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PERDONATEMI!! Mi scuso
ufficialmente per questo mio indicibile ritardo, ma ho avuto dei problemi col pc catorcio…
Tuttavia, prima si ringrazia! E
allora ecco che i piu’ grandi ringraziamenti vanno a Antonel Heartilly,
ancora una volta, che recensisce sempre! Grazie!! E Grazie anche a Lucia Nanami!
Sono felicissima che ti sia fermata a scrivere la tua opinione…Mi commuovete! Ç_ç spero che anche altri seguano il vostro esempio, e
spero che vi farete sentire anche su questo chap! Con
la speranza che vi piaccia..
:P
ciau^^
Lo sguardo vitreo della donna
si posò sull’uomo, che ricambiava tranquillo attraverso la stoffa leggera. Lei,
titubante, staccò il velo, tornando a sentire l’aria notturna sulla pelle,
felice. Seguì un momento di silenzio, interrotto solo dal crepitio del fuoco. Rek sapeva di star perdendo tempo inutilmente, e di non
star eseguendo il proprio compito. La Strega, d’altronde, stava prendendo la
decisione più importante della sua vita. Infrangere uno dei massimi divieti…
Perché rovinare tutto rivelando la sua vera identità? Forse poteva trovare nel
suo salvatore qualcuno con cui parlare normalmente, anche solo per una volta…le
sarebbe piaciuto da morire…tanto poi non l’avrebbe più visto. E sembrava
simpatico, oltre che…strano…
“Io sono Pan, del villaggio
di Huria.” Disse, esitante, con la voce che le
tremava per l’emozione. Era la prima volta che si presentava con il suo vero
nome. Ecco. Aveva infranto il divieto. Rek alzò lo
sguardo sulla Strega. Le aveva detto il suo vero nome? Pan…La Strega Suprema Pan.
Chissà perché l’aveva fatto…
“Sono in debito con te, Rek. Come posso sdebitarmi? Posso fare tutto ciò che vuoi…”
continuò lei. Aveva in mente solo una cosa: buttarsi nell’ignoto. Rek poteva vederla come una persona normale, e lei una
volta tanto voleva esserlo.
Quando Rek
fece un sorrisetto malizioso, però, iniziò a pentirsi
di quello che aveva detto, e arrossì furiosamente, ringraziando che al buio non
si vedesse. Ovviamente, non proprio tutto…le toccava esprimersi ad alta voce?
“Quasi tutto, scommetto” la
precedette lui, fermandosi ad osservare meglio la Strega Pan. Ma si costrinse a
pensare al lavoro, e tornò serio come era solito fare.
“Pan…perché ti sei messa a
ridere?” chiese, senza motivo.
La domanda stupì la Strega,
oltre al fatto che era la prima volta che qualcuno la chiamava col suo vero
nome. Si sentì felice, nonostante tutto.
“Non avevo motivo di ridere,
in realtà. Ma stavo per dimenticare come si facesse. Passo le mie giornate a
piangere da anni, ormai.” Rispose sinceramente. Aprirsi con una persona che non
avrebbe rivisto mai più non poteva farle male…
“Sono prigioniera. Stasera
sono riuscita a scappare per un po’, ma devo tornare alla mia prigionia, prima
o poi. Ma ne sono così stanca che a
volte desidero morire. Stasera non ero venuta qui con questa idea, ma il fato
mi aveva aiutata, se tu non mi avessi salvata.”
“Chiunque l’avrebbe fatto.”
“No, non chiunque.” Corresse
lei, “molta gente mi vuole morta. Molti mi avrebbero lasciato lì. Nessuno mi
ama, nessuno mi accetta…”
Rek abbassò lo sguardo, sentendo quelle parole. La
capiva. Pensò alle cicatrici che lui stesso portava sulla schiena, pensava alla
prigionia che aveva provato, e il dolore. Osservò che la neve ai piedi della
Suprema Pan si era macchiata del suo sangue che continuava a colare, e che
aveva iniziato a sciogliersi. Si intravedeva il terreno sottostante.
Oh, cavolo…
Devo ricordarmi il mio compito. Questa qui fa troppo
l’angioletto…vediamo di ristabilizzare un po’ le
cose. Com’era? Bisogna sempre stare in guardia, perché ti ammaliano, e poi non
riesci più a svolgere il tuo compito…cerca di fare il distaccato.
In fretta, si frugò nel
mantello, e le passò una boccetta.
“Pozione. Bevi, ti curerà
quella ferita.” disse spicciamente, “ma continua pure. Stavi parlando di quanto
avresti fatto bene a suicidarti, o sbaglio?”
La Suprema bevve, sentendo la
ferita rimarginarsi poco a poco, e mantenendo lo sguardo basso. Rek, nonostante avesse parlato in tono ironico, non potè fare a meno di provare pietà per lei. La Strega se ne
accorse.
“Non compatirmi, straniero…Rek. Non sai nemmeno di cosa parlo…”
“Certo che lo so. Non è la
stessa cosa, ma a me non piace quando la gente pensa che sia un fantasma.”
Rek lasciò passare un po’, dando a Pan il tempo di pensare.
Poi si decise. Indagare un poco su quella strana fanciulla…come avrebbe potuto
interferire?
“Ho parlato con la tua
guardia, Yuni. Mi ha raccontato molto di te, Strega
Suprema. Pan. Perché mi hai detto il tuo nome?”
Il mondo le crollò addosso. Lui
sapeva…aveva sbagliato. Aveva infranto la regola…Ecco l’ennesimo traditore,
come la gente del villaggio che si faceva beffe di lei. Gli aveva detto il suo
nome, lui l’avrebbe detto, e lei sarebbe stata punita…Hyne.
“Non sapevo che tu sapessi
chi ero. Mi puniranno per aver sbagliato.” Disse, carica di rancore.
Rek la fissò, mentre gli occhi vitrei della Suprema si
erano illuminati di una luce pericolosa, quasi mortale. E iniziò a
riconsiderare l’idea che i suoi occhi uccidessero. Perciò cercò di addurre una
scusa al suo comportamento:
“…Ho preferito non
comportarmi come i tuoi stupidi compaesani. Personalmente, Strega, non ti
reputo una persona divina, sappilo. Non dirò a nessuno che so il tuo nome. Ho
capito, sai, com’è la tua gente. Dì un po’, ti avrebbero fatto del male?”
Forse aveva detto la cosa
giusta, perché lei sembrò soppesare le sue parole. “Niente di doloroso...”
Per il corpo…
Hyne.
Credo che fidarsi troppo di uno sconosciuto non sia
stato tanto sbagliato. Potrei leggere nel suo animo, ma non voglio farlo. Perciò,
anche se sa chi sono, confido nel fatto che non lo rivedrò mai più. Gli ho
rivelato addirittura il mio nome!
“Niente di doloroso…”
Lui non la bevve, ma non
erano affari suoi. Lui si limitava a seguire la missione…per questo esordì ora
in tono neutro. “Strega Pan. Io sono venuto da Centra apposta per parlare con
te.”
Lei alzò gli occhi: “Davvero?
E’ per questo motivo che hai incontrato Yuni? Volevi
udienza?”
Rek annuì, mentre risistemava il gunblade
sotto il mantello. “Al villaggio sanno a malapena il mio nome. Questo perché
non devo lasciarmi tracce dietro. Suprema Strega, prometti che mi ascolterai?”
“Perché non dovrei
ascoltarti? Sei l’unica persona con cui abbia mai parlato da pari a pari, da
qui a quindici anni.”
Quindici anni, pensò Rek. Povera fanciulla…Era molto simile a lui, per questo
aveva deciso di essere diretto.
“Sto andando contro i miei
stessi interessi, in questo modo, sappilo. Sono un cacciatore…” disse lui,
serio, “un cacciatore di streghe. Il mio compito è trovarle, catturarle e
portarle a Centra. E tu sei il mio obiettivo.”
La Suprema Pan sgranò gli
occhi, che un secondo dopo erano tornati vuoti e spenti, come privi di vita.
Cacciatore di streghe… sapeva che esistevano altre persone come lei, ma non
persone che le cacciassero…e che quindi le uccidessero. Certo che lui avrebbe
potuto lasciarla annegare, a questo punto. Avrebbe evitato di sporcare la
propria spada. Ah, no, certo. Dove sarebbe stata la gloria, altrimenti?
Fa niente. Al massimo, mi toglierà la vita. E mi farà
un favore.
L’atteggiamento del giovane uomo
l’aveva un po’ disorientata. Cacciatore…assassino. Ma come poteva un uomo così
intrigante arrecare dolore?
“Non tenterò la fuga. Ti
ascolterò. Se avessi voluto uccidermi, non avresti sprecato tempo a parlare.”
“Io non uccido. Posso
aiutarti.”
“Ti ascolto” ripetè la strega. Non aveva nulla da
perdere. Continuava a fissare lo straniero, e a chiedersi se a Centra avessero
tutti i capelli bianchi. Forse era lui ad essere l’eccezione…
“Noi cacciatori di streghe abbiamo
il compito di rintracciarle e portarle a Centra perché possano essere…” si
fermò per trovare le parole adatte “studiate. Si. In realtà, tu sei la mia
prima missione. Ti ho seguita perché non sapevo come comportarmi. E meno male
che l’ho fatto, altrimenti a quest’ora non saremmo
qui.” Continuò, distaccato, “in ogni caso, se tu non volessi venire di tua
spontanea volontà, sarei costretto a farti prigioniera. E ho preferito
parlarti, perché ho visto come ti trattano. Le regole mi impediscono
addirittura di parlare con la mia preda. Dovrei prenderla con la forza. ”
Lei ascoltò stupefatta,
ripetendo “Come…come mi trattano?” Lo fissò confusa e docile. Non aveva capito
la situazione. “Si…è gente semplice, non conosce e si affida al mistico. Ti
trattano malissimo, ho notato.” Rek distolse lo
sguardo.
“Mi trattano come devono! Sono la Strega che temono, perché ho portato le nevi!
Sai come mi chiamano, anche?”
Lui annuì “Figlia di Shiva.
Sì, l’ho sentito alla taverna. Ma sei stata sfortunata: a Trabia
era già prevista una glaciazione, e tu ci sei capitata in mezzo.”
Rek, in precedenza, aveva giudicato la voce della Suprema
come un suono dolce e armonioso, velato tuttavia di una magica tristezza. Ora
gli ricordava una lama, pronta a colpire e a ferire a sangue. Parlava
trattenendo a stento la rabbia: “Non prenderti gioco di me, straniero di
Centra!” sibilò “insulti la mia gente! IO ho portato la neve, IO ho portato
dolore, IO ho sofferto e soffro per porvi rimedio!”
“No” insistette Rek, spazientito, “sei vittima di una crudele coincidenza,
per Hyne…Trabia era
destinata a ghiacciare, a causa del clima del nostro pianeta. Ma ovviamente
solo gli studi scientifici hanno potuto appurarlo, la gente non colta non può
saperlo. E tu sei nata nel posto sbagliato al momento sbagliato…”
La Suprema Pan si era alzata,
volgendogli le spalle, irata, trattenendosi dal trasformarlo in un topo. Che spiegazione
assurda…Intendeva davvero credere ad uno sconosciuto che le aveva semplicemente
salvato la vita?
“Non ti crederei mai, neanche
se potessi dimostrarlo. Significherebbe aver sprecato una vita a soffrire
inutilmente…”
Rek, indeciso, disse: “Posso aiutarti, davvero. Vuoi che
ti spieghi cosa facciamo a Centra?”
La sua voce risuonò gentile, alle
spalle della Strega. Rek era imperturbabile e posato
come sempre, mentre si malediceva per aver avuto l’assegnazione di una strega
così giovane - e bella, certo - e
soprattutto si stava pentendo per non aver fatto come aveva imparato
all’accademia: tramortisci la Strega, bloccale i poteri e portatela via. E
invece aveva avuto la brillante idea di fregarsene e fare un atto di bontà
verso quella donna tanto diffidente.
Pan si girò e mise le mani
sui fianchi, annuendo. Rek era disarmante, e non
riusciva ad essere arrabbiata col suo salvatore, che peraltro era molto
affascinante…aveva i capelli bianchi! Non aveva mai visto nessuno così…a parte Yuni quando era ricoperto di neve! Si sentiva una
bambina….mise da parte il discorso glaciazione, stando a sentire.
Lui si alzò a sua volta: “Le
streghe vengono analizzate a lungo, e i poteri studiati. Nella maggior parte
dei casi, essi vengono sigillati, in modo che non possano apportare danni…non
posso dire altro. La maggior parte delle streghe che abbiamo analizzato ora
vivono una vita tranquilla e ci ringraziano.”
Già…come no.
“A cosa vi servono questi
studi?”
“Ricerca per la paramagia.” Rek sembrava a disagio “Stiamo studiando un modo che
permetta anche alle persone comuni di evocare magie. Poi ovviamente ci sono
altre ricerche…sai, noi di Centra siamo il popolo più tecnologicamente avanzato
sulla Terra.”
Aveva parlato tutto d’un
fiato, mentre Pan ascoltava con una strana espressione. “Quindi mi togliereste
i poteri?”
Lui annuì, vedendola perdere
tutto il suo entusiasmo. “Non…posso venire.” Le sue parole erano prevedibili: Rek lo aveva immaginato.
“La mia gente morirebbe nel
giro di un mese…i bisogni degli altri vengono prima dei miei. Vorrei, ma è mio
dovere…”
Rek la fissò per un attimo, perso nei propri pensieri…che
dolce fanciulla ingenua…d’accordo, allora. Andava convinta.
Ho una strana sensazione. Soprattutto ripensando ad
una cosa che lui ha detto prima…“in ogni caso, se tu non volessi venire di tua
spontanea volontà, sarei costretto a farti prigioniera”. Bè,
ma non può essere…lui è il mio salvatore!
Però mi sta guardando in un modo…Si sta avvicinando…No,
Hyne, non mi colpirebbe…piuttosto…Non dirmi che
vuole…baciarmi??
Rek la fissò con lo sguardo infuocato, poi fece un cenno
di diniego e sospirò. Dopodiché si avvicinò a lei, bruscamente, e le mise una
mano sulla nuca, attirandola a sé.
La Suprema non ebbe il tempo
per capire quello che stava succedendo. Era allarmata dall’improvvisa vicinanza
al volto dell’uomo, ed era estremamente convinta che la stesse per baciare. Il
suo primo bacio!! Invece, lui la colpì alla nuca, piano, e lei cadde svenuta.