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Autore: Allegra_    11/11/2012    6 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15 : Assurdo Labirinto


<< E alla fine devi moltiplicare per ottocentoquindici >> esclamò sorridendo sornione << Capito ?? >>
Alzai la testa quel poco che bastava per guardarlo negli occhi << Assolutamente nulla !! >>
Stefano rise facendo ridere me di rimando.
<< Siamo da quattro ore su quest’espressione e adesso scopro che sei rimasta al primo passaggio … rassicurante come cosa !! >> riuscì a dire lui tra una risata e l’altra.
Erano passati tre giorni dalla festa in quel locale assurdo, ovvero tre giorni che Francesco non mi calcava minimamente.
Ma per fortuna c’era Ste’.
L’avevo invitato a casa mia quel pomeriggio per farmi dare una mano con i compiti di matematica, ma a quanto pareva i frutti non erano stati minimamente raccolti dal mio povero cervello già in vacanza da tempo.
Lo guardai seria per poi sbuffare << Sono stanca, prendiamo una merendina e poi torniamo a studiare ?? >> proposi facendolo sorridere.
<< Vada per la merendina >> mi prese per mano portandomi verso la piccola cucina del mio appartamento.
Inutile dire che mio padre stesse a lavoro, perché in pratica da quando c’eravamo trasferiti l’avevo visto si o no a cena due sere su tre.
Incredibile come la mia vita fosse cambiata in meno di tre mesi.
Se prima era normale trovare un intero buffet preparato per la merenda, adesso dovevo accontentarmi di uno yogurt preconfezionato o di un pluncake della Mulino Bianco.
Certe volte rimpiangevo il fatto di non aver mai voluto imparare a cucinare.
<< Fetta al latte o kinder merendero ??? >> domandai a Ste’ guardandolo divertita, mentre si appoggiava a braccia incrociate allo stipite della porta.
<< Assolutamente fetta al latte >> cacciò la linguaccia facendomi scoppiare a ridere nuovamente.
Faceva molto freddo quel giorno, ma data la mia elevata intelligenza indossavo soltanto un leggins a vita bassa e una camicetta che arrivava poco sopra l’orlo dei pantaloni.
Così, non appena mi allungai decisamente troppo per tentare di prendere le merendine poste fin troppo in alto, circa tre quarti della mia pancia rimasero scoperti, mostrando una buona porzione della mia pelle che però ero certa Stefano non notasse.
Ma mi sbagliavo.
Nemmeno il tempo di voltarmi che trovai due mani appoggiate ai lati del mio ombellico, che mi cingevano i fianchi da dietro in modo dolce.
Era strano essere con lui in quella posizione, ma stranamente piacevole.
Mi voltai a fronteggiarlo e finalmente incontrai i suoi bellissimi occhi azzurro cielo, che somigliavano tanto ai miei se non per un piccolo particolare.
I miei occhi erano azzurro nel blu, i suoi andavano nel grigio, il che li rendeva ancora più spettacolari di quanto fossero normalmente.
<< Fra’ è un cretino >> sospirò avvicinandosi sempre di più, tanto che in pochi secondi mi ritrovai appoggiata con la schiena al frigorifero.
<< Perché dici così ?? >> gli domandai leggermente in imbarazzo data la vicinanza dei nostri corpi e soprattutto delle nostre labbra.
Un minimo accenno di movimento e avrei avuto quelle sottili e perfette labbra premute contro le mie.
<< Perché non si accorge di quello che ha e finirà con il perderlo >> esclamò come si fosse la cosa più normale del mondo, con voce tremendamente sexy.
Stefano era bellissimo: alto, fisico muscoloso, capelli neri corvini, occhi magnifici, viso pulito e liscio, sicuramente appena rasato.
Quel giorno poi indossava una felpa pesante bianca che metteva ancora più in risalto i suoi occhi, e non potevo fare a meno di trovarlo davvero paragonabile ad un foto modello.
Ma piaceva ad Hill ed io ero innamorata di Fra’, nonostante lui non volesse minimamente accorgersene: quella strana situazione non faceva bene a nessuno dei due, eppure sembra coinvolgere emotivamente entrambi.
<< E cos’ha ?? >> mi trovai a domandargli stupida con le labbra socchiuse per la confusione.
<< La ragazza più meravigliosa che io abbia mai conosciuto >> pronunciò quelle parole con tanta di quella sincerità e di quella dolcezza che non potei fare a meno che sorridere incantata.
Incredibile come quel ragazzo potesse essere al contempo duro come una roccia, forte, menefreghista e arrogante, e allo stesso tempo dolce, divertente, amorevole e fantastico … magari anche Fra’ avesse avuto un lato nascosto come lui !!!
Mi guardò mordendosi un labbro sensuale per poi mormorare agitato << Noe io non so come … >>
Talmente curiosa e desiderosa di ascoltare ciò che stava per dirmi, che purtroppo non potei farlo.
<< Drin !!! Drin !!! >> il rumore assordante ed odioso del telefono di casa mia interruppe la scena fin troppo piacevole che stavamo vivendo.
<< V … vado a rispondere >> balbettai stupida sgusciando via dalla sua salda presa e pronta a rispondere in malo modo a chiunque avesse avuto la brillante idea di telefonarmi in un momento del genere.
<< Ciao Noe, perdonami se ti richiamo. Disturbo ?? >> la vocina stridula ed irritante della mia amica suonava ancora peggio tramite il cellulare.
Siiii cavolo !!!!
<< No per niente, non preoccuparti >> un sorriso più falso di quello della Monnalisa.
<< Bene … tu e Stefano state ancora studiando insieme ?? >> mi domandò dolce, anche se sembrava pronta a sbranarmi da un momento all’altro.
<< Si, ti ho detto che avremo studiato tutto il pomeriggio >> ripetei ancora una volta con tono scocciato.
<< Già hai ragione >> sembrò ricordarsi solo in quel momento di tutte le telefonate precedenti a quella << Allora ci sentiamo più tardi così scegliamo i vestiti per stasera, ok ?? >>
<< Perfetto, a dopo >> conclusi e riagganciai sbuffando.
Mi voltai verso Stefano che era intento a contemplare le mattonelle della mia cucina, e lo feci ridere domandando retorica << Indovina chi era ?? >>
<< Non so … >> continuò a ridere divertito << Forse Hill ?? >>
<< Ma bravo mio Sherlock Holmes !! è la decima volta che telefona da quando sei qui !!! >> urlai irritata.
Il moro rise di gusto avvicinandosi poi di nuovo pericolosamente a me.
<< A te piace davvero Hill ?? >> gli domandai facendolo bloccare di colpo a due passi da me e dal mio viso.
<< Si >> esclamò abbastanza convinto per poi aggiungere con una sicurezza disarmante << Ma sono innamorato di te >>

****

Cade la neve ed io non capisco che sento davvero,
mi arrendo,
ogni riferimento è andato via,
spariti i marciapiedi e le case
e colline,
sembrava bello ieri.

Ipod stretto in petto con forza quasi potesse togliermi l’angoscia dal cuore, cuffie alle orecchie per lasciarmi cullare dal canto migliore che avessi mai ascoltato, mente aperta e pronta a trovare spiegazioni nel testo di quella magnifica canzone, inginocchiata davanti alla finestra guardando i fiocchi di neve sciogliersi sull’asfalto.
Com’era possibile che le situazioni mi scivolassero dalle mani come l’acqua, senza che io potessi fare nulla per tenerle strette ??
Prima mia madre che aveva abbandonato me e mio padre, poi la mia Firenze che era svanita nel nulla al passaggio della nostra Fiat.
Il mio amore nato dall’assurdo per Francesco, l’amicizia con Micaela e Hilary che erano quanto di più distante da me ci potesse essere, in un verso e nell’altro.
E infine quello.
Stefano, il mio migliore amico, il ragazzo che mi aveva aiutato ad ammettere il mio amore per quel bastardo del suo migliore amico, che mi aveva abbracciata quella sera in discoteca per minuti interi di fronte alla ragazza che teoricamente gli piaceva.
Ste’ era innamorato di me, ed io non potevo fare a meno di chiedermi come diamine fosse potuto succedere.
Non era nei piani, non avevo fatto assolutamente nulla per farmi amare da lui: ero anzi stata quanto di più semplice ci potesse essere, con tanto di pigiama addosso quando veniva a farmi visita di Domenica mattina, trucco inesistente sul volto durante le ore che passavamo a studiare.
Non poteva essere innamorato di me che ero un casino vivente, se allo stesso tempo gli piaceva la perfetta e impeccabile Hill.
Assurdo, tutto ciò era un assurdo labirinto da cui non riuscivo a trovare un’uscita, seppur tentassi in ogni modo.
Una lacrima scese solitaria lungo il mio volto, ma subito mi affrettai ad asciugarla sperando vivamente che a mio padre non venisse la brillante idea di entrare in camera mia proprio in quel momento.
E come se non bastasse, il cellulare squillò proprio in quel momento per ricordarmi quanto nonostante volessi il mondo parallelo dove amavo rifugiarmi nei momenti di tristezza non esistesse.
Decisi che chiunque fosse stato avrei ostentato sicurezza, quella che ormai non avevo più da un po’, ad eccezione di Hill, Ste’ e Fra’ – che comunque non mi avrebbe mai chiamato – ai quali m’imposi di non rispondere.
Numero sconosciuto. Di male in peggio.
<< Pronto, sono Noe, con chi parlo ?? >> domandai scocciata togliendo le mie amate cuffie dalle orecchie.
<< Ciao tesoro >> mormorò insicura una voce che ero sicura di conoscere, ma che non riuscivo a ricordare nello specifico.
 << Sono mamma >>

****

Camminavo a passo incerto verso il liceo, cosa che non era affatto da me data la presunzione che di solito mostravo anche solo passeggiando.
Ero sincera e sapevo di non essere affatto una persona modesta, ma che ispiravo arroganza con una bella dose di fare dittatoriale e principesco.
Però era la mia realtà: inutile negare l’evidenza, tantomeno a me stessa.
Tremavo e sapevo che il freddo penetrante di Dicembre quella mattina non c’entrava affatto.
Mi tenevo stretta nel giubbino pesante nero, sciarpa intorno al collo e cappello di lana in testa a schiacciarmi i capelli.
Ma avrei anche potuto essere calva, e quella mattina non me ne sarebbe importato assolutamente nulla.
Ero riuscita a malapena a truccarmi e a sistemarmi in modo decente, convinta che semmai qualcuna delle mie professoresse avesse deciso di interrogarmi quel giorno, neppure un suggerimento megagalattico avrebbe potuto salvarmi da un odioso e irritante 4 pieno.
In più ci si mettevano gli sguardi di Fra’ e Ste’ che mi ero assolutamente imposta di non incontrare.
Verde smeraldo pronto a sciogliermi e a imprigionarmi al minimo incontro, azzurro cielo morbido da cullarmi e forte per sostenermi.
E non chiedetemi perché, né come e né quando, ma quel giorno sentivo che entrambi avevano un potere sovrannaturale su di me, in entrambi riuscivo a trovare un appiglio, più o meno sicuro che fosse.
Verso Fra’ era sicuramente l’amore a spingermi, verso Ste’ invece qualcosa di ancora non identificato, probabilmente un’amicizia finita fuori rotta.
L’enorme edificio iniziò ad apparire nel mio campo visivo, così girai l’angolo e in pochi minuti mi ritrovai immersa in una folla di liceali euforici già di prima mattina.
E come da copione una buona parte dei ragazzi presenti mi guardarono da lontano, indicarono mentre commentavano con i loro amici del mio aspetto, ma al contrario di dispensare sorrisi a destra e a manca come sempre, tenni la testa basta e continuai a camminare come se nulla fosse.
Ero quasi fuori la mia classe quando, immersa nei miei pensieri, non vidi un ragazzo che mi stava passando di fronte e caddi come una stupida in pieno corridoio del secondo piano.
Alzai lo sguardo di poco, ma bastò per riconoscere quel volto perfetto e al contempo dannato che avrei riconosciuto tra mille, ad occhi chiusi.
Inutile raccontare di quanto fosse stupendo quel giorno nonostante fosse prima mattina: i capelli neri scompigliati, il jeans stretto che gli fasciava le gambe in modo assolutamente sexy e la felpa verde smeraldo che metteva ancora più in risalto le meraviglie che erano i suoi occhi.
Mi porse una mano per aiutarmi a rialzarmi, ma subito la scansai facendo leva sul mio braccio e ritornando in piedi seppur barcollando.
Non mi soffermai neppure a scusarmi per essergli andata addosso, semplicemente ripresi a camminare a testa bassa, tenendomi stretta sotto il cappello di lana pesante sperando che potesse nascondere anche tutto il mio dolore.
Ad un tratto mi sentii stringere per un polso e allora mi voltai cercando però di evitare il suo sguardo.
<< Noe >> il suo tono sembrava quasi dolce, seppur non credevo avrebbe mai potuto esserlo << Stai bene ?? >>
<< No >> risposi semplicemente abbassando la testa a guardare il pavimento a scacchi.
E al contrario di ciò che mi sarei aspettata, Fra’ mi accarezzò il viso con una mano avvicinandolo poi al suo petto e portando le braccia ai miei fianchi stringendomi forte a lui.
Gli cinsi il collo e dopo tanto tempo, in quel corridoio, davanti a studenti che neppure conoscevo se non di vista, stretta a quel ragazzo che mi faceva tanto male e per il quale piangevo quotidianamente, in quel momento mi sentii finalmente a casa.


Piccolo Angolo Di Luce:
Ciau !!! Innanzitutto mi scuso tantissimo per il ritardo, avevo davvero tantissimi impegni e ispirazione zero, però finalmente ci sono riuscita.
Se ho aggiornato oggi lo devo soltanto al mio Allegro, perciò gli dedico il capitolo con la speranza che gli piacerà <3
Spero davvero che leggerete e recensirete, ve ne sarei davvero grata.
A presto, mi auguro.
Un bacino <3
Xoxo 

   
 
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