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Autore: _Ery1999_    13/11/2012    1 recensioni
Parole. Parole sussurrate appena. Se non ci fosse stato quel mantello ad attutirle, Draco Malfoy fu certo che non avrebbe resistito a quelle grida assordanti.
E poi si chinò. Percepì il sudore confondersi con le lacrime e un dolore lacerante rimescolargli il sangue.
E, ancora una volta, Draco Malfoy pregò che quella nebbia non svanisse, per far sì che celasse ancora la sua debolezza.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Cap 2

 
Pensieri. Pensieri troppo dolorosi per soffermarvisi a lungo; troppo importanti per ignorarli. Ferite aperte che non poteva – non voleva – rimarginare. Cicatrici invisibili sul suo corpo martoriato. Dagli orrori, dai peccati, dalla guerra.

Draco Malfoy imparò cosa volesse dire la solitudine – lenta – giorno dopo giorno, - insopportabile – quando camminava senza meta per i corridoi di quella che un tempo era Hogwarts – un castello testimone delle sue colpe e delle sue lacrime – in preda ai rimorsi, alle grida dei morti – il cui sangue era anche sulle sue mani - che gli rimbombavano nella testa – nel cuore – fino a strapparlo dal tempo, dalla realtà.

Un fantasma. Un fantasma che non riesce a trovare la luce per passare oltre – finalmente in pace – ma a lui la pace non era concessa. Non più. Non in questa vita.
Draco Malfoy soffriva. Soffriva quando tutti lo scansavano, lo ignoravano, lo commiseravano. Avrebbe voluto che gli sputassero in faccia l'odio, il disprezzo, lo schifo, la repulsione. La stessa che provava lui per stesso tutte le notti – insonni – in preda ai conati – di sangue – che gli attanagliavano il ventre, lo soffocavano, lo facevano tremare. Tremare di freddo, di ribrezzo verso ciò che era, – un assassino – di paura. Paura di non farcela a sopportare, a continuare a vivere – in quel modo – di bugie, di menzogne, di anime logorate, di quel tanfo così familiare – tanfo di morte.
Draco Malfoy cominciò a credere di non possedere più niente. La sua dignità, la sua famiglia, la sua felicità gli erano state strappate via – a poco a poco, con una lentezza esasperante, per guardarlo cedere.

Ma non aveva ceduto, non ancora. Eppure quando, - ogni maledettissima notte – percepiva il sangue ribollirgli in corpo e un grido rimanergli incastrato in gola, sentiva di avvicinarsi sempre di più al limite – al limite di un baratro – oltre il quale presto sarebbe caduto.
Tendeva una mano, ma non riusciva ad aggrapparsi a niente, e non poteva far altro che disperarsi, e vomitare, e piangere, e farsi male continuamente ripensando al passato. A ciò che era stato e non potrà più essere. Alle vite che non potranno essere sostituite. A una guerra imminente che sacrificherà molti – troppi – innocenti.
E Draco Malfoy sapeva di non essere uno di loro. Era un codardo –ciò che era sempre stato – ma faceva male la consapevolezza di ciò che era e di ciò che sarebbe stato.

E faceva male la solitudine – talmente grande da schiacciarlo – che gli toglieva il respiro ogni giorno nelle aule, in Sala Comune, nei corridoi. Quando sentiva sguardi indiscreti addosso. Sguardi timorosi e ignari, che lo spingevano sempre più giù, verso il fondo – dove era impossibile respirare – e lo tenevano sospeso in una bolla d'aria che lo faceva restare lontano, distante. E Draco Malfoy odiava il doversi sentire così sbagliato –così vigliacco – mentre nascondeva le ombre e gli orrori sotto la camicia bianca, immacolata. Voleva mostrarlo, invece, quel Marchio, per leggere negli occhi degli altri la sorpresa – la condanna – ed essere insultato, ingiuriato, giudicato da tutti, per togliersi un peso dalle spalle –e dal cuore. Invece rimaneva in disparte, nascondendosi da se stesso, da ciò che era – che doveva essere.

E gli girava la testa ogni notte percorrendo quei corridoi tutti uguali – claustrofobici – che lo facevano perdere, smarrire, cadere. Spesso non riusciva a rialzarsi e gridava, non sapendo come salvarsi da quel presente che era riuscito a cancellare il suo passato, così meraviglioso -  così puro.
Eppure una notte Draco Malfoy trovò una mano a cui aggrapparsi mentre era a terra, sul pavimento freddo di un corridoio buio al settimo piano, in un pozza di sangue e un rivolo di bava sulle labbra, sul collo, sulla camicia. Il sangue si era confuso con le lacrime che gli solcavano il viso, rendendogli la pelle fradicia e gli occhi offuscati – offuscati come la nebbia.

Le dita di lei gli avevano afferrato il polso, con gentilezza, quasi avessero paura di romperlo, di frantumarlo, quasi fosse di porcellana. Hermione Granger gli si era accovacciata accanto mentre lui continuava a gridare, – di un grido muto – il viso impastato e immobile, pallido e le labbra violacee.
Gli strinse la mano e, lentamente, lo sorresse stringendolo a sé. Fecero qualche passo e  negli occhi di lei, lui non lesse pena – che vedeva oramai dappertutto - ma comprensione, velata da un'antica rivalità, da un antico disprezzo. In quel momento Draco Malfoy capì che Hermione Granger sapeva, e quel pensiero lo colpì in pieno come un pugno nello stomaco. La vista gli si appannò nuovamente e si lasciò cadere, in preda ai tremiti – intrisi di terrori e di ricordi – e vomitò sangue, scuro e caldo.

Lei gli pulì il mento con le dita –macchiandosi del suo sangue – e lo fece rialzare, ogni volta, ogni volta che lui cadde. Fino al suo dormitorio, deserto, freddo. Lo adagiò sul divano e lui smise di tremare, osservandola con uno sguardo in cui non vi si leggeva traccia di riconoscenza. Solo una muta e fievole speranza di poter spezzare quella solitudine che lo faceva scomparire di fronte al mondo – di fronte al ricordo di se stesso.
Gli posò una coperta sulle spalle, nonostante il suo corpo fosse bollente, e, prima di andarsene, lo guardò negli occhi come se si accorgesse solo ora della sua presenza.

- Esiste un modo per tornare a essere buoni, Malfoy – sussurri che si persero in quella stanza troppo grande e troppo vuota. Hermione Granger abbandonò i sotterranei con un sapore di sangue in bocca e un groppo alla gola. Draco Malfoy rimase sdraiato a lungo sotto quella coperta che profumava di rose.

Esiste un modo per tornare a essere buoni. Per la prima volta dopo infinite notti trascorse a sentirsi – a volersi sentire – un fantasma, si abbandonò al sonno e vide immagini disordinate e confuse. Incubi e sogni rimescolati. Realtà che si incastra con la fantasia.

Una rosa imbrattata di sangue. Corridoi vuoti e infiniti.Un fantasma smarrito e il suogrido muto.Il sole che squarciava un mantello di nebbia.
 
  
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