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Autore: sonsimo    26/05/2007    3 recensioni
Storia ambientata nel futuro di Mirai no Trunks, ma prima della nascita di quest'ultimo. Di tale epoca sappiamo ben poco, e vorrei con il mio racconto cercare in qualche modo di "colmare" questo vuoto. Temi principali della storia sono lo sviluppo della malattia cardiaca di Goku, il suo rapporto con Vegeta, e il rapporto tra Vegeta e Gohan dopo la morte del padre di quest'ultimo. Ho immaginato che la malattia di Goku si sia diffusa lentamente, privandolo a poco a poco delle sue energie, e che in punto di morte il Saiyan abbia fatto una richiesta particolare al suo Principe. Il prologo è cronologicamente successivo al resto della storia, si legherà all'ultimo capitolo, e descrive il momento della morte di Vegeta dopo la battaglia contro i Cyborg. Credo proprio di aver detto sin troppo, quindi vi lascio alla lettura della storia!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Gohan, Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fiducia cap.2

Capitolo 2: Riflessioni e brutte notizie

 

 

Gohan sorrise felice e si avvicinò ulteriormente al suo papà, godendosi pienamente il calore del vigoroso braccio di Goku attorno alle proprie spalle. Si sentiva così felice Da quando suo padre era ritornato a casa! Era da diverso tempo che non avevano la possibilità di stare insieme, di godere l’uno dell’affetto dell’altro. Goku era stato per un anno nell’Aldilà, e successivamente, dopo lo scontro con i Saiyan, Gohan era partito alla volta del pianeta Namecc, e si erano rivisti quando già la minaccia di Freezer incombeva sulle loro teste. Ma adesso, finalmente, erano in pace, e Gohan sperava con tutto il cuore che quella quiete durasse per sempre. Gli era mancato così tanto il tepore che sentiva nel cuore quando si trovava tra le braccia di suo padre, e gli erano mancate le loro giornate assieme, i pomeriggi trascorsi in riva al lago, il sorriso radioso che Goku aveva sempre stampato sul volto quando gli rivolgeva lo sguardo. Per niente al mondo avrebbe rinunciato alla felicità che lo pervadeva in quel periodo. Dopo gli orrori delle battaglie a cui era stato costretto a prendere parte, non avrebbe desiderato niente di meglio che starsene lì, tra quei monti che suo padre tanto amava, insieme alla sua famiglia, per sempre.

Di certo Gohan era piuttosto preoccupato per ciò che i medici avevano detto a Goku riguardo al suo malessere. Ma gli era bastata un’occhiata al volto sereno e serafico del Saiyan per tranquillizzarsi. Come sempre, suo padre avrebbe sistemato tutto, Gohan ne era sicuro, finché lui era presente non c’era niente di cui preoccuparsi. Aveva piena fiducia nell’uomo che adesso lo abbracciava affettuosamente, avviandosi con lui verso casa, e niente al mondo, pensava il bambino, avrebbe mai potuto scalfire quella fiducia. La fiducia incondizionata di un figlio verso il proprio genitore.

 

Di sottecchi, Goku lanciò uno sguardo al figlioletto accanto a sé, e si sentì stringere il cuore nello scorgere il suo volto così sorridente, così felice. Con che coraggio avrebbe potuto infrangere la pace di quei giorni, e soprattutto, che diritto aveva di cancellare il sorriso dal volto di quel bambino innocente? Sia Gohan che Chichi avrebbero sofferto terribilmente una volta conosciuta la verità, e Goku non riusciva a sopportare l’idea di assistere impotente alla loro reazione. La sua famiglia aveva già sofferto molto a causa sua. Per esempio, la sua decisione, dopo essere stato ucciso da Piccolo insieme a Radish, di essere riportato in vita dopo un anno, era stato un duro colpo per Chichi, lo sapeva bene. E Gohan, a causa del sangue Saiyan che da lui aveva ereditato, era stato costretto a combattere pur essendo soltanto un bambino. Nonostante non lo avesse mai ammesso, e nonostante sapesse che le sue scelte, a conti fatti, si erano rivelate la strada più opportuna per la salvezza del pianeta, Goku si sentiva ugualmente colpevole nei confronti delle persone che più lo amavano, e che lui aveva ripagato con tanta sofferenza. E a quelle stesse persone adesso avrebbe dovuto infliggere un dolore ancora maggiore. Eppure, questa volta le circostanze erano completamente indipendenti dalla sua volontà. Era davvero ingiusto che dovesse essere strappato all’affetto dei suoi cari proprio adesso che stavano vivendo quel momento di serenità.

Goku non aveva paura della morte. E non soltanto perché l’aveva già affrontata una volta, perché anche allora, nel suo cuore non vi era alcun timore per ciò che lo attendeva. E anche il dolore fisico che provava, che certamente sarebbe aumentato con il passare dei giorni, non lo spaventava. Il Saiyan lo avrebbe affrontato con la stessa, placida quiete con cui guardava negli occhi il proprio nemico prima di iniziare a combattere. Anzi, probabilmente sarebbe stato ancora più tranquillo, perché spesso in battaglia provava rabbia nei confronti dell’avversario, colpevole di aver fatto del male ad innocenti, mentre questa volta il nemico non avrebbe torto agli altri un solo capello. Era lui l’unico obiettivo, e per tale motivo, paradossalmente, Goku era molto più sereno. Per una volta, non avrebbe dovuto preoccuparsi della salvezza della Terra, del benessere dei propri cari, o perlomeno del loro benessere in senso puramente fisico. Perché i loro sentimenti ne sarebbero usciti distrutti, ed era questo l’unico rammarico del guerriero dal cuore puro. La sua unica paura. Non avrebbe potuto evitare loro quel dolore, e di certo, sforzarsi di cercare le parole più opportune e meno crudeli non avrebbe alleviato la sofferenza dei loro cuori. E ad ogni modo, Goku non credeva di essere capace di trovare parole adatte alle circostanze.

 

 

China sul proprio computer, Bulma lavorava alacremente al nuovo progetto della Capsule Corporation, intimamente contenta del fatto che Yamcha avesse finalmente deciso di levare le tende e non se ne stesse ancora lì, tra i piedi, a farle perdere tempo. Era molto impegnata con il lavoro in quel periodo, e la mera presenza del ragazzo costituiva una distrazione eccessiva, nonché un’incredibile fonte di nervosismo e attacchi isterici di cui c’era davvero da vergognarsi. Non c’era niente da fare: ormai le cose andavano proprio male, tra loro. C’erano stati così tanti screzi, così tanti furiosi litigi, che era diventato praticamente impossibile rimettere insieme i pezzi del loro rapporto. Non che, comunque, Bulma ne avesse la minima intenzione. La ragazza sospirò e si stiracchiò debolmente, stanca di tutte le ore di lavoro che aveva alle spalle. Di certo non lo avrebbe mai ammesso, ma sapeva bene che la responsabilità per il fallimento della relazione tra lei e Yamcha era soprattutto sua. Aveva detto al ragazzo che qualcosa era cambiato tra loro, ma era consapevole di non essere stata pienamente sincera. La verità era che qualcosa era cambiato dentro di lei. Della passione infantile per il bel giovane predone non era rimasto nient’altro che affetto fraterno, ed era del tutto inutile fingere che non fosse così. Perché dopotutto né lei né Yamcha meritavano di vivere in una menzogna.

Bulma si era interrogata a lungo sul perché di tutto questo, ci aveva riflettuto per ore ed ore. Ed era stata davvero molto, molto stupida, a sprecare in tal modo il suo preziosissimo tempo da scienziata su un interrogativo di cui conosceva già perfettamente la risposta.

Risposta dallo sguardo truce, il sorrisetto sprezzante e la voce perennemente beffarda.

Ebbene sì, questa volta Bulma aveva davvero perso la testa, e nel peggiore dei modi, per qualcuno il cui pensiero non avrebbe nemmeno dovuto sfiorarla. Sapeva che era una passione folle, totalmente sconsiderata, e che i suoi amici l’avrebbero biasimata solo per il fatto che lei avesse mai anche semplicemente pensato a una relazione con nientemeno che il Principe dei Saiyan. E quindi era in guai molto, molto grossi, perché il suo insano desiderio era già, purtroppo, ben lungi dall’essere solo un pensiero nascosto nei meandri della propria mente.

Vegeta aveva trascorso diverso tempo alla Capsule Corporation, in seguito alle battaglie sul pianeta Namecc, per attendere il ritorno del tanto detestato Kakaroth. Nel periodo in cui si supponeva che Bulma avesse dovuto struggersi di desiderio nell’attesa del ritorno alla vita del proprio defunto ragazzo. Ed era stato proprio allora che la giovane donna si era resa conto di quanto i suoi sentimenti per il giovane terrestre si fossero raffreddati, mentre nuovi sentimenti brucianti si facevano strada dentro di lei. Bulma storse le labbra, come se avesse appena inghiottito qualcosa di orribilmente sgradevole. Era una ragazza decisamente troppo orgogliosa per ammettere di provare senso di colpa nei confronti di Yamcha. Dopotutto, lui non era certo un stinco di santo. L’aveva tradita tante di quelle volte che Bulma aveva perso davvero il conto, e d’altra parte riteneva che il giovane non avrebbe sofferto poi troppo nel riguadagnare una libertà di cui in realtà non si era mai privato completamente. Non era questa la principale preoccupazione di Bulma, e il suo maggiore rimorso.

Aveva avuto una relazione con il responsabile della morte del suo ragazzo, con il guerriero il cui più grande desiderio era distruggere uno dei suoi più cari amici. Probabilmente relazione era una parola un po’ troppo grossa, per definire ciò che c’era stato tra lei e Vegeta, un rapporto puramente fisico, ma questa non era certo un’attenuante. E dal suo punto di vista, non era nemmeno del tutto vero. Certo, era iniziato tutto per pura attrazione fisica, ma adesso che Vegeta mancava dalla terra da un bel po’ di tempo, Bulma si rendeva conto, suo malgrado e con suo sommo rammarico, che in lei si era insinuato qualcosa di ben più profondo, e soprattutto ben più doloroso, del semplice desiderio. E riusciva a pensare solo che era tutto tremendamente ingiusto!

Avrebbe dovuto fare qualcosa per impedirlo.

Avrebbe dovuto accorgersene, e tornare sui propri passi quando era ancora in tempo per farlo.

Non avrebbe mai dovuto innamorarsi di Vegeta.

E non soltanto perché tutti coloro che le stavano intorno l’avrebbero biasimata, ma soprattutto perché da un sentimento del genere avrebbe potuto trarre solo dolore. Il Principe dei Saiyan sembrava completamente incapace di amare. Aveva approfittato della sua compagnia, quando ce ne era stata la possibilità, ma era sufficiente un’occhiata fugace al suo sguardo freddo e distaccato la mattina dopo, per comprendere che sarebbe stato davvero stupido farsi delle illusioni. In cuor suo Bulma sperava comunque di essere ancora in tempo, di poter combattere contro quell’assurda e inspiegabile passione per un uomo che in realtà avrebbe dovuto detestare, riconoscere per il mostro che era. Ma ogni volta il ricordo di quello sguardo così truce, ma allo stesso tempo così profondo, così intriso di una cupa e malcelata malinconia che faceva tremare il cuore di Bulma, le ritornava in mente, prendendo prepotentemente possesso di ogni suo pensiero, e qualsiasi buon proposito sbiadiva fino a svanire completamente di fronte alla accecante certezza che era oramai davvero troppo tardi per ritornare indietro. E ancora, era stupido negare l’evidenza.

Un improvviso, fragoroso rumore proveniente dal cielo, seguito da un assordante boato, riportò Bulma alla realtà, strappandola alle proprie riflessioni. La ragazza corse fuori dall’edificio per capire che cosa fosse successo, e prima ancora che il polverone che aveva fatto seguito al tonfo si diradasse, e potesse vedere la navicella con lo stemma della Capsule Corporation che faceva bella mostra di sé accanto al portellone, capì che cosa era successo. E si irritò con se stessa perché ne era contenta, mentre avrebbe dovuto, ragionevolmente, essere preoccupata.

Vegeta era tornato.

 

 

“Dove sono le Sfere, Goku?”.

Chichi aveva posto la domanda prima ancora che il marito avesse il tempo di oltrepassare la soglia ed entrare in casa. Goku si concesse qualche secondo per osservare la donna, in piedi, dritta e fiera dinanzi a lui. Per un momento gli sembrò quasi di essere sul campo di battaglia, a fronteggiare un nuovo nemico, e il pensiero lo fece sorridere. Sua moglie era ben più pericolosa, era un errore sottovalutarla in questo modo!

Prese un respiro profondo, avvicinandosi alla finestra e dando così le spalle alla propria famiglia. Avrebbe detto subito quello che doveva, dritto al punto, tergiversare era perfettamente inutile.

“Allora?” incalzò la moglie, chiaramente impaziente.

Goku si portò una mano dietro il capo, imbarazzato, e iniziò a parlare sempre dando le spalle a Chichi.

“Sono stato dal Supremo oggi, e ho parlato con Re Kaioh”.

Il Saiyan sentì distintamente la donna trattenere il fiato per lo stupore. Evidentemente, questa non era la risposta che si aspettava. Goku proseguì con tono neutro:

“Le Sfere non servono. Non possono fare nulla”.

“Come… cosa significa?” la voce del piccolo Gohan era carica di paura.

Goku si voltò lentamente verso di loro, la mano ancora poggiata dietro la testa e le labbra increspate in un triste sorriso.

“Mi dispiace”.

Chichi rimase immobile a fissarlo, cercando di comprendere il significato di ciò che aveva appena udito, ma sembrava che non ne fosse capace. Suo marito stava sorridendo. Come era possibile che fosse vero? Le aveva appena comunicato che le Sfere non avrebbero potuto salvargli la vita, e se ne stava lì, col suo sciocco sorriso, e aveva pure il coraggio di guardarla negli occhi con quella sua espressione innocente, come se niente fosse? Quella situazione era assurda. Non poteva essere vero.

Goku non poteva abbandonarla di nuovo.

 

Continua…

 

Nota dell’autrice: capitolo molto più lungo del precedente! Non so se avete notato, ma ho aggiunto Bulma e Chichi tra i personaggi, perché come già in questo capitolo, anche i loro sentimenti saranno protagonisti di questa storia. Chi già mi conosce come fanwriter lo sa, ma per chi sta iniziando a leggermi soltanto adesso, chiarisco subito che protagonisti assoluti di questa storia saranno appunto i sentimenti, e che ci sarà molta più introspezione che azione. Detto questo, grazie mille per le numerose recensioni! Spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo secondo capitolo!

Alla prossima! Sonsimo

 

  
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