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Autore: Vals Fanwriter    04/11/2012    3 recensioni
‹‹No, il blackout no…›› piagnucolò Kurt. Il respiro gli si fece un po’ più veloce mentre si guardava attorno alla ricerca di un seppur piccolo fascio di luce, ma invano. Anche i lampioni in strada si erano oscurati e la camera era completamente buia. ‹‹Okay, niente panico. La luce tornerà, tornerà di sicuro…››
Kurtofsky | Big Damn Table: 073. Luce | Suspense, Fluff, Romantico
Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Best Damn Thing'
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Beh, volevo semplicemente scrivere una storia per Halloween che non fosse troppo impegnativa, ma alla fine mi sono ritrovata a finirla in ritardo. Però insomma, sto scrivendo veramente poco su Kurt e Dave e quindi dovevo terminarla ad ogni costo. Sono anche riuscita a beccare un prompt della BDT che mi andasse a genio (yay!). E nulla, il titolo è un po’ messo lì a caso – ma neanche tanto – ed è il nome dell’ultimo album degli Imagine Dragons, che tra l’altro, mi ha accompagnato nella scrittura. #amoli

Non ho altro da dire e quindi vi lascio alla lettura. Un bacio a tutti. ♥

Vals

P.S. Loro ritornano sempre!

 

 

Big Damn Table

073. Luce

 

Night visions

 

 

 

Il rumore della pioggia battente sui vetri gli picchiettava nel cervello da qualche ora. Sedeva alla scrivania, lui, e studiava, con la fronte corrugata, l’ennesimo catalogo di moda affidatogli dal suo capo.

Non aveva smesso un attimo di piovere. Dalla finestra scorgeva le strade che luccicavano alla luce dei lampioni riflessa nelle pozzanghere. Il ticchettio della pioggia lo distraeva. Finiva per indurlo ad incantarsi a fissare il mondo fuori dalla finestra, il cielo pieno di nubi scure che coprivano le stelle, i rari ombrelli che passavano sul viale.

Sospirò. Qualcosa gli diceva che quella sarebbe stata una notte piuttosto lunga. Ammetteva di avere, inizialmente, disdegnato quella serata, era vero che aveva preferito starsene nel suo appartamento, avvolto nel suo caldo e morbido plaid, a revisionare l’ultima rivista di Isabelle, invece di uscire insieme alla sua migliore amica e andare a distrarsi un po’. Confessava anche di aver espressamente detto che la festa di Halloween era una scemenza, una cosa fatta per far salire i guadagni, una perdita di tempo che preferiva impiegare con attività che gli parevano più utili. Ma adesso, con quel tempo che imperversava fuori di casa, in completa solitudine in un appartamento buio e freddo, si pentiva di aver fatto quella scelta.

A quell’ora, Rachel sarebbe stata sicuramente ad una festa a tema, con tanto di karaoke e palchetto, e vestita in maniera stravagante soprattutto, magari col viso dipinto di verde e gli abiti scuri come Elfaba. Perché non ci aveva pensato? Aveva perso l’occasione di improvvisare un costume maschile di Glinda. Se non altro, in questo momento non si sarebbe trovato tutto solo in casa.

Emise un lamento frustrato a quel pensiero e tornò a fissare la rivista. Una modella, in terza pagina, indossava una giacca letterman rossa, che le arrivava a metà ventre, e sotto aveva una maglietta scura, che Kurt non si soffermò ad esaminare più di tanto. Rimase a fissare truce quella giacca rossa, fino a che non si decise a voltare pagina bruscamente.

‹‹Questa è un’ingiustizia bella e buona.›› borbottò ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare. Pigiò un tasto a caso per far illuminare il display e si sentì pervaso dalla delusione per l’assenza di chiamate e messaggi. Lanciò il telefono sul letto – per poco non mancò il materasso – e si avvolse meglio il plaid attorno alle spalle, riprendendo ad osservare imbronciato le modelle del catalogo.

Per un attimo, riuscì anche a sorvolare su tutti i pensieri che gli vorticavano in testa e a concentrarsi sul suo lavoro, ma la pioggia continuava a cadere furiosamente e lui odiava restare solo in casa di notte. Ebbe il colpo di grazia quando una luce bianca lampeggiò per tutta la stanza, seguita dal rombo di un tuono, che lo fece sobbalzare ed indusse il suo cuore a battere più forte.

Respirò profondamente per calmare il suo battito, dopo di che chiuse la rivista di moda e se la strinse tra le braccia, mentre si alzava dalla scrivania e si avvicinava al suo letto. Immaginava che seppellendosi sotto il piumone si sarebbe sentito meno vulnerabile.

Era a un passo dal suo rassicurante rifugio, quando un altro tuono rintronò fuori dalla finestra e le lampade della sua stanza e del resto della casa si spensero, tutte insieme. Trasalì nuovamente e gli sfuggì il giornale dalle mani, finendo a terra con un tonfo.

‹‹No, il blackout no…›› piagnucolò Kurt. Il respiro gli si fece un po’ più veloce mentre si guardava attorno alla ricerca di un seppur piccolo fascio di luce, ma invano. Anche i lampioni in strada si erano oscurati e la camera era completamente buia. ‹‹Okay, niente panico. La luce tornerà, tornerà di sicuro…››

Deglutì e allungò una mano davanti a sé a tentoni, sul copriletto, alla ricerca del suo cellulare. Serrò l’altra mano attorno al tessuto del plaid e si strinse nelle spalle, mentre continuava a cercare senza successo. Dopo un po’ lo trovò e lo circondò saldamente con le dita.

In quell’istante, un cigolio sinistro proveniente dal corridoio gli arrivò all’orecchio e Kurt si voltò, rabbrividendo per il terrore.

‹‹Cos’era quello…?›› Provò più volte a sbloccare il display del telefono, per illuminare la stanza, ma le dita gli tremavano. ‹‹Le porte non cigolano da sole…›› miagolò in preda al panico. Le sue dita si decisero a collaborare e la stanza fu inondata dalla luce bianca del suo cellulare. Studiò ogni angolo della stanza, non c’era nessuno; ma non ebbe neanche il tempo di sentirsi più tranquillo che udì un altro rumore, un rumore diverso, il rumore di un paio di scarpe fradicie sul parquet.

‹‹Chi è…?›› sussurrò con poca convinzione alla porta della camera, fissandola come se si aspettasse che da un momento all’altro potesse spalancarsi e rivelare un intruso. Non ottenendo alcuna risposta, mosse qualche passo in direzione dell’uscio. Il petto gli andava su e giù al ritmo del suo respiro furioso e sentiva il cuore battergli sempre più furiosamente man mano che si avvicinava e che allungava la mano verso la maniglia. La tirò con la punta delle dita, aprendosi la strada per il corridoio, e volse il cellulare ad illuminargli il cammino.

‹‹C’è nessuno…?›› domandò a voce un po’ più alta. Si inoltrò in corridoio, ma la luce del suo cellulare non individuò nessuna figura estranea.

Avanzò fino al soggiorno, col cuore in gola, maledicendosi per essere rimasto da solo a casa.

‹‹C’è nessuno…?›› ripeté flebilmente, varcando la soglia della stanza. La sua voce era impregnata di paura ed il suo corpo tremava nonostante il calore del plaid. Si portò al centro della stanza e girò lentamente su se stesso per analizzare ogni angolo della stessa e far luce col telefono.

‹‹Chi dovrebbe esserci, Kurt?›› disse a se stesso, cercando di tranquillizzarsi, ‹‹Rachel è fuori e questo… Beh, questo è un edificio abbastanza decadente. Ecco spiegati i rumor-››

La luce del cellulare si spense e Kurt sentì di nuovo la paura attanagliargli lo stomaco. Armeggiò in fretta con i tasti del cellulare per farlo illuminare nuovamente, ma si bloccò e sgranò gli occhi nel sentire un paio di dita gelide scostagli il plaid che gli avvolgeva il collo e successivamente sfiorargli la pelle rimasta scoperta. Un brivido gli percorse la spina dorsale. Sigillò la mano attorno al suo cellulare e rimase immobile. La sua mente lavorava frenetica, ma il suo corpo era paralizzato.

‹‹Chi…?›› mugolò scosso, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Non ebbe risposta, avvertì soltanto il freddo di quel fantasma venire sostituito da qualcosa di più caldo e morbido, che pressò a lungo sul suo collo. Chiuse gli occhi per un secondo e si fece coraggio. Pigiò un tasto del cellulare, si allontanò da quelle che gli era sembrato fossero labbra e si voltò, inondando il fantasma di bianco.

Una lacrima gli bagnò la guancia mentre riabituava gli occhi alla luce e cercava di immagazzinare nella mente il viso di colui che gli stava davanti.

‹‹Calmati, Fancy, sono io.››

Rischiò un arresto cardiaco nel venire a conoscenza dell’identità di quel fantasma.

‹‹Dave, porca miseria… Volevi farmi morire?›› sbottò, ancora col fiato corto e il cuore che gli tamburellava forte nel petto, ‹‹Perché non hai risposto, quando…›› La voce gli morì in gola ed emise un mugolio che presto si tramutò in pianto.

Dave sgranò gli occhi in seguito alla sua reazione e gli posò entrambe le mani sulle guance, asciugandogli con i pollici le lacrime che lasciavano man mano i suoi occhi. ‹‹Kurt… Ehi, Kurt, non piangere… Non è successo niente…›› gli disse con tono rassicurante.

L’altro ragazzo scosse furiosamente la testa. ‹‹Mi sono spaventato…›› si lamentò, singhiozzando, ‹‹Non azzardarti a farlo mai più…››

‹‹Ho capito che sono grosso e brutto, ma mica spavento, huh?›› Dave ridacchiò e si sporse verso di lui per baciargli leggermente la fronte.

Kurt sembrò acquietarsi un po’, tirò su col naso e arrossì. ‹‹Ma che dici?›› mormorò, abbassando lo sguardo imbarazzato e passandosi il dorso della mano sugli occhi, ‹‹Tu non sei brutto…››

‹‹Ah, no?›› chiese Dave, cercando di incontrare i suoi occhi.

Kurt lo guardò di sottecchi e sorrise appena, il labbro che gli tremava ancora per lo spavento. ‹‹Sei il mio ragazzo.›› rispose con semplicità, posando delicatamente le mani sui suoi fianchi, ‹‹I miei gusti sono impeccabili.››

I loro sorrisi si fecero più grandi e dolci, mentre si avvicinavano l’uno all’altro per scambiarsi un bacio. Le loro labbra si toccarono timidamente, come accadeva ogni volta da quando stavano insieme, e poi si accarezzarono man mano più profondamente, ma sempre con estrema tenerezza. Si separarono dopo qualche minuto, la felicità che non accennava a lasciare i loro volti.

‹‹Non mi aspettavo che tornassi così presto stasera.›› bisbigliò Kurt a una spanna dalle labbra del suo ragazzo. Avvolse le braccia attorno al suo busto, stringendosi a lui, e poi proseguì con un filo di voce: ‹‹Mi mancavi tantissimo.››

Le dita di Dave gli percorsero la guancia in una lieve carezza e Kurt si ritrovò a chiudere gli occhi, preda di quelle moine.

‹‹Rachel mi ha detto che non avevi intenzione di andare con lei alla festa di Halloween e così ho disertato la cena con la squadra.›› rivelò Dave, senza troppi giri di parole, ‹‹Non mi andava di lasciarti solo.››

Kurt guardò nuovamente il suo sorriso, con espressione stupita, e boccheggiò un momento: ‹‹Lo hai fatto per me?›› Gli occhi gli si fecero di nuovo lucidi e Dave sentì lo stomaco ingarbugliarsi – era il suo punto debole, quello sguardo emozionato.

‹‹No, l’ho fatto per me.›› replicò con orgoglio e un pizzico di ironia nella voce, ‹‹Non posso avere voglia di farti paura, la notte di Halloween?››

‹‹Ma sei pessimo.›› borbottò Kurt e voltò il capo dall’altro lato, esibendo un broncio offeso.

Dave sorrise di più e lo strinse tra le braccia affettuosamente. ‹‹E questo è uno dei motivi per cui ti piaccio?›› Gli baciò dolcemente la guancia e Kurt non riuscì più a nascondere l’espressione radiosa che minacciava di disegnarsi sul suo volto.

Lo guardò adorante e gli baciò appena le labbra. ‹‹Mi piaci anche per tanti altri motivi, non solo perché ti diverti a farmi spaventare.››

Entrambi risero all’unisono e l’appartamento non parve più così buio e tetro. I nuvoloni, i lampi e i tuoni continuavano a riempire di terrore quel 31 ottobre, ma Dave era con Kurt e lui non aveva più paura. Fu la notte di Halloween più bella che avesse mai trascorso, perfino più bella di quella dell’anno prima, in cui aveva visto Tim Curry per le strade di New York e gli aveva chiesto se voleva un palloncino.

La corrente non tornò così presto, come Kurt aveva sperato, ma da un lato, quello fu un bene. Dave recuperò dalla cassettiera della cucina un paio di candele e le accese, poggiandole sul tavolino di fronte al divano, in soggiorno. Stettero a coccolarsi illuminati da quella luce soffusa e avvolti nelle coperte, sgranocchiando dolcetti e caramelle e imboccandosi a vicenda, ridendo di stupidaggini e trascorrendo il momento più romantico e tenero della loro vita.

Kurt non avrebbe più odiato quella festa.

Kurt non sarebbe più rimasto da solo, i prossimi 31 ottobre.

 

The end.

 

BIG DAMN TABLE

001. Inizio.

002. Intermezzo.

003. Fine.

004. Interiorità.

005. Esteriorità.

006. Ore.

007. Giorni.

008. Settimane.

009. Mesi.

010. Anni.

011. Rosso.

012. Arancione.

013. Giallo.

014. Verde.

015. Blu.

016. Porpora.

017. Marrone.

018. Nero.

019. Bianco.

020. Senza colori.

021. Amici.

022. Nemici.

023. Amanti.

024. Famiglia.

025. Estranei.

026. Compagni di squadra.

027. Genitori.

028. Figli.

029. Nascita.

030. Morte.

031. Alba.

032. Tramonto.

033. Troppo.

034. Troppo poco.

035. Sesto Senso.

036. Olfatto.

037. Udito.

038. Tatto.

039. Gusto.

040. Vista.

041. Forme.

042. Triangolo.

043. Diamante.

044. Cerchio.

045. Luna.

046. Stelle.

047. Cuori.

048. Quadri.

049. Fiori.

050. Picche.

051. Acqua.

052. Fuoco.

053. Terra.

054. Aria.

055. Spirito.

056. Colazione.

057. Pranzo.

058. Cena.

059. Cibo.

060. Bibite.

061. Inverno.

062. Primavera.

063. Estate.

064. Autunno.

065. Mezze stagioni.

066. Pioggia.

067. Neve.

068. Lampo.

069. Tuono.

070. Tempesta.

071. Rotto.

072. Riparato.

073. Luce.

074. Oscurità.

075. Ombra.

076. Chi?

077. Cosa?

078. Dove?

079. Quando?

080. Perché?

081. Come?

082. Se.

083. E.

084. Lui.

085. Lei.

086. Scelte.

087. Vita.

088. Scuola.

089. Lavoro.

090. Casa.

091. Compleanno.

092. Natale.

093. Ringraziamento.

094. Indipendenza.

095. Capodanno.

096. Scelta libera.

097. Scelta libera.

098. Scelta libera.

099. Scelta libera.

100. Scelta libera.

 

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