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Autore: PsiPower    17/11/2012    1 recensioni
Un storia ambientata in Grecia V secolo A.C. che narra di una fanciulla che vive nella città Afrodisia. In questa città si  venera la dea Afrodite, la più bella di tutte. Ma gli abitanti di questa città si comportano in modo strano alcune volte e la giovane ragazza curiosa si accinge a scoprire questi misteri.
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Afrodisia,V sec. a.C. (Grecia)
 
Un giorno come tanti nella città di Afrodisia solo un po' più nuvoloso del solito ma con un clima caldo, uno spiraglio di luce si fa spazio tra le nuvole e si dirige proprio sul tempio principale dedicato alla dea Afrodite. Colpisce una giovane donna sulle scale intenta a ripulire ciò che resta di un sacrificio.
 
"Uffa!!
Un altro giorno al tempio a sgobbare. 
Possibile che ogni volta che i miei compaesani fanno dei sacrifici io debba ripulire il tutto?
chissà che cosa se ne faranno poi gli dei di un agnello dico io,
Eppure ho sentito dai sacerdoti che gli Dei si nutrono di una sostanza divina chiamata nettare o ambrosia e non mi risulta che un agnello ne abbia.
Accidenti hai sacerdoti pensassero almeno di non sporcare tutto col sangue tanto a loro che importa sono io che devo pulire."
 
“Sotiria!” ... mi volto al suono del mio nome.... e vedo Eupthasia, una delle sacerdotesse di questo tempio.

”Si signora?” 

lei mi sorride ed è come se risplendesse, inoltre non posso fare a meno di pensare che nonostante abbiamo la stessa età siamo su due livelli diversi lei è bellissima. 
Ha degli occhi nerissimi e anche se severi e ligi sono pronti a rincuorare e lodare, inoltre ha dei ricci lunghi che le cadono morbidi sulle spalle, la pelle è perfettamente curata tutto di lei e curato nei minimi dettagli comprese le mani che sono morbide come le pesche... insomma è stupenda la degna futura Sacerdotessa di Afrodite.
io? pfff.... io sono bassa, occhi azzurri, capelli ricci e ribelli. 
Vesto di stracci e le mie mani ormai non si possono più chiamare così... 
ho solo 15 anni e sono già tutte usurate.
 
“Sotiria, ti prego, è giunta l’ ora della preghiera alla dea... vai a chiamare tutti i sacerdoti.”

"Certamente signora!”

Inizio a correre per tutta l’ acropoli più veloce che posso per chiamere i sacerdoti, cosi faceno una volta avvertiti tutti sarò libera di ritornare a casa nell’ Asty.
Dopo un ora arrivo finalmente alla mia dolce casa anche se è molto umile.
In essa vivo con i miei genitori adottivi: Pagkratios, mio padre, e Anastasia, mia madre.
Loro mi hanno raccontato tante volte la storia della mia nascita. Mi dicono sempre che per loro sono stata un dono degli Dei che hanno avuto compassione per loro e che gli hanno donato me, visto che di figli propri non hanno avuto la benedizione. Mi trovarono in una notte serena, mentre passeggiavano per l’ agorà, sentirono un pianto di un bambino. Loro si misero a cercare il posto da cui proveniva questo pianto e infine, davanti alla scuola dei nobili trovarono me che piangevo dalla fame e dal freddo.
L’ unica cosa che avevo che mi potesse indicare era il mio nome: Sotiria scritto su un braccialetto.
Mi presero con loro e come riconoscenza agli Dei mi fecero lavorare al tempio sin da quando avevo 5 anni.
Gli sono grata per questo impiego cosi posso imparare a leggere e scrivere, cosa che solo la nobiltà può permettersi.
 
La  città in cui vivo io è molto piccola: Afrodisia.
Noi veneriamo la Dea Afrodite, la più bella di tutte.
Essa è la nostra maesta e viviamo per onorare i suoi insegnamenti.
Lei insegna che la bellezza è racchiusa dentro di noi e cosi si manifesta anche all'esterno, non amate la guerra ma ama il tuo corpo e prenditene cura perchè esso genera vita.

 
Dirigendomi verso la mia camera apro la finestra per far entrare un pò di brezza notturna ma entra un odore diverso,
questo profumo è inconfondibile:

"Qualcuno sta sacrificando un agnello.
Ma a chi? il tempio è chiuso e nessuno a parte i sacerdoti possono accedervi.
Questa cosa non mi torna."

Guardo fuori il niente assoluto. nessun suono, nessun fumo, nessuna luce di falò... il nulla. Eppure io questo odore lo sento. Dopo una breve riflessioneprendo una decisione e nel cuore della notte mi avvio verso l’ acropoli, determinata a capire che cosa stia succedendo, anche perchè non si sa mai sussurando tra me e me.

"Non mi perdonerei mai se qualcuno stesse andando a fuoco nel tempio e nessuno lo stesse aiutando!"

salgo l’ alta collina e giungo al tempio di afrodite.
  
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