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Autore: Draias    24/06/2004    3 recensioni
Susan White è una schiva e solitaria cacciatrice di taglie, finalmente uscita da Azkaban dove era finita a causa di una bugia detta da un suo vecchio amico, Igor Karkaroff, il quale dovrà stare molto attento, perchè ora c'è il suo nome in cima alla lista del killer più temuto d'Europa, e Sirius Black tutto questo lo sa fin troppo bene.
Genere: Romantico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Londra, Gennaio 1982

Londra, Gennaio 1982

La pioggia si riversava con insistenza su Ledwell Street, era talmente fitta che non ci si vedeva nulla a un palmo dal naso.

Di sicuro non sarebbe riuscita a scovarlo in quella situazione, era bagnata fradicia, stanca, le guance rosse per il freddo e le dita delle mani erano pezzi di ghiaccio.

Fissò ancora irata la strada principale dove era sparito.

Lo avrebbe riacciuffato, questo era poco ma sicuro, nessuno le era mai sfuggito e non avrebbe cominciato a dare segni di sfinimento davanti ad un Licantropo ubriacone come Jim Hallow.

Si lasciò sfuggire un gemito di dolore, estraendo la piccola scheggia della lama di un pugnale dal braccio.

Aveva bisogno di bere qualcosa e di riposare, l’indomani la aspettava una giornataccia.

Si materializzò davanti al Paiolo Magico, avrebbe preso una camera per la notte e sarebbe stata di sicuro meglio dopo una dormita.

Spinse la porta sospirando e venne invasa da un improvviso calore.

Non era cambiato nulla, era sempre lo stesso allegro posto che ricordava dai tempi della scuola.

Si sedette al banco e chiese gentilmente un bicchiere di Wisky Incendiario, voleva ubriacarsi.

L’oste la fissò stupito e porgendole il bicchiere chiese –Allora avevano ragione i giornali….Susan White è tornata a Londra! Non la vedevo da molti mesi miss, ma sapevo che sarebbe tornata, c’è troppa carne al fuoco qui a Londra per non approfittarne, dico bene?- le sorrise – e pensare che noi Inglesi ci distinguiamo sempre per la nostra vita retta e monotona-

Lei scoppiò in una ristata forzata.

-Non ci sono tante teste di cane in tutta Europa quante ce ne siano qui in Gran Bretagna, è la patria delle leggende ormai, lo sa?- rispose fissando l’uomo da sotto in su.

-Beh, con una come lei che va in giro ad alimentarle, non mi stupisce-

-E’ il mio ‘mestiere’, è con questo che vivo, lo so, è un lavoro sporco, ma qualcuno lo dovrà pur fare no?-

-Lei avrebbe meritato di meglio- rispose pronto l’oste.

-Io ho fatto una scelta, era questo che volevo fare, è sempre stato questo che volevo fare nella vita, così l’ho fatto-

-Non ha nemmeno voluto prendere i M.A.G.O….-le disse lui con un che di rimprovero.

-Tempo perso…non mi sarebbero serviti, era esperienza quella che volevo io e l’ho avuta-

-Vedo- rispose lui con gli occhi che vagavano dalla profonda cicatrice sulla sopracciglia destra, al labbro spaccato in più punti, al naso dalla gobba leggermente troppo pronunciata, segno che doveva essere stato rotto più di qualche volta, alla spalla bagnata di rosso per finire alla gamba che, -aveva notato,l’uomo quando era entrata- era zoppa.

-Le do fastidio?- chiese lei subito fissandolo.

Non sembrava lo prendesse in giro.

-E perché dovrebbe?-

Lei per la prima volta accennò un sorriso –molti non sopportano la vista di una ragazza deturpata come me- ammise con una nota di scherno.

-Sono solo degli sciocchi- le rispose lui prima di voltarsi e tornare a servire i clienti.

Era strano sentirsi così.

Era come se tutti i problemi della giornata si fossero ammassati e sciolti pino dentro di lei, lascino solo un’enorme vuoto.

In quel momento sentì la porta del locale aprirsi con violenza, entrarono due uomini con le bacchette alzate e un enorme cane nero, che Susan avrebbe detto essere un Gramo, dal fastidio che le dava fissarlo.

Andarono verso l’oste.

-Salve signori…ehm…cosa posso….?-

-Poche storie oste, stiamo cercando Susan White, è qui, lo abbiamo rilevato-

-Certo è seduta laggiù- rispose lui ancora scosso.

I due non se lo fecero ripetere, andarono verso la ragazza e le si pararono davanti esponendo una pergamena giallastra con il simbolo del ministero.

-Su ordine del capo supremo dell’Esercito Magico, Barthy Crouch, la dichiariamo agli arresti per tentato omicidio e devozione a Colui-che-non-deve-essere-nominato, se ci seguirà senza porre obiezioni le assicureremo un adeguato processo- l’uomo aveva finito di parlare da un pezzo, ma Susan non era sicura di aver colto ancora bene tutto quello che aveva detto.

Omicidio?E quando mai aveva ucciso qualcuno…ma soprattutto lei non aveva mai nemmeno visto Voldemort!Cosa volevano quegli uomini da lei?

-Ma…cosa…io non…chi…chi vi ha detto questo?!-

-Non cada dal nulla signorina!Ormai il suo complice ha confessato…Karkaroff ci ha detto tutto di lei e della cospirazione contro il futuro Ministro…ora mi segua-

Karkaroff?Adesso le cose avevano cominciato a prendere luce…ma come aveva osato quel vile?!L’aveva incastrata!Ed ora?Maledetto…

Susan lo sapeva, sapeva che se li avesse seguiti sarebbe finita dentro, ma loro le avevano promesso un processo…e lei voleva uscire da tutto quel delirio il prima possibile.

-Vengo- disse semplicemente, si fece ammanettare e li seguì senza dire una parola, avrebbe visto quel maledetto al processo e lo avrebbe smascherato.

Avevano approntato una passaporta fuori dal locale, poco distante Nicholas Street.

Ora l’avrebbero sentita.

Toccò la piccola sfera di vetro che i due le avevano indicato.

Chiuse gli occhi, ma quello che vide quando li riaprì non era ciò che si aspettava.

Si voltò di scatto, un’onda alta si era appena infranta sulla cosa, il cielo plumbeo, davanti a lei un’enorme costruzione lugubre e decadente.

Era ad Azkaban.

Cercò di colpo di lanciarli fuori dalla portata dei due, si mise a correre, ma il cane la inseguiva, prendendola per il mantello, si sentiva soffocare, le palpebre di colpo farsi pesanti, cadde e un secondo prima di svenire sentì una gelida sensazione invaderle il cuore.

Le sembrava di aver dormito un’eternità, la stanza le girava intorno ed era tutto così tremendamente scuro…alzò gli occhi, tanto per rendersi conto che si trovava in una stretta e umida cella.

Il cuore mancò un battito, quella sensazione di freddo continuava a invaderla, era sempre così li pensò, erano i Dissennatori.

Ma si sarebbe abituata, lei si abituava a tutto.

Voltò gli occhi, un uno con il volto stanco quanto il su la stava fissando, era davvero bello, gli occhi grigi luminosi nonostante tutto e le spalle larghe e forti.

Non sembrava averla in simpatia, lei si voltò dall’altra parte.

Sperava l’avrebbero cambiato di posto prima o poi, preferiva la solitudine a qualcuno che le la faceva sentire in colpa per qualcosa che non aveva fatto.

Tentare di uccidere Crouch poi….sinceramente lo avrebbe fatto volentieri…ma da qui a passare all’azione.

Un solo nome però continuava a tornarle in testa martellante: Igor Karkaroff.

Lui l’avrebbe pagata, o si, sarebbe uscita di li prima o poi e lui e Crouch e tutti gli altri…l’avrebbero pagata cara.

Non sapevano che avevano risvegliato di nuovo il vecchio fuoco in lei…e questo la stuzzicava da morire.

  
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