Capitolo 2: Riflessioni e brutte
notizie
Gohan sorrise felice e si avvicinò
ulteriormente al suo papà, godendosi pienamente il calore del vigoroso braccio
di Goku attorno alle proprie spalle. Si sentiva così felice Da quando suo padre
era ritornato a casa! Era da diverso tempo che non avevano la possibilità di
stare insieme, di godere l’uno dell’affetto dell’altro. Goku era stato per un
anno nell’Aldilà, e successivamente, dopo lo scontro con i Saiyan, Gohan era
partito alla volta del pianeta Namecc, e si erano rivisti quando già la minaccia
di Freezer incombeva sulle loro teste. Ma adesso, finalmente, erano in pace, e
Gohan sperava con tutto il cuore che quella quiete durasse per sempre. Gli era
mancato così tanto il tepore che sentiva nel cuore quando si trovava tra le
braccia di suo padre, e gli erano mancate le loro giornate assieme, i pomeriggi
trascorsi in riva al lago, il sorriso radioso che Goku aveva sempre stampato sul
volto quando gli rivolgeva lo sguardo. Per niente al mondo avrebbe rinunciato
alla felicità che lo pervadeva in quel periodo. Dopo gli orrori delle battaglie
a cui era stato costretto a prendere parte, non avrebbe desiderato niente di
meglio che starsene lì, tra quei monti che suo padre tanto amava, insieme alla
sua famiglia, per sempre.
Di certo Gohan era piuttosto preoccupato
per ciò che i medici avevano detto a Goku riguardo al suo malessere. Ma gli era
bastata un’occhiata al volto sereno e serafico del Saiyan per tranquillizzarsi.
Come sempre, suo padre avrebbe sistemato tutto, Gohan ne era sicuro, finché lui
era presente non c’era niente di cui preoccuparsi. Aveva piena fiducia nell’uomo
che adesso lo abbracciava affettuosamente, avviandosi con lui verso casa, e
niente al mondo, pensava il bambino, avrebbe mai potuto scalfire quella fiducia.
La fiducia incondizionata di un figlio verso il proprio
genitore.
Di sottecchi, Goku lanciò uno sguardo al
figlioletto accanto a sé, e si sentì stringere il cuore nello scorgere il suo
volto così sorridente, così felice. Con che coraggio avrebbe potuto infrangere
la pace di quei giorni, e soprattutto, che diritto aveva di cancellare il
sorriso dal volto di quel bambino innocente? Sia Gohan che Chichi avrebbero
sofferto terribilmente una volta conosciuta la verità, e Goku non riusciva a
sopportare l’idea di assistere impotente alla loro reazione. La sua famiglia
aveva già sofferto molto a causa sua. Per esempio, la sua decisione, dopo essere
stato ucciso da Piccolo insieme a Radish, di essere riportato in vita dopo un
anno, era stato un duro colpo per Chichi, lo sapeva bene. E Gohan, a causa del
sangue Saiyan che da lui aveva ereditato, era stato costretto a combattere pur
essendo soltanto un bambino. Nonostante non lo avesse mai ammesso, e nonostante
sapesse che le sue scelte, a conti fatti, si erano rivelate la strada più
opportuna per la salvezza del pianeta, Goku si sentiva ugualmente colpevole nei
confronti delle persone che più lo amavano, e che lui aveva ripagato con tanta
sofferenza. E a quelle stesse persone adesso avrebbe dovuto infliggere un dolore
ancora maggiore. Eppure, questa volta le circostanze erano completamente
indipendenti dalla sua volontà. Era davvero ingiusto che dovesse essere
strappato all’affetto dei suoi cari proprio adesso che stavano vivendo quel
momento di serenità.
Goku non aveva paura della morte. E non
soltanto perché l’aveva già affrontata una volta, perché anche allora, nel suo
cuore non vi era alcun timore per ciò che lo attendeva. E anche il dolore fisico
che provava, che certamente sarebbe aumentato con il passare dei giorni, non lo
spaventava. Il Saiyan lo avrebbe affrontato con la stessa, placida quiete con
cui guardava negli occhi il proprio nemico prima di iniziare a combattere. Anzi,
probabilmente sarebbe stato ancora più tranquillo, perché spesso in battaglia
provava rabbia nei confronti dell’avversario, colpevole di aver fatto del male
ad innocenti, mentre questa volta il
nemico non avrebbe torto agli altri un solo capello. Era lui l’unico
obiettivo, e per tale motivo, paradossalmente, Goku era molto più sereno. Per
una volta, non avrebbe dovuto preoccuparsi della salvezza della Terra, del
benessere dei propri cari, o perlomeno del loro benessere in senso puramente
fisico. Perché i loro sentimenti ne sarebbero usciti distrutti, ed era questo
l’unico rammarico del guerriero dal cuore puro. La sua unica paura. Non avrebbe
potuto evitare loro quel dolore, e di certo, sforzarsi di cercare le parole più
opportune e meno crudeli non avrebbe alleviato la sofferenza dei loro cuori. E
ad ogni modo, Goku non credeva di essere capace di trovare parole adatte alle
circostanze.
…
China sul proprio computer, Bulma lavorava
alacremente al nuovo progetto della Capsule Corporation, intimamente contenta
del fatto che Yamcha avesse finalmente deciso di levare le tende e non se ne
stesse ancora lì, tra i piedi, a farle perdere tempo. Era molto impegnata con il
lavoro in quel periodo, e la mera presenza del ragazzo costituiva una
distrazione eccessiva, nonché un’incredibile fonte di nervosismo e attacchi
isterici di cui c’era davvero da vergognarsi. Non c’era niente da fare: ormai le
cose andavano proprio male, tra loro. C’erano stati così tanti screzi, così
tanti furiosi litigi, che era diventato praticamente impossibile rimettere
insieme i pezzi del loro rapporto. Non che, comunque, Bulma ne avesse la minima
intenzione. La ragazza sospirò e si stiracchiò debolmente, stanca di tutte le
ore di lavoro che aveva alle spalle. Di certo non lo avrebbe mai ammesso, ma
sapeva bene che la responsabilità per il fallimento della relazione tra lei e
Yamcha era soprattutto sua. Aveva detto al ragazzo che qualcosa era cambiato tra
loro, ma era consapevole di non essere stata pienamente sincera. La verità era
che qualcosa era cambiato dentro di lei. Della passione infantile per il bel
giovane predone non era rimasto nient’altro che affetto fraterno, ed era del
tutto inutile fingere che non fosse così. Perché dopotutto né lei né Yamcha
meritavano di vivere in una menzogna.
Bulma si era interrogata a lungo sul perché
di tutto questo, ci aveva riflettuto per ore ed ore. Ed era stata davvero molto,
molto stupida, a sprecare in tal modo il suo preziosissimo tempo da scienziata
su un interrogativo di cui conosceva già perfettamente la
risposta.
Risposta dallo sguardo truce, il sorrisetto
sprezzante e la voce perennemente beffarda.
Ebbene sì, questa volta Bulma aveva davvero
perso la testa, e nel peggiore dei modi, per qualcuno il cui pensiero non
avrebbe nemmeno dovuto sfiorarla. Sapeva che era una passione folle, totalmente
sconsiderata, e che i suoi amici l’avrebbero biasimata solo per il fatto che lei
avesse mai anche semplicemente pensato a una relazione con nientemeno
che il Principe dei Saiyan. E quindi era in guai molto, molto grossi, perché il
suo insano desiderio era già, purtroppo, ben lungi dall’essere solo un pensiero
nascosto nei meandri della propria mente.
Vegeta aveva trascorso diverso tempo alla
Capsule Corporation, in seguito alle battaglie sul pianeta Namecc, per attendere
il ritorno del tanto detestato Kakaroth. Nel periodo in cui si supponeva che
Bulma avesse dovuto struggersi di desiderio nell’attesa del ritorno alla vita
del proprio defunto ragazzo. Ed era stato proprio allora che la giovane donna si
era resa conto di quanto i suoi sentimenti per il giovane terrestre si fossero
raffreddati, mentre nuovi sentimenti brucianti si facevano strada dentro di lei.
Bulma storse le labbra, come se avesse appena inghiottito qualcosa di
orribilmente sgradevole. Era una ragazza decisamente troppo orgogliosa per
ammettere di provare senso di colpa nei confronti di Yamcha. Dopotutto, lui non
era certo un stinco di santo. L’aveva tradita tante di quelle volte che Bulma
aveva perso davvero il conto, e d’altra parte riteneva che il giovane non
avrebbe sofferto poi troppo nel riguadagnare una libertà di cui in realtà non si
era mai privato completamente. Non era questa la principale preoccupazione di
Bulma, e il suo maggiore rimorso.
Aveva avuto una relazione con il
responsabile della morte del suo ragazzo, con il guerriero il cui più grande
desiderio era distruggere uno dei suoi più cari amici. Probabilmente relazione era una parola un po’ troppo
grossa, per definire ciò che c’era stato tra lei e Vegeta, un rapporto puramente
fisico, ma questa non era certo un’attenuante. E dal suo punto di vista, non era
nemmeno del tutto vero. Certo, era iniziato tutto per pura attrazione fisica, ma
adesso che Vegeta mancava dalla terra da un bel po’ di tempo, Bulma si rendeva
conto, suo malgrado e con suo sommo rammarico, che in lei si era insinuato
qualcosa di ben più profondo, e soprattutto ben più doloroso, del semplice
desiderio. E riusciva a pensare solo che era tutto tremendamente
ingiusto!
Avrebbe dovuto fare qualcosa per
impedirlo.
Avrebbe dovuto accorgersene, e tornare sui
propri passi quando era ancora in tempo per farlo.
Non avrebbe mai dovuto innamorarsi di
Vegeta.
E non soltanto perché tutti coloro che le
stavano intorno l’avrebbero biasimata, ma soprattutto perché da un sentimento
del genere avrebbe potuto trarre solo dolore. Il Principe dei Saiyan sembrava
completamente incapace di amare. Aveva approfittato della sua compagnia, quando
ce ne era stata la possibilità, ma era sufficiente un’occhiata fugace al suo
sguardo freddo e distaccato la mattina dopo, per comprendere che sarebbe stato
davvero stupido farsi delle illusioni. In cuor suo Bulma sperava comunque di
essere ancora in tempo, di poter combattere contro quell’assurda e inspiegabile
passione per un uomo che in realtà avrebbe dovuto detestare, riconoscere per il
mostro che era. Ma ogni volta il ricordo di quello sguardo così truce, ma allo
stesso tempo così profondo, così intriso di una cupa e malcelata malinconia che
faceva tremare il cuore di Bulma, le ritornava in mente, prendendo
prepotentemente possesso di ogni suo pensiero, e qualsiasi buon proposito
sbiadiva fino a svanire completamente di fronte alla accecante certezza che era
oramai davvero troppo tardi per ritornare indietro. E ancora, era stupido negare
l’evidenza.
Un improvviso, fragoroso rumore proveniente
dal cielo, seguito da un assordante boato, riportò Bulma alla realtà,
strappandola alle proprie riflessioni. La ragazza corse fuori dall’edificio per
capire che cosa fosse successo, e prima ancora che il polverone che aveva fatto
seguito al tonfo si diradasse, e potesse vedere la navicella con lo stemma della
Capsule Corporation che faceva bella mostra di sé accanto al portellone, capì
che cosa era successo. E si irritò con se stessa perché ne era contenta, mentre
avrebbe dovuto, ragionevolmente, essere preoccupata.
Vegeta era
tornato.
…
“Dove sono le Sfere,
Goku?”.
Chichi aveva posto la domanda prima ancora
che il marito avesse il tempo di oltrepassare la soglia ed entrare in casa. Goku
si concesse qualche secondo per osservare la donna, in piedi, dritta e fiera
dinanzi a lui. Per un momento gli sembrò quasi di essere sul campo di battaglia,
a fronteggiare un nuovo nemico, e il pensiero lo fece sorridere. Sua moglie era
ben più pericolosa, era un errore sottovalutarla in questo
modo!
Prese un respiro profondo, avvicinandosi
alla finestra e dando così le spalle alla propria famiglia. Avrebbe detto subito
quello che doveva, dritto al punto, tergiversare era perfettamente inutile.
“Allora?” incalzò la moglie, chiaramente
impaziente.
Goku si portò una mano dietro il capo,
imbarazzato, e iniziò a parlare sempre dando le spalle a Chichi.
“Sono stato dal Supremo oggi, e ho parlato
con Re Kaioh”.
Il Saiyan sentì distintamente la donna
trattenere il fiato per lo stupore. Evidentemente, questa non era la risposta
che si aspettava. Goku proseguì con tono neutro:
“Le Sfere non servono. Non possono fare
nulla”.
“Come… cosa significa?” la voce del piccolo
Gohan era carica di paura.
Goku si voltò lentamente verso di loro, la
mano ancora poggiata dietro la testa e le labbra increspate in un triste
sorriso.
“Mi dispiace”.
Chichi rimase immobile a fissarlo, cercando
di comprendere il significato di ciò che aveva appena udito, ma sembrava che non
ne fosse capace. Suo marito stava sorridendo. Come era possibile che fosse
vero? Le aveva appena comunicato che le Sfere non avrebbero potuto salvargli la
vita, e se ne stava lì, col suo sciocco sorriso, e aveva pure il coraggio di
guardarla negli occhi con quella sua espressione innocente, come se niente
fosse? Quella situazione era assurda. Non poteva essere vero.
Goku non poteva abbandonarla di nuovo.
Continua…
Nota dell’autrice: capitolo molto più lungo
del precedente! Non so se avete notato, ma ho aggiunto Bulma e Chichi tra i
personaggi, perché come già in questo capitolo, anche i loro sentimenti saranno
protagonisti di questa storia. Chi già mi conosce come fanwriter lo sa, ma per
chi sta iniziando a leggermi soltanto adesso, chiarisco subito che protagonisti
assoluti di questa storia saranno appunto i sentimenti, e che ci sarà molta più
introspezione che azione. Detto questo, grazie mille per le numerose recensioni!
Spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo secondo
capitolo!
Alla prossima!
Sonsimo