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Autore: Ciajka    10/11/2012    2 recensioni
La pietra di Mazzarino è stata rubata, Sherlock Holmes e John Watson ovviamente aiutano Scotland Yard con le indagini.. E fin qui, niente di nuovo.
Ma cosa succede se per riaverla dovessero infrangere la legge?
E se finalmente quei due si decidessero di ammettere quello che provano?
-Fanfiction nata grazie (?) ad una fanart-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta del 221 b di Baker Street fu chiusa con un tonfo.
John mugolò appena quando si sedette sulla sua poltrona preferita. Finalmente si trovava comodamente a casa al caldo.
«Cosa pensi di fare con il diamante, Sherlock?» chiese John, poi aggiunse sfottosamente «Consegnarlo a Lestrade?»
«Sarebbe una scelta piuttosto stupida. Mi chiederebbe dove e come l’ho preso.. No. Lo spedirò in una busta anonima con aggiunto il nome di Sam Merton.»
«Come se non avrà il dubbio che sei stato tu a spedirla!»
«Anche se sa avrà qualche sospetto, non troverà mai le prove per accusarmi.» sghignazzò il consulente investigativo «Così, mentre Merton cercherà di rimpossessarsi del diamante, Scotland Yard riuscirà ad acciuffarlo.»
«E il diamante ritornerà a casa e tutti saranno felici e contenti.» John si stiracchiò, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Già.»
Sherlock tirò fuori la pietra preziosa e l’analizzò alla luce della lampada.
Era piuttosto grande, aveva dei riflessi gialli che la rendevano estremamente rara. Veniva chiamata anche la pietra di Mazzarino e faceva parte della collezione privata di qualche riccone imparentato con la Regina.
«Perché i diamanti piacciono tanto alle persone?» chiese Sherlock «Alla fine sono solo atomi di carbonio uniti insieme.. come la graffite. Lo sai che i diamanti tendono a diventare graffite? Non sono nemmeno eterni come tutti pensano.»
«Beh, Sherlock..» cercò di rispondere John «I diamanti sono belli. E hanno molto valore.»
«Che motivazioni sono? Fare pazzie per degli atomi di carbonio messi insieme in modo grazioso? Che cosa stupida!»
John non sapeva cosa aggiungere, certe volte discutere con Sherlock voleva dire perdere già in partenza e adesso era troppo stanco per provare a cambiare il proprio inevitabile destino.
Sherlock sbuffò, per poi alzare un sopracciglio «La perfezione.»
«Cosa?» domandò John.
«La perfezione. Le facce dei diamanti sono perfette, il loro reticolo cristallino è perfetto. Riflettono la luce in modo perfetto.»
«Beh, si.. »
«L’uomo tende alle perfezione, ma siccome non lo sarà mai, vuole circondarsi di cose perfette.»
«Molto filosofico, Sherlock.»
«Le persone superficiali mirano alle cose, i diamanti, i gioielli.. ma le altre? A quelle che non bastano le semplici cose?»
«Non saprei..» John si massaggiò le palpebre. Certe volte i discorsi del suo coinquilino sembravano campati per aria. Ma guai se provava  a contraddirlo. Per esperienza era meglio assecondarlo.
«Uhm!» Sherlock incominciò a girare in circolo per la stanza, con il diamante in mano.
Finché, dopo qualche minuto, si fermò. Di fronte a John.
«Trovata la soluzione?» domandò un po’ a disagio John. L’amico lo stava guardando fisso negli occhi, con le palpebre appena appena serrate.
«Tu. Tu sei perfetto.» disse finalmente Sherlock, dopo un sospiro.
«Cosa? Perfetto? Stai scherzando?»
«No. Tu sei la cosa più perfetta di questo mondo.»
«Ha-ha-ha!» ridacchiò nervosamente il medico, poi aggiunse «Come no,Sherlock. Penso che hai bisogno di una bella dormita, sei stanco e stai delirando.»
«Non sono mai stato meglio.» commentò Sherlock, serissimo.
A quell’espressione determinata John si ritrovò a dire:«Non so se ti sei reso conto di quanti difetti ho!»
«Una cosa perfetta non deve per forza non avere difetti.»
«No, altrimenti non è perfetta!»
«Sei paziente, leale, coraggioso, perfino discretamente intelligente. Qualità che fanno dimenticare il resto dei tuoi difetti.»
«No..» ridacchiò John, arrossendo appena «Se proprio bisogna trovare una persona perfetta.. beh, quello sei tu. Con una sola occhiata riesci a dedurre qualunque cosa! Sei fantastico! Impressionante e..»
«E fallisco un caso su dieci. No. Vorrei essere perfetto, ma non lo sono.»
Sherlock mise il diamante nella tasca dei pantaloni, si inginocchiò all’altezza di John (il quale era ancora seduto in poltrona) e posò le sue mani sulle ginocchia del compagno.
John inizialmente ebbe un momento di panico, dove spalancò le orbite e iniziò a balbettare qualcosa di indefinito. Ma poi, dopo aver incontrato gli occhi di Sherlock, si calmò e si rese conto che il suo cuore batteva così forte che probabilmente anche la signora Hudson al piano di sotto era capace di sentirlo.
«Tu non pretendi di essere perfetto, ma è proprio per questo che lo sei.»
E poi accadde.
Sherlock si sporse e baciò le labbra di John.
Fu solo un attimo, infatti il contatto durò solo un secondo, e il consulente investigativo si allontanò immediatamente, quasi sorpreso per l’azione che aveva fatto.
John si era imbambolato a guardare il coinquilino con un’espressione stupefatta.
«Non l’hai fatto veramente.» si ritrovò a dire dopo parecchi minuti.
Sherlock alzò un sopracciglio «Si direbbe invece di si.»
«Quindi non l’ho immaginato?»
«Immagini spesso che mi avvicini a te e ti baci?» domandò a bruciapelo Sherlock.
John avvampò e cominciò a farfugliare qualcosa tipo «Io.. beh.. ecco.. s-no! No!» ma poi fece un grande sospiro e, incontrando di nuovo gli occhi di Sherlock, ammise «Si.»
«Allora non è un problema se lo rifaccio? » chiese Sherlock con un sorriso «Penso che abbia bisogno di ulteriori dati per capire come..funziona.»
Sherlock proferì ogni parola con una lentezza interminabile e, spostando il suo sguardo verso le labbra del suo blogger, si avvicinò sempre di più.
«Non c’è.. nessun.. problema..» mormorò John completamente rapito.
Le labbra di Sherlock toccarono quelle di John, questa volta esercitando maggior pressione e socchiudendosi  appena.
Nessuno dei due aveva chiuso completamente i proprio occhi, come se volessero rimanere ancora vigili per studiare la reazione dell’altro.
Ma appena Sherlock si staccò, John non aspettò un secondo di più per afferrare la testa del compagno e spingerla in modo da baciarlo nuovamente.
 Finalmente tutti e due riuscirono a serrare i propri occhi e si lasciarono trasportare da quel bacio pieno di ardore. Ricambiarono tutti e due in modo piuttosto frenetico, tenendo conto che avevano represso i loro sentimenti (e desideri) da molti anni.. Ma sono cose che succedono, quando nessuno dei due si decide di fare il primo passo.
Sherlock, senza separare il contatto con le labbra di John, incominciò a sbottonarsi la camicia, lasciando si sfuggire qualche gemito sommesso e..
«Dio mio Sherlock, cosa stai facendo?» domandò spaventato John, staccandosi appena si rese conto di quello che stava facendo il coinquilino.
Sherlock alzò una sopracciglia: «Non si fa così?»
John si sentì completamente in imbarazzo: «Beh.. intendi.. quello?» poi aggiunse, quando vide la faccia confusa di Shelrock, «Cioè, vuoi andare avanti? Procedere con…» ma Sherlock non sembrava capire molto di quello che John voleva trasmettergli.
«Mi sembrava che si facesse così.. almeno, nel telefilm che abbiamo visto l’altro giorno..»
«Cos-? Cioè, tu ti stai rifacendo ad un programma televisivo?!»
«Non posso dire di avere molta esperienza al riguardo.»
John sospirò profondamente. Aveva da sempre avuto il sospetto che Sherlock non avesse mai avuto rapporti intimi con qualcun altro essere umano.. però.. non credeva fino a questo punto.
«Mi sembrava che fosse una cosa buona..» mormorò, leggermente affranto, Sherlock.
«Ecco, non è che non va bene.. è che.. beh.. Non ti sembra di correre?»
«Correre?»
«Si, insomma.. è già tanto che abbia ammesso a me stesso che..» e qui fece una pausa di riflessione per decidere cosa dire «beh, che mi piaci.. forse, è meglio fare le cose con calma, a passetti alla volta..»
Sherlock lo osservò con sguardo non molto convinto, ma poi ammise: «Si, forse hai ragione.»
John si schiarì appena la voce: «E-hm, bene..»
«Andiamo in camera mia.»
«Cosa?»
«Andiamo in camera mia.» ripeté Sherlock «A farlo. Con calma.»
A John gli erano morte le parole in bocca. Non era quello che si aspettava da Sherlock. Aveva detto chiaramente che voleva abituarsi prima all’idea, non che voleva farlo senza fretta.. John voleva dirgli di no, spiegargli nuovamente la faccenda, ricordargli che fino a pochi minuti fa si considerava ancora un eterosessuale convinto (non era proprio vero, la sua sicurezza stava vacillando da vari mesi ormai, se non da anni, ma non l’avrebbe ammesso per nulla al mondo) ma i suoi occhi.. quei suoi occhi lo stavano divorando.
«Ok..» rispose la sua bocca.
Un sorriso appena accennato apparve sul viso di Sherlock.
 
Un raggio di sole illuminò le coperte accartocciate alla rinfusa sopra il materasso. In un angolo del letto si trovava John, profondamente addormentato. Di fianco a lui c’era Sherlock che, appena svegliato dalla luce, si mise ad osservarlo.
Si domandava come una cosa del genere fosse potuta accadere. Non per il semplice fatto che abbino fatto sesso, alla fine si era ritrovato più che d’accordo.. Ma per il fatto che si fosse lasciato trasportare dalle emozioni, quelle emozioni che voleva a tutti i costi nascondere, quelle emozioni di cui aveva da sempre avuto paura..
John grugnì, probabilmente per qualcosa che aveva sognato, e si girò dall’altra parte, nascondendo il suo viso da Sherlock.
Il consulente investigativo sospirò indignato. Proprio adesso che stava riflettendo!
Si girò anche lui, posando con un tonfo la schiena sul materasso e iniziò ad osservare il soffitto. Non aveva voglia di muoversi da li. Voleva aspettare il risveglio di John. Sapeva che probabilmente non se lo sarebbe mai aspettato da lui e che gli sarebbe piaciuto.
Passò qualche minuto e Sherlock decise di uscire dal letto. Si mise a frugare tra i vestiti per terra, finché non trovò i suoi pantaloni. Mise una mano nella loro tasca e tirò fuori la pietra di Mazzarino.
Si rimise a letto e incominciò ad osservarla. Colpita dalla luce di prima mattina faceva delle sfumature dorato-gialle che con la luce artificiale non era riuscito a cogliere.
John grugnì di nuovo.
Sherlock girò la testa verso di lui, ma non si era mosso di un millimetro, così ritornò alla pietra.
«Perché tutti ti vogliono?» sussurrò Sherlock al diamante «Non sei neanche paragonabile ad un terzo di John.»
«Mmm?» John aveva cominciato a stiracchiarsi e, girandosi, disse a Sherlock «Buon giorno.. che ore sono?»
«’ giorno..» a Sherlock sembrava strano salutarsi in quel modo, appena svegliati, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma non lo trovava affatto fastidioso. Doveva solo abituarsi. « Sono le sette e mezza.»
«Mmm.. bene.. c’è tempo ancora..» John si stiracchiò ancora e sbadigliò vistosamente, poi aggiunse «Cosa stavi dicendo prima?»
«Mm? Cosa?»
«Prima.. ho sentito che dicevi il mio nome.. ma,ok, forse mi sono sbagliato.»
Detto questo John cinse Sherlcok con le sue braccia e lo baciò teneramente sulle labbra.
«Dicevo solo che per me sei la cosa più importante di questo mondo e che nessun diamante, nessuna pietra preziosa, nessun tesoro potrebbe valere anche solo la metà di te. E che insieme riusciamo a raggiungere la perfezione. Da soli siamo solo esseri incompleti, ma insieme.. insieme siamo completi. Non dobbiamo separarci mai, John. Mai. Per nulla al mondo. Potrei morire senza di te.» Queste erano le parole che avrebbe voluto dire Sherlock, ma che non fece.
In cuor suo sapeva che John le aveva sentite.

 
Ed ecco conclusa questa fic. Il supplizio è terminato!
Inutile dire che mi sono ispirata ai racconti “L’Avventura della pietra di Mazzarino (o della pietra gialla)” e “L’Avventura di Charles August Milverton”.
 
Ed ecco scoperta anche la fanart! Potete vederla sulla mia Deviantart o anche sul mio account Tumblr.
 
Ah, alla fine la sto traducendo in inglese lo stesso,solo che dovrò trovare un beta in madrelingua o una persona che sa l’inglese mooolto bene.
Se volete lasciare un commentino mi renderete felice! Veramente! Anche solo per dirmi gli errori che ho fatto!
  
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