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Autore: Mired    22/05/2007    1 recensioni
Un anno dopo la sconfitta di Artemisia, Rinoa, si trova al Garden di Balamb, si è stabilita lì pur non essendo nè SeeD nè studentessa, tutto sembra andare piuttosto bene, anche se quella vita non è ciò che si aspettava, ma qualcosa sta per succedere, qualcosa che sconvolgerà la vita di Rinoa e di tutti i gli amici SeeD che da molto sono al suo fianco...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
La perdita, dolore



Apro gli occhi, non capisco, non riesco a vedere niente è tutto ancora troppo confuso davanti ai miei occhi appena socchiusi, la luce mi infastidisce. Pian piano riesco a mettere a fuoco, riconosco il luogo dove mi trovo, la mia stanza.
Seduta sul letto, accanto a me c’è Selphie, la guardo alcuni istanti, ha l’aria stanca deve aver dormito poco, la testa mi fa male, non capisco ancora cosa accade attorno a me, poi vedo anche Quistis, come mai sono tutte e due nella mia stanza? Cosa è successo? Non riesco a ricordare bene…
Infine apro gli occhi, sento la voce di Selphie, più calma del solito, troppo calma
“Rinoa…finalmente ti sei svegliata…ci hai fatto preoccupare tanto…”
Muovo le labbra, inutilmente all’inizio, non riesco a parlare, poi finalmente la mia voce si decide ad uscire, ma non è altro che un sussurro
“Ora sto un po’ meglio…ma mi fa male la testa…devo aver fatto un incubo… - mi soffermo un attimo, cercando di ricordare meglio quell’incubo, di capire le sensazioni che provo, dolore, un vuoto…ma perché? – Ho sognato…che eravate tornati…Squall…in aula magna…”
Al solo pensiero sento le lacrime salire agli occhi, tutto diventa sfocato, cerco di mantenere la calma, era solo un incubo in fondo, no? Quando riesco, non senza fatica, a ricacciare le lacrime dentro, guardo Selphie e Quistis, alterno lo sguardo su entrambe, abbassano gli occhi, non mi guardano, una sensazione terribile di nuovo mi assale, si fa prepotente dentro di me, il vuoto che sentivo si allarga diventando un abisso, vorrei soltanto che una delle due si decidesse ad alzare gli occhi e sorridermi!
Ma non lo fanno, restano in silenzio per quella che a me sembra un’eternità, i ricordi improvvisamente si fanno nitidi, il dolore arriva forte e lacerante quando capisco che non è stato un incubo, quando ho la certezza che lui non sta per entrare nella mia stanza per sorridermi e abbracciarmi. Riesco a sentire chiaramente il mio cuore spezzarsi in mille frantumi, come un cristallo che cade su un pavimento di dura roccia.

…No…non è possibile…io…io non voglio…Selphie, Quistis, avanti…guardatemi e ditemi che non è vero…vi prego, ne ho bisogno

Non so come riesco a non crollare, abbasso lo sguardo, le mani stringono la coperta in modo convulso, guardo le mie nocche diventare bianche, ma non mollo la presa, so che se lascio quella stretta crollerò
“…Come è successo?”
Sento la mia voce come se stessi osservando la scena dall’esterno, come se tutto questo non stesse davvero succedendo a me; sento lo sguardo di Quistis su di me
“…Mi dispiace Rinoa…”
“…Voglio sapere come è successo…”
“…Ecco…- per la prima volta da quando la conosco sento la sua voce tremare - …eravamo arrivati nei pressi di Winhill da una settimana e mezzo…avevamo cercato di indagare su quello che stava avvenendo, siamo riusciti a catturare un soldato, non ha voluto parlare…forse non sapeva niente davvero, ma non abbiamo fatto in tempo a scoprirlo, si è tolto la vita – si ferma per riprendere fiato, per cercare di apparire calma, lo sento – Squall ha detto che essendo il nostro comandante doveva andare a scoprire qualcosa di più, doveva infiltrarsi tra le fila dei soldati per riuscire a scoprire cosa stava succedendo…noi tutti abbiamo cercato di convincerlo che era una mossa azzardata…credimi!”
“Va..avanti…”
“…Non siamo riusciti a dissuaderlo, così una volta presa la divisa del soldato si è diretto verso l’accampamento…ma loro…loro sapevano…non so come ma sapevano! Dopo quasi quattro giorni è tornato, da lontano sembrava molto preoccupato, probabilmente aveva scoperto qualcosa di importante,ma…non è riuscito ad arrivare a noi, i soldati lo inseguivano…è riuscito ad arrivare solo…non lontano da dove eravamo nascosti noi…erano troppi…abbiamo combattuto ma erano davvero troppi, Rinoa…noi…non siamo riusciti a difenderlo…siamo…siamo riusciti a stento a prenderlo e scappare…- sento che sta per crollare, ma non mi interessa adesso, io devo sapere, non la fermo, voglio che continui – lui, Squall, era ancora vivo quando siamo arrivati alla Lagunarock…delirava, era semi-incosciente, diceva parole sconnesse…chiamava il tuo nome, parlava del dottor Odine diceva frasi senza senso…Rinoa…mi…ci dispiace…non siamo arrivati in tempo…quando eravamo quasi al Garden…è diventato incosciente…e pochi istanti dopo……”
Non riesce a continuare, stringo ancora più forte le coperte, le mani mi fanno male, ma non importa, forse così posso alleviare il dolore che sembra mi stia spaccando il petto. Resto in silenzio, non voglio e non ce la faccio a parlare adesso, le due SeeD escono dalla mia stanza senza dire altro, sarebbe tutto troppo superfluo, solo quando sento la porta chiudersi e Angelo sul letto accanto a me mi lascio andare.
Urlo, urlo come non mai, urlo tutto il mio dolore, tutta la mia rabbia contro un destino crudele, urlo contro Squall che è andato a fare quella missione, ma so che non è sua la colpa, non è di nessuno, se non del destino, un destino perfido che più di una volta ha tentato di separarci, fallendo miseramente ogni volta. Chiudo gli occhi cercando di cancellare tutto, ma vedo il destino che mi sorride beffardo, pieno di sé per la vittoria che ha ottenuto separandomi da Squall. Continuo ad urlare finché non sento la gola bruciare, solo allora mi chiudo nel mio silenzio, ma dentro continuo ad urlare

…NON E’ GIUSTO! NON LUI…NON PUOI ABBANDONARMI COSI’ SQUALL! TU NON PUOI!...

Non so quanto resto nella mia stanza, mi rannicchio nel mio letto, con Angelo che mi osserva in silenzio, come ha sempre fatto, il suo sguardo però vale più di mille parole, soffre anche lui con e per me. Piango, lascio uscire tutto quel dolore che mi opprime il petto, forse le lacrime che sto versando riusciranno ad alleggerire questo peso. Come un fiume in piena che esce dai suoi argini le lacrime si riversano sul cuscino, ma mi sbaglio il dolore non si affievolisce, fra le lacrime continuo a vederlo, sento la sua voce, le sue promesse, sento il suo profumo, il calore dei suoi baci e dei suoi abbracci e questo rende tutto più doloroso, sento bruciare il petto.
Perdo la cognizione del tempo, sento bussare alla porta, non rispondo, voglio stare sola, con il mio dolore, non voglio che vi partecipi nessuno, la mia sofferenza deve restare solo mia, come se fosse l’ultima cosa che mi tiene legata a Squall.
Continuo a piangere finché non mi addormento, sfinita; mi sveglio più volte e ogni volta ricomincio a piangere, non sono in grado di fare altro, mi sento così sola, così vulnerabile.
Mi sveglio per l’ennesima volta, deve essere mattina, la luce mi infastidisce, mi bruciano gli occhi, sono stanca, a malapena riesco ad alzarmi dal letto. Angelo mi guarda, uno sguardo affettuoso e pieno di dolore. Vado alla porta ed esco, ho la gola e gli occhi asciutti, come se avessi camminato per giorni nel deserto, esco perché non ho più lacrime da versare, esco perché ho bisogno di vederlo ancora.
Cammino, mi trascino quasi, fino all’aula magna, nell’istante stesso in cui entro la folla che si era riunita per salutare Squall esce dalla stanza, non ho forza, ma li ringrazio dentro di me. Con lo sguardo fisso a terra mi porto accanto a quel letto di morte, mi inginocchio accanto al mio adorato cavaliere, mi costringo ad alzare la testa per guardarlo, ne ho bisogno.
Mi sbagliavo, non è vero che non ho più lacrime, infatti scoppio di nuovo a piangere in modo convulso, prendo le sue mani tra le mie e le stringo, sono gelide, la morte ha già portato via tutto il calore dal suo corpo, inizio a singhiozzare
“…Bugiardo…sei un bugiardo…mi hai mentito Squall! – quasi urlo, senza accorgermene – Avevi detto che saresti tornato! Avevi…avevi detto che…che saresti tornato presto da me…sano e salvo…e invece…”
Mi porto la sua mano al volto, vorrei sentirla che mi accarezza ancora una volta, ma so che non avverrà, il mio sguardo si posa sulla gunblade, quell’arma a cui lui teneva tanto, lascio la mano fredda e mi avvicino all’arma. La osservo, Griever, il ciondolo che vi è appeso, la sfioro è fredda…proprio come Squall, continuo ad accarezzarla, senza nemmeno accorgermene un pensiero si formula nella mia mente

…se…se lo facessi…saremmo di nuovo insieme sai Squall…io e te…

Poi un nuovo barlume di lucidità, le parole di Squall poco dopo la festa al Garden, dopo la sconfitta della Strega, quanto aveva sofferto quando mi credeva morta, quando temeva che non ci fosse più niente da fare, capisco che non posso, non posso tradire la sua memoria così, non lo merita.
Mi allontano dalla gunblade e torno accanto a lui, lo osservo a lungo, silenziosa, come in attesa di qualcosa che non accadrà, mi chino sul suo volto, chiudo gli occhi posando le mie labbra sulle sue fredde, non appena le labbra si toccano di nuovo le lacrime scendono lungo il mio volto, scivolano lente sulla mia pelle, calde, fino a cadere sul suo volto.
Mi scosto da lui, lo osservo ancora, con attenzione, non voglio perdermi un solo dettaglio di quella perfezione che tanto amo. Una mano che si appoggia sulla mia spalla. Sussulto, non mi sono accorta che qualcuno era entrato, qualcuno che ha violato quel dolore che voglio egoisticamente sia solo mio.
Mi volto di scatto, sento le gambe che stanno per cedere, ma mi faccio forza

…non…non è possibile…Squall…sei…sei davvero tu?

Tra le lacrime riesco però a identificare il ragazzo che mi sta di fronte…rimango delusa quando lo riconosco, la speranza si affievolisce lasciando posto all’immenso dolore
“…S…Seifer…”
Lui mi guarda in silenzio, non toglie la mano della mia spalla, negli occhi gli leggo un’infinita tristezza, capisco solamente allora che il dolore che provo non è solo mio, che non sono l’unica a soffrire per la perdita di Squall, un comandante, un amico, un fratello per alcuni.
Seifer mi guarda ancora a lungo, poi la sua mano scivola dalla mia spalla ricadendo lungo i suoi fianchi, distoglie lo sguardo dopo quella lunga conversazione silenziosa, ma io no continuo ad osservarlo. Si avvicina a Squall, come ha fatto con me gli parla in modo silenzioso, semplicemente con lo sguardo. Poi lo saluta come un soldato saluta il suo valido avversario, come un fratello ne saluta un altro; si volta mi guarda di nuovo, poi passa oltre a me uscendo dalla sua stanza, lasciandomi di nuovo sola, libera di sciogliermi in quel dolore che mi opprime.

…Hai…hai visto? Anche Seifer è venuto per te…e tu cattivo non rispondi ai saluti, non asciughi le lacrime di chi ti vuol bene. Squall…ti prego, ti prego…apri gli occhi ho bisogno di vederli brillare ancora una volta, ho bisogno di sentire le tue mani che mi accarezzano…vorrei averti fermato quando sei partito…io, io lo sentivo che stava…per succedere qualcosa…ma non capivo…sono solo una stupida…se solo ti avessi impedito di andare via…

Mi addosso colpe che non ho, ho bisogno di avere qualcosa o qualcuno su cui sfogarmi, mi incolpo continuamente per non averlo fermato, se solo avessi cercato di capire cosa significava quel sangue, quelle visioni. Invece no, ho finto che fosse tutto normale, adesso per colpa mia lui non c’è più.
Nell’aula c’è un gran via vai, ma io non me ne accorgo oppure fingo di non accorgermene, resto in silenzio seduta di fianco a quel catafalco, con le mani posate su quelle di Squall, è solo quando sento una voce che mi sforzo di alzare la testa, Edea Kramer è davanti a me e con lei i miei amici
“Rinoa, devi riposarti…devi mangiare qualcosa, è tutto il giorno che stai lì senza dire una parola, come se fossi morta anche tu con lui. Selphie e Quistis ti accompagneranno nella tua stanza”
So che ha ragione, in tutto quello che ha detto, io sono morta nell’istante stesso in cui il cuore di Squall ha smesso di battere; aiutata dalle mie amiche mi alzo, una parte di me non vuole andarsene, ma sono troppo debole per oppormi alla decisione della moglie del preside. In piedi davanti a Edea la osservo, mi trovo stranamente a pensare a quanto sia diversa da quando era a Deling City, quando mi aveva ipnotizzata, quando ho cercato da sola di fermarla.
Mi sorride in modo materno, io non riesco a ricambiare il suo sorriso, ma la osservo, cerco di farle capire come mi sento mentre le mie amiche mi aiutano ad arrivare nella mia stanza e mi fanno stendere sul mio letto
“Rinoa…il corpo di Squall è stato incantato per adesso…tra due giorni…dovremo…dovremo…portarlo via…”
Ascolto Quistis, mi limito ad annuirle, a malapena capisco quello che mi dice ma capisco dal tono della sua voce che ha paura ad ogni parola che pronuncia, ha paura di ferirmi, non sa che ormai ho toccato il fondo, ho raggiunto la fine di quell’abisso che ho nel cuore e lì, da sola, mi voglio rifugiare.
Davanti alla vetrata osservo il tramonto, sento i miei amici che bussano ancora chiedendomi di mangiare qualcosa, ma non ho fame, non mi importa di niente, come ho fatto altre volte ignoro le loro voci che quasi mi supplicano.
Si allontanano, anche per questa volta hanno rinunciato, ma so che hanno lasciato qualcosa da mangiare davanti alla mia porta, è da quando sono tornata in camera mia che cercano di farmi mangiare. Sospiro guardando fuori, osservo il ciclo continuo della giornata, le stelle, ricordo il nostro primo bacio; guardo le stelle svanire con le prime luci del mattino, la luna che tramonta lasciando spazio al sole che sta sorgendo e che risveglia la vita in tutto e tutti, tranne che nel mio amore. Il sole è ormai alto, ma io continuo a guardare fuori dalla finestra, colpi alla porta, più forti, decisi, rispetto a quelli che ho udito finora
“MALEDIZIONE RINOA! – Riconosco quella voce, ma cerco di ignorare anche Seifer – Apri questa porta altrimenti la sfondo!”
Un bambino, come sempre Seifer è infantile e cerca di imporsi, è sempre stato così…
“Guarda che è aperto…”
Gli rispondo senza nemmeno voltarmi verso la porta, lo sento entrare nella mia stanza, un passo veloce
“Rinoa devi mangiare!”
“No…”
Non lo guardo, quasi mi infastidisce il suo tono da fratello maggiore. Seifer sei tu stesso un bambino, non puoi trattare me come una bambina
“Smetti di fare la bambina capricciosa! Sappiamo benissimo quanto stai male…” “Sapete benissimo quanto sto male? – mi volto di scatto lo guardo arrabbiata – Cosa ne volete sapere voi di quanto io soffra? Come potete sapere quanto mi manchi Squall? – stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche, tutto il dolore, il veleno che ho dentro esce fuori, diretto ora verso Seifer – VOI non potete sapere quello che sto passando!” Seifer mi guarda, colpito dalle mie parole ed io sento le lacrime che ancora una volta scendono lungo il mio volto, si avvicina a me ora il suo sguardo è serio, comprensivo, so che lui, come gli altri soffrono molto per quella perdita. Mi abbraccia e mi accarezza i capelli, come faceva anche Squall, rimango sorpresa, non mi aspettavo una reazione simile da Seifer
“Hai ragione, Rinoa. Noi non possiamo sapere quanto stai male, ma credimi soffriamo tutti, per Squall e per te che sembri così ansiosa di lasciarti morire. Devi mangiare, Squall non vorrebbe che tu ti comportassi così sai?”
Lo guardo, mi asciuga le lacrime con la mano e poi si allontana da me, va a prendere un vassoio con del cibo sopra, mi siedo sul letto, Seifer accanto a me mi porge il vassoio. Compio uno sforzo incredibile, ma mi costringo a mangiare qualcosa pur avendo lo stomaco chiuso
“Quando avrai finito di mangiare andremo fuori…”
Sto per rispondere, ma non appena alzo lo sguardo e incontro quello di Seifer capisco che le sue parole non erano una proposta, ma un ordine. Una parte di me lo odia con tutte le sue forze, ma l’altra parte lo ringrazia, so che sta facendo tutto questo per aiutarmi.
Completo quel pasto forzato, poi mi sistemo velocemente, senza interesse, so di avere un aspetto orribile, ma non mi interessa. Esco dalla stanza camminando poco dietro Seifer, Angelo è accanto a me, come sempre, sento gli sguardi opprimenti degli studenti e dei SeeD del Garden, mi infastidiscono, Seifer se ne accorge e aumenta il passo diretto all’uscita del Garden.
Fuori l’aria fresca del mattino mi investe, chiudo gli occhi nella vana speranza che quel vento possa portare via il mio dolore, quando li riapro Seifer mi guarda, nel suo sguardo leggo una grande tristezza, poi prende a camminare in direzione di Balamb, solo dopo molti minuti di silenzio si decide a parlare
“Non ci crederai, ma manca anche a me…Squall era un rivale, è stato un nemico, ma anche un fratello…eravamo così simili…non riesco ancora a credere che non potrò più sfidarlo…”
Parla al passato di Squall, come già non fosse nulla più che un ricordo e questo mi ferisce
“Io, non ci riesco…”
“A fare cosa, Rinoa?”
“A vivere senza di lui…non sono abbastanza forte…ho paura…di restare da sola”
“Tu non sei sola…non devi nemmeno pensarlo, i tuoi amici ti sono accanto…e ci sono anche io…Squall vorrebbe che tu riuscissi ad andare avanti, credo che a farlo innamorare sia stata proprio la tua voglia di vivere…”
Lo guardo, voglio credergli, mi aggrappo alle sue parole come se fossi sull’orlo di un precipizio e le sue parole fossero l’unico appiglio che mi è rimasto
“Seifer, voglio tornare al Garden…ti prego…”
“Non c’è problema…hai già fatto un grande passo uscendo da lì…”
“Non mi hai lasciato molta scelta…”
Mi stupisco anche io di essere riuscita a scherzare con lui in quel momento, non credevo fosse possibile, per un attimo il pensiero che tutto possa tornare a posto mi sfiora.
Raggiungiamo assieme la hall del Garden, mi sento veramente più calma, anche se il dolore è sempre forte. Selphie arriva corsa verso di noi, pallida, spaventata, Seifer la blocca prendendola per le spalle
“Che c’è ragazzina?”
Selphie si divincola da Seifer, il suo sguardo è fisso su di me, aspetto in silenzio che parli, ma mi accorgo che sembra aver difficoltà a trovare le parole giuste…osservo il suo volto, ha pianto di nuovo, ha gli occhi gonfi e arrossati, le guance sono ancora bagnate, non è molto che ha pianto. Mi chiedo cosa sia successo per sconvolgerla così…
“Ri…Rinoa…Squall…non…non…c’è più…io…ti ho cercata stamani…ma…ma non c’eri da nessuna parte…”
  
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