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Autore: Alkimia    09/11/2012    8 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo settimo
Welcome back – part two


Credeva ci avrebbero messo molto più tempo a lasciarla avvicinare a lui. Il dio dell'inganno trattiene a sento un ghigno divertito mentre immagina un Tony Stark schiumante di rabbia e piacevolmente prossimo all'infarto.
La ragazza cammina piano verso il suo letto, come se temesse ad avvicinarsi.
«Sei venuta per gli insulti che il mio increscioso svenimento ha posticipato?» le chiede, con più freddezza di quanta vorrebbe. Loki detesta farsi vedere debole, gli è a malapena sopportabile l'idea che diversi agenti dello S.H.I.E.L.D. lo abbiano visto in quello stato; gli occhi di Nadia adesso sono una cosa intollerabile per questo la sua voce suona così gelida, per la distanza che ha voglia di mettere tra di loro.
«Idiota» borbotta la ragazza. «Posso fare di meglio in materia di insulti, ma credo che tu sia un maestro: Natasha mi ha raccontato. Vulvetta  lamentosa, geniale!».
Loki chiude gli occhi. All'improvviso sente di avere una gran sete di silenzio.
Nadia è cambiata dal loro ultimo incontro, tre mesi prima, tutte le crepe sulla sua corazza si sono rimarginate e adesso c'è un'aura scintillante di forza che l'avvolge come un'armatura appena uscita dalla foggia; niente male per una che rischia costantemente di morire a causa di un sovraccarico di energia magica. Niente male per una che dentro agli occhi ha tutta quella tristezza, una tristezza che lui non ricordava esserci, non così profonda e inesorabile.
Le armature possono essere molto resistenti, ma possono anche essere tolte, solo che lui non ha voglia di pensarci adesso.
«Puoi fare di meglio, è vero» le dice.
Coraggio, sfogati, vediamo se i tuoi occhi riescono a tornare com'erano prima...
«Loki, perdonami».
Come ha detto? Non si aspettava davvero una serie di insulti, ma non si aspettava nemmeno di sentirsi chiedere scusa. Nessuno chiede mai scusa ai mostri, nessuno pensa mai che ce ne possa essere bisogno.
Quelle parole lo sorprendono e lui non ama le sorprese, detesta essere preso alla sprovvista. Guarda la ragazza sentendosi uno stupido per l'aria incredula che deve certamente avere stampata in faccia.
«In questi tre mesi, io ho pensato che...» aggiunge lei a mo' di spiegazione
«Sì, so cosa hai pensato».
Loki volta il capo verso il muro, per nascondere qualsiasi cosa gli stia passando nello sguardo.
«Mi dispiace... mi sono lasciata condizionare, non ho voluto credere che ti importasse davvero... mi dispiace così tanto».
Dispiace anche a lui, gli fa male, e vorrebbe dirglielo tanto per non essere il solo a soffrire di quella cosa, tanto per fargliela pagare e perché non sopporta che lei gli ricordi quanto davvero gli importi. Ma Nadia sta già soffrendo e Loki è convinto che la vendetta sia per i nemici. E lei è tutto tranne che una nemica, e lei è...
Non lo sa, non riesce a capirlo. Credeva di avere una risposta quando quella notte, sull'isola dopo la battaglia finale, è sgusciato via di nascosto, pensando che non aveva fatto alcuna fatica a lasciarsi anche lei alle spalle. Aveva una risposta quella notte, ma poi le sue decisioni a venire l'hanno smentita, l'hanno resa una menzogna.
Che ne sarà della mente del dio dell'inganno se riesce a mentire così bene anche a se stesso?
«I tuoi amici hanno dimenticato di dirti quanto io ami cogliere gli altri di sorpresa» conclude in tono vagamente scherzoso, ma senza riuscire a voltarsi.
Anche se non la sta guardando in faccia, sente il suo sorriso come se facesse rumore. Sa che Nadia adesso ha gli angoli della bocca sollevati in un'espressione magari persino un po' intenerita. Dovrebbe dirle che gli è dispiaciuto lasciarla in quello stato per tutto quel tempo? Dovrebbe dirle che è stato preoccupato per lei? Che ne ha sentito la mancanza? E, se glielo dicesse, sarebbe tutto vero fino in fondo?
Sente la mano della ragazza posarsi sulla sua testa e scivolare piano in una carezza. Si era quasi dimenticato che le mani potessero servire anche a cose del genere.
Vorrebbe solo che i neon sul soffitto smettessero di ronzare, vorrebbe solo un silenzio totale e perfetto e che Nadia continuasse ad accarezzargli i capelli senza dire niente. Ma lei solleva la mano, gli aggiusta una ciocca che era ricaduta sulla fronte e sospira.
Sono tornati punto e accapo, come in quella casa fatiscente di Venezia, dove fidarsi l'uno dell'altra era una necessità, eppure la fiducia e i suoi effetti venivano gestiti con il contagocce. Frustrante, in ogni caso...
Ora Loki dovrebbe semplicemente voltarsi, guardarla negli occhi e dirle che vuole aiutarla, ma qualcosa glielo impedisce e prima che riesca anche solo a pensare di combattere questo qualcosa di indefinibile, un colpo secco batte contro la porta della stanza.
«Nadia». L'agente Barton, il caro caro Occhio di falco, si sporge oltre la soglia e richiama la ragazza.
«Hai degli impegni» osserva il dio tornando a voltarsi, tirando fuori dal suo corredo infinito di maschere quella della fredda tranquillità.
Lei arriccia il naso, con quella sua aria un po' infantile e per un attimo esita prima di staccarsi dal suo capezzale.
«A dire il vero sì. Ho un appuntamento» dice, spostando lo sguardo sulla telecamera distrutta che penzola dal soffitto al centro di una macchia di bruciato.
«Un appuntamento?» chiede lui. «Andrai ad ascoltare, cos'era, musica jazz?»
E così la piccola umana ha trovato un'isola felice in mezzo a quel mare di difficoltà, ammirevole.
«Vado a teatro, a vedere un musical... è come un'opera lirica, più moderna» spiega lei.
Non gli interessa cosa diamine è un musical. Sarebbe più interessante sapere chi sarà il suo accompagnatore, come lei sia riuscita a concepire l'idea di avvicinarsi a qualcun altro con tutto quello che le è successo e con tutto quello che deve ancora affrontare, e quanto speciale dev'essere questo individuo per aver toccato il suo interesse fino a un tal segno.
Sì, la cosa è decisamente ammirevole e totalmente disturbante e detestabile.
«Rimettiti in sesto Loki, credo che potremmo avere del lavoro da fare» conclude Nadia in tono neutro, prima di voltarsi e uscire.
Mette distanza, la ragazza. Loki vorrebbe convincersi che è quasi un sollievo, per una volta, non doversi sforzare di innalzare muri e barriere perché c'è qualcun altro che lo sta facendo per lui, ma una vampata di rabbia gli sale dallo stomaco al cervello mentre pensa che Nadia non ha alcun diritto  di provare a stargli lontano, non dopo quello che lui ha subito, non ora.
Ma mostrare quella rabbia sarebbe concederle più di quanto è disposto a darle, e non è per questo che lui è lì. Non è questo che gli importa perché a lui interessa solo ciò che può cambiare lo stato delle cose e portarlo in alto dove merita di stare, una possibilità ben al di là delle capacità della ragazza o di qualsiasi altra persona.

*

Ciao, sono l'aspirina orosolubile e sono la tua migliore amica!
In effetti, ora Tony ha un mastodontico mal di testa. Non vede l'ora di uscire dall'armatura; massaggiarsi le tempie con le dita fasciate di titanio è un po' scomodo. E comunque, l'armatura non gli serve a un accidente, ormai, ora che si è deciso che Bambi deve rimanere illeso perché ha detto che la Terra è in pericolo e perché sostiene che può aiutare Nadia.
Non è che gli credano, però lo ha detto e devono quanto meno provare a verificare le sue parole, perché sono cose belle grosse da digerire. E probabilmente non sono menzogne, ma Tony non riesce a togliersi dalla testa l'idea che le abbia dette per un motivo che non è certo quello di voler dare una mano.
Il suo cervello sembra scricchiolare, mentre tenta di mettere in moto gli ingranaggi del pensiero.
Al bastardello non piace l'idea che il pianeta venga distrutto, deve fargli comodo stare sulla Terra: in giro per l'universo ha i Chitauri che gli danno la caccia, e sull'Olimpo, a casa di Babbo Orbo, lo aspettano tutti per fargli il culo. E ovviamente doveva trovare un modo per convincerli a tenerlo lì e ancora una volta è andato a colpirli al cuore. Fare leva sul fatto che Nadia abbia bisogno di aiuto, del suo aiuto, è un pessimo tiro mancino, però funziona... cazzo!
Funziona perché le loro convinzioni maturate in quei due mesi, le ipotesi riguardo al fatto che lei stesse meglio e che il problema dell'energia potesse essere tenuto a bada con tanta naturalezza, adesso vacillano come calici di cristallo in bilico sul taglio di una mensola. Perché se c'è anche solo una probabilità che Loki abbia detto il vero e che lei non resisterà ancora a lungo in quella situazione, loro non possono ignorare la cosa, né pensare di trovare una soluzione alternativa. E per quanto ne sanno, la probabilità che lui non abbia mentito c'è, ed è anche bella grossa, dato che in tutte quelle settimane nessuno ha scoperto niente di concreto sulla pietra, niente che sia d'aiuto. Loki è il solo che sa come fare con quell'energia e adesso sono costretti a fidarsi dell'essere più inaffidabile dell'universo.
Altro che aspirina orosolubile, gli occorrerebbe una bottiglia di gin!
E no, no, per i baffi di Einstein, in un momento del genere Rogers non può piazzarsi davanti a lui con quell'aria da strizzacervelli e le braccia incrociate sul petto a sottolineare una certa incrollabile solidità di cui non c'è alcun bisogno.
«Senti...» esordisce il Capitano.
«No»
«Cosa?»
«No. Non voglio sentire, qualsiasi cosa tu voglia dire, mi scoppia la testa e voglio uccidere qualcuno, ma l'unico candidato disponibile da sacrificare è intoccabile fino all'arrivo di Fury»
«Ascolta, Stark» insiste il soldatino, puntandogli contro l'indice, come si farebbe con un bambino.
Tieni quel dito da maestrina al posto suo...
«Non comportarti come se fossi il solo che tiene a Nadia» borbotta. «E non trattarla come se fosse una ragazzina, perché non lo è. Lei è...»
«Cosa? Perfettamente capace di scegliere ciò che vuole? Col cavolo! È... dannazione, non è lucida, non è obbiettiva e qualcuno deve pur esserlo per lei» sbotta Tony, incurante degli sguardi degli altri puntati con inquietudine su lui e Steve. «Non stiamo parlando del cattivo ragazzo che fuma erba, stiamo parlando di Loki, quello che ci ha scatenato contro un esercito di alieni, quello che ha ammazzato Phil Coulson, quello che mi ha...»
«Che ti ha buttato giù dalla torre, lo sappiamo. Perché devi sempre ricondurre tutto a te?».
Tony sente il cerchio alla testa stringersi come una morsa. Per un attimo è quasi disposto a prendere in considerazione l'idea che sia impazzito e che Rogers voglia solo ricondurlo alla ragione, ma un secondo dopo sta già guardando il suo interlocutore come se fosse appena scappato da un centro di igiene mentale – il che, a giudicare dal look da mentecatto, sarebbe anche giustificabile.
«Non sto riconducendo tutto a me» dichiara, prendendo un grande sospiro e cercando di mantenere la calma. «Se io fossi certo che Loki potrebbe farle del bene, solo del bene, sarei il primo a fare i salti di gioia, malgrado tutto quello che lui ha fatto in passato. Ma non è così, ci sono mille ragioni per cui non è così».
Rogers abbassa lo sguardo, deglutisce, cerca di mettere insieme le parole,
«Vedi, è questo che non capisci. Il bene che intendi tu, forse non è quello a cui pensa lei o quello di cui lei ha bisogno» conclude.
«Bene! Perfetto! Lasciamola pure fare, mandiamola pure in pasto a Loki e ai suoi loschi piani!» replica Tony, alzando la voce e sentendo il cervello quasi tremolare dentro la testa, come se fosse fatto di gelatina.
«Non è questo il punto, Stark» interviene l'agente Romanoff che ora è una superassassina con l'aria da presidentessa dell'O.N.U. «Dobbiamo fare un tentativo, per il bene di Nadia. Non me importa nulla della sua cotta per quel figlio di puttana, ma mi importa della sua salvezza, e possiamo senz'altro trovare una soluzione per fare in modo che Loki l'aiuti senza danneggiarla. Quando avrà finito...»
«Quando avrà finito sarà peggio che adesso» osserva Bruce Banner, che ha tentato per tutto il tempo di tenersi disperatamente lontano dall'occhio del ciclone, mordicchiando pacifico la stecca degli occhiali. «Quando avrà finito e magari troveremo il modo di rispedire Loki su Asgard, cosa ne sarà di lei?»
«Sarà una ragazza di ventisei anni con la possibilità di farsi una vita e andare avanti, per il solo fatto che ce l'avrà ancora una vita» osserva la Romanoff.  
Tony vorrebbe essere come le sue macchine, avere un interruttore per spegnersi e starsene in standby per un po'. Se riuscisse a zittire quel doloroso ronzio che sente ad altezza delle tempie, magari potrebbe anche riconoscere che in quella discussione non si può arrivare a un punto, che non c'è un torto o una ragione da trovare, che si stanno sbagliando tutti o nessuno. Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
«E comunque, dobbiamo aspettare Fury e sentire cosa ne dice» suggerisce il dottor Banner, come se la cosa servisse a riportare ordine.
Certo, Fury. Un'altra pietra nel sacco a fare ancora più casino.
A proposito di casino, adesso Tony sente proprio il rumore di una tempesta rimbalzargli tra le tempie.
«Ho un temporale nel cervello» borbotta, con un sospiro stanco.
«Non è nel tuo cervello» dichiara Bruce. «Sono tuoni...».
Oh, certo. Cosa diceva delle pietre nel sacco che fanno casino? Ecco, ora sta arrivando un'intera montagna.
 
*

Mettere il punto e andare a capo. Non voleva fare nient'altro, non c'era nient'altro da fare.
Nadia si volta e si avvia ad uscire dalla stanza. Il senso di colpa non si è del tutto appianato e non c'è niente che sia come deve essere, ma lei si sta allontanando da quel letto con la consapevolezza di chi ha fatto una scelta molto precisa.
Ancora una volta, è questo il punto. Scegliere e convivere con il male che fa.
Mette un piede avanti all'altro e passo dopo passo sente di aver recuperato un po' di pace. Si sente al sicuro ora che le parole che lei e Loki hanno scambiato sono diventate i mattoni di un muro che segna la giusta distanza che deve esserci tra loro, una distanza che sa di lucidità e buon senso, che permetterà ai suoi amici di dormire sonni sereni, magari, e che le permetterà di tenere bene a mente i limiti che non devono essere superati.
La credono innamorata di lui. La ragazza non ha mai neppure provato a dare una nome a ciò che prova per Loki, non ne ha mai sentito il bisogno, ma in quel passato – che non sarà mai abbastanza remoto – è stato tessuto un filo rosso che la lega al dio degli inganni, un filo che credeva reciso fino a quando non se l'è ritrovato davanti in mezzo al bosco, come nella peggiore delle favole. E sa che ad ignorare i fili tessuti dal destino si può rischiare di inciamparci dentro, di strozzarcisi. Lei preferisce lasciare quel filo sospeso sopra le loro teste e accettarne le conseguenze senza fare nulla che possa renderlo più spesso, non è questo ciò che le spetta. Non è in questo che deve riporre le sue speranze perché l'anima di Loki è una lama che pende a mezz'aria pronta a recidere quel filo e a tramutarlo in una striscia di sangue e lei non vuole che quel sangue sia il suo, che provenga dal suo cuore. Lei ha bisogno di essere al sicuro e se davvero è amore quello che prova per Loki, sarebbe ingiusto sperare che lui sia diverso da ciò che è, per questo il muro, per questo la distanza: perché proteggersi da lui è l'unico modo che Nadia conosce per rispettarlo. E Loki ha bisogno di quel rispetto più di quanto abbia bisogno della gloria o della vendetta.
Il dio ha accettato la prigione e la tortura per lei. Adesso lei sta scegliendo un altro tipo di supplizio per rendergli il favore e non pensava che potesse farlo con così tanta serenità.
Nadia è a un passo da Clint quanto sentono il rombo dei tuoni quasi scuotere le pareti.
La ragazza e l'agente Barton si scambiano una rapida occhiata, poi lei si volta verso Loki e lo vede piegare all'indietro la testa.
«Certamente. Me n'ero quasi dimenticato» borbotta cupo il dio degli inganni, come se stesse pensando ad alta voce.
«E come si fa a dimenticarsi di Thor, non è mica un ombrello?» replica Clint, lanciando uno sguardo nervoso verso il corridoio.
Nadia resta sulla porta, a fissare Loki. A guardarlo bene, oltre la coltre di gelo, le sembra di notare una sorta di sollievo: Thor è il suo nemico, la sua nemesi, Loki ha bisogno di lui per continuare a definire i contorni del proprio mondo, ha bisogno di sapere che suo fratello lo insegue con la stessa costanza con cui lui lo detesta. Ha bisogno che Thor esista per dare un senso a ciò che lui ha fatto, che continua a tentare di fare.
Per quel che la riguarda, lei si sente sollevata sul serio. Ed è felice all'idea di rivedere il dio del tuono. E pensa che a Fury verrà un colpo apoplettico...

Thor compare in fondo al corridoio, in un tripudio di maestosità e bellezza, portando in spalla il corpo privo di conoscenza di un agente di guardia e stringendo il suo martello in una mano.
«Chiedo scusa» dice mettendo delicatamente a terra l'uomo svenuto che si stava trascinando dietro. «Era nata una diatriba riguardo al fatto che potessi accedere o meno al vostro covo, dato che non ero atteso».
Gli altri fissano basiti il candore della sua espressione, immobili sulla soglia della porta della sala per la videosorveglianza. Non è che dal figlio di Odino ci si potesse aspettare un ingresso più sobrio.
Ah, diamine...
Nadia nemmeno si rende conto di star correndo verso di lui. Lo abbraccia come si abbraccia qualcuno che non si pensava di rivedere e il dio la stringe alla stessa identica maniera.
«Ti sono cresciuti i capelli, Raperonzolo. Tra un po' potremo cominciare a farti le treccine» commenta Tony dopo qualche secondo, alleggerendo tutti dall'onere dei convenevoli di benvenuto.
La ragazza scioglie un po' a malincuore l'abbraccio. Da un angolo remoto della sua mente si affaccia l'idea che lei ora dovrebbe essere a casa, a farsi una doccia e a scegliere cosa mettere per l'uscita che ha in programma per quella sera, ma può rimandare quell'ulteriore preoccupazione ancora per qualche minuto.
«Come sempre, è un piacere rivedere tutti voi» dichiara Thor con un sorriso incerto. «Il motivo della mia presenza invece mi è assai meno gradito»
«Non dirlo a noi!» esclama Bruce con una smorfia.
«Dov'è Loki?».
Ecco, questo è il genere di preoccupazione che non può essere rimandato.
«Io non credo che sarà contento di vederti» dice Steve. «Cioè, lo sarà ancora meno del solito»
«Non sai cosa è successo?» domanda Natasha.
Thor corruga la fronte e scuote la testa,
«In tutto questo tempo l'ho cercato per metà universo» borbotta con un sospiro.
«Era senza dubbio la metà sbagliata, Boccoli d'oro» lo rimbecca Tony.
«Il nostro Guardiano è riuscito a vederlo solo quando è giunto qui su Midgard. Ne deduco che sia stato molto lontano dalla nostra sfera di influenza».
Gli Avengers si scambiano occhiate nervose, non sanno come dire al dio del tuono che mentre lui cercava il suo scapestrato fratellino tra le stelle, questi era prigioniero di un pazzo sadico e vendicativo più pazzo sadico e vendicativo di quanto sia egli stesso.  
Alla fine è Natasha a prendere il coraggio a due mani e a fargli un rapido riassunto della situazione, nel tono pratico e distaccato in cui avrebbe redatto un rapporto ufficiale.
Quando l'agente Romanoff conclude il suo resoconto, ci sono nubi cupe e pesanti ad annebbiare l'azzurro degli occhi di Thor.
«Era chiaro che la via scelta da Loki lo avrebbe condotto alla sofferenza e alla disfatta» asserisce lui alla fine. A Nadia si stringe il cuore nel percepire l'angoscia in fondo a quelle parole.
«Ad ogni modo, posso parlare con lui?». Non è propriamente una richiesta; sul pavimento c'è ancora steso l'agente che Thor ha messo KO solo perché non voleva farlo passare.
La ragazza prende l'iniziativa – iniziativa che le costa un'occhiataccia collettiva da parte dei suoi amici – e accompagna il dio del tuono nella stanza dove è sistemato il tizio che lui continua imperterrito a chiamare fratello. Forse, se c'è anche lei con la dannata pietra dentro la stanza, Loki si asterrà dal fra crollare il soffitto o qualcosa del genere pur di non mettere a rischio il prezioso gioiello da millemila volt.  

Lei e Thor non fanno nemmeno in tempo a varcare la soglia che il dio dell'inganno è già pronto a ricordare al figlio di Odino quanto la sua visita gli sia poco gradita.
«L'erede del Padre degli dei non ha niente di meglio da fare che perdere il suo prezioso tempo con me?» dice, puntellandosi sui gomiti per tenersi sollevato.
«Pare che rimediare ai danni di un membro del mio popolo sia un compito che mi spetta per dovere» replica Thor, ostentando una freddezza che non gli appartiene.
Nadia sa che non è davvero indifferente allo spettacolo che ha davanti agli occhi, neanche lei è riuscita ad esserlo poche ore prima in quel bosco.
«Tornatene a casa, maledetto idiota! Questa volta la faccenda non ti riguarda» esclama Loki.
La ragazza resta in disparte, si limita ad osservare e quello che vede è tanto straordinario quanto spiacevole. Non aveva mai visto il dio dell'inganno tanto turbato e tanto propenso a mostrare in modo così esplicito la sua rabbia; è spaventoso quanto sia l'odio a renderlo più umano.
Ed è per questo che Loki ha bisogno di Thor.
«Qualsiasi tua faccenda mi riguarda» replica il dio del tuono, ora anche nella sua voce freme la collera, per quanto lui si sforzi di non darlo a vedere. «E mi hanno detto che hai notizie di un altro attacco al benessere di questo pianeta, per cui sono ulteriormente coinvolto nella questione»
«Oh, certo, tu qui hai tante cose che ti sono care...».
In quel momento, una scintilla si accende nella mente di Nadia. Una scintilla luminosa come un'idea. Come ha fatto a non pensarci fino a quel momento?
I due fratelli andranno avanti con quella tiritera ancora a lungo, fino alla mattina successiva probabilmente. Ma ci sono tante altre cose a cui pensare, e lei adesso vuole pensarci; anche se il suo mondo dovesse venire distrutto domani, in tutta quella storia ormai ha imparato che sono le cose che davvero stanno a cuore che contano. E se il mondo dovesse finire all'alba, se il suo cuore dovesse fermarsi nel sonno quella notte, c'è una cosa che lei prima vuole fare...
«NATASHA!» grida Nadia, schizzando fuori dalla stanza. Probabilmente quell'urlo non ha fermato il dialogo velenoso tra i due asgardiani, ma non le importa.
«Che succede?!» Steve è il primo che si precipita accanto a lei, la ragazza lo ignora e afferra l'agente Romanoff per un polso.
«Nadia, che ti prende?» chiede la donna, con la mano che indugia sul calcio della pistola.
«Vieni con me» le dice, trascinandola. «Dove hanno spostato il personale civile quando Clint ha fatto sgombrare quest'area della base?»
«Cosa?»
«Dobbiamo andare lì, io da sola non posso passare».
Natasha comincia a correre dietro alla ragazza, senza fare domande. Attraversano il dedalo di corridoi come se fossero inseguite da un tirannosauro affamato.
L'agente Romanoff la porta fino al livello dei laboratori, apre la porta con il suo pass e lei e Nadia si ritrovano in un enorme open space arredato da scrivanie piene di computer e da scaffali ingombri di macchinari strani.
La gente lì dentro non ha idea di cosa stia succedendo alcune sezioni più in là, e non deve saperlo, ma Nadia adesso ha bisogno di trovare qualcuno. Scorge una faccia nota tra i camici e i volti illuminati dagli schermi dei computer.
«Dottor Selvig!» esclama, precipitandosi accanto allo scienziato. «Dov'è la dottoressa Foster?».
Selvig guarda perplesso la giovane donna affannata che gli si è appesa al braccio.
«Jane? L'ho appena salutata, è andata via» risponde senza scomporsi più di tanto. In effetti, stando a quello che le hanno raccontato, deve aver visto cose peggiori di una ragazza sudata con i vestiti sporchi di sangue secco.
«Via?!»
«Sì, il suo taxi deve essere appena arrivato».
Porca puttana!
Nadia sgrana gli occhi. Non può essere, almeno una cosa entro sera deve essere sistemata e lei vuole riuscirci.
Si volta di scatto verso Natasha e lei sembra già aver capito tutto.
«Andiamo a fermarlo» dice l'agente Romanoff, ammiccando.
«Ma... ha fatto qualcosa? È nei guai?» grida alle loro spalle il dottor Selvig, in tono apprensivo, mentre le due donne sfrecciano via, veloci come sono arrivate.
Salgono le scale, facendo i gradini quattro a quattro, rischiando di investire persone, carrelli e armadietti. Si gettano di peso sulla porta che affaccia sul piazzale d'asfalto.
Piove a dirotto – effetto collaterale dell'arrivo di Thor – e nel tardo pomeriggio buio si vedono solo le luci dei fari del taxi che si allontana.
«Non ci credo, l'abbiamo mancato per un soffio» borbotta Nadia, pestando il piede stizzita, lasciando che la pioggia le coli addosso.
«Mancato?» sussurra ironica Natasha, inarcando un sopracciglio ed estraendo la pistola.
La ragazza guarda allarmata la canna dell'arma, la pioggia scrosciante che getta un velo opaco davanti ai loro occhi e le luci dei fari sempre più distanti.
L'agente Romanoff prende la mira e spara, centrando in pieno la ruota posteriore destra.
Si sente uno spaventoso stridore di gomme, il taxi fa un mezzo giro su se stesso e poi si ferma al centro dello spiazzo vuoto.
Agenti S.H.I.E.L.D, Dio li benedica! Hanno sempre una soluzione per tutto!
«Bello. C'è solo da sperare che autista e passeggera non siano crepati di infarto» dice Nadia.
Oltre la cortina di pioggia, vedono le porte dell'auto aprirsi. Il tassista scende, gesticolando nervosamente, anche la donna seduta sul sedile posteriore smonta, quasi inciampando.
«Io spiego al tassista come chiedere il risarcimento dei danni. Tu pensa alla dottoressa» conclude Natasha.  
Jane Foster armeggia con un ombrello pieghevole, mentre attraversa lo spiazzo asfaltato e raggiunge Nadia. Si ferma a guardarla interdetta quando la riconosce.
«E questo cosa significa?» le chiede, nervosa.
«Credo faccia parte di una qualche procedura S.H.I.E.L.D. o qualcosa del genere...»
«Lo S.H.I.E.L.D. vuole eliminarmi?»
«No, ero io che volevo fermarti. I fuochi d'artificio non era previsti ma si sono rivelati indispensabili. Vieni con me»
«Dove?»
«Dentro»
«A fare cosa?».
Nadia alza gli occhi al cielo,
«Sei sempre così petulante?».
Jane arriccia le labbra, piccata. Sembra indecisa se seguirla o meno, ma alla fine si lascia convincere ed entra insieme a lei.
Percorrono al contrario, con passo calmo, la strada che Nadia e Natasha hanno fatto di corsa e si lasciano dietro una scia di impronte bagnate. La ragazza ha una gran voglia di ridere e quello che sta facendo la distrae dal peso degli ultimi eventi.
Non tutto il male vien per nuocere.
«Scusa, ma... è sangue quello che hai addosso?» domanda Jane, affondando le mani nelle tasche del soprabito.
«Sì, ho dato una mano al reparto macelleria, dove fanno gli hamburger per la mensa»
«Sei una ragazza strana, Nadia. E non so nemmeno davvero chi tu sia»
«Al momento, sono tipo la tua migliore amica».
Arrivano a destinazione. La dottoressa Foster non sembra a suo agio nel dover passare in mezzo alla squadra di agenti armati e ha l'aria di una convinta che da un momento all'altro una pallottola vagante possa colpirla in mezzo agli occhi.
Anche Nadia sobbalza quando dal fondo del corridoio arriva un tonfo sordo che fa quasi vibrare il pavimento.
Thor è uscito dalla stanza di Loki sbattendosi la porta alle spalle. Ora è uno sbuffo di rosso che cammina avanti e indietro in un metro quadrato di linoleum, con l'aria da leone in gabbia.
Thor è uscito dalla stanza ed è troppo arrabbiato per vedere quello che ha attorno.
Thor è...
«Cielo...» sussurra Jane, fermandosi di colpo. È veramente un sussurro impercettibile, ma chissà come la sua voce arriva alle orecchie del dio che solleva la testa di scatto e punta lo sguardo su di lei, stupito, quasi intontito dalla sorpresa e dalla contentezza.
La donna gli corre incontro, gli getta le braccia al collo con così tanta irruenza da far vacillare persino l'equilibrio del possente dio del tuono.
Non tutto il male vien per nuocere, decisamente.
Jane e Thor sembrano diventati improvvisamente inconsapevoli del resto del mondo, del fatto che si trovano in un corridoio ingombro di gente armata e a un palmo di naso dalle persone più amate e ammirate del momento.
Steve e Bruce non sanno dove puntare gli occhi, Tony e Clint si guardano l'un l'altro dondolando la testa.
Nadia fissa per un secondo la coppia appena ritrovata, contenta e divertita. Si aspetta che quei due si stacchino e riprendano coscienza di quello che hanno attorno – magari prima che Tony si inventi qualcosa per ricordare loro la sua presenza e quella del resto del mondo, ma loro continuano a starsene in mezzo al corridoio, davanti alla porta della stanza di Loki, a tubare come tortore.
La ragazza decide che è troppo, strabuzza gli occhi e sguscia dentro la stanza, per paura di passare troppo vicino alla coppia felice e rovinare l'idillio, per quanto si sia scelto un momento e un luogo poco appropriato.
«No, ti prego, uccidimi subito» mugugna Loki, con gli occhi sbarrati in un'espressione di disgustato sconcerto. Eppure lo dice quasi senza malizia, per il solo gusto di fare una battuta in un frangente che sembrerebbe buffo a chiunque.
Nadia lo guarda e fa una smorfia, poi annuisce energicamente e asseconda la sua espressione,
«Cavami gli occhi...» bisbiglia.
Quando vede Loki fare un mezzo sorriso sghembo e sente se stessa ridere, le sembra di aver raggiunto la più grande conquista della giornata.







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Note:

Ecco, la lucidità di Nadia non tanto rispetto a se stessa, quanto rispetto a ciò che la circonda credo sia una peculiarità del personaggio. Per questo spero che il suo atteggiamento, il suo "buon senso" che la porta a decidere di mettere una certa distanza emotiva tra lei e Loki non suoni “antipatico”.
E anche se così non fosse, la fanfiction è ben lungi dal finire. E se anche così non fosse, alla fin fine è umana anche lei, quindi mi sta bene che qualcuno trovi soggettivamente opinabile il suo comportamento :P

Battuta infelice di Tony sui capelli di Thor, indotta dalle foto del set di Thor 2 in cui lui ha davvero la treccina. “Raperonzolo” mi è stato suggerito in uno scambio di battute da Kashmir, le avevo detto che me la sarei rivenduta XD

Angolino della pubblicità, consigli di zia Alki, come volete...
Scent of a woman di EvilCassy. Perché al mondo c'è bisogno di più Clintashamento, specie se fatto bene!

La storia ha una quantità di seguenti enorme. E solo ora ho fatto caso al numero di persone che hanno selezionato "mi piace" sul widget per Facebook. GRAZIE! *_*
Per curiosità in generale o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE

Ci leggiamo venerdì con l'aggiornamento. ^^
   
 
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