Capitolo 17 – Nella Foresta Proibita
Harry, Ron e Max stavano
camminando dentro
Tutti e tre avevano addosso dei mantelli per
proteggersi dal freddo invernale; i due giovani avevano addosso due mantelli
con lo stemma dei grifondoro, mentre Max ne aveva uno
color marrone scuro.
Nonostante gli alberi fossero privi di foglie e il
terreno completamente ghiacciato, i tre facevano fatica a
inoltrarsi sempre di più nella Foresta; le sterpaglie ghiacciate si attaccavano
ai loro jeans e i tronchi degli alberi obbligavano i tre a marciare senza
seguire un sentiero preciso.
Hermione e Ginny avevano deciso di restare a Hogwarts
con
«Non siamo mai andati così dentro» disse preoccupato
Ron, facendo riscaldare l’aria circostante con il suo fiato; il rosso si stava
guardando nervosamente attorno, facendo attenzione ad
ogni minimo rumore e movimento che sembrava sospetto.
Praticamente ogni rumore è sospetto, qua dentro
pensò ironico il moro.
«Credo che dobbiamo andare ancora più avanti se
vogliamo trovarli» disse Max fermandosi un attimo per guardarsi attorno e poi
riprendere la marcia, seguito dai due ragazzi.
Harry si fece più vicino a Max
nel tentativo di dire qualcosa, di parlargli, ma fu tutto inutile; la
discussione che avevano avuto quella mattina, la prima che avevano avuto da
quando si conoscevano, era ancora viva nella sua testa.
I quattro
ragazzi, dopo una notte insonne, avevano raggiunto la professoressa McGranitt e
Max nella Sala Grande per la colazione, servita loro da un euforico Dobby,
felice di poter rivedere “Harry Potter Signore”.
All’inizio i
quattro erano troppo assonnati e, soprattutto, ancora un po’ scioccati da
quello che avevano visto il giorno prima nel
pensatoio. Fu Max a interrompere quel silenzio:
«Credo che
dovremmo recarci subito nella Foresta Proibita, alla ricerca di questo
centauro, Proteo»
«Tu sei davvero
convinto che quello che abbiamo visto sia vero?» chiese Ron non riuscendo a
nascondere una nota scettica nella voce.
«Si» rispose
tranquillamente Max
«Perché?»
«Lo avete visto
anche voi. Il ricordo era vero, non era manomesso»
«E’ di un Mangiamorte che stiamo parlando» disse Harry, con
una lieve inflessione rabbiosa nella voce.
«E’ di Doc che stiamo parlando» replicò Max ancora in tono
tranquillo.
«Avrebbe potuto
dircelo prima» insistè Ron.
«Avrà avuto i
suoi motivi per non dirvi niente» s’intromise
«Abbiamo passato
più di quattro
mesi con lui. Sapeva quello che stavamo cercando. E
non ha mai detto niente» ribattè Harry sempre più
arrabbiato.
«Doc avrà avuto i
suoi motivi» disse Max, ribadendo il concetto della
preside.
«PERCHE’ CONTINUI
A CHIAMARLO DOC?» esplose Harry alzandosi, sorprendendo i suoi amici e la
professoressa; Max continuava ad osservarlo senza batter ciglio.
«DOC NON ESISTE.
ERA SOLO UNA MASCHERA. SIAMO STATI IN COMPAGNIA DI UN MANGIAMORTE PER TUTTO
QUESTO TEMPO, POTREBBE AVER DATO INFORMAZIONI A VOLDEMORT
–
«Ma non l’ha fatto» ribattè Max;
forse solo Harry, in quel momento arrabbiato, non aveva colto una leggera nota
infastidita nella voce di Max.
«FORSE ASPETTAVA
SOLO IL MOMENTO GIUSTO PER FARLO. FORSE E’ ANDATO A DIRLGI CHE SIAMO ALLA
RICERCA DI QUEI COSI, E ALLORA IL NOSTRO LAVORO NON SERVIRA’ A NIENTE» Harry
aveva le mani strette a pugno e guardava con ostilità il ragazzo più grande.
«COME FAI A FIDARTI ANCORA DI LUI?»
«Perché
io giudico le persone dalle loro azioni, non dai loro nomi» rispose prontamente
Max, riferendosi al titolo di Mangiamorte. Ora anche Harry aveva notato il suo tono di voce e il lampo di rabbia
passare per gli occhi castani del ragazzo. Per un attimo ebbe perfino timore;
non lo aveva mai visto così.
Ron, Hermione e
Ginny erano rimasti a bocca aperta dallo scambio di battute tra Harry e Max e
non sapevano come comportarsi; anche loro avevano dei dubbi riguardo il ricordo di Doc o, come ormai avevano scoperto, di Regulus
Black. Sapevano a cosa erano dovuti questi dubbi, ma
mai avrebbero pensato ad una tale reazione da parte del loro amico,
specialmente contro Max che, per la prima volta, aveva mostrato rabbia, anche
se solo per un attimo.
Infatti, quando il ragazzo ricominciò a parlare, lo
fece con assoluta calma, il lampo di rabbia completamente scomparso dalla voce
e dagli occhi:
«E’ vero che,
come abbiamo visto, era un Mangiamorte. Ma ho visto
anche che ha rischiato la vita, se non è addirittura morto, per farti avere
quel ricordo. Inoltre hai vissuto con lui per quattro
mesi e hai visto il suo comportamento. Lo hai mai visto fare qualcosa di
sospetto?» chiese ad Harry che, dopo essersi un po’
calmato, aveva abbassato lo sguardo.
«Io lo conosco da
anni, ormai. Mi ha salvato la vita parecchie volte, curandomi con le sue
pozioni. Dato il suo passato avrà certamente compiuti
atti di cui non andava fiero, ma da quello che ho potuto vedere in tutto questo
tempo e nel ricordo ha fatto tutto il possibile, tutto quello che era in suo
potere per rimediare a quello che aveva fatto quando era al servizio di
Voldemort, e io sono pronto a dargli
tutta la mia fiducia, come ho fatto finora»
Max continuava ad
osservare il ragazzo con gli occhiali che non aveva
più alzato lo sguardo su di lui; Harry era rimasto colpito dalle sue parole, le
stesse che, era sicuro, avrebbe detto il professor Silente. Ed
ora quasi si vergognava ad alzare lo sguardo su di lui e sugli altri.
«Mettila in
questo modo» riprese tranquillamente Max, «per ora è
l’unica traccia che abbiamo. Dovremmo almeno tentare, non credi?»
Harry annuì,
mantenendo lo sguardo basso.
Da quando erano partiti Harry stava cercando le parole
adatte per scusarsi con Max, o almeno per chiarirsi. Lui sapeva perché aveva
reagito così: Piton. Le parole che aveva pronunciato, “SIAMO STATI IN COMPAGNIA DI UN MANGIAMORTE PER TUTTO QUESTO TEMPO”,
erano dovute al ricordo del tradimento di Piton ed era
una cosa che gli faceva ancora male. Per questo aveva reagito in quel modo.
Ed ora che ci pensava a mente
fredda capiva che aveva esagerato; aveva davvero passato tutto questo tempo con
il fratello di Sirius e non aveva mai visto comportamenti sospetti, anzi.
Quante volte lui, Ron e Hermione erano dovuti andare in infermeria per curarsi
lividi procurati durante gli allenamenti e lui li aveva curati, guarendoli
rapidamente. E quante volte avevano parlato e scherzato con
lui.
Capiva che il ricordo di Piton lo
stava rendendo diffidente verso tutti.
Aveva ormai trovato il coraggio per parlare
quando Max si fermò di colpo; anche Harry e Ron si fermarono e capirono
immediatamente il perché: un branco di centauri si stava avvicinando
rapidamente verso di loro e, dalle espressioni che poteva vedere Harry, non era
per dargli un felice benvenuto.
«Che cosa ci fate voi qui?»
Harry riconobbe subito il centauro che aveva parlato: Cassandro.
«Non siamo venuti con intenzioni ostili» rispose Max,
«volevamo incontrarvi per farvi alcune domande»
«A quanto pare il nostro ultimo avvertimento
non è servito» disse ancora Cassandro rivolto ad
Harry; evidentemente lo aveva riconosciuto. «Già una volta abbiamo detto che non siamo disposti ad accettare le leggi di voi
umani»
«Non siamo venuti qui per
farvi sottostare alle leggi del Ministero» ribattè
Harry, «abbiamo solo bisogno di farvi alcune domande»
«E cosa vi fa pensare che
risponderemo, dopo che siete venuti ancora qui, quando sapevate che non
gradiamo la vostra presenza» disse un altro centauro dal pelo bianco; se non
fosse stato per la carnagione rosa del busto sarebbe stato molto difficile
distinguerlo dal resto del paesaggio.
«Volevamo solo parlare con voi» tentò titubante Ron, un
po’ intimorito dal numero di centauri che li avevano ormai circondati.
«Non siete i benvenuti nella nostra foresta» disse minaccioso
Cassandro.
«Che stupidaggini!»
Harry e Ron si voltarono verso Max con gli occhi
sgranati; se volevano cercare un dialogo con i centauri questa è l’ultima cosa
che avrebbe dovuto dire. Infatti si levarono molti
mormorii infastiditi ed Harry vide, con preoccupazione, alcuni di loro che
sbattevano rabbiosi gli zoccoli sul terreno ghiacciato.
«Che cosa hai detto, umano?»
chiese minaccioso Cassandro, avanzando di un passo
verso di loro; Max non sembrava per nulla spaventato.
«Mi hai sentito; vi considerate delle menti superiori
rispetto a noi maghi, ma siete capaci di formulare idee davvero ridicole»
Alcuni centauri non nascosero la loro voglia di
caricare, fermati solo da un altro centauro, che Harry riconobbe come Magorian. Si mise davanti agli altri e si rivolse a Max:
«E quali sarebbero le nostre
idee ridicole?»
«Pensare che questa foresta sia
vostra»
Harry e Ron stavano cominciando seriamente a
preoccuparsi vedendo quasi tutti i centauri fremere per attaccare.
«Credi che questa foresta appartenga a voi umani?»
chiese ancora Cassandro.
«Non ho detto questo»
«Allora spiegati, umano»
«Non è la foresta ad essere vostra. Siete voi che
appartenete alla foresta»
Max guardava deciso i centauri che avevano smesso di
sbattere gli zoccoli per terra e lo guardavano a loro volta
non più con sguardi rabbiosi. Sembravano più sorpresi.
«E’ la foresta che vi dà un riparo, che vi fornisce
cibo, a voi e alle altre creature presenti»
Harry potè vedere come le
parole di Max avessero avuto un certo effetto sulla maggior parte dei centauri.
Decise di approfittarne.
«So che avete sempre avuto un profondo rispetto verso
il professor Silente» cominciò con voce chiara e sicura, attirandosi
l’attenzione di tutti. «Noi stiamo portando avanti il suo lavoro… e per fare
questo ci servono delle informazioni che al momento
solo voi potete darci»
Ci fu un mormorio tra le file dei centauri.
«Se non volete farlo per noi,
fatelo almeno per il professore» aggiunse Harry.
Magorian fece qualche passo
avanti.
«Cosa volete sapere?»
Harry sentì Ron rilasciare il fiato che incosciamente aveva trattenuto, sollevato da come l’intera
situazione si era evoluta.
«Siamo alla ricerca di uno di voi» spiegò Max. «Un certo Proteo»
«Nostro fratello Proteo non è più con noi» fece Cassandro.
«E dove possiamo trovarlo?» chiese Ron, ma i volti
impassibili dei centauri fece comprendere ad Harry il
vero significato delle parole di Cassandro.
«Credo voglia dire che è
morto, Ron?» fece sottovoce rivolto all’amico, che abbassò lo sguardo,
imbarazzato.
«Sappiamo che ha avuto dei contatti con un mago; un
certo Regulus Black. Ne sapete qualcosa?»
«Nostro fratello Proteo ha lasciato la nostra comunità diverse lune fa, accompagnando un mago che
aveva quel nome. Sappiamo che si sono diretti a ovest.
Da allora non li abbiamo più visti»
«Come mai si è unito ad un umano?» chiese ancora Max.
«Noi abbiamo diverse regole» spiegò Magorian.
«Una di queste dice che non dobbiamo mai avere debiti
di nessun genere con voi umani. Proteo ha seguito quell’umano perché gli aveva
salvato la vita ed ha deciso di sdebitarsi. Ma nostro fratello era ormai giunto
alla fine del suo lungo cammino e non è più tornato»
«Quindi dobbiamo solo cercare
una foresta come quella del ricordo che si trovi ad ovest di qui. Facile» fece
sarcastico Ron.
Harry, che aveva provato un certo conforto nel vedere
la collaborazione dei centauri, sentì la delusione crescere dentro di lui:
sperava che le informazione ricevute potessero
aiutarli a trovare il medaglione, ma ogni volta sembrava farsi più lontano.
Max osservò con la coda dell’occhio l’espressione di
sconforto dei due ragazzi.
«Vi ringrazio. Ci siete stati molto utili» fece
mettendo una mano sulla spalla di entrambi e facendogli cenno di andare.
I due ragazzi diedero solo un’ultima occhiata ai
centauri, che si ritirarono galoppando veloci.
«Credi davvero che quello che ci hanno detto possa
esserci utile?» chiese Ron scettico.
«Oh, si» fece tranquillamente Max.
«Pensa a quanto è grande l’Inghilterra. Le loro informazione
ci hanno aiutato a restringere il campo»
Ron lo guardò con un sopracciglio inarcato, intuendo
che quello era solo un modo per tenere alto il loro morale e non farli
abbattere più di quanto non fosse, perché la ricerca che dovevano eseguire era
ben lontana dall’essere facile.
«Non preoccuparti Ron» riprese Max
quando furono in vista di Hogwarts, «lo troveremo. DI questo
ne sono certo»
Ron fece un timido sorriso e cominciò a correre verso
il portone della scuola dove aveva intravisto Hermione e Ginny che li aspettavano.
Max lo stava seguendo quando
la voce di Harry lo fermò.
«Aspetta, Max»
Il ragazzo si voltò verso Harry che teneva lo sguardo
basso. Doveva dire qualcosa… doveva scusarsi per
quello che era successo quella mattina. Aveva trovato le parole giuste quando Max gli parlò.
«Va tutto bene Harry. Non hai motivo di chiedere scusa»
Harry lo guardò sorpreso.
«Ho capito cosa volevi dire e ti assicuro che le tue
motivazioni erano legittime. Così come lo erano le mie».
Si avvicinò al ragazzo con gli occhiali e gli mise una
mano sulla spalla.
«Abbiamo parecchio lavoro da fare. Non pensarci più, va
bene?»
Harry fece un timido sorriso di ringraziamento ed
annuì.
«Adesso vai» fece Max spingendolo avanti, «non lo sai
che non si fanno mai aspettare le donne?» Gli indicò Ginny che lo stava
aspettando vicino al portone della scuola.
Harry si voltò ancora un momento verso Max, annuendo
deciso prima di correre verso la ragazza che felice gli si gettò fra le
braccia.
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Scusate tanto per il
ritardo, ma proprio questo capitolo non mi riusciva
minimamente di completarlo. Spero almeno che il risultato sia
soddisfacente… per me lo è, ma è il vostro giudizio quello che conta veramente.
Quindi… mano alla
tastiera e via con le recensioni (sempre che ne abbiate
voglia, s’intende)
Che altro dire?... Sono sempre impegnato con un sequel…
per cui non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo di questa fic, tenendo conto che non l’ho ancora scritto. Ho già in
mente come dove continuare, più o meno… mi manca il
tempo di scrivere il tutto, ma vi prometto che appena possibile posterò il
tutto.
Vi saluto.
CIAO, CIAO.