferiva impiegare con attività che gli
parevano più utili. Ma adesso, con quel tempo che imperversava fuori di casa,
in completa solitudine in un appartamento buio e freddo, si pentiva di aver
fatto quella scelta.
A quell’ora, Rachel
sarebbe stata sicuramente ad una festa a tema, con tanto di karaoke e
palchetto, e vestita in maniera stravagante soprattutto, magari col viso
dipinto di verde e gli abiti scuri come Elfaba.
Perché non ci aveva pensato? Aveva perso l’occasione di improvvisare un costume
maschile di Glinda. Se non altro, in questo momento
non si sarebbe trovato tutto solo in casa.
Emise un lamento frustrato a quel
pensiero e tornò a fissare la rivista. Una modella, in terza pagina, indossava
una giacca letterman rossa, che le arrivava a metà
ventre, e sotto aveva una maglietta scura, che Kurt non si soffermò ad
esaminare più di tanto. Rimase a fissare truce quella giacca rossa, fino a che
non si decise a voltare pagina bruscamente.
‹‹Questa è un’ingiustizia bella e
buona.›› borbottò ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare. Pigiò
un tasto a caso per far illuminare il display e si sentì pervaso dalla
delusione per l’assenza di chiamate e messaggi. Lanciò il telefono sul letto –
per poco non mancò il materasso – e si avvolse meglio il plaid attorno alle
spalle, riprendendo ad osservare imbronciato le modelle del catalogo.
Per un attimo, riuscì anche a
sorvolare su tutti i pensieri che gli vorticavano in testa e a concentrarsi sul
suo lavoro, ma la pioggia continuava a cadere furiosamente e lui odiava restare
solo in casa di notte. Ebbe il colpo di grazia quando una luce bianca lampeggiò
per tutta la stanza, seguita dal rombo di un tuono, che lo fece sobbalzare ed
indusse il suo cuore a battere più forte.
Respirò profondamente per calmare
il suo battito, dopo di che chiuse la rivista di moda e se la strinse tra le
braccia, mentre si alzava dalla scrivania e si avvicinava al suo letto.
Immaginava che seppellendosi sotto il piumone si sarebbe sentito meno
vulnerabile.
Era a un passo dal suo rassicurante
rifugio, quando un altro tuono rintronò fuori dalla finestra e le lampade della
sua stanza e del resto della casa si spensero, tutte insieme. Trasalì
nuovamente e gli sfuggì il giornale dalle mani, finendo a terra con un tonfo.
‹‹No, il blackout no…›› piagnucolò Kurt. Il respiro gli si
fece un po’ più veloce mentre si guardava attorno alla ricerca di un seppur
piccolo fascio di luce, ma invano. Anche i lampioni in strada si erano oscurati
e la camera era completamente buia. ‹‹Okay, niente panico. La luce tornerà,
tornerà di sicuro…››
Deglutì e allungò una mano davanti
a sé a tentoni, sul copriletto, alla ricerca del suo cellulare. Serrò l’altra
mano attorno al tessuto del plaid e si strinse nelle spalle, mentre continuava
a cercare senza successo. Dopo un po’ lo trovò e lo circondò saldamente con le
dita.
In quell’istante, un cigolio
sinistro proveniente dal corridoio gli arrivò all’orecchio e Kurt si voltò,
rabbrividendo per il terrore.
‹‹Cos’era quello…?›› Provò più
volte a sbloccare il display del telefono, per illuminare la stanza, ma le dita
gli tremavano. ‹‹Le porte non cigolano da sole…›› miagolò in preda al panico.
Le sue dita si decisero a collaborare e la stanza fu inondata dalla luce bianca
del suo cellulare. Studiò ogni angolo della stanza, non c’era nessuno; ma non
ebbe neanche il tempo di sentirsi più tranquillo che udì un altro rumore, un
rumore diverso, il rumore di un paio di scarpe fradicie sul parquet.
‹‹Chi è…?›› sussurrò con poca
convinzione alla porta della camera, fissandola come se si aspettasse che da un
momento all’altro potesse spalancarsi e rivelare un intruso. Non ottenendo
alcuna risposta, mosse qualche passo in direzione dell’uscio. Il petto gli
andava su e giù al ritmo del suo respiro furioso e sentiva il cuore battergli
sempre più furiosamente man mano che si avvicinava e che allungava la mano
verso la maniglia. La tirò con la punta delle dita, aprendosi la strada per il
corridoio, e volse il cellulare ad illuminargli il cammino.
‹‹C’è nessuno…?›› domandò a voce un
po’ più alta. Si inoltrò in corridoio, ma la luce del suo cellulare non
individuò nessuna figura estranea.
Avanzò fino al soggiorno, col cuore
in gola, maledicendosi per essere rimasto da solo a casa.
‹‹C’è nessuno…?›› ripeté
flebilmente, varcando la soglia della stanza. La sua voce era impregnata di
paura ed il suo corpo tremava nonostante il calore del plaid. Si portò al
centro della stanza e girò lentamente su se stesso per analizzare ogni angolo
della stessa e far luce col telefono.
‹‹Chi dovrebbe esserci, Kurt?››
disse a se stesso, cercando di tranquillizzarsi, ‹‹Rachel
è fuori e questo… Beh, questo è un edificio abbastanza decadente. Ecco spiegati
i rumor-››
La luce del cellulare si spense e
Kurt sentì di nuovo la paura attanagliargli lo stomaco. Armeggiò in fretta con
i tasti del cellulare per farlo illuminare nuovamente, ma si bloccò e sgranò
gli occhi nel sentire un paio di dita gelide scostagli il plaid che gli
avvolgeva il collo e successivamente sfiorargli la pelle rimasta scoperta. Un
brivido gli percorse la spina dorsale. Sigillò la mano attorno al suo cellulare
e rimase immobile. La sua mente lavorava frenetica, ma il suo corpo era
paralizzato.
‹‹Chi…?›› mugolò scosso, mentre gli
occhi gli si riempivano di lacrime. Non ebbe risposta, avvertì soltanto il
freddo di quel fantasma venire sostituito da qualcosa di più caldo e morbido,
che pressò a lungo sul suo collo. Chiuse gli occhi per un secondo e si fece
coraggio. Pigiò un tasto del cellulare, si allontanò da quelle che gli era
sembrato fossero labbra e si voltò, inondando il fantasma di bianco.
Una lacrima gli bagnò la guancia
mentre riabituava gli occhi alla luce e cercava di immagazzinare nella mente il
viso di colui che gli stava davanti.
‹‹Calmati, Fancy, sono io.››
Rischiò un arresto cardiaco nel venire
a conoscenza dell’identità di quel fantasma.
‹‹Dave,
porca miseria… Volevi farmi morire?›› sbottò, ancora col fiato corto e il cuore
che gli tamburellava forte nel petto, ‹‹Perché non hai risposto, quando…›› La
voce gli morì in gola ed emise un mugolio che presto si tramutò in pianto.
Dave
sgranò gli occhi in seguito alla sua reazione e gli posò entrambe le mani sulle
guance, asciugandogli con i pollici le lacrime che lasciavano man mano i suoi
occhi. ‹‹Kurt… Ehi, Kurt, non piangere… Non è successo niente…›› gli disse con
tono rassicurante.
L’altro ragazzo scosse furiosamente
la testa. ‹‹Mi sono spaventato…›› si lamentò, singhiozzando, ‹‹Non azzardarti a
farlo mai più…››
‹‹Ho capito che sono grosso e
brutto, ma mica spavento, huh?›› Dave
ridacchiò e si sporse verso di lui per baciargli leggermente la fronte.
Kurt sembrò acquietarsi un po’,
tirò su col naso e arrossì. ‹‹Ma che dici?›› mormorò, abbassando lo sguardo
imbarazzato e passandosi il dorso della mano sugli occhi, ‹‹Tu non sei
brutto…››
‹‹Ah, no?›› chiese Dave, cercando di incontrare i suoi occhi.
Kurt lo guardò di sottecchi e
sorrise appena, il labbro che gli tremava ancora per lo spavento. ‹‹Sei il mio
ragazzo.›› rispose con semplicità, posando delicatamente le mani sui suoi
fianchi, ‹‹I miei gusti sono impeccabili.››
I loro sorrisi si fecero più grandi
e dolci, mentre si avvicinavano l’uno all’altro per scambiarsi un bacio. Le
loro labbra si toccarono timidamente, come accadeva ogni volta da quando
stavano insieme, e poi si accarezzarono man mano più profondamente, ma sempre
con estrema tenerezza. Si separarono dopo qualche minuto, la felicità che non
accennava a lasciare i loro volti.
‹‹Non mi aspettavo che tornassi
così presto stasera.›› bisbigliò Kurt a una spanna dalle labbra del suo
ragazzo. Avvolse le braccia attorno al suo busto, stringendosi a lui, e poi
proseguì con un filo di voce: ‹‹Mi mancavi tantissimo.››
Le dita di Dave
gli percorsero la guancia in una lieve carezza e Kurt si ritrovò a chiudere gli
occhi, preda di quelle moine.
‹‹Rachel
mi ha detto che non avevi intenzione di andare con lei alla festa di Halloween
e così ho disertato la cena con la squadra.›› rivelò Dave,
senza troppi giri di parole, ‹‹Non mi andava di lasciarti solo.››
Kurt guardò nuovamente il suo
sorriso, con espressione stupita, e boccheggiò un momento: ‹‹Lo hai fatto per
me?›› Gli occhi gli si fecero di nuovo lucidi e Dave sentì
lo stomaco ingarbugliarsi – era il suo punto debole, quello sguardo emozionato.
‹‹No, l’ho fatto per me.›› replicò
con orgoglio e un pizzico di ironia nella voce, ‹‹Non posso avere voglia di
farti paura, la notte di Halloween?››
‹‹Ma sei pessimo.›› borbottò Kurt e
voltò il capo dall’altro lato, esibendo un broncio offeso.
Dave
sorrise di più e lo strinse tra le braccia affettuosamente. ‹‹E questo è uno
dei motivi per cui ti piaccio?›› Gli baciò dolcemente la guancia e Kurt non
riuscì più a nascondere l’espressione radiosa che minacciava di disegnarsi sul
suo volto.
Lo guardò adorante e gli baciò
appena le labbra. ‹‹Mi piaci anche per tanti altri motivi, non solo perché ti
diverti a farmi spaventare.››
Entrambi risero all’unisono e
l’appartamento non parve più così buio e tetro. I nuvoloni, i lampi e i tuoni
continuavano a riempire di terrore quel 31 ottobre, ma Dave
era con Kurt e lui non aveva più paura. Fu la notte di Halloween più bella che
avesse mai trascorso, perfino più bella di quella dell’anno prima, in cui aveva
visto Tim Curry per le strade di New York e gli aveva chiesto se voleva un
palloncino.
La corrente non tornò così presto,
come Kurt aveva sperato, ma da un lato, quello fu un bene. Dave
recuperò dalla cassettiera della cucina un paio di candele e le accese,
poggiandole sul tavolino di fronte al divano, in soggiorno. Stettero a
coccolarsi illuminati da quella luce soffusa e avvolti nelle coperte,
sgranocchiando dolcetti e caramelle e imboccandosi a vicenda, ridendo di
stupidaggini e trascorrendo il momento più romantico e tenero della loro vita.
Kurt non avrebbe più odiato quella
festa.
Kurt non sarebbe più rimasto da
solo, i prossimi 31 ottobre.
The
end.
BIG DAMN TABLE |
||||
002. Intermezzo. |
003. Fine. |
004. Interiorità. |
005. Esteriorità. |
|
006. Ore. |
007. Giorni. |
008. Settimane. |
009. Mesi. |
010. Anni. |
011. Rosso. |
012. Arancione. |
013. Giallo. |
014. Verde. |
015. Blu. |
016. Porpora. |
017. Marrone. |
018. Nero. |
019. Bianco. |
020. Senza colori. |
022. Nemici. |
023. Amanti. |
024. Famiglia. |
025. Estranei. |
|
026. Compagni di squadra. |
027. Genitori. |
028. Figli. |
029. Nascita. |
030. Morte. |
031. Alba. |
032. Tramonto. |
033. Troppo. |
034. Troppo poco. |
035. Sesto Senso. |
036. Olfatto. |
037. Udito. |
038. Tatto. |
039. Gusto. |
040. Vista. |
041. Forme. |
042. Triangolo. |
043. Diamante. |
044. Cerchio. |
045. Luna. |
046. Stelle. |
047. Cuori. |
048. Quadri. |
049. Fiori. |
050. Picche. |
051. Acqua. |
052. Fuoco. |
053. Terra. |
054. Aria. |
055. Spirito. |
056. Colazione. |
057. Pranzo. |
058. Cena. |
059. Cibo. |
060. Bibite. |
061. Inverno. |
063. Estate. |
064. Autunno. |
065. Mezze stagioni. |
|
066. Pioggia. |
067. Neve. |
068. Lampo. |
069. Tuono. |
070. Tempesta. |
071. Rotto. |
072. Riparato. |
073. Luce. |
074. Oscurità. |
075. Ombra. |
077. Cosa? |
078. Dove? |
079. Quando? |
080. Perché? |
|
081. Come? |
082. Se. |
083. E. |
084. Lui. |
085. Lei. |
086. Scelte. |
087. Vita. |
088. Scuola. |
089. Lavoro. |
090. Casa. |
091. Compleanno. |
092. Natale. |
093. Ringraziamento. |
094. Indipendenza. |
095. Capodanno. |
096. Scelta libera. |
097. Scelta libera. |
098. Scelta libera. |
099. Scelta libera. |
100. Scelta libera. |