Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: AyaCere    22/05/2007    2 recensioni
E' una long-fic ambientata in un periodo indefinito della storia, dopo l'attacco al Tokyo Dome, e ne riscrive la fine (che prenderà una piega del tutto diversa -.-). E' il tipo di fic in cui la fanwriter prende la trama di fondo di TMM, ci ficca dentro personaggi e invenzioni personali e poi ci fa quel che le pare e piace! (mwahahah XD)
Premetto che si tratta della stessa storia che avevo pubblicato con nick di _Ceres_, però l'ho riscritta da capo, visto che prima faceva proprio pietà. E' anche abbastanza seria (per i miei standard, si intende) e vi avverto fin da subito che sono molto lenta con gli aggiornamento. Portate pazienza...
Vi auguro buona lettura *sorrisino molto molto perverso* smackete! ;*
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Frammenti Di Me

Mi piacciono le battaglie *_* attenzione! La scuola in questo periodo si sta facendo davvero pesante per me (rischio almeno due debiti ç_ç) quindi c'è la possibilità che non riesca a rispettare l'aggiornamento... portate pazienza ç_ç

Danya91: cercherò di mettere tutta me stessa per curare il blocco, promesso!

Caomei: bene bene bene, facciamoci notare noi fan della Retasu/Ryo! Se trovo un modo metto davvero in piedi una paginetta per il fan club su di loro xD

Pichan: ah, sei una ragazza! Me lo sarei dovuto aspettare, dopotutto questa è una sezione for girls only xD cercherò davvero di continuarla fino alla fine, davvero-davvero-davvero >_< baci!

Anonimo: ci sei ancora! Che bello ^^ riguardo a Retasu non mi sembra di aver detto nulla di eccezionale, anzi... rileggendo il capitolo, si capiva quasi che la mia preferita fosse Zakuro (ed in effetti mi piace moltissimo). Riguardo ai nuovi personaggi, avrai sicuramente modo di conoscerli meglio, dato che Mizu è una dei pg principali, mentre Christine è profondamente legata con Pai ed un altro personaggio molto importante che conoscerai più avanti... mi fa piacere il fatto che la leggerai lo stesso, davvero! E sì, vorrei sapere chi sei... la curiosità è donna U_u

Lory 06: nooo, non puoi aver salvato la prima stesura! Nooo! O_O Oddio, non so nemmeno il perché della mia disperazione, ma... non so, mi fa uno strano effetto =_= ecco brava, raccogli tanti sostenitori di Ryo&Retasu, che mettiamo davvero su un fan club ufficiale xD

 

 

Declaimers: Tokyo Mew Mew non appartiene a me, ma a Mia Ikumi e Reiko Yoshida, e non ne possiedo i diritti. Questa storia non ha scopo di lucro né è serializzata.

 

Frammenti Di Me

 

3. Battaglie pericolose

 

    - Dannazione... ! -

L'imprecazione dell'alieno rimbombò lungo le pareti spoglie della sala, seguita da sinistri scricchiolii di pezzi di vetro in frantumi. A differenza di qualche giorno fa l'ala della fortezza non era più immersa nelle tenebre, ma era illuminata da una potente luce proveniente da un punto indefinito del soffitto. Spoglia ed enorme, conteneva solo poche apparecchiature d'alta tecnologia e delle teche di vetro addossate alle pareti. Non erano molte, forse solo una decina, tra le quali una completamente in frantumi. Le schegge di vetro erano sparpagliate intorno alla base di metallo e galleggiavano in un sottile strato acquoso.

Il giovane alieno fluttuava di fronte alla teca. Vestiva strani abiti, di certo non umani, come del resto non lo erano le sue orecchie ed il resto dei lineamenti. Aveva occhi blu cobalto, pelle nivea e corti capelli violacei, ad eccezione di una ciocca più lunga da un lato del viso che era legata da un nastro.

Nella fortezza era conosciuto come Pai Ikisatashi, Comandante del primo girone dell'esercito al servizio di Deep Blue, ma soprattutto il medico ricercatore della spedizione aliena sulla Terra.

E quella stanza, il suo laboratorio.

Pai fissava la teca con sguardo truce. Le mani grandi e pallide, lasciate lungo i fianchi, si stringevano convulsamente per la rabbia. Teneva le labbra strette per non imprecare nuovamente.

Era infuriato, decisamente. E c'era da capirlo: il suo esperimento era fuggito. Sparito. Volatilizzato. Non sapeva nemmeno come aveva potuto avere la forza di fare una cosa del genere. Che l'esperimento fosse forte, beh, quello lo sapeva anche troppo bene: l'aveva creato lui. Aveva cercato di ribellarsi molte volte, ma fin'ora lo aveva sempre tenuto a bada con droghe e tranquillanti. Fin'ora... in cosa aveva sbagliato? In cosa?

Scattò in aria, mentre un ventaglio si materializzava nella sua mano destra. Lo agitò forte, con un gesto secco del braccio, ed un fulmine accecante si schiantò sulle teche. Lo schianto fu terribile, tanto che l'intera fortezza tremò per qualche minuto. Pai rimase immobile a mezz'aria con il ventaglio ancora alzato e pronto a colpire nuovamente. I suoi occhi scintillavano di rabbia selvaggia.

Delle urla seguirono il terremoto, accalcandosi all'esterno del laboratorio.

   - Per i Kami*... ! Cos'è stato? -

   - Che è successo?! -

   - COMANDANDE! -

Il portone d'entrata s'aprì di botto, ed alcune figure si precipitarono nella stanza facendosi largo tra la polvere, confusi e spaventati. Pai li intravide con la coda dell'occhio, e subito il ventaglio calò nella loro direzione. Un nuovo fulmine si abbatté nella stanza, senza pietà. Nuove urla, questa volta di dolore.

   - Fuori tutti! FUORI, HO DETTO! - comandò rabbioso Pai alzando nuovamente la sua arma, troppo irato per poter ragionare lucidamente. La polvere s'era abbassata quel tanto da permettere agli altri alieni di vedere la sua figura, e capirono all'istante che in realtà lo schianto era merito della sua ira. Indietreggiarono, spaventati. Pai si spazientì ancor di più. - SIETE SORDI? HO DETTO DI ANDARE VIA, VIA DALLA FORTEZZA! ANDATEVENE! -

Ma prima ancora che finisse di parlare, si ritrovò solo in quell'ala semi-distrutta del castello. Abbassò quasi controvoglia il ventaglio e lo fece smaterializzare, mentre la stanza si faceva più fredda e bluastra. Le pareti sparirono, come anche la polvere, le apparecchiature e le teche ormai distrutte; in uno sbattito di ciglia si ritrovò solo ed inerme di fronte a Deep Blue in persona.

Abbassò lo sguardo istintivamente, mentre il suo cuore sembrava aver smesso di battere nel suo petto. Sapeva che lo aspettavano i dieci minuti più orribili della sua vita. O almeno, quella sulla Terra.

   - Penso che tu debba darmi delle spiegazioni, Pai. -

 

*

 

Aprì gli occhi a fatica, trovandosi ad osservare il soffitto dell'infermeria.

Si sentiva infinitamente debole. Non sapeva bene perché, dato che i muscoli del suo corpo erano guariti completamente, eppure tutti i più piccoli movimenti -quelli delle mani, della testa, perfino quelli del viso- le costavano una fatica immensa. Keiichiiro diceva che era tutta stanchezza psicologica e che l'unica cosa da fare era dormire, ma Mizu non ne poteva più. Da quando l'avevano trovata non s'era mossa da quel lettino dell'infermeria del caffè, ormai l'inattività cominciava a stancarla seriamente.

    - Ben svegliata. Hai fame? -

Voltò di scatto la testa ma si bloccò subito, strizzando gli occhi: quel movimento le aveva provocato un dolore lacerante alla base del collo. Sentì qualcuno avvicinarsi e posarle una mano sulla fronte. Il dolore, a quel contatto freddo ed asciutto, si calmò subito. Riaprì gli occhi, inquadrando un ragazzo biondo e preoccupato: aveva degli occhi stupendi, cristallini. Lo riconobbe subito: era Ryo, quel tipo taciturno che ogni tanto vedeva passare nel laboratorio.

    - Mh... - Mizu scostò la sua mano e cercò di fare leva sui gomiti per mettersi seduta. Questa volta il dolore fu più tenue. Ryo non la bloccò, ma continuò a scrutarla.

    - Come ti senti? -

    - Come se un camion mi avesse prima investito, fosse tornato indietro e mi avesse investito di nuovo. - rispose scontrosa. Non aveva voglia di parlare e sperava che lui lo capisse, ma purtroppo Ryo non era dello stesso parere.

    - Sì, sei ancora convalescente. Ti ci vorranno ancora un paio di giorni per poterti muovere con una certa scioltezza. - lui afferrò una sedia e la trascinò senza tante cerimonie accanto al suo letto, sedendosi. Non aveva ancora levato il suo guardo da quello di Mizu. - Ricordi niente? -

Lei scosse la testa. Ryo sospirò come se non si fosse aspettato nulla di diverso.

    - Per questo credo che sarà piuttosto difficile... la memoria potrebbe tornarti in ogni momento. Tra dieci giorni come due secondi o cinque anni. - esclamò in tono fermo e piatto. Mizu gli scoccò un'occhiataccia.

    - Non sei molto rassicurante, lo sai? -

    - Non volevo affatto esserlo. - rispose tranquillamente, incrociando le braccia. - Non voglio comportarmi come Keiichiiro e raccontarti bugie: questo è e questo rimane. Che non sia rassicurante, beh... non ci posso fare niente. -

Quelle parole, per la mente già instabile di Mizu, furono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Strinse le mani intorno al lenzuolo fino a far sbiancare le nocche delle dita.

    - Fantastico! Semplicemente fantastico! - strillò senza riuscire a contenersi. - Non ricordo un accidenti e la sola cosa certa è che sono invischiata in un progetto pazzoide per via di una strana cosa che ho nel sangue, ma a te cosa vuoi che ti importi, già, dopotutto non ci puoi fare niente! - sentì il naso pizzicare e gli occhi farsi lucidi, e fece leva su tutto il suo autocontrollo per non scoppiare in singhiozzi di fronte a lui. Ryo fece finta di non notarlo, ma le lanciò un'occhiata eloquente e lei si ritrovò ad arrossire, vergognandosi per quello sfogo. Non era certo colpa di Ryo, anzi, lui le aveva anche salvato la vita. Balbettò uno - Scusa, è che... non so nemmeno io che cos'ho... - non troppo certo.

Ryo però scolò le spalle.

   - Non ti preoccupare. Sei confusa, è normale... chi non lo sarebbe nel tuo stato? - abbassò il tono di voce, che ora suonava dolce. Così sembrava improvvisamente più affidabile di ciò che Mizu aveva sempre pensato di lui; sentì il bisogno di parlare di ciò che la tormentava da quando s'era svegliata la prima volta.

   - ... ho sempre mal di testa, soprattutto quando cerco di ricordare qualcosa. Sarà sempre così? - chiese con la voce ridotta ad un mormorio roco. Ryo sospirò, scrollando le spalle.

   - Non ne ho idea. Credo comunque che sia un disturbo temporaneo, una conseguenza del trauma che ha provocato la tua amnesia. Dato che la tua mente è confusa, quando cerchi di far riaffiorare un certo ricordo reagisce facendo aumentare il mal di testa. Non dovresti sforzarti. - Ryo s'alzò e sistemò la sedia accanto alle apparecchiature mediche, levando lo sguardo da quello della ragazza. - Sarà difficile, ma per adesso pensa a riposare e non pensarci troppo. Accavallando pensieri su pensieri la tua mente non riuscirà mai a raggiungere un punto di equilibrio... -

   - Ogni volta che chiudo gli occhi, è come se fossi bombardata dagli incubi... -

   - ... ti capisco. - mormorò, mentre il suo sguardo vagava per la stanza, lontano. - Non so, potresti concentrati sui piccoli particolari di qualcosa... i riflessi di luce sull'acqua, il disegno di un quadro. Pensando solo a quello tutti gli altri pensieri non avranno spazio. -

Mizu rifletté qualche secondo sulle sue parole, poi annuì.

   - ... cercherò di fare come mi dici. Grazie. -

   - Prego. - Ryo le rivolse un sorriso. Un sorriso molto semplice, eppure sembrava eccezionale. Forse perché era la prima volta che lo vedeva sorridere.

Poi dei passi affrettati e l'improvvisa entrata di Keiichiiro e Ichigo li costrinsero a voltarsi verso di due.

    - Ryo! Mash ha appena dato l'allarme. Una decina di chimeri sta attaccando i centri di Ikebukuro e Suzuhara! - esclamò lo scienziato, la voce insolitamente potente e seria. - E mancano Zakuro e Purin... -

Alle sue spalle, Ichigo rimase in silenzio aspettando ordini.

    - Cosa?! - fu la reazione incredula del ragazzo, che si fiondò fuori dall'infermeria seguito immediatamente dai due. Prima di uscire le rivolse un sorriso che probabilmente voleva essere rassicurante, ma che invece risultò piuttosto preoccupato. - Tu resta qui e fai la brava. Noi torniamo tra poco. -

Mizu annuì, nonostante non ne fosse del tutto convinta.

 

*

 

    - Ribbon Lettuce Rush! -

Un micidiale getto d'acqua si abbatté sul mostro, facendolo sbattere violentemente addosso ad un edificio. Una luce rossastra lo avvolse e si rimpicciolì sotto i suoi occhi, riducendo l'enorme bestia che aveva cercato di azzannarla fino a pochi attimi prima in un piccolo e spaventato topolino. La luce si riunì in un ammasso informe simile alla gelatina, e cercò di scappare dal campo di battaglia, ma una specie di peluches rosa lo inghiottì prima che riuscisse nel suo intento.

    - Mash l'ha mangiato! Mash ha fatto il suo lavoro! - cinguettò il piccolo robottino con la sua voce a metà tra il melodico ed il metallico. Retasu gli sorrise di rimando, ma la sua gioia durò pochissimo al pensiero che quello era solo uno dei tantissimi mostri che stavano distruggendo e razziando Tokyo, e forse era uno dei meno pericolosi. Dietro di lei, Ichigo e Mint stavano cercando di abbattere uno sciame di enormi api assassine; Purin e Zakuro ancora non si vedevano, ed il che peggiorava ancor più le cose.

Si voltò di scatto e corse verso le amiche, alzando le proprie nacchere e richiamando a sé il suo potere. Lo sentì scorrere nelle mani, desideroso di uscire e debellare quel male che stava spaventando così tanta gente.

    - Ribbon Lettuce Rush! - urlò una seconda volta, e l'ennesimo potentissimo getto d'acqua si infranse sullo sciame, dividendolo e facendo a cadere a terra gran parte delle api di cui era formato. Avevano le ali inzuppate d'acqua a tal punto da rendere loro impossibile volare ancora, facendole così diventare inoffensive. Per le restanti invece non si poteva dire la stessa cosa: un gruppo di tre si calò verso di lei, tanto fulmineo da non renderla nemmeno capace di richiamare a sé un nuovo attacco; strinse gli occhi, aspettando un dolore che però non giunse mai. Quando aprì gli occhi, le enormi api giacevano a terra poco di stante da lei, tramortite da una scintillante freccia azzurra. Mint, nel suo abito celeste, la osservava preoccupata a mezz'aria.

    - Stai bene? -

    - Sì, grazie... Ichigo dov'è? - dovette urlare per sovrastare le urla e gli schianti che si propagavano nell'aria. Mint scese a terra e si voltò a destra, indicando un punto imprecisato dietro la fontana centrale di Suzuhara, ormai distrutta.

    - E' di là... Purin e Zakuro sono appena arrivate, ora la stanno aiutando ad abbattere quello che sembrerebbe il capo di questa nidiata di insetti, ma a quanto pare è più duro di quel che pensavamo... -

    - E se usassimo i nostri poteri in contemporanea? - propose Retasu con un velo di speranza. Mint annuì, ma la sua espressione era piuttosto scettica.

    - E' quello che ha pensato di fare anche Ichigo... tentar non nuoce. - fece una piccola pausa, librandosi nuovamente in aria. - Ma da dove arriveranno tutti questi chimeri?! Sono troppi, accidenti! Pai, Kisshu e Taruto non hanno mai esagerato fino a questo punto... come faranno a tenerli sotto controllo tutti assieme?! - sbottò seccata e nervosa. Retasu non rispose subito.

    - Mi chiedevo la stessa cosa. - rispose, cupa. Poi scrollò la testa, voltandosi verso la fontana di Suzuhara. - ... ma è meglio mettere da parte certe domande e pensare prima a mettere fine a questo inferno... -

Mint annuì, seria. Senza che una delle due aggiungesse qualcosa, si diressero entrambe verso il centro del quartiere.

 

    - Ichigo! -

La voce di Purin la costrinse a voltarsi di scatto, appena in tempo per accorgersi ed evitare con un balzo l'enorme zampata del chimero. Ancora in aria, fece qualche capriola per stabilizzarsi e poi si concentrò, contrattaccando con un calcio ben assestato addosso a quello che doveva essere il gomito del mostro. Questo lanciò delle urla stridule, addirittura assordanti per chi come lei possedeva un udito al di sopra della media; ma Ichigo non perse la concentrazione ed atterrò in piedi poco distante dal mostro, come un vero felino.

Poi si guardò attorno, senza riuscire a nascondere la preoccupazione sul suo volto.

Il centro del quartiere di Suzuhara era semidistrutto. Le vetrine dei negozi erano infrante, i lampioni ed i cartelli stradali giacevano a terra, gli scoppiettii fastidiosamente angoscianti dei cavi elettrici scoperti infrangevano il silenzio, perfino la bellissima fontana bianca con le statue delle Dee Celesti ora era soltanto un ammasso informe di marmo e cemento bagnato da spruzzi incontrollati di acqua. Quella vista le attanagliò il cuore: era proprio a quella fontana che si era incontrata la prima volta con Masaya per un vero appuntamento. Ed ora non c'era più.

    - Ichigo! -

Questa volta il richiamo non era di Purin, né serviva a metterla in guardia dal pericolo. Un ragazzo a qualche metro di distanza da lei le faceva cenno di avvicinarsi. A cavallo della sua moto rossa, era circondato da altre cinque figure, tra cui quattro vestite di strani abiti coloratissimi. Li raggiunse di corsa, facendosi strada tra le macerie e la polvere.

    - Dobbiamo attaccarlo tutte insieme! - esclamò ancor prima che Ryo potesse dire qualcosa, ma questo parve non prendersela troppo.

    - Sì, ma serve un buon diversivo. Quell'essere è enorme, ma questo può essere un punto a nostro favore, giocato come si deve. -

    - In effetti è piuttosto lento... - commentò Purin annuendo. - Ma cosa intendi fare? -

    - Ovviamente distrarlo. - rispose, indugiando qualche attimo. Cercò di non darlo a vedere, ma Ichigo si accorse che qualcosa, nel suo tono, non era calmo e controllato come sempre. - Purin ha detto bene: la sua mole è enorme, e quindi ha dei riflessi lenti. Se qualcosa attirasse la sua attenzione al punto da distoglierlo da voi, potreste approfittarne per unire i vostri attacchi e colpirlo di sorpresa. Non è il massimo della sportività, ma chi se ne frega... -

    - ... e chi farebbe la cavia? Tu? - chiese Zakuro, gettando un'occhiata indecifrabile sul biondo. Lui rispose allo stesso modo riservandole uno sguardo duro mentre si infilava il casco e si chinava sulla moto per accenderla.

    - Esatto. Andate a posizionarvi... -

    - No! - Retasu, Purin e Ichigo cercarono di ribattere, avvicinandosi a lui. - E' troppo rischioso, così correrai il rischio di venire colpito e... - continuò la più piccola delle tre, ma Ryo bloccò il suo discorso sul nascere.

    - E' rischioso tanto per me quanto per voi. -

    - Ryo... sono d'accordo con le ragazze. -

Questa volta la voce era maschile, ed apparteneva al più adulto del gruppo. Keiichiiro era rimasto in silenzio fino ad allora, ma non aveva potuto trattenersi dal dire la sua visti i propositi del suo figlioccio.

    - Hai un'idea migliore, Kei? - lo freddò il biondo alla stessa maniera. Lo scienziato aprì bocca per protestare, ma un nuovo, potentissimo urlo del chimero mise bruscamente fine a quel discorso. Ryo accese la moto, facendo cenno alle altre di spostarsi. - Non c'è tempo per discutere! Andate! - ordinò imperioso prima di dare gas e sfrecciare verso il chimero, creando una scia di polvere alle sue spalle.

Ichigo e le altre, seppur a malincuore, obbedirono correndo verso la stessa direzione.

 

Retasu si aggrappò al primo lampione ancora in piedi che trovò appena la terra prese a tremare bruscamente sotto i suoi piedi. Tre coni di luce -rosa, gialla e viola- si stagliavano verso il cielo, illuminando il buio della sera che stava cominciando a scendere. All'appello mancavano solo lei e Mint. Alzò lo sguardo verso l'alto, cercando l'esile figura della compagna; le bastarono pochi attimi per scorgere un'ombra celeste e l'intensa luce azzurra che la inghiottì in quell'istante. Ora mancava solo lei. Le nacchere che stringeva tra le mani brillavano d'energia, mentre il suo potere sembrava pulsare nelle sue vene. Si sentiva può forte che mai. 

Alzò le braccia al cielo, chiudendo gli occhi e pregando che quell'energia si rivelasse al più presto. Ed il suo desiderio fu esaudito all'istante, perché si sentì avvolta da un'aura calda e rassicurante, ma anche potente e vibrante. Aprì gli occhi appena in tempo per scorgere un guizzo rosso dalla parte opposta alla sua, ed il mostro che tentava in tutti i modi di schiacciarla con la sua lunga coda. Ryo.

Non fece in tempo a pensare ad altro, che i cinque coni di luce scaricarono sul mostro tutta la loro devastante energia: l'esplosione bianca che ne scaturì la costrinse a coprirsi gli occhi con le braccia, e la terra tremò violentemente sotto i suoi piedi. Confusa e spaventata, perse il contatto con la realtà e si accasciò a terra, semi svenuta.

 

Quando riuscì a rialzarsi in piedi, non riuscì a nascondere la propria paura come faceva solitamente.

Dire che Suzuhara era distrutta era dire troppo poco.

Il bel quartiere romantico tanto frequentato dalle neo coppiette era praticamente raso al suolo. La piazza centrale, con le panchine bianche, le aiuole curate e colorate, la mattonelle chiare della pavimentazione e la maestosa fontana erano diventare un bel ricordo e nulla più. Ora, al loro posto, esisteva solo qualcosa di indefinibile che l'energia del loro attacco aveva risparmiato. Anche i negozi che circondavano la piazza erano semi distrutti, colpiti e incasinati dall'onda d'urto dell'attacco. Ora era tutto così triste e desolato che quasi stringeva il cuore in una morsa dolorosa; ma Zakuro non era abituata ad abbandonarsi a certi pensieri, e nemmeno in quel momento smentì la sua natura. Sospirò, ravviandosi i lunghi capelli sporchi di polvere, e si costrinse a levare lo sguardo dalla piazza per cercare il chimero.

Fece fatica a trovarlo, piccolo com'era ora. Quella specie di dinosauro contro cui avevano combattuto non era altro che una piccola lucertola che ora giaceva tramortita nel bel mezzo di quella desolazione.

Sospirò nuovamente, sciogliendo la trasformazione mentre s'avvicinava all'animale. Lo scrutò indifferente per qualche secondo, poi si chinò e lo raccolse. Era ancora caldo e si muoveva leggermente, segno che era ancora vivo; avrebbe potuto lasciarlo lì ed attendere che si risvegliasse, ma Zakuro non aveva voglia di lasciare quella piccola creatura in mezzo a quel casino. Lo accarezzò piano con l'indice, in sovrappensiero. Quel piccolino non aveva nessuna colpa, se non quella di essere capitato al momento sbagliato nel posto sbagliato davanti all'alieno sbagliato.

In quel momento sentì di odiare quella razza più di chiunque altro.

    - Zakuro! -

La voce di Mint la riscosse dai suoi pensieri. Alzò la testa istintivamente verso l'alto, aspettandosi di trovare la sua compagna a mezz'aria. Invece la trovò che correva verso di lei, veloce, con un'espressione sollevata nel vederla viva ed intera.

Aspettò immobile che la raggiungesse.

    - Gli altri? - chiese, ermetica come sempre. Mint annuì e le fece segno di seguirla, avviandosi verso la parte del quartiere da dov'era arrivata. Zakuro scorse le figure delle suoi compagni, distese a terra per riprendere fiato. Retasu le fece un sorriso indefinibile vedendola arrivare. Notò subito la mancanza di Ryo e Keiichiiro.

    - Dove sono... - iniziò lievemente preoccupata, ma Retasu intuì ciò che voleva dire.

    - Sono partiti adesso per l'ospedale. - rispose cupa. Il tono della ragazza era teso, nervoso, forse anche spaventato. - Ryo è... ferito... - continuò, mentre gli occhi blu oltremare, dietro le lenti, si facevano lucidi. Zakuro la osservò in silenzio per alcuni secondi e sentì tanta compassione per lei. S'era accorta del particolare sentimento che Retasu provava per il loro leader. Poi, provò anche preoccupazione: in fondo Ryo per lei era ciò che più si avvicinava ad un amico.

    - Starà benone, vedrai. Non è così fragile... - disse, a voce bassa, passandole una mano sulla spalla. Fu un tocco leggero, perché Zakuro non era mai stata un tipo espansivo, però sembrò rincuorare Retasu.

    - Lo so. Grazie. - le rivolse un debole sorriso.

    - Ragazze, arriva gente! - esclamò all'improvviso Ichigo, additando un punto poco più in là. Un gruppo di gente e le volanti della polizia stavano entrando nel centro di Suzuhara, e sicuramente entro pochi minuti sarebbero arrivate anche le troupe della TV.

    - Andiamo via, forza. - tagliò corto Zakuro, rivolgendosi a tutte. In mancanza di Ryo e Keiichiiro era lei la più adulta del gruppo, e quindi ne aveva la responsabilità. - Ci divideremo per non dare nell'occhio. Cercate di mischiarvi tra la folla e di non dare troppo nell'occhio, tra mezz'ora vi voglio tutte al caffè. Ok? -

Tutte e quattro annuirono e poi, senza dirsi nulla, si incamminarono verso direzioni diverse. Solo Zakuro rimase dov'era, guardandole allontanarsi, ed una volta rimasta sola alzò gli occhi al cielo ormai scuro, chiedendosi per quanto ancora sarebbe durata quella guerra.

 

*

 

* Kami: gli Dei in giapponese.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: AyaCere