Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: WhiteLight Girl    24/05/2007    4 recensioni
Dopo la fine della seconda serie Shaoran è tornato ad Hon Kong, da allora Sakura non si da pace; nel momento stesso in cui lui rimette piede in giappone le carte si ribellano attentando alla vita dei due innamorati, mirando a separarli per evitare altre sofferenze alla loro padrona. Riusciranno a fare si che si lascino o sarà Shaoran stesso a ripartire per la Cina dopo aver sistemato le cose?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura, Un pò tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è il ventidue maggio. La nostra Sakura passeggia per il viale dei ciliegi da tempo in fiore. Felice e contenta si reca a casa di Tomoyo, la sua migliore amica; le due ragazze non si vedono ormai da parecchio tempo, infatti dal loro ultimo incontro sono passate ben diciotto ore. E così camminando camminando la nostra impavida eroina…Passa d’avanti a casa di Yukito.
-Eih Yuki!
-Ciao Sakura , dove vai di bello oggi?
-Vado a casa di Tomoyo, ieri mi ha detto che ha un vestito da farmi provare.
-So che i suoi vesti sono splendidi, vedrai, ti starà benissimo.
-Lo spero, ora devo andare non vorrei fare tardi. -Ciao e buon divertimento.
Appena voltato l’angolo Sakura abbasso la testa triste ma continuando a camminare.
Camminando per la strada e passando d’avanti al “Creamy crepes” finì per essere sollevata da terra tirata dallo zainetto:
-Ahh! Kerochan, cha cosa ti salta in mente?-
Il “peluche” uscì fuori dallo zainetto lasciando cadere a terra Sakura con un bel tonfo, poi le svolazzò d’avanti supplicandola:
-Comprami una crepes, Comprami una crepes ti prego!!”-
-Coosa? Golosone, siamo invitati a pranzo e vuoi arrivare già con la pancia piena?!?-
-Solo uno spuntino.-
-Niente da fare Kero ora si va dritti a casa di Tomoyo, chiaro! E torna dentro prima che ti vedano.-
-E va bene.-
Si rialzò e proseguì. Sakura camminava con lo sguardo fisso nel vuoto e senza pensare a niente, stava quasi per essere investita da un’auto quando due mani appena giù dal marciapiede la tirarono indietro e la riportarono alla realtà.
-Sakura, che ti è saltato in mente?-
-Yamazaky, Rika, … che ci fate qui?-
-Andiamo a trovare Charo, pare stia poco bene.-
-Veramente, e da quando?-
-Da ieri sera, ha vomitato e poi le è salita la febbre.-
-E ora come sta?-
-Meglio, comunque se vuoi venire con noi…-
-Vorrei tanto ma non posso sto andando a casa di Tomoyo.-
-Si capisco, a che ora era l’appuntamento?-
-Dovrebbe essere…-
Guardò l’orologio e continuò:
-Tra cinque minuti devo stare a casa sua, ci vediamo devo scappare ciao!-
-Ciao.-
Sakura cominciò a correre più veloce che poteva, lasciando indietro di se gli amici e un gran polverone così dieci minuti dopo arrivò e fermatasi d’avanti al cancello dell’enorme villa dell’amica a prendere fiato suonò.
La voce di una giovane donna le rispose chiedendo: -Chi è?-
-Sono Sakura. -Prego, la signorina Tomoyo la sta aspettando.-
L’immenso cancello si spalancò e Sakura cominciò a camminare per il vialetto, lo sguardo era perso nel vuoto come da tutto il giorno lo era.
Salì la scale e venne accolta da Tomoyo con grande entusiasmo.
-Sakura, oh Sakura fortuna che hai fatto un po’ tardi, altrimenti non sarei mai riuscita a terminare il vestito in tempo.-
-Ciao Tomoyo come stai?-
-Io bene ma tu mi sembri un po’ giù, ti senti bene?-
-No, ma che dici? Sto benissimo.-
-Se lo dici tu.-
-Venite in camera mia così provi il vestito.-
-Si.-
Corsero su per le scale e si precipitarono in camera di Tomoyo. Così la ragazza chiese:
-Volete prima mangiare oppure Sakura prova il vestito.-
A queste parole Kerochan saltò fuori dallo zainetto gridando:
-Evviva, finalmente si mangia!-
-Spiacente Kerochan dovrai comunque aspettare.-
-Che antipatica!-
-Dai Sakura, prova il vestito.-
-Si, certo.-
Sakura entrò nel camerino dove indossò l’abito, vestitasi si fermò sulla soglia, dall’interno della stanza Kerochan e Tomoyo la guardavano a bocca aperta. Il vestito era composto da una maglietta ed un’ampia gonna color celeste chiaro, sotto cui spuntavano dei merletti bianchi e rosati; un colletto rosa, sotto cui partiva un fiocco dello stesso colore, due maniche a sbuffo che terminavano con due fiocchetti rosa e un paio di guanti corti anch’essi provvisti di merletti e un fiocco rosa per ciascuno.
Indossava poi un paio di stivaletti col tacco ed un altro fiocco del medesimo colore.
-Sei bellissima!-
-Tutto merito del tuo vestito.-
-Non essere così modesta io concordo con Tomoyo, ti sta benissimo.-
Sakura non poté fare a meno di arrossire dopo tutti quei complimenti.
Chiacchierando e mangiando, con grande gioia da parte di Kerochan, trascorsero il pomeriggio, così Sakura poté, almeno per un po’, dimenticare il pensiero che la assillava ormai da tempo.

A pomeriggio inoltrato Sakura e Kerochan dovettero lasciare la tenuta di Tomoyo e così tornarono a casa. Come quel mattino Sakura camminava con lo sguardo fisso nel vuoto e rivolto al terreno.
-Sakura che hai oggi?-
-N…Niente. Torna dentro altrimenti ti vedono.-
-Ma che dici? In giro non c’è anima viva.-
-Si, è vero.-
-Sakura che hai?-
Una lacrima cominciò a scorrerle giù per il viso ma Kerochan, essendo solo affacciato dalla tasca dello zainetto non poté vederla.
-Niente.-
Più si sforzava di non piangere più le lacrime le rigavano il volto, fino a quando non cominciò a singhiozzare a capo chino, così, anche Kerochan si accorse che stava piangendo, allora le volò d’avanti e la chiamò:
-Sakura.-
Le posò una zampetta su una guancia per asciugargliela.
Sakura non smetteva di piangere e non accennava a rispondere così Kerochan le tirò su la faccia e la guardò dritta negli occhi.
-Dai Sakura, ti prego, dimmi che hai.-
Alzò le braccia e strinse a sé il “piccolo” guardiano, finalmente parlò.
-Non lo so Kerochan, giuro che non lo so, ho solo tanta voglia di piangere.-
-Sakura, smettila, ti prego, non fare così.-
-Non ci riesco, non ci riesco.-
-Dai vieni!-
La trascinò nel parco e la fece sedere su una panchina di fronte al “Re Pinguino”, in giro non c’era nessuno. Kerochan tornò nello zainetto e ne uscì fuori con un pacchetto di fazzoletti che porse a Sakura che ora gemeva con il volto tra le mani.
-Dai Sakura, non puoi tornare a casa così.-
Sakura prese un fazzolettino e si asciugò le guance.
-Va meglio?-
Fece cenno di si con la testa, si alzò con gli occhi rossi e porse lo zainetto a Kerochan che vi entrò subito, poi si avviò silenziosamente sulla strada di casa, con gli occhi gonfi ed il tramonto alle spalle, normalmente si sarebbe voltata e l’avrebbe ammirato sorridendo ma oggi non se la sentiva; ora Sakura pensava solo a non piangere più, non voleva arrivare con gli occhi ancora bagnati, Toy e suo padre si sarebbero subito spaventati, così appena di fronte a casa fece uscire Kerochan dallo zainetto e gli chiese:
-Come ti sembro?-
-Sakura, sembri qualcuno che ha appena smesso di piangere.-
-Kerochan! Ti prego, distraili e fai in modo che non mi vedano!-
-Aspettami qui.
Detto questo si diresse verso la porta, tirò fuori le chiavi ed aspetto che suo padre andasse in cucina, dopodiché entrò, si diresse di soppiatto verso le scale e salì silenziosamente. Arrivata d’avanti alla camera dal fratello però non poté fare a meno di fermarsi e voltarsi verso la finestra dove si poteva scorgere il sole che spariva tra le montagne aldilà delle case. Sakura non poté evitarlo gli occhi le si riempirono ancora di lacrime così corse in camera e si gettò sul letto. Pochi minuti dopo arrivò Kerochan che vedendola singhiozzare ancora chiuse la porta e si avvicinò al letto, la piccola stava stesa a pancia in giù a aveva il volto nascosto nel morbido cuscino. Kerochan non capiva, perché piangeva? Non aveva detto lei stessa che non ne conosceva il motivo? E allora perché? A Kerochan non rimase che aprire l’armadio, prendere una coperta e coprirla, poi le si posò sul cuscino e la chiamò dolcemente:
-Sakura.-
Lei alzò il viso.
-Sakura. Sfogati se vuoi! Piangi fino a quando non ne avrai più la forza.-
Poi guardandola sconsolatamente aggiunse:
-Quando saprai il motivo delle tue lacrime dimmelo.-
Così se ne andò.

   
 
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