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Autore: Struck By You    04/11/2012    2 recensioni
[Heavy Rain][Heavy Rain]Fanfiction su: Norman Jayden,Ethan Mars,Carter Blake,Leighton Perry.
"Cosa accade quando due universi come i nostri,devastati entrambi da questa debolezza umana...si urtano?" domandò a fronte bassa cercando di non scivolare nuovamente nel vuoto dei suoi occhi.
"Si salvano." rispose lui d'un fiato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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۵ Capitolo 2  ۵

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-Sei stato fortunato,Ethan.- gli aveva detto lo psicologo nell’ultima seduta,con apparente sincerità  –E’ veramente raro sopravvivere ad un tale incidente.- 

-Non mi sento esattamente così fortunato,dottore...- aveva risposto a fronte bassa prima di uscire dallo studio.
 
Gli era stato riferito che i valori erano ritornati nella norma: non aveva subito gravi danni fisici dovuti all’incidente di due anni prima,tuttavia le sue condizioni psicologiche lo preoccupavano ogni giorno di più.
Capitava che,a volte,nel cuore della notte,si svegliasse con la gola in fiamme e il cuore tremante provocato sempre dallo stesso incubo,Jason.
Anche se le volte in cui riusciva ad estraniarsi dal martellante pensiero della perdita del figlio erano ben poche,il suo subconscio non si faceva pregare due volte per fargli riemergere questo suo dolore momentaneamente sepolto.
Sognava sempre la stessa scena, sperando ogni volta in un finale diverso.
Ma ogni qualvolta era sul punto di tuffarsi su Jason per salvarlo dal parabrezza della macchina,era sempre troppo tardi.
Sognava strisce di sangue ricoprire il cranio mezzo frantumato del bambino.
Lo sentiva piangere.Aveva bisogno di aiuto.
Aveva bisogno dell’aiuto di suo padre,ma ogni volta le loro mani non riuscivano nemmeno a sfiorarsi.
Col passare dei giorni sentì mutare questa rabbia in un silenzio stonato: ogni volta che cercava di ricordare il viso sorridente di Jason,finiva per scivolare in una sorta di dolore sordo.
Aveva perso tutto.
La famiglia,la gioia di essere padre,il lavoro..la sua stessa vita.
L’unica ragione per cui cercava di aggrapparsi a questo specchio scivoloso,capace di riflettere in ogni istante la miseria dei suoi giorni, era Shaun.
 
“...C’è qualcosa che non va,Shaun?-“ gli chiese con voce soffice ,incrociando le braccia al petto.
 
“...No,sto bene.” tentennò Shaun con lo sguardo fisso sugli altri ragazzini intenti a giocare nel parcogiochi.
 
“Non hai voglia di giocare con gli altri bambini?” propose il padre con la speranza di cogliere un luccichio in quegli occhi tanto scuri quanto tristi.
 
“Non me la sento.” lo spense come acqua sul fuoco.
 
Questo tipo di conversazione non faceva per Ethan.Non sapeva mai come comportarsi.
D’altra parte non poteva affrontare un’argomentazione seria sui loro attuali problemi.Shaun era solo un bambino ed era giusto così,avrebbe dovuto preoccuparsi solamente di problemi inerenti alla sua età.
 
“Come è andata a scuola oggi?” tentò nuovamente di mettersi in gioco.
 
“La maestra mi ha sgridato per essere arrivato nuovamente in ritardo.” ammise con espressione delusa. “Mi ha detto che la prossima volta che succederà mi rispedirà a casa.”
 
Ennesimo colpo basso.
“Mi..mi dispiace Shaun,è tutta colpa mia.Giuro che la prossima volta farò del mio meglio.” Ethan,quasi vergognandosi,sprofondò il viso tra le mani.
Non voleva iniziare a diffondere nella mente del figlio promesse che non sarebbe stato in grado di mantenere,ma in quel momento sembrava essere l’unica via d’uscita.
Incauto,buttò l’occhio sulla testolina del piccolo,costantemente abbassata,e decise che fu il momento di agire.
 
“Vuoi fare un giro sull’altalena?” balzò in piedi,fingendo un tono abbastanza allegro da sembrare invitante –Ti spingo io.-
 
Inizialmente Shaun dondolò la testa ma poi, con un pelo di entusiasmo, si alzò dalla panchina per dirigersi dal padre che lo stava già aspettando.
Ethan iniziò a spingerlo verso il cielo, ricoperto a sua volta da un’inquietante manto grigio.
 
“Più in alto papà!” incoraggiò il padre accennando qualche ghigno qua e là.
 
Ethan,senza farselo ripetere due volte, cercò di spingerlo il più possibile.Se avesse saputo prima che quello era il metodo migliore per renderlo contento,probabilmente non avrebbe mai smesso di giocare con lui.
La sua risata era musica per le sue orecchie e forse,per un’invisibile instante, si sentì finalmente meno solo.
 
“Scommetto che riesco a spingerti così forte che non sarai nemmeno in grado di tenerti in equilibrio!” lo sfidò accennando un sorriso.
 
“Non ci riuscirai mai!” voltò la testa verso il padre con occhi sorridenti.
 
In effetti non ci riuscì perchè dopo l’ultima ed energetica spinta,il seggiolino tornò indietro schiantandosi contro l’addome di Ethan,facendogli perdere l’equilibrio.
 
“Papà,tutto bene?” Shaun scese dall’altalena vedendo suo padre disteso sulla fanghiglia.
 
Ethan sollevò lentamente il suo peso con l’aiuto delle braccia “C-credo di sì.” Rispose con una sonora risata.
 
“Hahah!Sei crollato come un’uovo!” lo canzonò il figlio tendendogli la mano. “Su,rialzati,prendi la mia mano.” Sulla  bocca del figlio si allargò un sorriso così ampio da scaldare il cuore di Ethan,che afferrò la sua presa per poi stringerlo in un’abbraccio.
Nonostante tutto si ricordava ancora come dimostrare il proprio amore ad una persona.
Sentire quel  piccolo corpo riunito al suo dopo tutto quel tempo era quasi inconcepibile,ma così reale.
 
Shaun alzò inaspettatamente la testa verso Ethan,appoggiando il mento sul suo torace “Sai..a volte..mi ricordo prima..Voglio dire,quando Jason era ancora qui.” Un lampo di malinconia attraversò improvvisamente i suoi piccoli occhi castani. “.. Vorrei tanto che tutto ritornasse come prima.”
 
L’uomo trattenne il silenzio giusto il tempo necessario per formulare una risposta esauriente,ma senza ottenere molti risultati.
“Anch’io Shaun...anche io.” Sfilò la stretta per poi mettere le mani sui fianchi.
Era vero.Ad entrambi mancava la loro vecchia vita,ma non potevano farci niente.Tutto ciò di cui avevano bisogno era la presenza reciproca.
 
Un tuono sopra le loro teste scatenò il suo ruggito,facendo intendere che il tempo a loro disposizione era scaduto.
“Sembra che si stia per mettere a piovere.” Affermò Ethan,avvertendo una piccola e strana vibrazione del terreno.
 
Shaun non sembrava molto entusiasta di lasciare il parco,d’altra parte avevano appena iniziato a divertirsi.
 
“Volevi fare qualcos’altro prima di tornare a casa?”  chiese notando il suo comportamento  titubante.
 
“Posso fare un’ultimo giro sulla giostra dei cavalli papà?”
 
“Certo che puoi.” Gli sorrise il padre passandogli affettuosamente una mano tra i capelli,guardandolo allontanarsi.
 
Improvvisamente una scossa,molto più potente di quella precedente, attraversò il terreno sul quale Ethan aveva colto un’anomalia.
Voltò lo sguardo da destra a sinistra per vedere se era solo frutto della sua fervente immaginazione,ma non sembrava essere quella la spiegazione.
Sentiva il suolo farsi sempre più malleabile, quasi fosse in grado di risucchiarlo come le sabbie mobili,e fu proprio in quel momento che, in lontananza, scorse incredulo un’enorme tsunami sotterrare la città.



N/A

Good!
E' un capitolo corto ma ci tenevo a sottolineare il rapporto contrastato padre-figlio tra Ethan e Shaun.
Mi sono divertita particolarmente a descrivere i pensieri di Ethan perchè penso che rispecchino una psicologia contorta ma molto curiosa.
Nel prossimo vedremo finalmente in due nostri protagonisti insieme!
Sarà l'inizio di qualcosa?

-Elix
  
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