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Autore: KittyPryde    05/06/2007    2 recensioni
"I ciliegi che da sempre decoravano la tenuta di casa Kuchiki avevano smesso di fiorire cinquant'anni prima"
[Byakuya/Hisana]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Byakuya Kuchiki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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claimed at MezzaDozzinaFic temi:
risveglio, primavera, malattia, maternità, famiglia, terra
famndom: Byakuya/Hisana

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Le foglie del cortile che ondeggiavano quiete e il sole tenue e caldo sulle sue palpebre chiuse erano le uniche cose in grado di appagare quel bisogno di tranquillità che Byakuya continuava ad inseguire da quando si era svegliato; era mosso da troppi sentimenti quella mattina e anche la sua inattaccabile forza d'animo si arrendeva davanti alle proporzioni di quel dolore inestimabile. Nonostante nulla, nell'espressione rassegnata del suo volto, fosse cambiato, i sensi del capitano continuavano ad ascoltare il paesaggio che lo circondava, cercando il fantasma della debole voce di Hisana e il battito sommesso del suo cuore che diminuiva di intensità fino a cessare completamente, abbandonandolo anche nel ricordo, con un sorriso riconoscente, malinconica e serena come soltanto lei era capace di essere.
Il suo corpo silenzioso, bianco come la neve anche prima che morisse, era una visione straziante; il collo candido e il segno vellutato delle spalle, la carnagione chiara, pallida come la quella del suo rispettato consorte, che si confondeva nei loro pudici abbracci, nelle educate notti d'amore, nei baci composti, celati da abiti dipinti con colori cortesi che li facevano apparire sfumati, distanti. La rivedeva sempre così, assente, con quel suo kimono di un rosa tenue, antico, distratta dal suo dolore, da quel male segreto generato dal senso di colpa per un peccato che Byakuya non conosceva e non poteva combattere; le avrebbe dato tutto, ma non poteva renderla felice se non era lei stessa a desiderarlo. Hisana era una moglie corretta, devota, profondamente grata per ciò che riceveva, ma troppo occupata a rimproverare se stessa per concedersi il perdono e per accorgersi di quanto Byakuya tentasse incessantemente di renderle la serenità, cercando cosa la allontanasse così tanto da lui, cosa non era stato in grado di darle...
Hisana, nella mente stanca di Byakuya, forse non era mai stata del tutto viva, con i suoi sguardi amari accondiscendeva docile a ogni richiesta del consorte; sinuosa, sottile anche prima di morire, la sua piccola voce si spargeva in ogni stanza della casa, come un eco. Quando facevano l'amore lei teneva sempre gli occhi chiusi e si muoveva con gesti timidi, sospiri riservati mentre Byakuya la cercava con dolcezza, baciandole i polsi, stringendole i capelli con le dita e sfiorandole le palpebre chiuse, mosso dal timore che gli occhi di Hisana potessero non aprirsi più; poi appoggiava la testa sul suo seno, piccolo, ma così accogliente e materno per accorgersi che mai, come in quei momenti, il capitano Kuchiki si sentiva così piacevolmente indifeso; con l'orecchio sulla pelle di lei cercava i battiti del suo cuore, senza trovarli e continuava a tenerle la testa sul petto, senza peso, mentre lei gli carezzava i capelli guardando altrove, lontano e Byakuya imparava a trattenere i momenti preziosi, la dolcezza cerimoniosa di Hisana, quel suo modo di amarlo privatamente, con gratitudine e dedizione, ma senza passione. Il decorso della malattia fu graduale, ma breve; di giorno in giorno Hisana perdeva un po' di luce in volto, ad ogni tramonto che la donna trascorreva cercando nuove gemme nel giardino di casa Kuchiki, si sentiva più stanca, mangiava sempre meno e il suo sorriso gentile e fragile si faceva via via più avvilito. I medici non avevano potuto fare altro che dichiararsi sconfitti davanti a quel male inarrestabile e sconosciuto che consumava la donna senza che lei lo combattesse; Hisana aveva deciso di non voler più vivere e, pur non conoscendone la ragione, Byakuya non poteva fare niente, se non aiutarla ad andarsene in pace.
Gli ultimi giorni erano di aprile, la camera nella quale Byakuya aveva assaporato i pochi momenti sinceri in compagnia della moglie, era diventata un posto lugubre, tetro; le finestre che un tempo lasciavano entrare un sole accecante erano state oscurate per paura che la luce potesse infastidire il lungo riposo di Hisana, il rumore del suo respiro regolare e pesante riempiva la stanza assieme all'odore ristagnante di umidità e, di tanto in tanto, qualche lontano che parente veniva a farle visita, parlava a Byakuya con rispettoso cordoglio, comportandosi con lui come e fosse già stato vedovo e trasformando il loro talamo nuziale in una camera ardente.
Byakuya le sedeva accanto notte e giorno, senza fare alcun rumore, assistendola durante il sonno con carezze insistenti e sentendo per la prima volta le sue fredde mani tremare; la amava, con un trasporto per lui incoerente
« non voglio restare qui » la voce di Hisana era appena udibile nel silenzio riguardoso in cui era caduta la casa, Byakuya le strinse più forte la mano; quella sarebbe stata la sua ultima gentilezza: fare in modo che il cuore del marito non si spezzasse vegliando ogni giorno su di lei mentre moriva nell'unico luogo a cui avevano legato ricordi sereni « portatemi altrove, Byakuya-sama »
la amava, con una passione che non credeva possibile, ma trattenne le lacrime e annuì senza una parola, chiudendola in un abbraccio, intenso come un addio, e stringendola sentì tutto il dolore che il suo corpo stava sopportando, le ossa appuntite sotto i muscoli sfibrati, la pelle trasparente, mentre Hisana si rivolgeva a lui con lo stesso sorriso di sempre. Byakuya lasciò piano la stretta, le carezzò le tempie e la fronte umide con un fazzoletto, poi cominciò a spogliarla lentamente, baciandole i polsi, senza sapere quali parole usare, ma consapevole che lei lo stesse ascoltando; con gesti complici e attenti le tolse lo yukata, alzando le braccia senza forza della moglie, con cautela, senza farle male, rivestendola con abiti puliti e freschi, ravvivandole i capelli scomposti a causa della lunga degenza; poi si inginocchiò a fianco del suo giaciglio e la sollevò, sentendola leggera come non era mai stata, diede ordine alla servitù che fosse preparato un futon davanti al giardino e cullò dolcemente la moglie fino al patio. Hisana, piccola come un uccellino, teneva le fragili braccia ormai prive di forza appoggiate alle spalle del marito e ondeggiava stancamente al ritmo di ogni lento passo di Byakuya che, una volta di fronte agli alberi frondosi del cortile, la posò con riguardo sotto le coperte e si sedette accanto a lei, in quel posto illuminato dal sole, raccontandole la primavera alla corte del Seireitei senza smettere di stringere la sua mano.
Solo poche ore dopo, Hisana morì
   
 
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