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Autore: Atakir    20/11/2012    2 recensioni
racconterò di come sarebbe andata a finire la toria di dragon ball se la vita dei due sayan purosangue fosse stata differente dalla nascita del minore.
se all'esplosione del pianeta vegeta i due cuccioli fossero stati inviati, per volere della madre, su un pianeta a noi conosciuto, come sarebbero cresciuti?
le avventure per loro sarebbero diminuite?
e il principe sarebbe riuscito a nascondere ciò che provava difronte al piccolo e ad un bel faccino?
ulteriore difficoltà: se vegeta avesse subito molti torti da un viscido essere e decidesse di vendicarsi?
questa è la versione migliorata di una mia vecchia fict. non mi piaceva come l'avevo scritta e ho chiesto aiuto ad una scrittrice di efp (Spiraleovale95) se poteva darmi una mano.
per ora abbiamo riscritto il primo capitolo, forse la storia la concluderò da sola, chi ben comincia è già a metà dell'opera. giusto?
spero di ricevere molte più recensioni che nella versione precedente, baci
Faiht
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Freezer, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Goku/Vegeta
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Kaaroth, che strano e buffo nome che ha.” Pensai.
Io ero il figlio del grande Vegeta, ero il terzo a portare avanti quel nome.
Ma ne sarei stato degno???
Ero sicuramente l’essere più importante sulla faccia dell’universo, e avrei certamente eliminato quel poppante rompiscatole che mi trovavo a fianco, se ne avessi voluto. Non potevo prendere però decisioni troppo affrettate!
Ci doveva essere qualcosa sotto… ma cosa? Certo, era l'ultimo dono di mia madre! Ne fui certo, perché lasciarmi un fallito con un livello di combattimento di appena 4, se non per renderlo parte della mia servitù?
Di sicuro la voglia di prendermi cura di lui scemava sempre più, non era un compito da addire ad un grande re, quello di prendersi cura di un misero e disgustoso schiavo.br> Anche se aveva del sangue in comune con me non potevo accettare di prendermene le responsabilità!
La mia salvezza fu quella di vedere un vecchio con una logora cesta di vimini sulla schiena, all’interno della quale c’erano dei frutti.
-Vecchio, ho fame.- dissi con fierezza e sicurezza.
Lui si voltò nella mia direzione, e dopo avermi fatto un sorriso molto sospetto, mi fece cenno di seguirlo.
Ma a quel punto, che avrei dovuto fare? Seguire il mio stomaco o la mia testa? Mi sentivo quasi morire dalla fame, e l’idea di procacciarmi il pasto, non mi allettava gran che.
Gli ordinai di darmi uno dei frutti che portava sulla schiena, da mulo che era. Lui mi porse ciò che gli avevo richiesto, questo era il segno del rispetto che aveva nei miei confronti. Mio padre doveva essere conosciuto anche su questo pianeta a dir troppo insignificante.
Iniziai a fidarmi di quel vecchio, infatti gli suggerii di portarci alla sua abitazione, per sfamarci e prendersi cura di Kaaroth.
Lui, con un sorriso ebete prese tra le braccia Kaaroth e lo scortò fino alla sua microscopica casetta.
Essa era cadente, puzzolente: non era un luogo degno della mia presenza!
Una prima classe non può ridursi ad abitare all’interno di un posto talmente insulso,
figurarsi il futuro re di un pianeta! Avevo una voglia incredibile di tornarmene sul mio pianeta, anzi, lo avrei fatto prima o poi.
Quanto mi sarebbe piaciuto!
Ma fui costretto a tornare drasticamente alla realtà. L’odore di muffa era troppo forte per permettermi di sognare ancora. Non vi era molto da osservare, il tavolino era un lusso in quell’edificio. Non vi erano sedie o materassi, era una semplice scatola composta da quattro pareti con al cento un tavolino con al disopra un piedistallo in legno sul quale poggiava una semplice sfera di colore arancio: probabilmente la sua unica ricchezza.
Dopo alcune decine di minuti avvertii un profumo stuzzicante provenire dall’esterno. Uscii dalla casupola e mi avvicinai al vecchio.
-come ti chiami?- mi disse lui.
-non ti riguarda… piuttosto come ti chiami tu.- era una domanda, messa però sottoforma di affermazione intimidatoria.
-Io mi chiamo Shon Gohan. Ora dimmi il tuo nome…- aveva proprio l’espressione del fesso, ma sicuramente non mi sarebbe stato d’intralcio.
Non volevo dargli una risposta, e lui se ne accorse, decise di non parlarmi più per un po’. Andai a vedere che combinava il piccolo Kaaroth, non lo vedevo da un pezzo.
Lui giocava con un essere volante che possedeva degli strani colori, inseguito scoprii che si chiamava farfalla.
-Ehi mocciosetto! Ti diverti, eh?- chiesi pur sapendo che lui non poteva rispondermi. Lo vidi voltarsi verso di me e prendermi il mantello. Io come risposta gli sbraitai contro, ma in me qualcosa era cambiato già in quelle poche ore.
Non lo colpii e rimasi ad osservarlo. Il vecchio ci stava osservando, e io distolsi immediatamente lo sguardo dal piccolo.
Notai sul volto del vecchio comparire un certo sorrisetto. Che voleva da me?
Kaaroth era tornato a tirarmi il mantello, mi voltai verso di lui per notare che teneva fra le spogli gengive un lembo del mio adorato mantello vermiglio.
   
 
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