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Autore: LairaWolf    18/11/2012    4 recensioni
Duncan si è appena trasferito in un luogo sperduto, a due passi da una foresta misteriosa. Qui troverà qualcuno di molto speciale, che occuperà il suo cuore. Ma la verità è un'altra... una verità orribile, che metterà a rischio la sua stessa vita.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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CAPITOLO 1 - La foresta

"Sognavo... o invece era vero?"




Mi affaccio alla finestra, mentre sul vetro comincia a formarsi l’alone creato dal mio respiro.
È un posto orribile: mamma dopo aver divorziato da mio padre se ne è voluta andare il più lontano possibile da lui: ma non pensavo così lontano, ai confini della civiltà.
Ha comprato una villa nel bel mezzo del nulla! Siamo a due passi da un’immensa foresta (del tipo La Foresta Nera) e due chilometri lontani da una minuscola cittadina.
Mi sarebbe piaciuto stare con mio padre, ma il giudice ha deciso che mia madre aveva i mezzi per mantenermi (dicesi, soldi). Anche se in effetti, a casa di mio padre c’è la sua amichetta troietta che non ho mai sopportato: cervello di gallina in un corpo da gnocca, con un carattere pessimo. Non capisco che cosa ci trovi mio padre in lei.
Davanti alla mia finestra c’è una grande quercia nodosa: potrei benissimo scendere nel cortile da qui. Solo che fa freddo e non ho voglia di uscire, anche se vorrei uscire di qui.
Mia madre sta dando ordini alla “servitù” a tutta manetta, con quella sua voce gracchiante da racchia. Anche se mamma non è racchia, anzi... solo che è acida come un secchio di panna andata a male. Mia madre mi parla sempre con quella voce gracchiante e con una faccia che mi guarda come se stesse guardando un topo di fogna. Non le va a genio che abbia avuto un figlio così “vandalo, irrispettoso e senza rispetto per me! E poi quella sua orribile cresta... sembra che abbia un materiale radioattivo nei capelli!” come dice sempre lei.
Almeno, l’unica cosa che mi consola è che le importa poco di me. Potrei anche morire e lei continuerebbe il suo pallosissimo lavoro. È una stilista di moda molto famosa, e vorrebbe che io mi vestissi dei suoi abiti. Io ovviamente non voglio: sembro più gay che mai con quelle robe addosso.
Ritorno a guardare fuori: il nostro cortile finisce appena prima dell’inizio della foresta. Sono due giorni che sono qui e quel luogo mi affascina: sembra magico, oscuro e tenebroso. Magari è anche abitato da mostri. Forse potrei assoldarne uno per mangiare mia madre.
Mi mancano i miei amici: la mia piccola combriccola di diciassettenni pazzi (che ovviamente a mia madre non va per niente a genio): Alejandro, un brasiliano palestrato, muscoloso e donnaiolo e Geoff, l’amante delle feste che a mio parere è un po’ schizzato ma mi fa sempre morire dal ridere. Non ho potuto neanche salutarli come si deve, sono partito veramente in fretta.
Tiro un calcio alla base del letto. Odio anche la mia stanza. Nonostante sia grande puzza terribilmente di vecchio ed è semispoglia. Provvederò ad arredarla più spesso.
Spero che alla scuola del Paesino Insignificante ci sia qualcuno di piacente, che non sia troppo scemo. Già, purtroppo dovrò rimanere qui a lungo, se mia mamma mi ha già iscritto alla scuola. E siamo solo all’inizio di giugno! Che vuol dire VACANZE ESTIVE!
Questo non è il posto adatto per passare delle vacanze ESTIVE. Si gela, il tempo è sempre nuvoloso e umido. Non sarebbe male se magari, qualche volta ci fosse il SOLE!! Sole! Qui è un concetto inesistente.
Mi sono stufato: vado a farmi un giro. Magari nella foresta.
Scendo le scale e mi ritrovo all’ingresso, dove mia madre sta dando ordini ad alta voce. Mi vede uscire.
-          Dove stai andando Duncan? –
-          A farmi un giro. Mi annoio. –
-          Sì, bravo ragazzo. –
Del tipo “fai quello che vuoi, a me non interessa”. Acchiappo il cappotto ed esco definitivamente.
L’umidità è inquietante. Sento che la cresta mi si sta già ammosciando. Sigh...
Penso un momento dove andare. La foresta mi attrae troppo. Sarà forse per questo che mi sto dirigendo lì?
Dopo meno di un minuto mi trovo davanti ai primi alberi. Sono molto alti, molto grossi, molto... sinistri. Ma decido di entrare lo stesso. Dopo qualche passo mi giro. Non vedo più la casa, mentre un brivido mi corre lungo la scena, in contemporanea con un silenzio inquietante. Rotto dal gracchiare di un corvo.
Proseguo. Tanto ormai sono dentro...
Non trovo nulla di strano: è semplicemente una foresta di alta montagna sempre immersa nella nebbia. Però, c’è un però. In un certo senso... è strana. Perché mi immaginavo una foresta con alberi altissimi quasi messi in fila e per terra niente a parte una roccia piccola lì, una media là e il terreno ricoperto di foglie cadute dagli alberi che ammuffiscono e funghi. Invece qui... ci sono anche gli alberi altissimi e cupi, ma ci sono anche grandi querce nodose, gelsi piccoli e grandi, cipressi... e le rocce... sono molto grandi e hanno forme stranissime! È meraviglioso... è veramente un posto magico!
Comincio a correre. non so perché, ma ho voglia di correre. passo tra tutto questo, ci giro attorno. Mi sento tornare bambino.
Solo, quando mi giro mi accorgo di una cosa: non so più quale sia la strada per il ritorno. Mi sono perso.
Fantastico! Se non torno prima di cena, chi la sente poi mia madre? E tra l’altro sta diventando ancora più buio di quello che è normalmente...
Improvvisamente ho paura. Non solo per il buio e il freddo, ma perché sento dei rumori strani...
Come un ringhio.
Un... ringhio?
E ora un fruscio!
Non mi sento tanto bene... avvicino la mia mano al coltellino nella mia tasca, anche se non servirà a niente contro... contro...
Non lo so. Un animale, fiera, mostro, venditore ambulante...
Vedo con la coda dell’occhio qualcosa di bianco dietro di me. Mi volto ma non c’è niente. Ma sento un altro fruscio.
Sono preso da panico e faccio una cosa molto intelligente. Scappo a gambe levate.
Mentre corro a perdifiato, sento che qualcosa mi sta inseguendo. Questo mi spinge ad accelerare la corsa.
Corro il più forte che posso e improvvisamente sbuco fuori dalla foresta. Esatto! Così, all’improvviso mi ritrovo in strada.
Mi giro di scatto ma non c’è nessuno. Neanche un minimo segno che effettivamente qualcosa mi stava inseguendo!
Possibile che mi sia immaginato tutto? È assurdo! Sono sicurissimo...
Beh, forse non così tanto sicuro...
Con questi pensieri che mi frullano in testa, mi avvio verso casa. Sto ancora pensando quando arrivo al portone di casa, che non mi accorgo della domestica che mi sta venendo incontro con un mare di roba.
Risultato? Scatole dappertutto e noi due per terra. Con fare mortificato dico:
-          Mi scusi signora! Non l’avevo vista! –
Mi sento un vero idiota. Cerco di raccogliere tutte le scatole.
-          Tranquillo, non mi sono fatta niente! Tu piuttosto? Stai bene? –
-          Sì certo. – dico di sfuggita mentre sistemo le scatole, - Mi dispiace, ero distratto... –
-          L’ho notato! Oh grazie! –
Mi guarda contenta mentre le porgo le scatole tutte in pila.
-          Di nulla! Era il minimo... mi scuso ancora signora... signora... –
-          Sierra, caro! –
-          Signora Sierra! Scusi ancora! –
-          Ma di nulla! –
Mi passa davanti fischiettando, mentre mia madre mi guarda.
-          Duncan dovresti fare più attenzione. –
-          Sì mamma... –
Capisco che è ora di cena perché sento l’odore di arrosto provenire dalla cucina.
 
 
Un’ora dopo sono nel mio letto con le cuffie. Sono ancora un po’ scosso per quello che mi è successo. Forse è il caso che chiami Al per raccontargli quello che è successo: mi tirerà su di sicuro.
Metto la mano in tasca per afferrare il cellulare.
Ma non c’è! Lo avevo in tasca! Sono sicuro: ce l’avevo quando sono andato nella fore...
È lì che l’ho perso! Mi sarà caduto mentre scappavo! Oh no! Mi serve quel telefono! È l’unico contatto con la mia vita di prima, con i miei amici!
Non posso cero chiedere a mia madre se me ne compra un altro. Mi ucciderebbe nel sapere che ho perso il cellulare...
E pensare che non era neanche un telefono ultimo modello. Me lo aveva regalato mio padre per il mio quattordicesimo compleanno... era un telefono della sopravvivenza, duro come una roccia, che si caricava con batteria solare...
Non ci sono soluzioni: devo tornare nella foresta a recuperarlo. Anche se... ho paura di ritrovare quel... quel... non ne ho idea.
Ma per riavere il contatto con i miei amici, rischierei comunque.
Ho deciso: domani mattina ritornerò nella foresta.





NOTE DELL'AUTRICE
Come procedo? Se ci sono errori grammaticali oppure se la storia va male, ditemelo senza problemi! A me fanno molto piacere tutte le opinioni!
  
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