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Autore: Alerie Ambrose    06/11/2012    1 recensioni
Non ero soddisfatta della mia vita, non potevo uscire, divertirmi, vivere e stare a casa con la mia perfettissima famiglia a farmi ripetere quanto fossi una delusione.
Non ero brava nello sport come i miei fratelli, o affascinante come mia sorella o intelligente come l'altra. Io ero la semplice Caroline.
Poi una telefonata mi cambiò la vita, una festa, un incontro che mi fecero diventare la nuova Caroline, sfrontata e pronta a tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Brain Stew

 

Mi svegliai tormentata da un mal di testa martellante e gli occhi gonfi di sonno.

Malgrado la sera precedente fosse stata inaspettatamente divertente avevo bevuto un po' troppo ed ora il mio cervello minacciava seriamente di implodere.

Dopo che avevo scoperto che il ragazzo che mia aveva raccolta dalle scale era il figlio del mio idolo, avevo smesso per un attimo di respirare, poi, ovviamente rossa come un peperone avevo fiatato un 'ah' di sorpresa. Joey aveva riso, poi, passandosi una mano tra i capelli mi aveva fatto cenno di seguirlo. Senza protestare avevo percorso fedele alle sue spalle la sala, che si stava lentamente svuotando, poi, schivando qualche ragazzo addormentato avevamo iniziato a salire la scala sulla quale pochi minuti prima giacevo mezza sbronza. Al piano superiore vi era un lungo corridoio buio, sul quale si affacciavano diverse porte chiuse, dalla prima si sentivano le risate di un paio di ragazzi e i battiti ritmati di una batteria, avevo guardato Joey con aria interrogativa, poi lui con fare da guida turistica si era schiarito la voce.

-Qui è dove sta mio fratello, ora è con i suoi amici- poi, si era girato verso un'altra porta -Questo è il bagno, la camera in fondo è dei miei e quella sulla sinistra la mia, te la faccio vedere-

Lo avevo seguito fino in fondo, senza mai staccare gli occhi dalla camera dove, secondo Joey dormiva Billie Joe.

-Tuo padre è in casa? - avevo chiesto ingenuamente.

Il ragazzo aveva alzato gli occhi al cielo – Da qualche parte...- poi mi aveva trascinata nella sua stanza.

Era grande, accogliente e sorprendentemente disordinata, vi erano oggetti ovunque, vestiti, dischi, libri di scuola e perfino due chitarre abbandonate a loro stesse sul letto. Anche se ero ubriaca non ero ingenua, i ragazzi in fin dei conti si aspettavano tutti la stessa cosa, ed il fatto che non fossi del tutto lucida e che lui mi avesse portato nella sua camera da letto non faceva che chiarire le cose.

-Hem...Joey?- lo avevo chiamato timidamente -Cosa ci facciamo qui di preciso?-

-Cerchiamo Ben, devo fartelo conoscere!- aveva esclamato, poi mi aveva invitata a rovistare tra le sue cose in cerca dell'amico. Sollevata avevo controllato sotto il letto, dietro alla porta e nell'armadio, poi i capelli rossi del ragazzo erano sbucati da sotto le lenzuola.

Ben era alto e piuttosto spesso, avevo aiutato Joey a portarlo giù per le scale, dato che era talmente fatto da non sapere dove si trovava, poi avevo capito perché era tanto ansioso di farmelo conoscere. Ben aveva un senso dell'umorismo eccezionale, in più combinava disastri ogni due secondi, quando era caduto nell'acquario, tra mille risate, io Joey e qualche altro suo amico avevamo fatto una fatica bestiale per tirarcelo fuori.

Verso le quattro il gruppo era totalmente ubriaco e fatto da far schifo. Joey aveva gli occhi arrossati e l'aria stralunata, aveva tentato di convincermi a tirare, ma quando stavo per cedere il mio cuore si era fermato, una chioma nera e spettinata aveva fatto capolino dalla cucina e con aria stanca aveva invitato gli amici del figlio ad andarsene da casa sua diretti a quel paese. Ancora incredula mi era alzata dal pavimento e mi ero avviata ubbidiente verso la porta, ma Joey prontamente mi aveva fermata.

-Papà lei è Caroline, rimane ancora un po' ok?-

-Non mi sembra che sia così entusiasta di restare qui- aveva osservato Billie, sbadigliando.

-No...no! Sono solo un po' stanca, rimango volentieri se non crea disturbo- Armstrong senior aveva guardato il figlio con un sorriso.

-E una così dove l'hai pescata? Senza offesa ma Joey ha un gusto un po' più...ehm...orrido nelle scelte delle ragazze, tu sei troppo perfettina!-

Non sapevo come replicare così, presa alla sprovvista avevo guardato il ragazzo con aria confusa e lui aveva mandato a fanculo Billie dicendogli che lui aveva ottimi gusti in fatto di ragazze.

-Ma fanculo te! E poi non hai dei buoni gusti affatto, l'ultima sembrava un cesso ambulante e quella prima ancora ruttava peggio di me!- aveva controbattuto l'altro, poi si era lasciato andare sul divano -Sedetevi....se vi do il permesso di andare in camera Adie mi uccide!- Aveva aggiunto accennando il divano. Senza protestare mi ero subito seduta, incredula di avere Billie Joe a così pochi centimetri di distanza.

-Papà ho diciassette anni, cazzo, non sono un bambino, me la vedo io con mamma ok?-

Billie aveva sbuffato -Come hai detto che ti chiami?-

-Caroline- avevo risposto ' e sono la sua più grande fan, mi fa l'autografo sul braccio con l'indelebile?'

-Di cognome?-

-Andiamo, Caroline- mi aveva incitata Joey, ma non avevo assolutamente nessuna voglia di alzarmi.

-Cole....ma dubito che conosca la mia famiglia, o almeno spero per lei..-

-Frena frena!!- Aveva detto lui ridendo -Dammi del tu, diamine quanti anni credi che abbia!?-

'quaranta, ovviamente!' avevo pensato

-Quaranta, sei vecchio, forse dovresti dormire non credi?- era intervenuto Joey.

-Ma tappati quella fogna, non sono vecchio capito? E se vado a dormire la festa per te finisce-

Dopo qualche minuto Joey aveva sbollito tutta la sua frustrazione, e consapevole del fatto che non avevo intenzione di smettere di parlare con il padre si era unito alla conversazione.

 

Era stato come un sogno che si realizzava, parlare con Billie, il ricordo della piacevole serata di faceva battere il cuore dall'emozione.

Il cellulare vibrò, era un messaggio di Leo. LEO! Accidentaccio dov'era finito!? Improvvisamente lucida mi guardai attorno, ero nella camera di Joey, nel suo letto precisamente, con una sua vecchia maglia blu per pigiama. Terrorizzata mi catapultai giù dal letto, sentii il ragazzo smettere di russare per qualche secondo, poi riprendere. Allarmata chiamai subito Leo implorandolo di venirmi a prendere. I miei dovevano essere infuriati da far paura, mamma avrebbe rischiato l'infarto non trovandomi nel letto...

Scesi al piano inferiore, non ricordavo gli avvenimenti della sera prima, avevo fatto sesso con Joey o cosa? Speravo di no, non volevo sembrargli una ragazza facile. I suoi sapevano e approvavano il fatto che avessi dormito con loro figlio? Dovevo sgattaiolare senza farmi vedere o salutare educatamente e ringraziare per l'ospitalità?

Il mal di testa mi perforava il cervello, che ora, per lo stress e l'agitazione rischiava seriamente di fondersi.

-Ciao- Salutò un ragazzino molto simile a Joey, non appena mi vide.

-Jakob?- chiesi salutando timidamente.

Lui annuì. -Sei carina, stai con mio fratello?-

-Hem...beh....è complicato!- risposi in preda al panico. -I tuoi dormono?-

-Mamma sì, papà si è alzato presto per andare alle prove con zio Tré- esclamò prontamente.

'Ma che amore! Lo zio Tré! Dio questa storia pare irreale!'

-Mi fai un favore Jake? Posso chiamarti così innanzitutto?-

-Certo! Tu chi sei?- il ragazzino aveva posato la sua tazza di cereali sul tavolo vicino.

-Caroline Cole, è il favore è questo: puoi dire a Joey che sono dovuta correre a casa e puoi ringraziare tutti per l'ospitalità? Se avete bisogno di una mano per rimettere a posto questo disastro io posso darvela volentieri!-

Jakob mi guardò come se fossi un alieno, poi annuì e mi fisso mentre uscivo di corsa e mi fiondavo nell'auto di Leo.

 

Leo mi aveva spiegato che la sera prima aveva dovuto portare una sbronzissima e vomitante Beks a casa, aveva provato a chiamarmi diverse volte ma io non avevo mai risposto, così credeva che mi fossi fatta dare un passaggio da qualcun'altro.

Decisi di dirgli dove e soprattutto con chi avevo trascorso la notte, solo quando mi posò davanti a casa, inchiodando bruscamente.

-Hai dormito dagli Armstrong? Ed hai parlato con Billie Joe!? Dio santo Rolly, la prossima volta avvertici, Beks ti ucciderà per non averla chiamata!- commentò lui scherzando.

-Non può uccidermi se i miei mi uccidono per primi...- mormorai tristemente guardando casa. Poi improvvisamente un idea mi balenò in mente.

-Togliti i pantaloni!- incitai a Leo, che mi squadrò.

-Che hai detto?-

-Levateli, ora!-

-Mi spieghi cosa vuoi fare?- chiese lui sbigottito.

-Metto i tuoi pantaloni della tuta, lascio la roba di ieri sera nella tua macchina, poi torno a casa dicendo che mi sono svegliata presto e sono andata a fare jogging- Leo mi guardò soddisfatto, quasi commosso.

-Vedo che te la cavi con i piani malefici!- poi, controllando che nessuno stesse guardando si svestì.

  
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