Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Rico da Fe    18/11/2012    0 recensioni
Ruggero, imperatore di Meridia, parte assieme a una ciurma di pirati e al suo migliore amico, il vescovo mago Marco, alla ricerca dei fiumi infernali Stige, Acheronte, Flegetonte, Lete e Cocito.
I fiumi, infatti, garantiscono a chi si bagna nelle loro acque l'invulnerabilità in battaglia.
Riuscirà il sovrano a trovare le acque miracolose e a rendere invincibili se stesso e i propri soldati?
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Valentina risalì sul ponte e riprese fiato.
Era stato terribilmente difficile mantenere il sangue freddo di fronte a quel magnifico Adone dagli occhi viola. Aveva capito subito di chi si trattava dal baluginio sotto il cappuccio.
Era piuttosto insolito vedere l’imperatore di Meridia osservare navi nel porto della capitale, senza scorta e camuffato.
Malamente, ma camuffato.
Aveva il fisico del guerriero, alto, spalle larghe, muscolatura possente e mani grandi e forti. I capelli nerissimi e la pelle olivastra creavano uno strano contrasto con gli occhi viola acceso. Le labbra carnose e ben disegnate invece gli si adattavano benissimo, gli conferivano il caratteristico aspetto meridionale.
Valentina sentiva il cuore battere più forte che mai, e aveva fatto una gran fatica a controllarsi.
E l’indomani lui sarebbe salito a bordo della Fenice Rossa! E avrebbero viaggiato assieme per tre lunghe settimane alla volta di Palermo!
Felice, la giovane piratessa aspettò che il sovrano si fosse allontanato, dopodiché impose un sigillo sulla nave e scese a terra.
Il sigillo era un incantesimo piuttosto semplice che aveva imparato di recente: serviva a bloccare la nave lì dov’era e a impedire così a chiunque di rubarla.
Messa al sicuro la Fenice, la ragazza si avventurò tra le locande e le osterie del porto.
Doveva recuperare al più presto l’equipaggio, composto da sua sorella Rosalia, suo fratello maggiore Vincenzo (il capitano) e i due gemelli quattordicenni Damiano e Simeone.
La necessità di formare un equipaggio interamente ricavato da un’unica famiglia nasceva dal fatto che, una volta morto il padre, i tre fratelli si erano ritrovati soli, senza un centesimo e con quella caravella pirata ormeggiata al porto di Siracusa, la loro città.
Non avendo nessun’altra fonte di sostentamento, i tre si erano imbarcati e avevano preso il largo verso la pirateria. I gemelli invece venivano da Crotone, erano dei piccoli ladruncoli e si erano imbarcati sulla Fenice Rossa per sfuggire alle guardie.
Valentina era salita su quella nave dieci anni prima, all’età di otto anni, e quei quattro compagni erano l’unica famiglia che aveva.
Li trovò in una taverna, dove erano gli unici non ubriachi, e li informò del prezioso carico che l’indomani avrebbero imbarcato per poi depositarlo fresco fresco in Sicilia.
-Bene- disse Vincenzo – ben fatto, ottimo lavoro! Milleduecento fiorini senza sfoderare le armi… e per un lavoretto facile facile come un passaggio…
Vincenzo era il maggiore dei tre fratelli, e in quanto tale, era il capitano.
Aveva ventitrè anni, ed era piuttosto bello, con quella barbetta da duro, i capelli neri e scarmigliati e l’espressione corrucciata.
Era alto e ben piazzato, e la pirateria ancora non lo aveva trasformato in uno di quei brutti ceffi che ogni tanto si trovavano nelle osterie, con cicatrici chilometriche, vestiti sporchi, denti mancanti o cariati e il fegato devastato dall’alcol. Proprio per questo veniva additato nei porti d’Hitalya come il “pirata damerino”.
Ma la disperazione aveva gettato diverse volte Vincenzo nelle spire dell’alcol, e Valentina l’aveva riportato diverse volte a bordo ubriaco fradicio e con le lacrime agli occhi.
L’essere cresciuto troppo in fretta a causa della malattia della madre e l’assenza del padre, con due sorelle da crescere e l’ignoranza della gente da fronteggiare, lo avevano sempre fatto sentire come se tutto dipendesse da lui, soprattutto ora che alla miseria si erano aggiunti tutti i rischi e le privazioni della vita da pirata, vita che impediva alla famiglia di trascorrere un’esistenza normale, con una casa, un lavoro…
Invece la loro vecchia casa nel porto di Siracusa l’avevano venduta, per pagare i debiti contratti per pagare le cure della madre.
Adesso l’unico tetto che avevano era quello del castello di poppa della Fenice. A questo pensava Valentina mentre ritornava sulla nave, mentre il sole e il mare si fondevano nel magico tramonto del golfo di Napoli. Sorrise.
Di tramonti ne aveva visti tanti, ma quello di Napoli era sempre il più suggestivo, la incantava ogni volta di più, e le sembrava quasi un simbolo della Meridia: il sole e il mare, i due fattori che abbracciavano l’impero donandogli vita e prosperità, si fondevano assieme di fronte ai magnifici palazzi della capitale.
Chissà se in quel momento anche l’imperatore stava guardando il tramonto, da una delle terrazze che si aprivano in cima a Castel Nuovo…
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Rico da Fe