Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: Martunza    25/05/2007    6 recensioni
Susie è una giovane universitaria di talento che, per pagarsi l'affitto della casa a New York, lavora in una rivista di musica che si occupa di scoprire nuovi talenti. Susie viene scelta per partire in viaggio con una nuova e promettente band, che deve promuovere il nuovo album: i My Chemical Romance. Riuscirà la ragazza a superare il suo scoglio di perfezione e seriosità per conoscere i veri MyChem, invece di vederli solo sotto l'aspetto di giovani talenti?
Scusate faccio cagare nei riassunti, ma giuro che poi mi rifaccio^^
Se recensite, gratitudine e amore eterni vi sono assicurati*.*
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il suono squillante della sveglia penetrò nelle orecchie di Susie facendola sobbalzare.
Raccolse tutte le sue forze e rotolò giù dal letto. Odiava il lunedì. Con tutto l’odio che una persona può avere in corpo, lei l’odiava.
Si fece velocemente una doccia tentando di non svegliare Carl, che si era fermato a dormire a casa sua, nonostante lei gli avesse espressamente detto che non era il caso.
Pertanto, non si fece troppi problemi ad entrare di nuovo in camera e vestirsi, non aveva tempo di pensare a lui, andava di fretta. Optò per un semplicissimo golfino blu e una gonna non troppo aderente nera, scarpe con tre centimetri di tacco, molto sobria, pensò guardandosi allo specchio.
Ma alla fine questo era quello che era Susie, una ragazza se pur giovane, molto precisa e ordinata.
Non aveva ancora finito gli studi di giornalismo all’università, era appena ventitreenne, eppure era già riuscita a trovare un lavoretto in una rivista relativamente famosa, di musica.
Il suo lavoro era abbastanza facile, doveva solo recensire i nuovi gruppi in uscita che potevano far si che i teen-agers comprassero la rivista.
Buttò un occhio all’orologio, era un orologio molto bello, il collarino fine e con un piccolo quadrante rotondo, era stato un regalo di Carl, proprio per festeggiare l’assunzione alla rivista.
Susie si riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che era veramente in ritardassimo, doveva correre.
La ragazza fu costretta a dover accettare l’idea di non poter fare colazione con calma con i suoi soliti cereali e bere il caffè in tutta calma, si sarebbe dovuta accontentare di una merendina piena di grassi e di un caffè che sapeva di acqua marcia alle macchinette,quando sarebbe arrivata al lavoro.
S’infilò velocemente la giacca e uscì.

New York era una città grande e strana, non era affatto facile vivere in quella realtà cosi veloce secondo Susie.
Lei era cresciuta in un piccolo paesino lontano dalle grandi città, e aveva vissuto li per quasi tutta la vita, aveva deciso di trasferirsi e cercare un monolocale a New York solo per frequentare più comodamente l’università, e le era andata abbastanza bene, fin ora.
Una casa piccola ma graziosa a un tasso di vita sostenibile, un lavoro che le consentiva di pagare le bollette ma che non lasciava spazio a molto altro, però non era male come inizio, e per finire un fidanzato che la riempiva di attenzioni… forse anche troppe.
La cosa che più colpiva secondo lei di una città come New York era quanto tutto fosse così gigantesco, colossale, imponente.
Susie ricordava molto bene i primi tempi in cui si era trasferita nella grande mela, passava la maggior parte del tempo a gironzolare per il suo quartiere e dintorni, ad ogni vetrina si fermava affascinata da tutte le meraviglie che solo una città come New York poteva contenere. Un'altra cosa che l’aveva molto colpita all’inizio era la totale indisposizione delle persone verso il prossimo. Nei bar i camerieri erano frettolosi e sgarbati, non avevi tempo di decidere con calma cosa prendere per fare colazione o ti sbrigavi o perdevi il giro, e così anche in tutto il resto delle cose.
La gente camminava veloce per strada, e la cosa buffa è che nessuno in realtà si rendeva conto che stesse letteralmente correndo, se glielo facevi notare ti rispondevano che no, stavano camminando a passo sostenuto.
Per non parlare poi dell’incubo di chiedere informazioni, in quelle maledette strade senza nomi. Susie davvero non capiva come facesse la gente a orientarsi. I primi tempi in cui si era trasferita a New York si era limitata solo a fare piccoli giri per il quartiere, prendere coscienza di quello, e poi sarebbe venuto il resto. Sorrise ricordandosi di come si allenava a ripetere i nomi delle strade in cui doveva andare o era già stata, le imparava come aveva imparato alle elementari a recitare le tabelline.
Dio, sembrava passato un secolo.
Finalmente arrivò sotto il grande palazzo dove al 25° piano si trovava il suo ufficio, con la sua bella scrivania stracarica di tutte le carte che aveva felicemente abbandonato li il venerdì sera.
Salutò frettolosamente Jack, il suo capo; e Grace, la sua assistente non che la ragazza che correggeva tutte le bozze preparate da lei, era diciamo come una specie di “baby-sitter” per Susie, lei aveva il compito di rifare tutto ciò che faceva Grace, la quale però fortunatamente si era dimostrata da subito molto disponibile ad ascoltarla e ad appoggiare le sue idee.

Susie ricordava perfettamente anche come fossero stati stressanti per lei i primi tempi in ufficio, era eccitatissima all’idea di avere un vero lavoro in un ufficio,e per di più a New York!
Ma d’altra parte non si sentiva affatto pronta a sostenere quel tipo di responsabilità…
I primi tempi in particolare, il lavoro era durissimo, non si trattava più del giornaletto scolastico dove bastava recensire un paio di CD e ti dedicavano la pagina, lì si faceva sul serio, ed erano tutti disposti ad aiutarla, ma anche lei doveva fare la sua parte.
Susie ricordava fin troppo bene le notti passate inchiodata alla scrivania mangiando un panino e fumando come una turca con Grace,cercando di decidere cosa pubblicare e cosa no…
Fino ad allora non si era minimamente resa conto di quanto lavoro ci fosse dietro a una vera rivista, altro che pomeriggi a litigare sulla copertina di uno stupido giornalino di dieci pagine, li si trattava di decidere cose che avrebbero letto centinaia e centinaia di persone!
Tutto, dalla più insignificante virgola al titolo di copertina, veniva discusso e ridiscusso fino a che non si era trovata la soluzione migliore, fatto ciò veniva comunicato a Susie, che doveva rimediare…
La ragazza in teoria doveva solo revisionare le bozze, correggere gli errori e passare il tutto a Jack, che poi si occupava del resto, negli ultimi tempi però, dato che Susie non riusciva proprio a non mettere troppo di suo nel correggere le bozze, Jack aveva deciso di lasciarle un piccolo spazio, dove la ragazza potesse recensire qualcosa, o fare un articolo su un gruppo emergente…
E così era diventata a tutti gli effetti una giornalista.
Il suo lavoro la prendeva sempre di più e non era più solo un semplice hobby che serviva anche per arrotondare lo stipendio, mano a mano che andava avanti Susie sentiva crescere la passione e la voglia di sapere dentro di se… Dopo tanto tempo, sentiva la voglia di conoscere, di cercare, s’interessava davvero… Non era più solo un lavoro oramai…
Ovviamente questa era la parte bella del suo lavoro, poi veniva l’altra…
Le notti in bianco a finire il lavoro, l’incredibile stress, il sempre maggior tempo che questo lavoro toglieva all’università… Scosse la testa, non era più il momento di pensare a certe cose, era andata com’era andata,non serviva a niente guardarsi indietro.

Susie si accasciò sulla sedia, guardando demoralizzata la pila di fogli che aveva lasciato Grace sulla scrivania, strizzandole l’occhio e sussurrando: "Si sente che è lunedì, eh?" e Susie aveva risposto solo con un sorriso poco convinto.
Sospirando, si mise a leggere tutto ciò che aveva lasciato in sospeso lunedì.
Dopo aver letto e riletto degli appunti presi per recensire l’uscita di un nuovo album di una band a lei sconosciuta, dopo aver revisionato e corretto un pezzo da passare poi a Grace per ulteriori modifiche e dopo aver discusso con Jack di come lei voleva presentare un articolo e di come invece lui no chiuse la conversazione frettolosamente giustificando il suo atteggiamento con un bisogno inimmaginabile di caffeina. Fece un bel respiro, e si rituffò in mezzo a tutte le sue scartoffie.
Con un grande sforzo e buona volontà, Susie riuscì ad arrivare miracolosamente alla pausa pranzo, con l’aiuto di una decina di caffè bevuti in fretta e furia senza essere vista da Jack, che ogni volta le raccomandava di non berne così tanto, che le avrebbe fatto male eccetera.

Era quasi ora di chiudere, così Susie decise che si sarebbe potuta concedere un attimo di riposo.
Stava controllando la posta elettronica quando Jack, decisamente allegro, si scaraventò letteralmente sulla sua scrivania, e si mise a urlare con una faccia da invasato: "SUSIEEE, SUSIEEE, SUSIEEE!!!"
La ragazza fece un salto all’indietro,terrorizzata dall’ inquietante scena che le si era appena presentata, quando arrivò trafelata Grace che senza neanche degnarla di uno sguardo si mise a parlare con Jack dicendo che aveva appena finito di parlare con un tale, e che l’appuntamento era fissato per il giorno dopo alle 15.00 precise.
Susie sempre più interdetta, e ormai quasi sull’orlo di una crisi di nervi, chiese esasperata se qualcuno fosse stato così gentile da informarla in meno di 300 parole di cosa accidenti stesse succedendo li dentro.
Si offrì di farlo Jack: "E’ molto semplice cara Susie-esordì-io e te domani dobbiamo essere alle 15.00 precise nell’ufficio di un mio superiore, che tu non conosci, per parlare di una cosa importante, che se va in porto sarà un vero scoop e un enorme passo in avanti per la società intera". Sorrise. Susie era sempre più spiazzata, ma si limitò ad annuire con la testa. Si avvicinava sempre di più la fine della giornata, e ora come ora l’unica cosa che voleva era un letto dove poter sprofondare e non rialzarsi mai più.
L’indomani sarebbe dovuta andare col suo capo nell’ufficio di un suo superiore, e allora?
Sia Jack che Grace sembravano abbastanza eccitati all’idea che la cosa "andasse in porto", segno che non doveva essere poi qualcosa di cosi brutto. Decise che non se ne sarebbe preoccupata fino al giorno dopo, era veramente a pezzi.

Tornata a casa vide che Carl le aveva lasciato un bigliettino chiedendo com’era andata la giornata e di chiamarlo appena tornata a casa, Susie optò per un messaggio nel quale si limitava a ringraziare per il bel pensiero e assicurare che stava bene, ma troppo stanca per parlare, l’avrebbe chiamato il girono dopo.
In teoria per quella sera si era ripromessa di finire un libro per l’univeristà, che in realtà doveva essere già finito e assimilato perfettamente da circa due settimane, ma Susie era veramente esausta dal lavoro per potersi concentrare anche su quello.
Si chiese se quel maledetto lavoro al giornale fosse veramente la cosa migliore per lei.
Certo le piaceva, le piaceva la gente con cui lavorava e anche un po’ quello che faceva, anche se sperava di non continuare così per sempre. Solo che il lavoro le portava via parecchio tempo che invece avrebbe dovuto dedicare allo studio,se voleva veramente laurearsi entro i 26 anni d’età.
All’inzio era partito solo come un ingaggio per assicurarsi di mantenere la casa e di colmare la restante parte della rata per l’università che non veniva coperta dalla borsa di studio, ma ultimamente si era lasciata prendere sempre di più, e stava accantonando un po’ lo studio… e Carl faceva il resto.
Rassegnata all’idea che anche quella sera non avrebbe toccato libro, si preparò un insalata che consumò guardando distrattamente il telegiornale, dopo di che lavò velocemente i piatti sporchi, si mise il pigiama, si lavò i denti e finalmente, finalmente, andò a dormire.
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Martunza