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Autore: Adele_Herondale    19/11/2012    1 recensioni
Finnick non la vedeva come la vedevano gli altri. Lei lo intrappolò in una rete da cui lui non poté più liberarsi, lo legò in un nodo che non sarebbe stato sciolto. Non da loro, almeno. Ma come è iniziato tutto?
Vi avverto che questa fan fiction vede Annie come più grande di Finnick, quindi ora lui non ha ancora vinto gli hg, è... "Innocente". Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIDUCIa
 
Piove. Guardo il mondo sciogliersi da sotto un albero. Sto intrecciando reti da almeno due ore e non mi sento più le dita, ma non importa. Intrecciare reti è l’unico modo che ho per convincermi di aver fatto qualcosa di utile.
 
Non vedo Annie da quasi una settimana, ma spesso la sento cantare, non importa se nei miei sogni o da lontano in mare aperto.
Anche se non mi è venuta a cercare, le suo melodie sembrano cambiate, hanno un che di … sereno. Non canta più inni disperati, ma dolci armonie piene di vita, di speranza.
 
Cammino fino all’acqua. E’ fantastico nuotare quando piove, non distingui più il cielo, la terra e il mare.
Mi trascino sulla riva e resto così per parecchio tempo, perso nelle mie fantasie.
 
Cammina con passi lenti sulla sabbia bagnata e si ferma alle mie spalle.  Mi accorgo subito di lei, perché la stavo aspettando. 
-       Ciao Annie.- dico senza girarmi.
Lei non risponde. Sul suo viso appare un debole sorriso. E’ il sorriso di una persona che si è dimenticata come si fa ad essere felici.
Mi alzo e mi giro verso di lei. In piedi sotto la pioggia, mi guarda intensamente, come se potesse vedermi l’anima. Anche se è completamente fradicia, non sembra farci molto caso. Le lunghe ciglia riparano i suoi grandi occhi neri dal fiume che cerca di riversarcisi dentro, ma non smette di fissarmi. Le tendo la mano.
-       Vieni con me.
Esita, ma alla fine le sue dita s’intrecciano con le mie e me la porto vicino. La conduco con calma alla riva. Improvvisamente scioglie la mia stretta e indietreggia. Nei suoi occhi vedo riflesso il terrore puro.
 
Annie Cresta. Ora ricordo chi è. Era impazzita vedendo decapitare il ragazzo del suo distretto durante la scorsa edizione degli Hunger Games. Si conoscevano fin da bambini e per lei era come un fratello. Poi, quando l’arena è stata inondata, è sopravvissuta, ma solo perché era la più brava a nuotare. E anche se gli Strateghi non avrebbero voluto una vincitrice con problemi di sanità mentale, era l’unico tributo rimasto, e non ebbero scelta.
Ecco perché ha paura anche solo di avvicinarsi alla riva.
Si accorge che ho capito, che ho visto cosa lei vede.
-       Vieni, sei al sicuro con me.
Speranza, ecco cosa leggo sul suo viso. Con questa frase le ho dato un po’ di coraggio per andare avanti.
Mi prende la mano e la tiene stretta a se. La sollevo tra le braccia e cammino lentamente verso l’acqua. Tiene gli occhi chiusi e si aggrappa al mio collo.
 
Avanzo senza fretta. Quando tocca la superficie, alza lo sguardo e i suoi occhi sono pieni di gratitudine e di lacrime, che si confondono con la pioggia. Ricambio quello sguardo e dico:
-      Ti fidi di me?
-      Io non mi sono mai fidata di nessuno.
-      Te lo insegno io.
  
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