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Autore: layla84    14/11/2012    3 recensioni
Storia ambientata subito dopo la fine del settimo libro, non tiene conto dell'epilogo. "Harry aveva anche cominciato a capire l’anno prima come anche le persone più buone, vedi Silente, avessero un lato oscuro e come le persone apparentemente dalla parte sbagliata, dalla parte dei cattivi, potessero provare amore anche verso altre persone" Solo che adesso l'avrebbe provato sulla sua pelle.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nonostante le loro previsioni la furia di Ron non si scatenò, almeno non nei giorni subito successivi al fattaccio.
Passarono diversi giorni all’insegna della tranquillità, durante i quali per Harry era ormai diventata una sorta di abitudine frequentare le lezioni assieme a Draco, o parlare assieme a lui durante il cambio d’aula o, ancora, incontrarsi nel pomeriggio per studiare assieme.
E se nelle prime due occasioni Harry sentiva da parte dell’altro ancora una sorta di riluttanza a comportarsi in maniera spontanea davanti al resto della scuola, quando invece si trovavano da soli tornava totalmente ad essere il Draco che aveva imparato a conoscere in quell’ultimo periodo.
Quello era il motivo per cui Harry aspettava giornate come quella, in cui, dopo le lezioni, si ritrovava con il biondo a ridere, scherzare e studiare.
Quelli incontri erano ormai diventati un rituale assolutamente improrogabile, per lui.
Quel pomeriggio, ad esempio, complice la bella giornata di sole, si stavano rilassando nel prato attorno al castello. Avevano preso possesso dell’ombra di un grande albero e si erano distesi sull’erba, completamente persi nei loro discorsi.
Harry se ne stava disteso a pancia in giù e Draco aveva la schiena appoggiata al tronco dell’albero sotto cui si erano riparati dal sole semi autunnale, sempre comunque troppo forte per la pelle delicata del Serpeverde.
Quel pomeriggio avevano deciso di esercitarsi nell’arte della Legilimanzia e dell’Occlumanzia, così ostica ad Harry.
O meglio, lui aveva convinto Draco a farlo esercitare nella lettura della mente, la sua nello specifico. Aveva evitato accuratamente il contrario, giustificando la cosa con il fatto che il biondo non avesse bisogno di esercitarsi in quell’arte e l’altro, anche se Harry credeva avesse capito che si trattava di una scusa, non aveva ribattuto.
Il moro in ogni caso, nonostante le remore iniziali, aveva iniziato ad esercitarsi con Hermione e la pratica aveva dato i suoi frutti: se l’Occlumanzia rimaneva un problema, perché non riusciva in nessun modo a chiudere la mente, aveva scoperto, con grande stupore, di essere un buon Legilimens.
O almeno, lo era con Herm. Fino a quel momento non era mai riuscito a vincere la resistenza del biondo.
Per questo, mentre l’altro se ne stava tranquillo a leggere un testo di Antiche Rune, provò nuovamente a leggerne i pensieri.
Era una cosa dettata dal solo volersi migliorare in una cosa che da poco aveva scoperto essere nelle sue corde.
Come al solito, trovò una barriera che gli impediva di entrare nella mente del biondo, sebbene fosse una resistenza debole era sempre presente nell’altro, anche in momenti di tranquillità come quelli, una sorta di abitudine.
Harry tentò di forzarla senza farsi accorgere dall’altro, ancora impegnato nella lettura.
Questi sentendosi osservato alzò un istante gli occhi e i loro sguardi si incrociarono per una frazione di secondo.
Fu un attimo ma tanto bastò perché un ricordo, pigramente, si facesse strada verso di lui.
Vide un corridoio vuoto, probabilmente l’Hogwarts Express, e due ragazzi che avranno avuto sì e no dieci anni litigare davanti alla porta del bagno.
Uno aveva i capelli rosso acceso, l’altro invece di un biondo quasi bianco. Non sarebbero potuti essere più diversi.
Il rosso stava prendendo, con ferocia assurda, a male parole l’altro che, da parte sua, se ne stava tranquillamente appoggiato alla porta del bagno, guardandolo con altezzosità.
“Tu non sei nessuno capito? Anzi sei solo un lurido criminale, come tuo padre e tutti quelli della tua famiglia! Anche ad Harry Potter è bastato un solo sguardo per capire quanto poco tu valga… non ti ha degnato nemmeno di una stretta di mano, mentre ormai con me ha già fatto amicizia e con molta probabilità già mi considera il suo miglior amico. Mi fai pena Malfoy, non ti vuole nessuno!”
Vide il piccolo Malfoy mantenere uno sguardo sprezzante sull’altro finché il rosso non gli voltò le spalle.
Quando fu sicuro che nessuno potesse vederlo il futuro Serpeverde si permise un gemito frustrato e ad Harry parve, prima di venir strappato via con forza eccessiva da quei ricordi, di aver visto delle lacrime brillare negli occhi del bambino fissi sul pavimento del treno.
 
“Come hai osato Potter??”
Il tono decisamente incazzato di Draco lo riportò alla realtà.
A quanto pare il biondo non aveva per niente gradito quell’incursione nei suoi pensieri.
“N-non volevo… davvero. Solo che avevo voglia di esercitarmi e-e… pensavo che…” Harry iniziò ad incespicare sulle parole, colto alla sprovvista dall’animosità dell’altro.
“Cosa pensavi eh?” Rispose con foga Draco, buttando malamente il libro sull’erba e alzandosi in piedi di scatto. I capelli, liberi dal gel ne coprivano in parte lo sguardo furioso. Harry lo osservò, nonostante tutto affascinato, mentre l’altro continuava la sua sparata. “Chi ti da il permesso di infilarti nei miei pensieri quando vuoi sfregiato??”
“Volevo soltanto provare se ci riuscivo mentre tu non eri concentrato… tutto qui!”
Vide il biondo chiudere gli occhi, come a cercare di ritrovare la compostezza che lo contraddistingueva nella maggior parte delle occasioni.
“Draco…” Inizio Harry, amareggiato e preoccupato per come si erano capovolte le cose. Un attimo prima ridevano e scherzavano e un attimo dopo Draco non lo guardava più nemmeno in faccia.
“Ci vediamo sfregiato.”
Non aspettando risposta il biondo si avviò verso il castello, a passo spedito.
“Draco!”
Il suo richiamo esasperato rimase sospeso nell’aria mentre Draco, senza voltarsi indietro, entrava velocemente nel portone principale e spariva dalla sua vista.
 
Harry si ributtò sconsolato sull’erba, affranto.
Ormai pensava di conoscere Draco abbastanza bene da poter affermare, quasi con certezza assoluta, che una reazione del genere poteva voler dire solo che il ricordo appena visto era una cosa di cui l’altro si vergognava terribilmente.
E Draco si vergognava solo di farsi vedere debole.
Decidendo di rientrare anche lui al castello, raccolse il libro del biondo, per poterlo restituire al legittimo proprietario e anche per avere, nel caso, una scusa per poterlo andare a cercare.
Mentre si dirigeva verso il dormitorio rosso oro, quegli occhi grigi, tristi e lucidi di - ormai ne era certo - lacrime, non facevano che galleggiare distrattamente al centro di ogni suo pensiero.
Era talmente stupito da quello che aveva visto e dalla reazione di Draco che, solo in quel momento, si rese realmente conto del comportamento che Ron aveva avuto.
Era andato a cercare il Serpeverde solo per rinfacciargli che Harry lo aveva scelto come amico al suo posto?
O meglio che Harry Potter lo aveva scelto.
Non Harry, Harry Potter, quindi anche lui come tutti, all’inizio lo vedeva solo come colui-che-era-sopravvissuto.
Lui, stupido, aveva sempre pensato alla sua amicizia come disinteressata, mentre l’altro, alla prima occasione era corso a sbatterla in faccia a Malfoy, solamente per vantarsene.
 
Mentre, per l’ennesima volta la realtà che fino a quel momento credeva essere la sua vita veniva capovolta, Harry non riuscì nemmeno per un istante a non pensare a quegli occhi.
Draco.





  
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