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Autore: Equilibrista    15/11/2012    1 recensioni
[titolo vecchio della storia "tra sogno e realtà"]
Emma è un adolescente di 17 anni che ha sempre vissuto una vita tranquilla fatta di sogni e realtà.
A scoinvolgerle la vita, sono due ragazzi: il rispettivo ragazzo della sua prima cotta, che dopo un anno vissuta per lui in anonimato, incomincia a notarla ed il nuovo ragazzo di 4A scientifico, provolone Don Giovanni bello e affascinante che non passa di certo inosservato...un fulmine a ciel sereno per Emma!
La storia si snoderà tra decisioni ed indecisioni, pianti, risate e momenti di passione...Chi sceglierà tra i due Emma? Chi riuscirà a rubargli il suo cuore?
Dal capitolo 7
"-Ciao Emma.- mi girai e vidi lui, il centro della mia confusione, Andrea. E poi, vidi lui, l'altro centro della mia confusione, Francesco.
Merda!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ciao a tutte!!! scusate per il ritardo ma le idee ci sono, ma il tempo manca! in questo capitolo taaante novità...anzi una in particolare...non vi dico più niente, vi lascio alla lettura. ci vediamo giù:)
 


 9.Oh love.

Francesco lo evitavo come la peste! Se lo incrociavo per sbaglio abbassavo subito la testa e lo oltrepassavo con altrettanto disinteresse.
Dopo quell'episodio, la mia "cottarella" si era trasformata in odio per quella persona cosi...cosi...cosi...spregevole!
Come può essere una persona così...non sapevo nemmeno io come definirlo perchè spregevole era ancora un diminutivo in confronto a lui.
Sofia e Caterina mi stavano sempre accanto , un po' di sostegno tra donne non fa mai male.
Andrea potevo definirlo in una sola parola fantastico!
Erano passati ormai cinque giorni dal quel spiacevole evento, e in quei cinque giorni uscivamo spesso, andavamo a scuola insieme e all'intervallo ci ritrovavamo a chiacchierare per i corridoi della scuola insieme a Sofia e Caterina. Alcune volte si aggiungevano anche i suoi amici, ma tra tutti quello con cui avevo più legato, era assolutamente Fabio. Era molto dolce e simpatico e cotto di Caterina. Non me l'aveva detto ,ma i suoi sguardi e le sue domande su di lei facevano intuire molto.
La cosa strana, era che in quei cinque giorni, Andrea, non mi aveva mai baciata. Questa cosa mi innervosiva molto. La settimana scorsa non c'era giorno che mi vedeva che non provasse a baciarmi, questa settimana si limitava a baci casti sulla guancia, per di più, quando ero io ad avvicinarmi a baciarlo, lui si scostava facendo cambiare traiettoria alla mia bocca!
Eppure non stavamo nemmeno insieme e allora, perchè ci baciavamo? Cioè fino ad una settimana fa...
Siccome il mio cervello quella sera stava andando in fumo decisi di prendere il telefono e di chiamare Andrea per andare a fare un giro fuori. Erano all'incirca le nove di sera, di sabato sera....pazza? forse. Andrea poteva essere, anzi al 99% era in una discoteca o in un bar con i suoi amici, mentre io mi facevo le pippe mentali sul perchè lui non mi baciasse, o meglio, evitasse i miei baci.
Al secondo squillo rispose e la tentazione di riattaccare era forte, ma che figura avrei fatto. No, no Emma, pazza si, ma codarda no!
-Pronto Emma?-rispose Andrea. Potevo rispondergli "scusa ho sbagliato numero" ma il pensiero del mio cervello in fumo e arrovellato mi fece desistere dal pronunciare quelle quattro parole.
-Ciao Andrea! Scusa se ti disturbo....sei occupato?-ma che domande facevo?
-Ehm, sono al pub con gli altri...perchè ti serviva qualcosa?-mi chiese.
In effetti la musica di sottofondo c'era e poi cavolo, la percentuale parlava chiaro. Stupida, stupida, stupida.
-Ehm...no niente lascia stare, te ne parlerò lunedi- sempre se lunedì ne avevo il coraggio.
-Sicura? Guarda che se vuoi quando ritorno ti citofono così parliamo un attimo fuori casa...-mi disse.
-Non so...però...ok!- cogli l'attimo!
-Ok, allora forse è meglio se ti faccio uno squillo....non dovrei ritornare tardi, comunque.-mi disse.
-Si be non preoccuparti!-risposi. -Ok, ci vediamo dopo!-mi disse. -A dopo -risposi. Poi chiusi la chiamata.
 
Stavo sonnecchiando beatamente sul mio letto in pigiama, quando il cellulare incominciò a vibrare.
Sbadigliai e risposi. Cazzo Andrea!
-Arrivo!-risposi chiudendo la chiamata e scendendo le scale per precipitarmi fuori dalla porta di casa. Fortunatamente i miei dormivano.
-Buona sera!-mi disse Andrea sull'uscio di casa con un sorriso sornione. Quanto era bello. Arrossii violentemente a quel pensiero. Ringrazia il buio.
-Buona sera!- risposi sorridendo.
-Stavi dormendo vero?-mi chiese avvicinandosi a me e sfiorandomi una guancia. -Più o meno...qualcosa del genere...-risposi. -Mi dispiace...-mi disse guardandomi negli occhi. -E di che? Sono io che ti ho chiesto se potevamo vederci! Dai andiamo sulla panchina!- gli dissi indicandogli la panchina.
Ci sedemmo e poi iniziai a parlare.
-Senti Andrea....è un po' complicato e sinceramente me ne vergogno enormemente, anzi se potessi scaverei una buca per sotterrarmi , però...- fui bruscamente interrotta da Andrea - Ferma ferma ferma... se parti già con questo presupposto so già che non andremo da nessuna parte quindi, calmati. Facciamo che io sono un ragazzo che...non mi scandalizzo di niente, non ti prenderò in giro per il resto della tua vita, non ti chiamerò sfigata, e non riderò di te. Ti va bene come prospettiva?-disse sorridendo.
-Si...ok scusa- risposi di rimando, sorridendo anche io. Presi un bel respiro e inizia a prlare.
-Allora, il fatto sta che sei strano. Nel senso che non prendermi per pazza, ma tu...cioè, prima mi baciavi praticamente ogni momento libero adesso non più. Nel senso, non fraintendermi , perché effettivamente non siamo fidanzati, ma non so se considerare strano o normale...capisci?-mi rivolsi a lui guardandolo con la stessa aria confusa che aveva anche a lui , conscia del fatto che avevo pronunciato frasi sconnesse e senza senso tra di loro.
-Ehm...Emma, io...capisco perfettamente cosa stai cercando di dirmi. Il fatto è che non l'ho più fatto perché mi sembri confusa, ed io con i miei gesti non voglio farti mettere ancora più confusione. Non credere che in questi giorni non abbia pensato di prenderti e di baciarti, ti giuro lo farei anche in questo momento, ma, davvero, sei confusa e io non voglio incentivare ancora di più questa tua confusione.- mi disse Andrea.
In quel momento, il mio cervelletto si poteva rappresentare come uno scarabocchio di linee messe a caso su di un foglio nero. Non bianco,  il nero rappresentava di più il nulla dei miei pensieri.
-Baciami- ora si che lo scarabocchio ragionava!
In un primo momento Andrea mi guardò sbigottito. -Baciami Andrea, ti prego- supplicai. Se non l'avesse fatto mi sarei messa in ginocchio a pregarlo. Oppure sarei scappata soppressa dalla vergogna.
Detto fatto, si avvicinò, agganciò il mio fianco alla sua mano e con l'altra mi prese la testa e poi lo scarabocchio sparì, facendo restare solo il foglio nero.
Quell'agognato bacio che in tutta quella settimana non era arrivato, arrivò. Un baciò bramoso e voglioso, irruento e dolce allo stesso tempo.
Le nostre lingue si cercavano insistentemente e ormai il mio corpo si trovava a cavalcioni su di lui con un particolare che si faceva sentire tra le mie cosce.
 Ci staccammo ansanti con un Andrea che si muoveva a disagio sulla panchina.
-Ehm...scusa...ma questa è la prova inconfutabile del tuo effetto su di me.-disse sorridendo in imbarazzo.
Sghignazzai sentendomi...orgogliosa di me stessa.
-Mi fa piacere....direi che ora siamo pari in quanto di figuracce...-dissi ridendo ed avvicinandomi sempre più al suo viso.
Rise.-Ma tu non hai fatto una figuraccia. Hai detto solo la verità!- mi baciò e mordicchiò il collo, facendomi sospirare.
-Può darsi- alzai il suo viso e ritrovai la sua bocca che mi piaceva assaporare e leccare. Mi piaceva il gusto Andrea e non mi sarei mai stancata di gustarmelo.
-Mi farai impazzire...- sospirò sulle mie labbra. -Anche tu...-ribattei convinta della risposta. Senza futuro però. Magari il futuro ci sarebbe anche stato, ma ora c'era il presente e in quel momento Andrea era l'artefice della mia pazzia.
Mi allontanai dal suo viso, quanto bastava per guardarlo negli occhi.
-Andrea...io ora come ora non sono confusa sui sentimenti  che provo per te e per Francesco perché  sono sentimenti totalmente opposti. Ora sono confusa su noi due. Cosa siamo? Amici? Amanti? Cosa?- finalmente pronunciai quella domanda che tanto premeva di uscire.
Mi guardò con un sorriso. -Non lo so...che dici di coppia frequentante?-mi disse sorridendomi. Lo guardai sbigottita.-Che? Frequentante?- rise della mia espressione.
-Cioè una coppia che si frequenta...non fidanzati, perchè magari finisce ancora prima di iniziare. Vediamo come va...- spiegò lui.
Rimasi un attimo interdetta. Potevo semplicemente dire che Andrea sarebbe stato il mio primo ragazzo, o quasi, si insomma una cosa così. Ero euforica, il cuore mi batteva a mille tanto che pensavo di restare stecchita d'infarto sulla panchina. Ah, lo scarabocchio si era ripresentato.
-Ehm...io...cosa devo rispondere?-dissi stupidamente. Si può essere così cretine?
Andrea rise.-Si Andrea, oppure no Andrea...penso...-
-Oh be, allora si Andrea!-dissi allargando ancora di più il sorriso arrivando al limite, ormai.
-Ora sei ufficialmente off limits!-disse fiero Andrea.
Gli saltai letteralmente al collo continuando a ridere come un ebete.
-Sono felice Emma...grazie!-mi disse sul mio collo.
-Anche io Andrea...tanto!-risposi di rimando abbracciandolo ancora più forte.
Ci guardammo per un istante negli occhi e poi ci baciammo, assaporando ogni movimento ed ogni gesto. Fu un bacio dolce e lento.
Ormai era ora di rientrare, se i miei avrebbero scoperto che non ero in casa come minimo mi avrebbero uccisa, con tanto di interrogatorio.
-Andrea, devo andare...si è fatto abbastanza tardi...-dissi guardando il mio orologio da polso.
-Mmmm...si forse è meglio...domani andiamo a fare un giretto?-mi chiese mentre mi accarezzava un fianco.
Annui abbandonandomi alle sue carezze.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la porta di casa mia. Ci salutammo con un bacio a fior di labbra.
 
Salii a passo felpato verso la mia stanza e mi abbandonai sul letto con la mente che vagava chissà in quali mondi sospesi tra le nuvolette rosa e gli unicorni volanti. Non so come, forse perchè avevo la mente più leggera, ma mi addormentai, sognando Andrea.
 
Il risveglio, fu il risveglio più bello della mia vita. Già di prima mattina avevo un sorriso stampato sul viso, peggio delle pubblicità dei cereali e in più Andrea mi aveva mandato un messaggio di buon risveglio "Buon giorno...sta notte ti ho sognata...saranno i troppi baci...ci vediamo oggi pomeriggio, ti vengo a prendere io verso le 15.00. un bacio!"
Il mio sguardo sognante lo notò, purtroppo, anche Marco.
Ero scesa a fare colazione con il mio solito bicchiere di caffè latte. Qualche istante dopo mi raggiunse anche Marco. -Buongiorno!- mi disse stiracchiandosi. -Buongiorno...-risposi.
-Cosa c'è?-chiesi quando notai che mi stava fissando. -Mmm, no niente...solo....stamattina sei più serena, che sta succedendo?-mi chiese ghignando, lo stronzo la sapeva già la risposta!
-Niente...sono normale, come tutti i giorni...-risposi riprendendo a bere il mio caffè.
-Si...come no. Vediamo un po'...ti dice niente Andrea Presti?- mi disse  con un sorriso beffardo.
Mi ingozzai con il biscotto che avevo appena messo in bocca e incomincia inevitabilmente a tossire.
-Bingo!-esultò Marco incominciando a ridere. -Ma che cazzo ti ridi? Che idiota...-dissi scuotendo la testa.
-Calma eh...felice ma permalosa...meglio se lascio la presa.ciao.-disse uscendo dalla cucina, sbattendo la porta.
-Ma vaffanculo!-risposi incazzata come una bestia. Perchè una giornata iniziata così bene, me l'aveva rovinata l'idiota impiccione di turno? Mio fratello era una persona importante per me, un migliore amico più che fratello, però quando si impicciava così lo odiavo. E odiavo litigare con lui.
-Ehi! Ma ragazzi, che cosa sta succedendo? E tutte 'ste parole? Moderiamo il linguaggio eh...-ed ecco la pacifista di turno:mia madre.
-Ma chiedilo a tua figlia va...stamattina è acida peggio di un limone!-sentii gridare dalle scale mio fratello.
-Sei tu che mi hai fatto diventare acida! Prima di incontrare te ero serena e in pace con me stessa!- risposi di rimando urlando.
-E allora vai dal tuo Andrea, vediamo se ti fa tornare "serena e in pace con te stessa"- urlò mimando la mia voce.
E li mi incazzai. Primo: mia  madre stava ascoltando e guardando la scena con gli occhi fuori dalle orbite, non era un buon segno.
Secondo: aveva svelato il suo nome con mia madre presente.
Mi alzai di scatto dalla sedia, tanto che mia madre non fu così preparata da fermarmi che mi catapultai su per le scale con l'intenzione di ammazzare il male della giornata.
Mi parai davanti a lui e lo spinsi, logicamente senza successo, dato che lui grande, grosso e palestrato, mi prese le braccia e mi bloccò per i polsi.
-Sei un idiota, uno stronzo, ti odio, ora la mamma sa di Andrea. Ma non ti puoi cucire una volta per tutte quella tua bocca che ti ritrovi?- sparai su di lui tutti gli insulti del mondo con gli occhi iniettati di sangue.
 Lui, da persona adulta e ragionevole non batté ciglio, non mi prese a pugni e non mi insultò, come avrebbe fatto sei anni fa. Si limitò a guardarmi con gli occhi socchiusi rabbiosi e a tenermi per i polsi.
-Lasciami cavolo mi fai male!!- dissi con le lacrime agli occhi. La sua presa mi stava davvero facendo male. Detto fatto mi lasciò e corsi in camera mia piangendo come quando eravamo piccoli, prima di vedere mia madre salire la scale sbraitando di non fare i bambini e smetterla di dire parolacce.
 
Sbattei la porta della mia camera e poi mi fiondai sul mio letto lasciando che la rabbia si condensasse in lacrime.
Sentii la porta aprirsi.
-Emma, scusa.-mi disse Marco. -Vattene!-risposi. Sentii il letto abbassarsi e una mano che mi accarezzava la schiena. -Dai Emma, sai che odio litigare con te! Poi a chi racconto le stronzate che faccio?-mi disse. Sorrisi per quell'affermazione.
 -Spiego tutto io a mamma...-
-No! Tu non spieghi proprio un bel niente...a parte che non saprei proprio cosa spiegheresti, dato che non sai cosa sta succedendo...quindi, non ti azzardare a proferire parola!- dissi girandomi di scatto puntandogli il dito contro.
-Ok, ok...raccontami la storia però...-mi disse, alzando le mani in segno di resa con tanto di ghigno malefico.
-Ma che palle che sei!- gli dissi lanciandogli un cuscino in pieno volto.
-E dai...ti giuro che non ti sfotto, non rido, e taccio per sempre- giurò baciandosi le dita incrociate.
-Uff...va bene- acconsentii desolata.
Gli spiegai tutta la storia fino ad arrivare a ieri sera. Ero sicura che in quel momento le mie guancie avevano preso un colorito porpora,  perchè va bene che era mio fratello, ma l'imbarazzo c'era.
-E brava la mia sorellina! Hai fatto bene.-
Rimasi con la bocca penzolante e gli occhi sbarrati. Mi sarei aspettata una fragorosa risata o un periodo di sfottimento contrariamente a quello che aveva giurato e invece se n'era venuto fuori con un complimento! Cose da non credere.
-Bè? Che c'è? Ti ho fatto un complimento non ti ho dato della sfigata!-mi disse schioccando le sue dita davanti ai miei occhi.
-Forse era più normale se mi avessi dato della sfigata.-dissi.
-Ho fatto un giuramento!-
-Allora se non ci fosse stato il giuramento mi avresti dato della sfigata?-
-No! Ma possibile che non possa farti complimenti per il tuo modo d'agire? Emma, hai fatto bene ti sei svegliata, hai tirato fuori le palle ed ora hai un quasi ragazzo o che cavolo ne so cosa siete voi due!-
Sorrisi per quell'affermazione...ho un quasi ragazzo! Il mio cuore prese a martellare nel petto.
-Davvero? Grazie...però, non dire niente a nessuno!-gli dissi.
-Ok, la situazione con mamma so io come sbrigarla...senza fare casini!-
-Sarà meglio per te!-dissi seria.
Annuii e mi diede un bacio sulla fronte. Adoravo quando faceva così...in quei momenti il mio amore per lui cresceva sempre di più.
-Vado a parlarle- mi disse uscendo dalla porta.
 
Tranne qualche semplice spiegazione, Marco aveva saputo domare bene la situazione con mia madre e a riportarla nella sua strada di totale ingenuità. Quindi problema mamma superato.
Ora c'era il problema Andrea: che cavolo potevo mettermi?
Che paranoie mi facevo solo per un uscita con Andrea. Appunto, il punto era che non andavo in giro con Sofia o Caterina, no, andavo con il mio quasi ragazzo!
Non me n'ero mai fatti di problemi a vestirmi per uscire, sta di fatto che il problema nacque spontaneo pensando ad Andrea.
La conclusione che trovai in tutte le paranoie che mi stavo ormai facendo da ore fu una: vestirsi come mi vestivo sempre. E che cavolo! L'altra sera ero uscita in pigiama!
 
Ero pronta fisicamente, psicologicamente no. Che cosa avrei dovuto dire in quelle circostanze ora che non eravamo più semplici amici?
Il mio cervello non aveva lavorato così tanto come in questi giorni. Credevo che da un momento all'altro mi sarebbe scoppiato, o avrei visto la nuvoletta di fumo uscirmi da sopra la testa.
Mentre mi stavo ancora crogiolando sulle possibili frasi o monomi da dire, il campanello suonò. Sobbalzai dalla sedia manco fosse spuntato dietro di me Jack lo squartatore, mi precipitai a prendere il mio gilet ed uscii di casa.
Trovai un Andrea più figo che mai: mani nelle tasche dei jeans, felpa grigia e capelli spettinati al vento.
Opzione uno: salutare da timida.
Opzione due:saltargli direttamente addosso.
Opzione tre: salutare e basta.
La cosa più ragionevole era l'opzione tre e da persona ragionevole scelsi quella, ma se avessi ascoltato gli imput del momento,  di sicuro la scelta che avrei fatto sarebbe stata l'opzione due.
-Ciao...-dissi timidamente, diventando quasi sicuramente rossa.
-Ciao!-rispose lui di rimando. Mi baciò sulla guancia, un bacio discreto come per farmi capire che non stavamo correndo...che saremmo andati a piccoli passi...
-Andiamo?-mi chiese porgendomi una mano. Annuii e presi la sua mano fra la mia intrecciando le nostre dita.
Un semplice gesto mi fece sorridere, e sorridere anche il cuore.
Passeggiammo per le vie della città, guardando le vetrine che si dipingevano di colori autunnali, ridendo e camminando abbracciati. Non ci eravamo ancora scambiati un bacio, ma tutti quei piccoli gesti mi bastavano per essere felice e soddisfatta.
Ci sedemmo su di una panchina nel parco della città, che tra i vari posti, era quello che adoravo di più. Conteneva tutti i ricordi della mia infanzia, giovinezza, adolescenza ed ora del mio primo amore. E ne avrebbe racchiusi molti altri ancora.
Mangiammo il nostro cono gelato, io con una lentezza estenuante da grande pigra e golosa. Volevo tenerlo a mano,  affinché finisse il più tardi possibile per gustarmelo ancora di più.
-Emma, ti giuro che se non ti sbrighi a finire quel maledetto gelato lo mangio io!-quasi mi implorò Andrea.
-Andrea, voglio gustarmelo! Non sono come te che te lo sei ingoiato in un minuto!- ribattei.
-Emma, vediamo se riesci a capire più esplicitamente: è da quando che sono venuto a prenderti che non ti ho ancora baciata, quindi dato che l'atmosfera è di quelle giuste, non vorrei perdere altro tempo per un gelato!- mi disse.
Sorrisi a quel commento. Ma decisi di fare ancora di più la preziosa.
-Mmmm...guarda signorino che mica devo stare hai tuoi comodi eh! Se avevi voglia di baciarmi mi baciavi prima...-dissi ghignando e continuando a mangiare lentamente il mio gelato.
-Cristo! Volevo un posto appartato...sono un ragazzo pudico, io!-disse quasi seriamente.
Scoppiai a ridere dopo quell'affermazione e lui mi seguì a ruota. Poteva essere così scemo? Lui, pudico? Ma se si slimonazzava la Ferrari davanti a mezza scuola?
-Ma cosa ridi? Adesso ti faccio vedere io.- mi prese il gelato e incominciò a mangiarselo con così tanta velocità che rimasi basita mentre lo guardavo.
-Il mio gelato...sei un essere spregevole! Io ti iscrivo al guinnes world record come "ragazzo che mangia in pochi secondi il gelato" non sei normale.- dissi continuando ad agitare la testa indignata per quella scena di un minuto fa.
Andrea, come da copione, scoppiò a ridere. -Ti ho avvertita. Cavolo mi stava venendo il latte alle ginocchia!-disse alzando le mani al cielo. Risi di gusto per poi ritrovarmi non so come la lingua di Andrea vagante nella mia bocca.
Va bene il carpe diem ma così era troppo! Quasi mi strozzavo. L'avevo proprio esaurito...povero Andrea.
Ci staccammo tutti e due ansanti. -Ma che cazzo Andrea! Mi stavo strozzando!-dissi guardandolo sbalordita.
-Scusami se è da due ore che ti dico che ti voglio baciare ma tu preferisci un gelato alla mia lingua!-ribattè.
Diventai paonazza. -Andrea! Io non preferisco nulla! Vabbè vorrà dire che diminuirò i tempi d'attesa...-dissi -Ora però me lo dai un bacio come si deve, senza eventuali soffocamenti?-
Sorrise per poi avvicinarsi a me e baciarmi dolcemente.
Questo bacio a confronto di  quello precedente era una colomba in mezzo alla guerra.
-Così va meglio?- mi chiese una volta staccati -Molto!-risposi riprendendo possesso delle sue labbra. Non è che stava diventando un vizio?
Passammo il resto del pomeriggio seduti su quella panchina a baciarsi, baciarsi e ribaciarsi senza renderci conto del tempo che passava. Quando ci alzammo dalla panchina avevo le labbra secche. Necessitavo di un burro cacao altrimenti sarebbero andati a pezzi.
Mi accompagnò a casa e mi diede appuntamento alla mattina seguente per andare a scuola.
Mi diede un buffetto veloce e mi salutò sfoggiando uno dei suoi tanti bellissimi sorrisi.
Cenai con la mia famiglia sotto gli sguardi maliziosi di mio fratello che facevano intendere che sarebbe stata una lunga serata fatta di domande e curiosità.
Mio fratello era un gran rompi palle, ma alla fine gli raccontavo sempre tutto...era una cosa inevitabile, un'abitudine, un vizio.
Troppi vizi, ma di sicuro vizi benevoli di cui non ne avrei potuto fare a meno per tutta la mia vita.

NOTE


allora? vi è piaciuta la sospresa? non sono ancora propriamente fidanzati...però vediamo come va, diciamo così...Francesco non è sparito, ritornerà, intanto, godetevi i bei momenti!
ci vediamo al prossimo capitolo! un baciuzzo:)
Gaia

   
 
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