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Autore: AlexBrightStar    09/11/2012    2 recensioni
Lei sarebbe tornata da lui, credeva.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WHEN I WAS YOUNG

Era mezzanotte, aveva aspettato sveglia tutto il tempo. Il sorriso stampato sul volto, gli occhi che sorridevano al mondo, quella serata sarebbe stata magnifica, come tutte le altre del resto. Adorava la notte, adorava il giorno. Adorava il mondo, la fattoria i cavalli e tutto ciò che si potesse amare.
Ma soprattutto amava lui. A 11 anni tuttavia non si sa cos’è l’amore. Si confondono i sentimenti, quindi ciò che le faceva provare Tim, il vicino di casa e suo migliore amico, poteva non essere nulla.

Scostò la coperta di flanella, posò i piedi nudi a terra. Si diresse, cercando di far scricchiolare il meno possibile il pavimento in legno, verso la finestra. Aveva scoperto un punto in cui si potesse passare facilmente sul terrazzo della casa di fronte.
Tim era già lì. La salutò agitando una mano, come faceva sempre. Aveva in bocca una spiga di grano, con cui giocava spesso.
Si era messo in testa che doveva fare l’uomo, che lo era. Quindi imitava il padre in tutto, talvolta chiedeva anche consigli al nonno. Quanto adorava suo nonno, Elizabeth. Per la precisione Elizabeth, Penelope Lowell. Tutti quelli del posto la chiamavano Elizabeth, o Ellie. Solo Tim e suo nonno la chiamavano Beth.
Ogni volta che Tim la portava dal nonno lui le raccontava di terre lontane. Terre in cui i cavalli giravano liberi. Terre in cui le persone vivevano nelle capanne, tutte in armonia. Parlava di falò e di tizi con la pelle rossa, diceva che gli uomini di quelle terre avevano  i capelli lunghi, come le femmine. Diceva che non usavano mettere la sella ai cavalli, che erano selvaggi. Diceva che sfortunatamente erano morti tutti, per difendere la natura.

Ormai non aveva più paura di saltare sul terrazzo di casa Swife. Lo aveva fatto tante di quelle volte. La camicia da notte le andava decisamente grande, gliel’aveva cucita la nonna. La nonna le cuciva sempre tantissimi abiti.

Quando arrivò davanti al bambino lui le porse la spiga di grano. Quella sera avrebbero fatto i grandi. Lei si sedette sul mucchio di paglia che Tim aveva “preso in prestito” dalla stalla. Lui ci aveva posato sopra una coperta, per non pungersi con la paglia secca.

Si sdraiarono, parlavano delle storie che il nonno di Tim aveva raccontato loro, parlavano dei cavalli liberi.

-Quando sarò grande anche io cavalcherò senza sella.- il ramoscello infilato in bocca ormai non gli dava più fastidio, ci si era abituato. Forse un po’ gli piaceva anche.

-Io mi tingerò la pelle, vivrò nelle capanne e cavalcherò come te.- ancora un po’ di difficoltà invece Ellie ce l’aveva a parlare con quel “coso” in bocca. Non le piaceva tanto ma ormai era grande, pensava. Tutte le donne le dicevano che il ramoscello in bocca lo tenevano solo gli uomini, ma lei non ascoltava nessuno, solo Tim.

-Quando sarò grande vivrò anche io in una capanna con te, vero?- Smise per un attimo di guardare le stelle, guardò Ellie.

Lei sentì gli occhi verdi di Tim che la guardavano, sentì ancora le farfalle svolazzarle libere nello stomaco. Si girò anche lei, sorridendo. Era un sorriso così sincero e spontaneo che nemmeno il ramoscello poteva rovinarlo.
Lei fece si con la testa.

-Tu ci sai andare a cavallo?- Lo guardò anche lei, mentre lo stomaco le si aggrovigliava.

-A volte provo a salire sul vecchio Rohn, ma poi cado appena tiro le redini per partire.- Era tipico di Tim, lei invece non aveva mai cavalcato. A volte il nonno di nascosto la faceva salire sul suo cavallo, ma era pericoloso, dicevano. Lei non capiva cosa ci fosse di pericoloso nel sentirsi così liberi, così felici.

-Io cavalcherò senza redini, non ci sarà il problema.- Disse con tutta la tranquillità e la naturalezza del mondo, portandosi un braccio piegato sulla pancia mentre guardava ancora le stelle.

-E’ vero?- In quel momento lei si accorse che lui non la stava più guardando. Era tipico di Tim pensare a tutt’altro mentre la gente gli parlava, ma con lei non l’aveva mai fatto.

-Cosa?- Prese a mordicchiare la spiga di grano, un po’ ci aveva fatto l’abitudine.

-Che andrai via.-  Tutte le farfalle che prima Eizabeth aveva nello stomaco morirono all’istante. Le si formò un enorme nodo in gola. Lei era fatta così, cercava di non pensare mai alle cose tristi. Cercava di pensare solo alle cose positive.

-Si, ma tanto tornerò prima o poi.- Ingoiò per impedire al nodo di farle scendere lacrime.

-Io ti aspetterò. Verrai a cavallo?- si avvicinò di più a lei.

-Credo di si.- Affermò ingenuamente poggiando la testa sulla spalla di Tim.

-E d’estate tornerai?- Lui poggiò la teta su quella di Ellie.

-Non penso.- Chiuse gli occhi, permettendo ad una lacrima di scenderle sulla guancia.

-Tu mi ami?- Domandò, abbassando la testa, per guardarla meglio negli occhi.

-Non lo so. Penso di si, tu?- e ancora le farfalle nello stomaco. I suoi occhi erano meravigliosi anche illuminati dalla luna. Lui  era bellissimo persino quando sudava la mattina, mentre trasportava le balle di fieno dal carro alla stalla con l’aiuto del nonno.

-Ti posso baciare, Beth?- Tim avvicinò ancora di più il suo volto a quello di lei.

Beth fece si con la testa, lui posò le proprie labbra su quelle di lei, tenendole premute per qualche secondo. Poi si staccò da lei e la guardò negli occhi.

Le stelle che si trovavano sopra di loro non erano paragonabili alla bellezza degli occhi innamorati dei due. Brillavano più di ogni cometa. Erano testimoni di un amore sincero e infantile.

Lei sarebbe tornata da lui, credeva.

  
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